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Il Cuore parla al cuore

La devozione espressa con i sensi è una devozione che corrisponde al detto del card. Newman: «Cor ad cor loquitur» («il cuore parla al cuore»), un'espressione che forse si può riconoscere come la sintesi più bella di ciò che è la devozione del cuore in quanto devozione rivolta al Cuore di Gesù.
 Joseph Ratzinger - Benedetto XVI

Joseph Ratzinger nel 1981
Questa frase è tratta da una conferenza dedicato alla devozione al Sacro cuore di Gesù e in particolare alla enciclica  Haurietis Aquas di papa Pio XII, che nel 1981, anel 25° di pubblicazione del documento,  l'allora cardinale Ratzinger tenne a Tolosa. Prendiamo spunto da questa per sottolineare un aspetto molto... teresiano.
Quando Teresa parla di orazione, parla di rapporto di grande intimità con il Signore, nel cui Cuore è possibile riversare tutta la nostra vita, le gioie e le preoccupazioni, la fatica e l'entusiasmo, per vivere con Lui ogni momento, rinfrancati, sostenuti, incoraggiati.
Ma Teresa ci dice pure che il Cuore di Gesù parla al nostro cuore. Pensiamo per esempio all'inizio del Castello Interiore in cui, descrivendo l'anima come un castello di diamante fatto di tante stanze, ci dice che al centro, nella stanza più luminosa del castello "si svolgono le relazioni più segrete fra Dio e l'anima".
disegno di p. Enzo Caiffa, ocd, tratto dal calendario 2013 del Santuario di Jaddico

Il cuore del Papa parla al cuore di tutti e lo farà ancora nella preghiera


Cor ad cor loquitur

Dopo la preghiera dell'Angelus di oggi:
"Grazie di essere venuti cosi' numerosi! Anche questo e' un segno dell'affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni ... A tutti auguro una buona domenica e un buon cammino di Quaresima. Questa sera inizierò la settimana di Esercizi spirituali: rimaniamo uniti nella preghiera. Grazie!" (Benedetto XVI). 



Un filo bianco, quello della purezza del cuore, lega le figure più luminose della storia della Chiesa. È un filo invisibile agli occhi, ma che diventa percepibile in alcuni momenti importanti. È successo pensando alla scelta del Papa e al suo immergersi con Cristo in Dio.  Ed è riaffiorato quel motto che fu scelto per la visita apostolica di Benedetto XVI in Inghilterra, nel settembre 2010: Cor ad cor loquitur, ovvero Il cuore parla al cuore.
Sono le parole che il Cardinale Newman scelse per il suo stemma quando divenne porporato (si richiamava a San Francesco di Sales) e che Papa Benedetto XVI, molto legato alla figura di Newman, nell’omelia del 19 settembre 2010 spiegò così: “Il motto del Cardinale Newman, Cor ad cor loquitur, o "Il cuore parla al cuore", ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l'intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio. Egli ci ricorda che la fedeltà alla preghiera ci trasforma gradualmente nella somiglianza divina. Come scrisse in uno dei suoi sermoni tante belle, "l'abitudine della preghiera, la pratica di rivolgersi a Dio e al mondo invisibile in ogni stagione, in ogni luogo, in ogni emergenza - la preghiera, dico, ha ciò che può essere chiamato un effetto naturale a spiritualizzare ed elevare l'anima Un uomo non è più quello che era prima…."(Sermoni parrocchiali e comune, iv, 230-231)…. L'insegnamento Beato John Henry sulla preghiera spiega come il fedele cristiano è definitivamente assunto al servizio del Maestro vero, il solo che ha un diritto alla nostra devozione incondizionata (cfr Mt 23,10). Newman ci aiuta a capire che cosa questo significa per la nostra vita quotidiana: ci dice che il nostro divino Maestro ha assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un "servizio definito", impegnata in modo univoco ad ogni singola persona: "Io ho la mia missione" , ha scritto: "Io sono un anello di una catena, un vincolo di connessione fra le persone e non mi ha creato per niente farò bene, farò il suo lavoro,.. sarò un angelo di pace, un predicatore della verità nel mio posto ... se lo faccio, ma osserviamo i suoi comandamenti e servirlo nella mia chiamata"(Meditazioni e Devozioni, 301-2).”
Ecco,il cuore parla al cuore: il cuore di Dio parla al cuore degli uomini, il cuore dell’uomo parla al cuore di Dio. È un colloquio che - come insegna la spiritualità teresiana e sanjuanista – ha una capacità trasformante. La bellezza della preghiera e questa realtà della preghiera capace di unire i cuori in un unico linguaggio ci è stata ricordata da Benedetto XVI in queste ore in cui il nostro cuore, a stento, ha soffocato la voglia di gridargli “Rimani!” Oggi in piazza San Pietro, in realtà, un cartellone con questa frase c’era. Ma c’è stata soprattutto la voglia di testimoniare affetto e riconoscenza, sostegno nella preghiera a una persona che resterà nel cuore.
Secondo il pensiero del beato Newman esistono figure da un influsso irresistibile, anche se isolate, anche se apparentemente fragili. Eppure possono essere quelle più in grado di “continuare l’opera silenziosa di Dio”. Come? Con la loro vita, la loro fedeltà, il loro amore a Gesù sono i più credibili testimoni della Verità. Diremmo “cooperatori della verità” per ricordare, questa volta, il motto episcopale di Joseph Ratzinger. Anche in un mondo cupo e tenebroso, questi uomini diventano fiaccole ardenti in grado di far comprendere agli altri qual è la vera Luce del mondo, verso cui ri-orientarsi e ardere a loro volta. Sono cristiani - secondo Newman – con un influsso irresistibile: “Pochi uomini grandi basteranno a salvare il mondo per secoli” (scrisse nell’Apologia, Sermoni universitari). Tra questi pochi uomini c’è Benedetto XVI che con la sua vita, oltre che con gli otto anni di Pontificato, e con la sua scelta di vivere nascosto con Cristo in Dio, continuerà a occuparsi paternamente di noi, nella preghiera.
Le parole della b. Elisabetta della Trinità, carmelitana scalza, scritte a un’amica dalla clausura, aiutano a comprende meglio come ciò può avvenire: “Sola con Colui che amo, l’anima mia e il mio cuore vengono a trovarti e credo che se realmente fossi vicino a te con la mia persona, ti sarei meno presente”.
Stefania De Bonis