Ci scrive un'amica ocds da Indianapolis

Il Signore costruisce ponti per unire i suoi figli.

La comunità ocds della Risurrezione di Indianapolis
Dal Carmelo secolare di Indianapolis abbiamo ricevuto un messaggio affettuoso a commento del nostro post sulla visita del Santo Padre alle carmelitane del Libano... e anche la traduzione in inglese di quel post (che pubblichiamo di seguito).
Deborah Thurston, OCDS
Indianapolis ci scrive:
 "La nostra comunità della Risurrezione ha 50 anni e si riunisce nel centro di spiritualità diocesana ... e attrae nuovi visitatori ogni mese! I fedeli hanno sete di orazione profonda e la spiritualità Carmelitana".


TERESA, UNA ROSA CON OTTO PETALI

 Le tre giornate di studio dal titolo "Con Teresa di Gesù nella Chiesa e nel mondo", guidate con pazienza e affabilità da padre Aniano Alvarez Suarez ocd, nella sala Mater Carmeli della Casa di Spiritualità dei Carmelitani Scalzi a Maddaloni, hanno avuto un simbolo molto suggestivo: una rosa (Teresa di Gesù) con otto petali, uno per ogni incontro sulla santa. Sono state infatti otto le conferenze che hanno approfondito  il contesto storico ed ecclesiale di Teresa, la sua figura di donna del suo tempo, la fundadora, Teresa lettrice e scrittrice, il Cristo di Teresa, Teresa e l'Eucaristica, l'ecclesialità di Teresa e il suo rapporto con la Madonna.

FOTO DI GRUPPO CON UNA FOTOGRAFA D'ECCEZIONE

19 settembre 2012, Chiesa dei SS. Teresa e Giuseppe a Napoli. Si è appena conclusa la celebrazione eucaristica con il rito delle promesse e Sara (promessa definitiva), Carlo, Elena, Rita, Joanna, Vincenza, Paolo (promessa temporanea) e Maria (ammessa alla formazione per la promessa temporanea) posano con il Superiore Provinciale, p. Luigi Gaetani (che ha avuto parole molto belle e incoraggianti per il cammino della fraternità) e Sara Gamardella, la nostra piccola fotografa (le foto che vedrete nella pagina sulla celebrazione sono tutte sue).
Altri dettagli sulla giornata qui

La cappa della S. M. Teresa...



A quanti hanno partecipato alle giornate di studio su Teresa d'Avila, organizzate nel centro di Spiritualità di Maddaloni, è stata riservata una sorpresa: un enorme reliquiario con la cappa della Santa Madre Teresa di Gesù, la reliquia della sua trachea, e una delle lettere 4 autografe conservate nella Provincia Napoletana dei Carmelitani Scalzi. Lunedì, su questo blog, proporremo una sintesi delle conferenze tenute ai frati alle religiose e ai secolari della Provincia da p. Aniano Alvarez ocd.

GIORNATE DI STUDIO SU TERESA ON LINE

Quanti non possono seguire il Corso a Maddaloni (Caserta) da oggi a sabato possono sintonizzarsi sul sito del Centro di Spiritualità (www.cespan.it) o sul canale di Youtube digitando "cespan canale live". A fine corso pubblicheremo qui una sintesi delle conferenze

Oggi la Fraternità è in festa!

Nella Chiesa dei SS. Teresa e Giuseppe alle ore 18 parteciperemo alla celebrazione Eucaristica con rito di Ammissione (una) e Promesse (sei temporanee e una definitiva) all'Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi.
Presiende il Superiore Provinciale p. Luigi Gaetani.
La Fraternità si stringe festosa attorno a Sara, Elena, Enza, Joanna, Rita, Carlo, Paolo
e alla nuova arrivata Maria. Dopo festeggeremo con familiari e amici.
Un grazie particolare alla comunità claustrale per la bellissima lettera che ci ha indirizzato.
Al Padre Generale, al Vicario e al Delegato Generale che hanno inviato i loro auguri, a quanti condividono con noi questo momento di Grazia.

