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Mariam: "Tutta colpa dell'orgoglio"

Ho visto che l’orgoglio è la sorgente di tutti i peccati, e l’umiltà invece è la sorgente e il fondamento di tutte le virtù. L’orgoglio ha rovinato l’angelo più bello. Lucifero cadde per orgoglio. Se si fosse  umiliato dinanzi a Dio, la sua bellezza sarebbe diventata ancora più sublime. L’orgoglio ne fece un demonio. Se Adamo ed Eva avessero umilmente chiesto perdono della loro colpa, Dio li avrebbe perdonati. Anche Giuda sarebbe stato perdonato se si fosse umiliato. L’orgoglio ci getta tutti in rovina. Per orgoglio, la volontà dell’uomo si oppone a Dio. L’anima umile diviene tutta luce, vive nella verità, arriva sino a Dio, e Dio si china su di lei. L’umiltà le prepara una strada per le altre virtù. 

....Oh! quanto desidero l’umiltà e il divenire la più piccola di tutte le creature. Dio è pronto a perdonare a un peccatore che si umilia. Egli guarda con più amore ad un’anima che torna a lui con umiltà che ad un’anima fedele che si compiace delle sue virtù. Questa corre il pericolo di perdersi per orgoglio, mentre il peccatore con la sua umiltà ottiene misericordia.

beata Mariam di Gesù Crocifisso

La Domenica della Misericordia


LA MISERICORDIA DI DIO 
NELLA VITA DI S. TERESA DI GESU’
Conferenza di p. Vincenzo Caiffa, OCD
del 28 febbraio 2010

Il tema che sono stato invitato a svolgere è il Messaggio contenuto nel “ Libro della Vita” di Santa Teresa di Gesù.
In una lettera scritta a Don Pedro Castro, del 19 novembre 1581 quasi al termine della sua vita, la Santa, parlando del suo libro, dice:“ Com’è grande la misericordia di Dio! Ecco che il racconto delle mie infedeltà ha spinto al bene Vostra Grazia! E ciò non è senza motivo, per avermi lei vista libera dall’inferno da me tante volte meritato. Per questo ho intitolato il libro le misericordie di Dio. Sia per sempre benedetto”. In questa luce scopriremo che tutto il libro è un messaggio. 

