Per conoscerla meglio


IMPARIAMO A CONOSCERE TERESA DI GESÙ
Giornate di studio con p. Arturo Beltràn
Testo adattato per il blog 

Ambiente storico.
   
Si sono realizzati molti studi su S. Teresa d’Avila, che non hanno tenuto in conto l’ambiente storico nel quale è nata e cresciuta; dove si sono sviluppate le sue esperienze storiche, mistiche e dove ha sviluppato la sua opera riformatrice. Facendo così la figura di Santa Teresa è stata spesso oggetto di manipolazioni, interpretazioni ingenue o  immaginarie. Succede così che ci si può imbattere in  opere come la famosa biografia di S. Teresa di Gabriel de Jesús “La Santa de la Raza : Vida gráfica de Santa Teresa de Jesús”, scritta nel 1929: un’interpretazione che dava una visione totalmente sbagliata di Santa Teresa, come cristiana di antico lignaggio, a sostegno della visione nazionalistica del regime franchista. Una interpretazione che creò non pochi problemi quando a partire degli anni 60 si cominciò a studiare la sua figura in maniera più seria.
  Studiando, invece, S. Teresa nella sua epoca, ci permetterà di capire bene il suo messaggio e scoprire la sua valenza soprannaturale, il suo valore ecclesiale, la novità della sua riforma e l’originalità della sua opera.

1.-IL MOVIMENTO DI RIFORMA NELLA CHIESA E IN SPAGNA.
   Il nostro approfondimento sulla figura di S.Teresa, sulle sue scelte e motivazioni, deve iniziare dall’analisi della situazione spagnola del XVI secolo.
   In primo luogo dobbiamo dire che la Chiesa del XVI secolo era una Chiesa in riforma. C’era un movimento riformatore iniziato a partire del XV secolo dovuto alla Peste Nera (1348-50) e allo Scisma d’Occidente (1378-1417) che provocò una grande crisi nella Chiesa e la necessitò di una riforma. Era stata avviata teoricamente a partire del Concilio di Costanza (1414-1418) e poi ritentata nel Concilio di Basilea – Firenze (1431-1439). Perché divenisse concreta si doveva aspettare il Concilio di Trento (1545-1563) che, anche se con diverse interruzioni, cercò di risolvere i tre gravi problemi che allora interessavano la cristianità: a) il problema dell'unità (conciliazione tra cattolici e protestanti); b) il problema della fede (definizione dei dogmi della dottrina cattolica); c) il problema della riforma (riforma morale e disciplinare della Chiesa).  Si arrivò ad una vera riforma della Chiesa, ma non riflettendo su se stessa ma attaccando molti punti dei protestanti e accentuando moltissimo il centralismo e il controllo della Chiesa sulla realtà ecclesiale e sociale.
   La Spagna del XV secolo era una Spagna giovane, formata con l’unione dei due regni più importanti del tempo - Castiglia e Aragona - attraverso il matrimonio dei rispettivi re nel 1469, la conquista del Regno arabo di Granada nel 1492 e l’annessione del Regno di Navarra nel 1512. Dall’inizio i re Cattolici si resero conto dell’importanza dell’unità religiosa della nuova nazione, per questo iniziarono un movimento di riforma della vita religiosa spagnola.
   Tutta la vita, in Spagna come nel resto dell’Europa, si sviluppava sotto il segno della religione, dominata dalla presenza della fede cristiana. Ma questo non implicava una fedeltà alle regole della Chiesa. Per questa ragione si sente l’esigenza di purificare la fede da aderenze, incongruenze ed elevare dall'ignoranza il popolo e il clero. La fede, infatti, si mescolava molto con la superstizione e la magia.
la battaglia di Granada del 1492

