Così si esprimeva la beata Giuseppina, carmelitana scalza del
monastero dei SS. Teresa e Giuseppe ai Ponti Rossi che – per obbedienza-
trascorreva ore in parlatorio ad accogliere pellegrini bisognosi di preghiera,
di una parola di conforto, di una risposta a tanti interrogativi del cuore.
Il via vai di persone che
salivano a Santa Maria ai Monti, dove fu costruito il monastero delle
carmelitane scalze, per avere qualche minuto di colloquio con suor Giuseppina e
la folla che le rese omaggio quando morì, il 14 marzo del 1948 furono il segno
evidente che quella mamma spirituale aveva dato molti figli alla Chiesa. E continua a darne: il registro, accanto
all’altare in cui è tumulata la carmelitana raccoglie ogni giorno richieste d’intercessione,
che le claustrali fanno proprie accogliendo la missione di ogni carmelitana: generare
figli alla Chiesa, accudirli, offrirsi per loro.
Tra i fedeli anche sacerdoti:
vengono da soli, con la propria parrocchia o con gruppi per esercizi
spirituali, giornate di silenzio tra il verde.
Qui si riunisce anche la nostra fraternità
dei SS. Teresa e Giuseppe. Non è un gruppo formatosi per devozione alla beata,
ma appartenente allo suo stesso Ordine (stesso carisma ereditato da S. Teresa
di Gesù, vissuto però nella vita di tutti i giorni: in famiglia, sul lavoro,
fra gli amici).
Assieme alle venti claustrali del
monastero, ai sacerdoti, ai religiosi dell’Ordine, e soprattutto ai fedeli, il
14 marzo pomeriggio ci riuniremo per una Messa solenne che ricorderà il ritorno
a Cielo della b. Giuseppina.
(Ste.db)