  

NEWS. La benedizione del Papa alle carmelitane nel Libano


VISITA A SORPRESA.
Domenica 16 settembre, al termine della sua visita apostolica in Libano, mentre il corteo delle auto  si dirigeva verso l'aeroporto Rafic Hariri, Benedetto XVI ha chiesto di fare una sosta non indicata nel programma del Viaggio Apostolico: destinazione  il monastero delle carmelitane scalze intitolato a Maria Madre di Dio (la Teotokos),  ad Harissa, che 15 anni fa fu visitato anche da Giovanni Paolo II. 
Le sorelle carmelitane avevano sperato tanto  che il Papa potesse dedicar loro qualche momento e il suo arrivo ha scatenato una gioia incontenibile. E' stata una grande emozione soprattutto per la Priora, madre Teresa de Jesus, una suora spagnola ultranovantenne, una delle tre fondatrici del convento che da 50 anni è presente ad Harissa. E' stata proprio Madre Teresa ad accogliere il Papa, la prima a baciare con affetto la sua mano. Con tutte loro Papa Benedetto ha voluto condividere con la comunità alcuni istanti di preghiera.
Pochi passi,  attorniato dalle carmelitane gioiose che hanno intonato per lui un canto e alle quali Benedetto XVI ha regalato un mosaico raffigurante una Madonna con Bambino. Al termine della celebrazione la Benedizione Apostolica e una benedizione particolare, quella della prima prietra di un nuovo monastero che sorgerà nella città in cui Gesù ha compiuto il primo miracolo, Cana.
Queste "figlie della Chiesa", definizione tanto cara a Teresa d'Avila, fondatrice della Carmelitane Scalze, proseguono così il loro apostolato nella  clausura.
Tempo fa, in una lettera pubblicata dal periodico italiano 30 Giorni, la Madre Teresa de Jesus aveva scritto: Nella Chiesa, nostra madre, abbiamo un posto di “sentinelle”, essendo Carmelitane Scalze, di clausura, contemplative, ai margini… ma non relegate. La santa madre Teresa di Gesù ci ricorda costantemente la nostra filiazione nella Chiesa e l’esigenza della nostra donazione totale per coloro che sono i “difensori” della Chiesa.

Ste. DeB.
 

Sant'Alberto padre della nostra Regola

"La ricchezza dell'Ordine è la Regola. Essa è cioò che egli possiede, ciò che lo segna, ciò che lo differenzia dagli altri e lo caratterizza - scrive Adrienne von Speyr - Dal momento che essa è ispirata dallo Spirito Santo al fondatore nei momenti di grazia, è stata concordata nel suo colloquio con Dio, non è il prodottto di un'immaginazione sfrenata o di una pretesa spirituale, ma è frutto della contemplazione".

Oggi seguendo le orme di Teresa: promesse e ammissioni

La nostra fraternità secolare sta per vivere, fra qualche giorno, un momento importante della sua vita: la promessa per tutta la vita di una delle sue componenti, la promessa temporanea di sei fratelli e sorelle e l'ammissione di una nuova sorella.
Una festa di famiglia, la testimonianza forte di chi ha risposto alla chiamata particolare del Signore in un mondo così secolarizzato.
Siamo donne e uomini secolari,  non secolarizzati, che non vivono cioè come se Dio non ci fosse. Per noi il Signore è presente in ogni momento, in ogni evento della nostra vita. Dobbiamo imparare ogni giorno a scoprire che cosa ci dice, come ci indirizza. Seguirlo vuol dire mettersi alla sua sequela.
Il Vangelo di Domenica 16 settembre spiega che la sequela  ha un particolare significato. Proviamo a spiegare come la dovrebbe vivere un laico cristiano carmelitano scalzo:
 
"La sequela di Gesù come membri dell’Ordine Secolare si esprime con la promessa di tendere alla perfezione evangelica nello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza e delle Beatitudini. Con questa promessa si rafforza il proprio impegno battesimale nel mondo al servizio del progetto di Dio. Essa è un pegno di santità personale, che necessariamente comporta un impegno di servizio alla Chiesa nella fedeltà al carisma carmelitano-teresiano. Essa viene assunta davanti ai membri della comunità come rappresentanti di tutta la Chiesa e in presenza del Delegato del Superiore dell’Ordine.