            Una delle prime cose che tentano di fare i re Cattolici per dare unità al nuovo stato è affermare l’unità religiosa, l'identità storica della monarchia castigliana si sarebbe identificata con la religione cattolica. Il 2 gennaio infatti il regno di Granada, l'ultima roccaforte islamica, era caduto nelle mani dei sovrani spagnoli. Il 31 marzo 1492 fu decretata la cacciata degli ebrei, che ebbero tre mesi di tempo per abbandonare la Spagna, costretti a esulare verso il Portogallo. C’erano comunque state , tempo prima, per gli ebrei spagnoli diverse opportunità di conversione: il nonno e il padre di S. Teresa che abitavano a Toledo si erano convertiti al cristianesimo nel 1485.
      I re Cattolici iniziarono una buona riforma del clero spagnolo, destinato a formare i futuri vescovi (non stranieri, di classe media, colti, onesti, con residenza nella propria diocesi). I risultati furono molto positivi perché si elevò il livello culturale e i centri di studio del clero. Si diede un forte rinnovamento spirituale. Si creò una grande generazione di vescovi che porteranno avanti questo movimento di riforma e daranno il suo appoggio quando sarà opportuno. Si pensi all'appoggio dato a S.Teresa dal vescovo d’Avila, D. Bernardino de Mendoza.
    La riforma dei vescovi e del clero promosse molto la formazione e le letture del clero, e in conseguenza si diede una grande crescita della letteratura spirituale con una grande sviluppo della stampa attraverso della traduzione di opere teologiche e spirituali straniere e locali. S. Teresa nel libro della Vita dice che suo padre aveva molti libri di buona lettura:“Mio padre amava molto la lettura dei buoni libri, e ne teneva diversi in lingua volgare perché li leggessero anche i suoi figli” (V 1,1). E a sua volta manifesta un grande amore per i libri “Mi rimasse di conforto la lettura di buoni libri” (V 3,7).
Nelle sue Costituzioni lascia anche un elenco di libri che si devono trovare nei conventi: “La priora procuri dei buoni libri, specialmente quelli dei Certosini, il Flos Sanctorum, il Contemptus mundi, lo Oratorio di religiosi, i libri di P. Luigi di Granada e di Pietro di Alcantara” (Const  p. 1411).
 Grande attenzione anche per la letteratura straniera: le opere principali che si traducevano erano di origine italiana o del nord europeo. I rapporti della Spagna con l’Italia erano molto forti fin dal XIV secolo. Gli autori che si traducevano erano San Francesco, Santa Chiara, Santa Caterina da Siena, Angela da Foligno, San Bonaventura, Savonarola, S. Antonino da Firenze, Lorenzo Giustiniani e Ludovico Barbo.

 Molto importante fu, anche, l’influsso della mistica del nord d’Europa potenziata dal Cardinale Francisco Jiménez de Cisneros (nel 1502 ideò la "Bibbia poliglotta") e dalla presenza di Carlo V come imperatore. 
Gli scritti sono principalmente di spiritualità pratica e devozionale (Imitazione di Cristo, la Vita Christi del certosino Ludovico di Sassonia, e le opere di Ugo di Balma, certosino di Meyriat, Santa Brigida e Santa Gertrude). 
Una felice iniziativa che rese la letteratura accessibile a tutti, ma che ebbe fine nel 1559 con il famoso Editto di libri proibiti del Inquisitore Fernando de Valdés. Una proibizione che turbò l’animo di  Santa Teresa “Quando fu proibita la lettura di molti libri in volgare mi dispiacque assai perché alcuni mi ricreavano molto, e non avrei potuto leggere perché quelli permessi erano in latino” (V 26,5).
     Un altro filone importante nella comprensione dell’ambiente storico nel quale visse Santa Teresa è l’ambiente della riforma della vita religiosa. In quell’epoca il religioso era considerato la vera persona spirituale e questo fece sì che la riforma spirituale andasse di pari passo con la riforma religiosa. Il religioso era il vero direttore di anime, per questo furono i religiosi che portarono, come mai nella storia della spiritualità, i nuovi orientamenti spirituali fra la gente del popolo. Questo sarà molto importante per la Riforma teresiana.
   In questo rinnovamento della vita religiosa ebbero una grande importanza alcuni vescovi. Questo rinnovamento della vita religiosa ha le sue radici già nel XIV secolo nelle lotte fra conventuali e osservanti. Ma durante il XV secolo sorgono gruppi che postulano un ritorno all'osservanza e un ritiro alla solitudine. La vita religiosa spagnola era divisa fra conventuali e osservanti, i secondi si sviluppano di più perché erano più ammirati dal popolo e più favoriti dalle autorità religiose.
    Una caratteristica di questi movimento di riforma è che tutti volevano ritornare alle origini della congregazione, rinunciare a privilegi, dispense e mitigazioni che con il tempo si erano aggiunte.  Quasi tutti i movimenti riformati cercavano la vita eremitica e iniziavano in piccoli gruppi, che pian piano si vanno estendendo. Si cercò di mantenere l’osservanza attraverso l’autorità ecclesiastica con le visite canoniche. Si dava una grande importanza alla povertà, al silenzio, alla solitudine, alla penitenza, alla clausura, all'orazione, al lavoro.
Povertà, penitenza e orazione: ecco i punti fondamentali di questo rinnovamento. Grande importanza fu data alla preghiera mentale (una caratteristica in comune con la riforma francescana che creerà il metodo della preghiera di raccoglimento che avrà una grande importanza negli inizi della vita spirituale di Santa Teresa).
Forse il gruppo di osservanti più importante è quello della famiglia francescana. I primi punti di riforma li troviamo a inizi del XV secolo in Castiglia  e, pian piano, si estendono per tutta la Spagna non senza molti tensioni e problemi con i conventuali. I re Cattolici e il Cardinal Cisneros potenziarono molto questo movimento riformato.  La riforma si diffuse anche fra i domenicani. Ci furono alcuni monasteri riformati e un tentativo di vita contemplativa in solitudine alla quale partecipò anche Pedro Ibáñez confessore di Santa Teresa che si ritirò ad un convento in completa solitudine fino a che fu chiamato dai superiori (V 33,5). 
Fra i domenicani una figura importante è il Cardinale Juan de Torquemada teologo di Valladolid, che appoggiò molto il movimento di osservanza, autore della Summa Ecclesia.
    Gli Agostiniani ebbero anche un movimento di osservanza, anche se non tanto forte come francescani e domenicani, con una sola congregazione osservante appoggiata da Juan de Alarcón.  Con i carmelitani si tentò qualche movimento di riforma nella provincia de Castiglia, ma non si riuscì nelle altre provincie. In Europa ci furono alcuni tentativi di riforma in Germania, Italia e Francia, così sorsero la Congregazione mantovana a partire del 1413 in Italia e la Congregazione di Albi in Francia a partire di 1499.

