Piccolo corso di preghiera con p. Patrizio ocd - 7


 Veniamo a un aspetto molto importante per noi secolari la preghiera in famiglia.

Se non possiamo uniformare il nostro modo di pregare a quello dei frati e a quello delle monache come abbiamo visto la scorsa settimana Santa Teresa d'Ávila come e tutti i mistici c'insegnano che tutto si può trasformare in preghiera di intimità con Lui.

p. Patrizio spiega: Non ringrazierò mai abbastanza la mia mamma domenica che mi ha insegnato in latino le prime preghiere l'amore alla vergine a San Giuseppe specialmente a Dio, insegnandomi a recitare il Padre nostro. Nella famiglia ho imparato ad amare il Rosario, anche se qualche volta mi addormentavo e la mia mamma mi svegliava tirandomi le orecchie e dicendomi che quando si prega non si dorme ...  più tardi ho imparato che Dio ci ama sia quando siamo svegli sia quando stiamo dormendo. 

Dobbiamo fare lo sforzo di recuperare alcuni momenti sacri nella vita familiare momenti di preghiera che possano restituire alla famiglia la sua identità di piccola chiesa.

 Un consiglio leggiamo insieme una volta a settimana un brano della Parola di Dio, un altro giorno a settimana preghiamo insieme il Rosario. i genitori dovrebbero saper parlare di Dio ai propri figli con le opere con i silenzi con il loro amore dalla santità della famiglia dipende la santità della intera società

Elia, profeta del Dio vivente

Allora sorse Elia Profeta, come un fuoco;
la sua parola bruciava come fiaccola
(Siracide 48,1)

Oggi ricordiamo il nostro padre fondatore, una figura profetica importante per tutti non solo per noi carmelitani. Lo ritroviamo nel Libro dei Re (ma è citato anche nelle Cronache, nei Maccabei, nel Siracide, dal profeta Malachia e nel Nuovo Testamento). Lui non ha scritto nulla. Le descrizioni delle scritture e la iconografia ce lo presentano l'acero con una pelliccia svolazzante la cintura di cuoio timido reticente ma capace di essere aggressivo fino a uccidere quando deve eliminare i profeti di Baal. È comunque la persona che trova la sua vera identità percorrendo un cammino spinto dalla parola di Dio.

 Il suo processo di trasformazione è lento a un tratto sembra fermarsi ma poi riprende con più forza e fiducia non più nelle proprie capacità ma nell'aiuto di Dio e allora si proclama servitore del Dio vivente. E Dio lo conduce, tra le tribolazioni, fino a una pioggia ristoratrice simbolo delle grazie (lette poi in chiave mariana).

Scriveva un nostro padre carmelitano, p. Raffaele Amendolagine:   "è la Grazia della salvezza. Il profeta Elia appare negli ultimi capitoli del primo Libro dei Re, nelle vicende del popolo eletto, che si sta dimenticando del Signore. La sua apparizione è improvvisa. Annuncia un castigo per far ravvedere la gente: ci sarà siccità per tre anni e mezzo.  La piccola nube rappresenta il perdono di Dio invocato da Elia. E' Maria, che, nella storia della salvezza, porta la misericordia di Dio. Amore misericordioso rappresentato dall'acqua che lava, purifica e porta abbondanza, che, con Gesù, diventerà acqua viva, acqua che dà la vita, acqua che trasforma in "sorgente zampillante per la vita eterna".

Il fatto che sia considerato padre spirituale dell'Ordine carmelitano deriva dalla profonda ispirazione a vivere secondo la volontà di Dio.

  La frase che ritroviamo, infatti, sul nostro stemma è tratta dalla Scrittura  “Zelo zelatus sum pro Domino, Deo exercituum”(1 Re 19, 10), vuol dire Ardo di Zelo per il Signore, Dio degli eserciti e il braccio raffigurato con la spada evoca il profeta Elia che - racconta il Libro dei Re - ha ucciso i 450 profeti di Baal a fil di spada.

Oggi la liturgia delle ore è propria. Si usano i testi carmelitani non quelli a cui ci colleghiamo con il cellulare. 

Ecco il link

P. Miguel ci parla di Suor Lucia di Gesù


Cari fratelli e sorelle del Carmelo Teresiano: Pace e speranza!
Il Carmelo è totalmente mariano. Sin dalle origini dell’Ordine, la vita di preghiera, così peculiare della nostra identità, è stata intimamente unita alla vita mariana. Lungo la nostra storia, numerosi illustri carmelitani hanno vissuto un legame speciale con la Vergine Maria, arricchendo con questa loro esperienza mariana il nostro carisma carmelitano! Lo scorso 22 giugno 2023, Papa Francesco ha allietato il Carmelo e la Chiesa con la pubblicazione del decreto sulle virtù eroiche di
Suor Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato. Ma quale tipo di esperienza mariana ha vissuto questa nostra sorella? E in che modo, con la sua vita mariana, potrà arricchire il nostro carisma carmelitano?

Leggi qui il testo integrale del Padre Generale.

Sedici carmelitani ghigliottinate per la loro fede

 

Ricordiamo le 16 martiri di Compiègne consigliando la lettura di un libro delle edizioni ocd, ricco di documenti e testimonianze sul martirio delle carmelitane il 17 luglio 1794.