Con la promessa fatta alla comunità alla presenza del Superiore dell’Ordine o del suo Delegato, la persona diventa membro dell’Ordine Secolare. Con questa promessa s’impegna ad acquisire la formazione necessaria per conoscere le ragioni, il contenuto e il fine dello stile di vita evangelica che assume. La promessa realizza l’impegno battesimale e arricchisce, nei chiamati alla vocazione matrimoniale, la vita di sposi e genitori. Questa promessa si rinnova una volta all’anno nel tempo pasquale". (artt. 11-12 Costituzioni Ocds)

 
La formula che coloro che faranno promessa all'Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi è la seguente
Io mossa/o dalla grazia dello Spirito Santo, in risposta alla chiamata di Dio, sinceramente prometto ai Superiori dell’Ordine del Carmelo Teresiano e a voi, miei fratelli e sorelle, di tendere alla perfezione evangelica nello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza e delle Beatitudine secondo la Regola e le Costituzioni dell’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi, per tre anni (promessa temporanea)/ per tutta la vita (promessa definitiva).
Affido filialmente la mia Promessa alla vergine Maria, Madre e Regina del Carmelo.
I membri dell’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi sono, quindi, membri della Chiesa, chiamati a vivere un rapporto di intimità con il Signore, riconosciuto come “Colui dal quale sappiamo essere amati”,  definizione che Santa Teresa d'Avila dà nel capitolo 8 del Libro della Vita (paragrafo 5), servendo la Chiesa. I modelli del carmelitano scalzo sono la vergine Maria, sotto la cui protezione camminiamo,  Santa Teresa di Gesù e San Giovanni della Croce (fondatori del ramo riformato dell'Ordine) e la tradizione biblica del profeta Elia. Ognuno di noi cerca di approfondire gli impegni cristiani ricevuti nel battesimo. Tutto l'Ordine del Carmelo (frati, monaci e secolari) fa riferimento alla Regola di Sant’Alberto, scritta per laici che si riunirono sul monte Carmelo per vivere una vita dedicata alla meditazione della Parola di Dio sotto la protezione della Vergine, dal Patriarca di Gerusalemme, Sant' Alberto. In questa Regola si trovano i principi che guidano la vita carmelitana:

a) Vivere in ossequio di Gesù Cristo;
b) Essere assidui nella meditazione della legge del Signore;
c) Dare tempo alla lettura spirituale;
d) Partecipare alla liturgia della Chiesa, sia all’Eucaristia come alla liturgia delle Ore;
e) Dedicarsi alle necessità e al bene degli altri nella comunità;
f) Indossare le armi delle virtù, vivendo un’intensa vita di fede, di speranza e di carità;
g) Cercare il silenzio interiore e la solitudine nella nostra vita di preghiera;
h) Usare una prudente discrezione in tutto ciò che facciamo
.
                                                                                                                         (art. 6 Costituzioni Ocds)

SUI PASSI DI TERESA OGGI

Questo vuol dire che entriamo in una campana di vetro? che diventiamo migliori? che il carmelitano secolare deve solo pregare e  distaccarsi da tutto? Siamo come le monache e i frati? Certamente no. L'impegno è grande ma non ci rende nè migliori nè alienati dal contesto in cui ogni giorno viviamo. Siamo secolari e viviamo questa consacrazione nella nostra realtà di ogni giorno. Ci inserisce piuttosto in una maniera diversa nei vari contesti in cui veniamo a contatto ogni giorno:
"La vita secolare è quindi l’ambito in cui il cristiano laico è chiamato ad assumere il mondo e unirlo alla vita di Cristo, perché in Lui giunga al compimento del suo essere creato e sia ristabilito nell’unità di tutte le cose. Nel fare ciò il laico realizza al tempo stesso la sua vocazione alla santità e la sua missione nella chiesa (p. Saverio Cannistrà, Il Carisma teresiano nel secolare carmelitano)"

 

Accompagniamo il S.Padre Benedetto XVI con la preghiera

A Maria, Gloria del Libano e splendore del Carmelo, affidiamo la missione di pace che il Santo Padre Benedetto XVI sta compiendo in queste ore in Libano. Tutti noi, figli e figlie di Teresa di Gesù, siamo chiamati alla preghiera per il Vicario di Cristo.
Oggi, il Papa è arrivato a Beirut dove domenica firmerà l'Esortazione Apostolica Post-Sinodale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Oltre alle cinque diocesi di cui dispone Beirut ha anche un Vicariato Apostolico "Beirut dei Latini", con 10 mila fedeli e il cui Vicario Apostolico dal 1999 è Mons. Paul Dahdah carmelitano scalzo, in passato Arcivescovo di Bagdad dei Latini.