Teresa di Gesù ci accoglie con il suo sorriso e la sua luce. È lei che ci parla, è lei che soavemente ci spiega il Tutto della vita: Dio. Ella ci parla di Dio e quindi di se stessa, di noi, del mondo, di tutto. Dio è il suo tutto e il nostro, se lo accogliamo, se lo lasciamo fare quello che vuole. Inoltre come ogni buon mistico, Teresa di Gesù, è donna di autenticità, ben radicata nel reale e nel sostanziale, sobria nella propria vita spirituale infatti così si esprime: “ Il Signore ci liberi da devozioni alla sciocca” (V 13,16). Ecco quello che Teresa ci vuole dire: Dio è la prima parola della vita, della storia, sua e nostra. Dio è il suo e nostro dramma. Dio è la sua soluzione. Teresa di Gesù, quale maestra di vita spirituale, ci aiuta a realizzare il nostro compito come credenti. Ossia, per esprimerci con le sue stesse parole, ci spiega autorevolmente “quali dobbiamo essere” per vivere con responsabilità la nostra vocazione cristiana. 
Teresa non ha altra prospettiva che quella della sua fede cristiana, illuminata e approfondita dalla propria ricca esperienza mistica. Essere cristiano significa per lei semplicemente e chiaramente vivere in pienezza la nostra relazione costitutiva con Dio. Teresa centra il suo interesse sull’uomo cogliendolo nel suo processo verso la propria piena realizzazione e lo contempla nella prospettiva di Dio, perchè Dio è la parola che illumina l’uomo. Il Dio di Teresa è il Dio biblico, presenza operante di salvezza: Dio come grazia. Ed è presenza ininterrotta, che agisce sempre con o contro l’uomo; comunque lo precede sempre. È un Dio desideroso di trovare chi voglia riceverlo, perché necessitato, bisognoso di dare. Dio si rivela operando salvezza. Teresa, conosce Dio attraverso ciò che Egli compie in lei. La modalità con cui Dio si dona e agisce è del tutto secondaria; mentre e assolutamente importante ed essenziale che Dio, donandosi, ricrea l’uomo e lo renda capace del dono-risposta. Dio si da a tutti senza distinzione e si da come Dio, senza misura. Egli, dice la santa: “ama molto che non si pongano limiti alle sue opere”
Tale visione di Dio incide indubbiamente nella vita spirituale dell’uomo, intesa appunto come risposta. Anzi la determina e la caratterizza in un duplice senso: anzitutto porta la persona a situarsi davanti a Lui in atteggiamento recettivo, di povertà, “poiché tutto quello che possediamo l’abbiamo ricevuto da Lui”. Noi glorifichiamo Dio accogliendo quanto Lui ci dona, permettendogli di donare. In secondo luogo perché questa visione di Dio ci colloca subito davanti all’essenza della vocazione cristiana, che consiste nel rispondere personalmente a Lui con assoluta gratuità. “Perché sia vero e l’amicizia duratura occorre parità di condizioni” (V 8,5). Nei confronti di un Dio che si da, l’uomo non può rispondere sostituendo il dono di se stesso con altre cose, fosse pure l’esercizio di certe pratiche.  Non si accoglie Dio se non dando se stessi stabilendo una relazione interpersonale di accoglienza e di dono-risposta. È questo il contenuto dell’idea teresiana: accoglienza di Dio e offerta di sé a livelli sempre più profondi e intimi. In tal modo le relazioni interpersonali crescono in interiorità. Senza una simile visione di Dio non è possibile un progetto di vita cristiana perché si rimarrebbe ciechi su se stessi. 
Occorre però andare oltre. La scoperta di un Dio che dà, che si dà, e comunica grazia agisce sull’uomo con una provocazione di fedeltà. Quanto più siamo consapevoli di ricevere tutto da Dio, tanto più siamo sollecitati a fare della nostra vita un dono gratuito. Teresa lo afferma nel libro della sua vita: “Amore chiama amore” (v 22,14). Ossia l’amore passivo, che io ricevo, genera l’amore attivo con cui rispondo. Il sapersi amati da Dio suscita potenziali di fedeltà che, altrimenti, rimarrebbero eternamente sopiti. Occorre tener presente il vertice spirituale in cui Teresa si trova quando riceve il comando di prendere in mano la penna per scrivere ciò che Dio ha compiuto in lei e spiegare come si è andata intessendo il suo rapporto con Lui. In questa fase del suo percorso spirituale ella è ormai pienamente soggiogata da Dio. Teresa è il risultato di quanto Dio è andato e va operando in lei giorno dopo giorno. Tutto il resto non esiste più, perché Teresa non lo vive. Dio è il tutto per lei. Se per Teresa è giunto il momento di sperimentare l’azione di Dio e la capacità ti poterla esprimere è perché alle sue spalle sta un percorso, lungo quanto la vita in cui Dio è andato operando in lei una salvezza. Scrive la storia di grazie con cui Dio ha accompagnato i suoi passi nel cammino della vita. Teresa sa da sempre, che l’uomo è chiamato ad essere buono, a realizzare quella perfezione per cui si nasce. È questo il filo con cui andrà intrecciando con spontanea semplicità i piccoli e i grandi avvenimenti della sua vita. 
La narrazione di Teresa, sfocia subito sull’altro estremo, Dio, che apre all’uomo la strada per essere buono. Ciò spiega radicalmente il caso teresiano: “ Per essere buona mi sarebbe bastato… di essere stata da Lui tanto favorita” (V 1,1). Il Dio che la favorisce è subito al centro della sua narrazione perché, con sguardo retrospettivo, lo trova già al centro della sua vita. La sua è la nostra vita sono piene della presenza di Qualcuno che la va costruendo. Solo se ci sottomettiamo amorosamente, in attività passiva, a Lui, ci sarà possibile portare a pieno compimento la nostra vocazione umana. Dio è la sostanza e la radice, il centro del nostro essere e della nostra storia. Accettarlo è già cominciare ad essere. Teresa lo afferma, dando testimonianza della sua vita nei primi dieci capitoli del “libro della Vita”dove parla dei suoi peccati, di fronte ai quali non mette né sé stessa né noi in contemplazione della sua miseria, bensì esprime una confessione che va considerata, ricordando sempre che vi è in lei una presenza, da lei stessa avvertita: la presenza del Signore. Egli è anzitutto e principalmente la Presenza che si offre a Teresa già prima di iniziare la propria strada e che l’accompagna in tutte le tappe del cammino, fino a coronare il traguardo con una pienezza di dominio salvifico. Dio è la parola di Teresa, percepita più e ancora meglio che pronunciata. 
È il racconto di una peccatrice che si sente cercata da Dio, ed avverte la crescente necessità di gridare la Verità.