La società nella Spagna del XVI secolo.  Santa Teresa visse in pieno la Spagna del XVI secolo. L’unità spagnola era stata appena realizzata e continuavano ad esserci divisioni nei diversi regni. Predominava la corona di Castiglia, che era la regione più ricca e quella che dava più soldati sia per le guerre delle Fiandre sia  per le spedizioni in America (anche otto fratelli di Santa Teresa andranno in America e faranno ritorno soltanto Pedro e Lorenzo).

            La vita di Santa Teresa si sviluppò in Castiglia. Tutte le fondazioni teresiane si realizzano in Castiglia, perché era la zona più ricca e con più risorse umane. Teresa uscì dalla regione soltanto una volta per andare a fondare a Beas del Segura in 1575. A questo proposito la santa raccontò: “Da parte mia e per certe mie ragioni particolari, io non avrei mai fondato in Andalusia: se avesse saputo che Beas apparteneva a quella provincia, non vi sarei affatto andata. Ciò che mi trasse in inganno fu che quella terra appartiene alla provincia dell’Andalusia, benché ne sia lontana quattro o cinque leghe” (F 24,4). Di questa terra la santa non ebbe un ricordo felice, tanto che la definì “vicina all’inferno” (F 25,1).
Socialmente la Spagna di quest’epoca dava molto peso all’appartenenza a una classe sociale. Quando Teresa entrò nel monastero della Encarnación, entrò col titolo di “Doña”, cioè come signora ricca. In realtà suo padre si trovava ormai nella rovina economica, ciononostante dovette elargire una bella dote alla figlia e comprarle una stanza con oratorio, dormitorio e cucina, dove per 10 anni, è stata sua sorella Giovanna.
            Nella società spagnola, dominava la grande nobiltà che possedeva la maggioranza delle terre che era la maggior fonte d’ingressi. Ma c’era anche una massa nobiliare, chiamata “hidalgos”, corrispondeva al 10-12% della popolazione. Erano chierici  il 10/11 % della popolazione (molti dei quali erano incolti e si dedicavano ad altri uffici). C’era poi la borghesia dedita al commercio e i contentini (oltre l’80% della popolazione).
Gli “hidalgos” non dovevano pagare tasse e non lavorano, ma vivere di rendita. Gli spagnoli ambivano a far parte di questo strato. Il governo fomentava l’ingresso a questo stato con la vendita della “hidalguía” (entrata economica immediata, ma senza future entrate). Il padre e gli zii di Santa Teresa iniziano nel 1519 il “pleito de hidalguía” che i Cepeda vinceranno, in modo oscuro, nel 1522.  Santa Teresa  non farà mai cenno alle sue radici giudaiche. Non poteva farlo perché per entrare nella vita religiosa c’era bisogno della “limpieza de sangre”.
      La borghesia, generalmente era di origine giudeo-converso (il nonno di Santa Teresa era commerciante a Toledo e poi ad Avila). Di solito si dedicano al commercio, alla medicina e alle lettere. I sui membri si sposavano con i nobili senza più soldi e così entravano nella società (avevano fatto così anche i familiari di Santa Teresa). I migliori amici e quelli che sosterranno di più le fondazioni di Santa Teresa sono questi ricchi mercanti giudeoconversi. Infine troviamo i contadini e i lavoratori manuali: i più poveri (come la famiglia di San Giovanni della Croce, padre e fratelli erano tessitori di stoffe). 
      I punti fondamentali della dottrina di Erasmo si trovavano nella ricerca di una religiosità interiore, che conosce la Bibbia, che tenta di superare le aderenze malsane cercando un rapporto sincero e personale con Dio. Come abbiamo visto c’erano correnti autoctone che aiutarono l’introduzione delle idee di Erasmo. Molti autori spirituali spagnoli le divulgarono nelle sue opere.
La cultura e i movimenti ai tempi di Teresa. La Spagna nella quale visse e si formò Santa Teresa è la Spagna di Carlo V (1516-1556) e quella in cui fondò i suoi monasteri era dominata da Filippo II (1556-1598). Se durante il regno di Carlo V la Spagna fu aperta a tutte le correnti spirituali, anche stranieri; in seguito alla  Riforma protestante chiuse le frontiere.