ESALTAZIONE DELLA CROCE

Con Gesù, la Croce antico strumento di supplizio, diventa uno sfolgorante simbolo di salvezza

La Regola del nostro santo Ordine ci invita ad iniziare il digiuno prescritto nel giorno dell’Esaltazione della Croce. Nello stesso giorno siamo condotte davanti alla Croce per rinnovare i santi voti. Il Crocifisso ci fissa e ci chiede se siamo ancora decise a mantenere fede a ciò che Gli abbiamo promesso in un ora di grazia (nella professione religiosa).
Fare i voti e rinnovarli è una cosa terribilmente seria. Contempla il Signore che pende davanti a te sul legno, perché è stato obbediente fino alla morte di croce. Egli venne nel mondo non per fare la sua volontà, ma quella del Padre.
Se vuoi essere la sposa del Crocifisso devi rinunciare totalmente alla tua volontà e non avere altra aspirazione che quella di adempiere la volontà di Dio. Di fronte a te il Redentore pende dalla croce spogliato e nudo, perché ha scelto la povertà. Chi vuole seguirlo deve rinunciare ad ogni possesso terreno.
Stai davanti al Signore che pende dalla Croce col cuore squarciato; Egli ha versato il sangue del suo Cuore per guadagnare il tuo cuore. Per poterlo seguire in santa castità, il tuo cuore deve essere libero da ogni aspirazione terrena; Gesù crocifisso deve essere l’oggetto di ogni tua brama, di ogni tuo desiderio, di ogni tuo pensiero.
Le sue braccia sono spalancate per stringerti al suo Cuore. Egli ti chiede la tua vita per darti la sua. Tu sei la sua sposa, stretta a Lui attraverso l’osservanza dei santi voti, il suo preziosissimo Sangue diventa tuo, unita a Lui, diventi onnipresente come lo è Lui.
 
Ti salutiamo, Croce santa, nostra unica speranza!” Così la Chiesa ci fa dire nel tempo di passione dedicato alla contemplazione delle amare sofferenze di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita.
Contempla il Signore che pende davanti a te sul legno, perché è stato obbediente fino alla morte di Croce. Egli venne nel mondo non per fare la sua volontà, ma quella del Padre. Se vuoi essere la sposa del Crocifisso devi rinunciare totalmente alla tua volontà e non avere altra aspirazione che quella di adempiere la volontà di Dio.
Di fronte a te il Redentore pende dalla Croce spogliato e nudo, perché ha scelto la povertà. Chi vuole seguirlo in modo perfetto deve rinunciare ad ogni possesso terreno. Stai davanti al Signore che pende dalla Croce con il cuore squarciato: Egli ha versato il sangue del suo Cuore per guadagnare il tuo cuore. Per poterlo seguire in santa castità, il tuo cuore dev’essere libero da ogni aspirazione terrena; Gesù Crocifisso dev’essere l’oggetto di ogni tua brama, di ogni tuo desiderio, di ogni tuo pensiero.
Il mondo è in fiamme: l’incendio potrebbe appiccarsi anche alla nostra casa, ma al di sopra di tutte le fiamme si erge la Croce che non può essere bruciata. La Croce è la via che dalla terra conduce al Cielo. Chi l’abbraccia con fede, amore, speranza viene portato in alto, fino al seno della Trinità.
Il mondo è in fiamme: desideri spegnerle? Contempla la Croce: dal Cuore aperto sgorga il sangue del Redentore, sangue capace di spegnere anche le fiamme dell’inferno. Attraverso la fedele osservanza dei voti religiosi rendi il tuo cuore libero e aperto; allora si potranno riversare in esso i flutti dell’amore divino, sì da farlo traboccare e renderlo fecondo fino ai confini della terra.
Attraverso la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i luoghi del dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità, quella carità che attingi dal Cuore Divino e che ti rende capace di spargere ovunque il suo preziosissimo sangue per lenire, salvare, redimere.
Gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere di nuovo con ogni serietà l’alleanza con Lui? Quale sarà la tua risposta? “Signore, dove andare? Tu solo hai parole di vita”.
(Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein)
 

