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La Domenica della Misericordia
LA
MISERICORDIA DI DIO
NELLA VITA DI S. TERESA DI GESU’
Conferenza di p.
Vincenzo Caiffa, OCD
del 28 febbraio
2010
Il tema che sono
stato invitato a svolgere è il Messaggio contenuto nel “ Libro della Vita” di Santa Teresa di Gesù.
In una lettera
scritta a Don Pedro Castro, del 19 novembre 1581 quasi al termine della sua vita,
la Santa, parlando del suo libro, dice:“ Com’è grande la misericordia di Dio! Ecco
che il racconto delle mie infedeltà ha spinto al bene Vostra Grazia! E ciò non
è senza motivo, per avermi lei vista libera dall’inferno da me tante volte
meritato. Per questo ho intitolato il libro le misericordie di Dio. Sia per
sempre benedetto”. In questa luce scopriremo che tutto il libro è un
messaggio.
Teresa di Gesù ci accoglie con il suo sorriso e la sua luce. È lei
che ci parla, è lei che soavemente ci spiega il Tutto della vita: Dio.
Ella ci parla di Dio e quindi di se stessa, di noi, del mondo, di tutto. Dio è
il suo tutto e il nostro, se lo accogliamo, se lo lasciamo fare quello che
vuole. Inoltre come ogni buon mistico, Teresa di Gesù, è donna di autenticità,
ben radicata nel reale e nel sostanziale, sobria nella propria vita spirituale
infatti così si esprime: “ Il Signore ci liberi da devozioni alla
sciocca” (V 13,16). Ecco quello che Teresa ci vuole dire: Dio è la
prima parola della vita, della storia, sua e nostra. Dio è il suo e nostro
dramma. Dio è la sua soluzione. Teresa di Gesù, quale maestra di vita
spirituale, ci aiuta a realizzare il nostro compito come credenti. Ossia, per
esprimerci con le sue stesse parole, ci spiega autorevolmente “quali
dobbiamo essere” per vivere con responsabilità la nostra vocazione
cristiana.
Teresa non ha altra prospettiva che quella della sua fede cristiana,
illuminata e approfondita dalla propria ricca esperienza mistica. Essere
cristiano significa per lei semplicemente e chiaramente vivere in pienezza la
nostra relazione costitutiva con Dio. Teresa centra il suo interesse sull’uomo
cogliendolo nel suo processo verso la propria piena realizzazione e lo
contempla nella prospettiva di Dio, perchè Dio è la parola che illumina l’uomo.
Il Dio di Teresa è il Dio biblico, presenza operante di salvezza: Dio come
grazia. Ed è presenza ininterrotta, che agisce sempre con o contro l’uomo;
comunque lo precede sempre. È un Dio desideroso di trovare chi voglia
riceverlo, perché necessitato, bisognoso di dare. Dio si rivela operando
salvezza. Teresa, conosce Dio attraverso ciò che Egli compie in lei. La
modalità con cui Dio si dona e agisce è del tutto secondaria; mentre e
assolutamente importante ed essenziale che Dio, donandosi, ricrea l’uomo e lo
renda capace del dono-risposta. Dio si da a tutti senza distinzione e si da
come Dio, senza misura. Egli, dice la santa: “ama molto che non si pongano
limiti alle sue opere”.
Tale visione di Dio incide indubbiamente nella
vita spirituale dell’uomo, intesa appunto come risposta. Anzi la determina e la
caratterizza in un duplice senso: anzitutto porta la persona a situarsi davanti
a Lui in atteggiamento recettivo, di povertà, “poiché tutto quello che
possediamo l’abbiamo ricevuto da Lui”. Noi glorifichiamo Dio
accogliendo quanto Lui ci dona, permettendogli di donare. In secondo luogo
perché questa visione di Dio ci colloca subito davanti all’essenza della
vocazione cristiana, che consiste nel rispondere personalmente a Lui con
assoluta gratuità. “Perché sia vero e l’amicizia duratura occorre parità di condizioni” (V
8,5). Nei confronti di un Dio che si da, l’uomo non può rispondere sostituendo
il dono di se stesso con altre cose, fosse pure l’esercizio di certe
pratiche. Non si accoglie Dio se non
dando se stessi stabilendo una relazione interpersonale di accoglienza e di
dono-risposta. È questo il contenuto dell’idea teresiana: accoglienza di Dio e
offerta di sé a livelli sempre più profondi e intimi. In tal modo le relazioni
interpersonali crescono in interiorità. Senza una simile visione di Dio non è
possibile un progetto di vita cristiana perché si rimarrebbe ciechi su se
stessi.
Occorre però andare oltre. La scoperta di un Dio che dà, che si dà, e
comunica grazia agisce sull’uomo con una provocazione di fedeltà. Quanto più
siamo consapevoli di ricevere tutto da Dio, tanto più siamo sollecitati a fare
della nostra vita un dono gratuito. Teresa lo afferma nel libro della sua vita:
“Amore
chiama amore” (v 22,14). Ossia l’amore passivo, che io ricevo, genera
l’amore attivo con cui rispondo. Il sapersi amati da Dio suscita potenziali di
fedeltà che, altrimenti, rimarrebbero eternamente sopiti. Occorre tener
presente il vertice spirituale in cui Teresa si trova quando riceve il comando
di prendere in mano la penna per scrivere ciò che Dio ha compiuto in lei e
spiegare come si è andata intessendo il suo rapporto con Lui. In questa fase
del suo percorso spirituale ella è ormai pienamente soggiogata da Dio. Teresa è
il risultato di quanto Dio è andato e va operando in lei giorno dopo giorno.
Tutto il resto non esiste più, perché Teresa non lo vive. Dio è il tutto per
lei. Se per Teresa è giunto il momento di sperimentare l’azione di Dio e la
capacità ti poterla esprimere è perché alle sue spalle sta un percorso, lungo
quanto la vita in cui Dio è andato operando in lei una salvezza. Scrive la
storia di grazie con cui Dio ha accompagnato i suoi passi nel cammino della
vita. Teresa sa da sempre, che l’uomo è chiamato ad essere buono, a realizzare
quella perfezione per cui si nasce. È questo il filo con cui andrà intrecciando
con spontanea semplicità i piccoli e i grandi avvenimenti della sua vita.

È il racconto
di una peccatrice che si sente cercata da Dio, ed avverte la crescente
necessità di gridare la Verità.
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