    La giovinezza di Teresa e la sua formazione si realizzò in una Spagna aperta a tutte le correnti spirituali e riformistiche, ricca di libri e di idee, che respirava umanesimo e le dottrine di Erasmo di Rotterdam. Subentrò l’Inquisizione con il suo Indice di libri vietati. Un cambiamento di cui Teresa risentì molto anche se le idee riformistiche della Chiesa spagnola di Filippo II avrebbero aiutato molto la sua opera e la salveranno della distruzione durante i fatidici anni 1576-77.
     Questa moda erasmista durò fino poco dopo la morte dell’umanista. Con la nascita del protestantesimo la Spagna comincia a chiudersi in un dogmatismo ideologico e cattolico.
Francisco de Osuna
      altro movimento spirituale religioso era quello che viene chiamato “los recogidos” che potrebbe tradursi come i “raccolti”. Questo gruppo è costituito da persone, di solito vicine all’ambiente francescano, questo movimento spirituale pretendeva raccogliere nell’interno dell’uomo tutte le potenze per poter arrivare alla contemplazione interiore di Dio in intimità interiore. Si tratta di arrivare ad un controllo delle potenze per arrivare al l’unione dell’io. Dio attua dall’interno dell’uomo raccogliendo tutte le potenze. Autori importanti di questo movimento furono Francisco de Osuna, Bernardino de Laredo, Bernabé di Palma.

Con le opere di questi autori venne in contatto Santa Teresa (dopo aver letto il Tercer Abecedario di Francisco di Osuna “che insegnava la preghiera di raccoglimento …. Mi decisi di seguire quella strada con tutte le mie forze” ha scritto in Vita 4,6).
Un terzo movimento spagnolo, poco conosciuto, nel quale si sono messi insieme un gruppo molto diverso di personaggi sono gli alumbrados. Nella sua epoca non si seppe valorizzare questo movimento di origini oscure nel quale si sono messi insieme molti movimenti dissidenti della Spagna del XVI secolo. Certamente ci sono personaggi riformisti, altri mistici, protestanti, erasmisti … Possiamo trovare una mescolanza di mistica, pseudomistica, voglia di riforma della Chiesa, dottrina protestante … Fra questi illuminati ci furono alcune beate e pseudomistiche. Molti pensarono all’influenza degli alumbrados, quando Santa Teresa cominciò a manifestare i suoi fenomeni mistici.
            Possiamo identificare un quarto movimento spirituale nei luterani. L’esistenza di questi discepoli di Lutero provocherà la chiusura della mentalità spagnola. In questo gruppo si devono mettere i veri luterani di dottrina ma anche molti dissidenti che attaccavano alla Chiesa o allo stato. Santa Teresa parlerà di “questa sventurata setta” (C 1,2). Si deve dire che all’inizio, fra il 1519-1535 c'era una confusione enorme, perché non si conoscevano bene le cose. Poi verso  il 1556-1562 si crearono alcuni gruppi organizzati e attivi in vari unti di Spagna. 
La chiusura culturale e spirituale portò anche un lotta alla preghiera, perché come il protestantesimo  postulava una maggiore conoscenza di Gesù, un’ intimità personale e una lettura della Bibbia: tutto quello che si assomigliava a questo era ritenuto come pericoloso o eretico. Questo provocò una lotta fra quelli che difendevano la preghiera personale e quelli che la condannavano; fra spirituali e teologi. 
Non possiamo dimenticare il mondo dei giudeoconversi e dei criptogiudei. È un gruppo difficile di identificare perché viveva nell’ombra della clandestinità. Con le misure che avevano dato i Re Cattolici alla fine del XV secolo molti giudei si convertirono al cristianesimo, altri forse i meno, si convertirono esternamente ma nella sua intimità continuavano a praticare la religione giudaica, sono i chiamati marrani. Ci sono moltissime testimonianze di giudei convertiti al cristianesimo sinceramente, forse il caso più conosciuto e più studiato è quello della famiglia di Santa Teresa. Non c’è nessun dubbio che il padre e i zii di Santa Teresa erano buoni cristiani sinceri. Abbiamo la testimonianza di Santa Teresa, quella diretta e quella che si può leggere fra le righe nelle sue opere, non ci sono dubbi della sua sincerità.