 


La carmelitana che indicò il "sicuro sentiero"


 
Maria Lopez de Rivas (1560 -1640) era una ragazzina timida, a volte collerica e molto bella. Non ebbe titubanza a lasciare un mondo di agiatezza e di lasciarsi guidare dal gesuita p. Castro a capire la vocazione. Così a 17 anni entrò  nel monastero di Toledo che nove anni prima era stato fondato da Teresa di Gesù. Fu proprio la santa Madre ad accoglierla l'11 agosto 1577 e volle - nonostante i problemi di salute che Maria rivelò subito - che l'8 settembre 1578 emettesse i voti:  "Pensino bene a quello che fanno, perché se non ammettono alla professione suor Maria di Gesù, la farò venire ad Avila, e il monastero che l’avrà sarà il più fortunato di tutti. Per conto mio la vorrei sempre con me nel mio monastero, anche se dovesse stare a letto tutta la vita".

E' in Vaticano la causa di canonizzazione di "Sabeth"


E’ a Roma, in Vaticano, da qualche giorno il dossier sul miracolo che potrebbe far divenire santa, Elisabetta Sabato 25 di agosto, infatti, durante la celebrazione dei Vespri nella cappella del Carmelo Flavignerot, ebbe luogo la chiusura della fase diocesana del processo per la canonizzazione della Beata Elisabetta della Trinità (1880 -1906), presieduta per monsignore Roland Minnerath, arcivescovo di Dijon, che nel luglio dello scorso anno diede inizio al processo di investigazione.
Il miracolo che potrebbe far diventare santa la giovane carmelitana di Digione, autrice di quella bellissima preghiera che è l’Elevazione alla Santissima Trinità,  è l’inspiegabile guarigione di Marie-Paul.
Marie-Paul nel maggio 1997 cominciò a patire una forte difficoltà nell'articolare parole con problemi di salivazione. Dietro consiglio di un'amica medico, si sottopose ad alcune analisi cliniche che rivelarono che soffriva del morbo di Sjegren, una malattia che avrebbe progressivamente colpito diverse parti del suo organismo.
         Dopo aver subito molti trattamenti e cure mediche senza successo, intraprese un viaggio a Flavignerot per ringraziare Elisabetta della Trinità per il sostegno spirituale ricevuto durante la malattia. Il 2 aprile del 2002, dopo avere pregato nella cappella del monastero ed aver ringraziato Elisabetta per il suo conforto, si sedette su una delle pietre che delimitano il parcheggio del monastero. Inaspettatamente, davanti agli occhi attoniti dei due amici che l'avevano accompagnata, si alzò con le braccia in alto ed esclamò piena di sorpresa e gioia: "Non sono più malata!" Da quel giorno, Marie-Paul riprese una vita completamente normale..
Tutti i medici interpellati per pronunciarsi sulla guarigione di Marie dichiararono il proprio stupore davanti a questa repentina regressione del male e manifestarono anche di essere stati profondamente toccati dal messaggio di Isabel della Trinidad.
Ci auguriamo che anche il Vaticano riconosca l’autenticità di questo miracolo e porti la beata Elisabetta a entrare nella rosa dei santi del nostro Carmelo Teresiano.

Con Teresa di Gesù nella Chiesa e nel mondo

Si terrà nei giorni 20-22 settembre a Maddaloni (Caserta), presso il Centro di Spiritualità SS. Annunziata dei Carmelitani Scalzi, un primo Corso di formazione sulla S. Madre Teresa di Gesù: “Con S. Teresa di Gesù nella chiesa e nel mondo”, in preparazione al V Centenario della nascita che celebreremo il 28 marzo 2015.
Il corso è aperto ai religiosi e ai membri dell’ocds della Provincia. Guiderà le giornate di studio p. Aniano Alvarez ocd, Professore Ordinario di Teologia e Antropologia Cristiana alla Pontificia facoltà Teologica “Teresianum”, licenziato in Teologia dogmatica e dottore in Teologia Spirituale.

La sera del 21 alle ore 19,45 è prevista una “lettura scenica della Santa” dal titolo “Ahumada” realizzata dal Regista Teodorico Carbone. Interpreti Arianna Ninchi e Francesco Carrassi.
 
Inoltre, che al sabato 22 settembre alle ore 19 ci sarà la Professione Temporanea di Fr Matteo Coppola durante  la celebrazione Eucaristica presieduta dal Superiore Provinciale P. Luigi Gaetani, nella chiesa SS. Annunziata in Piazza Umberto I, 10 Maddaloni (Caserta).
 
 
 

IL CARDINALE MARTINI E LA BELLEZZA DELLA PREGHIERA


Vorremmo ricordare anche noi, come tanti in queste ore, il cardinale Carlo Maria Martini, insigne biblista, 'storico' cardinale di Milano, riconosciuto da tutti come uomo del dialogo, che è morto a Gallarate lo scorso 31 agosto all'età di 85 anni. Lo facciamo proponendo un brano tratto dal testo che scrisse nel 2002: “La Bellezza che salva. Discorsi sull’arte”. Vedrete quante cose “familiari” ci sottolineerà:

1. È davvero bella la preghiera?

Siamo tutti convinti che la preghiera è giusta, doverosa, necessaria, che la preghiera è un atto buono e vero. Ma è anche bella, affascinante, attraente? Che cosa la rende invece pesante, ce la fa interrompere oppure non ci permette nemmeno di iniziare a pregare nel timore di compiere un gesto frustrante?

Ci sono di fatto dei termini negativi con cui qualifichiamo la preghiera: richiede sforzo, richiede perseveranza, è un po' come camminare nel deserto. La distrazione è un altro elemento negativo: molte persone che vorrebbero pregare si bloccano per le troppe distrazioni e ritengono che se la preghiera è distratta non può servire a niente (pensiamo a una mamma che non riesce a concentrarsi perché le vengono in mente i lavori da fare in casa, a un papà preoccupato da problemi di lavoro).

E vorrei allora introdurre la santa che ci fa da testimone per la bellezza della preghiera, Teresa d'Avila, la prima donna che ha ricevuto il titolo di dottore della Chiesa, conferitole da Paolo VI il 27 settembre 1970. È la santa che ha forse scritto le pagine più belle sulla preghiera. Dice a proposito delle distrazioni: nel cammino dell'orazione “l'essenziale non è già nel molto pensare, ma nel molto amare, per cui le vostre preferenze devono essere in quelle cose che più eccitano l'amore. Forse non sappiamo ancora in che cosa consista l'amore. L'amore di Dio non sta nei gusti spirituali, ma nell'essere fermamente risolute a contemplarlo in ogni cosa, nel fare ogni sforzo per non offenderlo, nel pregare per l'accrescimento dell'onore e della gloria di suo Figlio... i segni dell'amore sono questi, non già non distrarsi, quasi basti la più piccola divagazione per mandare a monte ogni cosa” (S. TERESA DI GESÙ, Opere, Castello interiore, IV, I, 7, Roma 1958, p. 813). Dunque questa grande maestra di preghiera ci esorta a non lasciarci spaventare dalle distrazioni, anche se è uno dei motivi per cui la preghiera appare poco bella. Ancora, la preghiera non appare bella per il suo carattere ripetitivo o monotono (pensiamo al Rosario).

Un altro aggettivo negativo è frustrante: prego e non ottengo, ho pregato e il Signore non mi ha ascoltato, prego e non cambia nulla; è perciò meglio lasciar perdere... Ci siamo così messi in ascolto delle difficoltà che la gente adduce – spesso anche noi – per liberarsi dall'impegno della preghiera e abbiamo capito che non è scontato, evidente, parlare di bellezza della preghiera.