Dal 1559 l’Indice di libri proibiti  vietò la lettura di molti libri di autori spirituali, fra questi San Pietro di Alcantara, fray Luis de Leon, e tanti autori letti da Santa Teresa. Il problema era che quelli che praticavano la preghiera mentale erano messi insieme con gli illuminati. Questa polemica fu raccolta da Santa Teresa nei capitoli 24, 25 e 26 del Cammino di Perfezione, dove Teresa difese la preghiera mentale. 
In questo clima, nel 1560, Santa Teresa cominciò a scrivere la prima redazione del Libro della Vita e poi continuò la redazione delle altre sue opere di spiritualità: Cammino di Perfezione 1565 e 1567 e Mansioni 1577.
L'inquisizione spagnolaNon si può scrivere sulla società, la chiesa e la spiritualità del XVI secolo spagnolo senza fare un allusione al tribunale dell’Inquisizione, temuta e rispettata, perché con il suo potere onnipresente si trovava in tutte le realtà della società spagnola dell’epoca. Non c’era porta che potesse rimanere chiusa davanti alla potenza dell’Inquisizione. Creata nel 1478 dai Re Cattolici come un mezzo di controllo della religione per l’unità della nazione. La pratica dell’anonimato del denunciante faceva che fosse un arma di vendetta. Ne fu vittima proprio Teresa denunciata dalla Principessa di Evoli, in seguito alla sua mancanza di vocazione. Teresa si difese molto bene, davanti all’Inquisizione di Siviglia nel 1576.
La condizione della donna. Il secolo XVI era un mondo ostile alla donna. E del resto il titolo di Dottore della Chiesa non è arrivato a Santa Teresa fino al 27 settembre di 1970 (la situazione non è cambiata sostanzialmente nella Chiesa fino all’applicazione del Concilio Vaticano II).
Ai tempi di Teresa le donne erano considerate come uno sbaglio della natura, poco intelligente, come un essere pericoloso, che portava al peccato al uomo, in realtà non si dava molta importanza alla donna e si preferivano i figli maschi. Chiarificatore può essere l’aneddoto raccontato da Santa Teresa nel Libro delle Fondazioni relativo a Teresa Laiz, la fondatrice del Monastero di Alba de Tormes: quando nacque, quinta figlia,  i genitori la lasciarono a morire di fame. Fu scoperta da una bambinaia che le chiese se fosse cristiana. La piccola sebbene di pochi giorni parlò e rispose di sì (F 20,2-6). Anche Fray Luis de León, che dopo pubblicherà nel 1588 le opere di Santa Teresa e Juan Luis Vives che erano degli intellettuali aperti della società spagnola dell’epoca parleranno della donna in termini dispregiativo, raccogliendo dicerie e molti detti e racconti popolari che svalutavano la donna. Per far comprendere bene questo clima è utile l’aneddoto raccontato da P. Domingo Báñez, confessore di Santa Teresa: quando nel 1569 un altro grande teologo di Salamanca, Bartolomé di Medina, lo accusò di aver fatto amicizia con una donna di nome Teresa di Gesù, P. Domingo gli rispose. “Aspetti a conoscerla e poi parleremo”. Passato un po’ di tempo P. Domingo Báñez reincontrò p. Bartolomé che nel frattempo aveva avuto modo di confessare Teresa di Gesù e che gli disse: “lei mi ha ingannato, perché se è una donna nello spirito è un uomo e di quelli di molta barba” (in spagnolo barbados), cioè con un indole da uomo molto forte.