 2. Perché è bella la preghiera?

Affido a santa Teresa d'Avila il compito di spiegarci perché la preghiera si può chiamare bella. Ella ci insegna che è bella anzitutto in quanto è un gesto d'amicizia, è un atto di amore: “Ho molta fiducia nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano per amico, giacché l'orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto d'amicizia, un frequente intrattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati” (op. cit., Vita, VII, 12, p. 88). Troviamo qui la risposta all'obiezione di molti: Non ho tempo, non ho mai un momento tranquillo, non ho un luogo dove ritirarmi... La Santa più esperta nel cammino della preghiera afferma che non c'è bisogno di solitudine, non c'è bisogno di tempo, perché la preghiera è un atto di amore, un gesto di amicizia; è quindi bella come l'amicizia, è bella come l'amore. Prima di citare altri brani di Teresa d'Avila, vorrei sottolineare che la preghiera è bella anche perché ci trasfigura. Nell'episodio della Trasfigurazione, descritto da Luca, Gesù diviene bellissimo pregando. Ma un altro passo del vangelo ci permette di intuire che questo accade ogni volta che Gesù pregava: “Un giorno si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: 'Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli'. Ed egli disse loro: 'Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione'” (Lc 11, 1-4). Se gli apostoli non avessero visto che dopo la preghiera Gesù era bellissimo, non gli avrebbero chiesto di insegnare loro a pregare! Del resto la nostra esperienza conferma che la preghiera se non trasfigura necessariamente il volto, trasfigura almeno il cuore: tutti abbiamo avuto la gioia di incontrare uomini e donne di preghiera e di ricavarne un'impressione di pace, di serenità profonda, di armonia. La preghiera ci cambia, trasforma il nostro nervosismo, la nostra irascibilità, l'ansia e la preoccupazione in armonia, serenità, pace. La preghiera è bella perché, malgrado tutte le apparenze, è efficace per chi ha fede e si abbandona alla parola di Dio.

Riprendiamo Lc 11: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito santo a coloro che glielo chiedono” (vv. 5- 13). Gesù sembra ripeterci: la vostra preghiera è efficace, non dovete dubitarne, ma piuttosto perseverare perché otterrete ciò che chiedete. Se chiediamo davvero la venuta del Regno, la nostra santificazione, la santificazione del mondo, il Signore ci esaudisce. Possiamo anche dire che ogni parola di ogni preghiera che recitiamo col cuore (e magari un po' distrattamente!) equivale a costruire un ponte verso l'eternità; ogni parola che sembra buttata nel vuoto è invece gettata verso l'eternità e non verrà mai meno, mentre tutte le altre parole che pronunciamo passano e svaniscono. È un aspetto che, quando lo abbiamo compreso, ci fa cogliere il fascino e la bellezza della preghiera.

 3. Come gustare la bellezza della preghiera?

Come arrivare a percepire la bellezza della preghiera persino nei momenti di fatica o di frustrazione? Ricordo quattro vie che ci aiutano a gustare la preghiera. ◌ Anzitutto la via del silenzio: la preghiera deve nascere dal desiderio e dalla volontà di fare un po' di silenzio dentro di sé. I Padri del deserto, tra cui Cassiano, parlano moltissimo della preghiera, partendo sempre dal bisogno di mettersi in silenzio e di purificare il cuore. Sono convinto che anche nei momenti più turbolenti della giornata è possibile dare spazio al silenzio, se lo desideriamo davvero ◌ Una seconda condizione o un secondo modo per gustare la preghiera è di cominciare sul serio a pregare; o ricominciare. Ritorno a santa Teresa: “Chi ha cominciato a fare orazione, non pensi più di tralasciarla, malgrado i peccati in cui gli avvenga di cadere. Con l'orazione potrà presto rialzarsi, ma senza di essa sarà molto difficile. Non si faccia tentare dal demonio a lasciarla per umiltà, come ho fatto io, e si persuada che la parola di Dio non può mancare. Se il nostro pentimento è sincero, egli ci accoglie nell'amicizia di prima, ci fa le medesime grazie di prima e alle volte anche più grandi. Quanto a color che non hanno ancora cominciato a pregare, li scongiuro per amore di Dio a non privarsi di tanto bene. Qui non vi è nulla da temere, ma tutto da desiderare. Anche se non facessero progressi, né si sforzassero di essere perfetti, guadagnerebbero sempre con imparare il cammino del cielo” (op. cit., Vita, VIII, 5, p. 96). Cominciare a pregare, dunque, con coraggio, senza troppo pensarci. Di nuovo Teresa: “A chi vuol battere la strada della preghiera senza più fermarsi, importa molto conoscere come incominciare: si deve prendere una risoluzione ferma e decisa di non fermarsi fino a che non si sia raggiunta quella fonte. Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succedere, mormori chi vuol mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare, ma a costo di morire a mezza strada, scoraggiati per molti ostacoli che si presentano, si tenda sempre alla meta!” (op. cit., Cammino, XXI, 2, p. 664). ◌ La terza via per gustare la bellezza della preghiera consiste nell'insistere, nel perseverare. Tale bellezza, infatti, non si mostra molte volte subito, ma dopo un certo tempo. ◌ Un quarto modo è quello di contemplare Gesù. Tra i tanti testi di santa Teresa al riguardo, ne richiamo due: “Si immagini di trovarsi innanzi a Gesù Cristo, conversi spesso con lui e cerchi di innamorarsi della sua umanità, tenendola sempre presente. Gli chieda aiuto nel bisogno, pianga con lui nel dolore, si rallegri con lui nella gioia, si guardi dal dimenticarlo nella prosperità, e questo non con preghiere studiate, ma con parole semplici. Non dobbiamo preoccuparci se non sentiamo devozione, ma ringraziare il Signore che ci permette di desiderare di contentarlo, nonostante la miseria delle nostre opere. Aver sempre presente Gesù giova in ogni stato, ed è un mezzo sicurissimo per farci avanzare nel cammino dell'orazione” (op. cit., Vita, XII, 2-3, p. 128). In un passo del Cammino di perfezione spiega che la vita di Gesù è adatta per tutti i tipi di preghiera: “Se siete nella gioia potete contemplarlo risorto, e nel vederlo uscire dal sepolcro, la vostra allegrezza abbonderà. Che bellezza! Che splendore! Quanta Maestà! Se invece siete afflitte o fra i travagli, potete contemplarlo mentre si reca al giardino degli ulivi. Consideratelo poi legato alla colonna, sommerso nello spasimo, con le carni a brandelli: e tutto per il grande amore che ci porta” (XXVI, 5, p. 667). La preghiera deve essere vivificata dalla presenza di Gesù, dal contemplarlo o leggendo il vangelo o anche meditando i misteri del Rosario. Il mio augurio è che tutti possano gustare la bellezza della preghiera, perché è veramente una bellezza che salva.


4. Domande per noi

Concludo con quattro domande utili alla riflessione personale e comunitaria.

1. La preghiera per me è piuttosto facile o difficile? Sarebbe interessante scambiarsi le esperienze in proposito, così da imparare gli uni dagli altri?

2. Che cosa mi aiuta a pregare più volentieri?

3. Come vivo l'equilibrio tra preghiera liturgica e preghiera personale? Quanto abbiamo detto vale, di fatto, per ogni preghiera, ma naturalmente vale anzitutto per quella perfettissima preghiera che è l'eucarestia, la preghiera ufficiale della Chiesa in Gesù. E però l'eucarestia, la messa ha bisogno di essere preparata e seguita da momenti di preghiera personale. Forse alcuni non gustano molto la preghiera perché non mantengono il giusto equilibrio tra la preghiera liturgica e la preghiera personale; esse sono complementari, l'una richiama l'altra.

Vorrei congedarmi da voi questa sera lasciandovi una parola di San Paolo:

“State sempre lieti, pregate incessantemente” (1Ts 5, 16-17). Notiamo che la Prima lettera ai Tessalonicesi è il documento più antico del Nuovo Testamento, il primo documento scritto in maniera completa. Mi colpisce perciò che in questo testo Paolo dia, alla conclusione, alcune ammonizioni in forma quasi poetica, e le prime due siano la letizia e la preghiera incessante, a indicare che se vogliamo essere sempre lieti dobbiamo sempre pregare. Il Signore ci doni di sperimentare il rapporto fruttuoso tra le due esperienze.

Card. Carlo Maria Martini