“Rallegriamoci nei nostri cuori/ il giorno di gloria è arrivato/ lungi da noi ogni debolezza/mentre si avanza la bandiera/prepariamoci alla vittoria /camminiamo tutti da veri conquistatori/ sotto la bandiera di un Dio morente/ corriamo voliamo tutti alla gloria rianimiamo il nostro ardore/ i nostri corpi sono del Signore/ saliamo saliamo al patibolo/ e che Dio sia il vincitore”.



    L'articolo del 14 luglio su "Mimì" inserto culturale della domenica 

In Maria un'alba di speranza


Lettera congiunta dei due rami dell'Ordine dei Carmelitani ( di antica osservanza e scalzi) per la Solennità del Carmelo e per l' Anno della preghiera: In Maria un'alba di speranza: in Maria il nostro modo di pregare. Scarica qui

Maria apre al Carmelo un cammino insospettato. Non quello che noi immaginiamo. Crediamo che Maria porta in sé la novità del Carmelo che sta per nascere e ora viene nutrito come da madre nel cuore di ciascuno di noi, se accettiamo questo salto nella fede, questa sfida di credere all’annuncio dell’Angelo a ciascuno di noi. Sorelle e Fratelli carmelitani, vi invitiamo tutti, ovunque vi troviate, in qualunque circostanza ora viviate, in buona salute o sofferenti, pieni di energia o in un momento di difficoltà o di crisi, nella forza o nella debolezza, nella gioia o nella tentazione, ad aprirvi senza tardare, con umiltà, alla grazia di questo momento, rimettendo nelle mani di Maria questa nuova nascita di Dio nella nostra terra.

Le cinque tappe nella preghiera


Proponiamo i testi suggeriti da p. Bruno Moriconi ocd alle fraternità della nostra Semiprovincia che hanno partecipato agli Esercizi spirituali (vedi qui la relazione pubblicata su Ocdsd'Italia) sulla preghiera, come un cammino di 5 tappe alla luce della Parola di Dio e di come l'ha incarnata il Carmelo.

Testi Base

1. Anche Gesù pregava   

«Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli"» (Lc 11,1)

“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli fece la faccia dura per dirigersi verso Gerusalemme” (Lc 9,51).

“Nei giorni della sua vita terrena egli [Gesù] offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì” (Eb 5,7-8).


2. Voi pregate così

«Se, dunque, tu porti all’altare la tua offerta e ti sovviene che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta dinanzi all’altare e prima va’ a riconciliarti con tuo fratello, poi vieni e presenta la tua offerta» (Mt 5,23-24).

“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini. Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 5-8).




3. Incapacità da trasformare


Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare - insegna l’apostolo - ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rom 8,26).


“Sono veramente lontana dall’essere una santa, solo questo ne è già la prova”, scrive Teresa di Lisieux a Madre Agnese; “invece di rallegrarmi per la mia aridità, dovrei attribuirla al mio poco fervore e fedeltà, dovrei affliggermi perché dormo (da 7 anni) durante le mie orazioni e i miei ringraziamenti, ebbene, non me ne affliggo... penso che i bambini piccoli [les petits enfants] piacciono ai loro genitori quando dormono come quando sono svegli; penso che per fare delle operazioni, i medici addormentano i malati. Infine penso che: “Il Signore vede la nostra fragilità, e si ricorda che non siamo che polvere” (MA 75 v° – 76r°).



4. Preghiera come “stare in compagnia”


No es otra cosa oración mental, a mi parecer, sino tratar de amistad estando muchas veces tratando a solas con quien sabemos nos ama” (Vida 8,5)

Una definizione, del resto, evangelica: Come Gesù col Padre suo / come i discepoli nel segreto del tameion, basata sull’Amore annunciato [Parabola di Lc 15 / 1Gv 4,4 (“Dio è Amore”)] e mostrato da Gesù. Per cui, Teresa può dire: “Stare con Chi sappiamo che ci ama”.








5. Maria SS e San Giuseppe

Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva” (Lc 1, 46-48).

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole (synballousa) nel suo cuore” (Lc
2,19).

“Chi non trovasse un maestro che gli insegni la preghiera, prenda questo glorioso Santo [San Giuseppe] per maestro e non perderà tempo a cercare altrove” (V 6,8).

«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". […] Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù» (Mt 1,20-25)

Solennità della B. Vergine decoro e Bellezza del Carmelo

 Oggi con i Primi Vespri s'inizia la Solennità della Vergine del Monte Carmelo. Chiediamo il conforto spirituale di tutti i nostri santi e sante venerati nel nostro Ordine e tra questi  S. Teresa di Gesù di Los Andes. La giovane carmelitana morta a 20 anni, dopo un solo anno di clausura, che abbiamo ricordato due giorni fa. Nei suoi diari ricordava il forte desiderio di fare la Comunione, quand'era piccolina. Un desiderio così forte che a volte non riusciva a trattenere le lacrime. Così si rivolse alla Madonna chiedendole di aiutarla a prepararsi alla Prima Comunione: "E cominciai la mia preparazione, Durante questo periodo la Vergine mi aiutò a purificare il mio cuore da ogni imperfezione".  
Affidiamoci, tramite lei, alla nostra Regina, Decoro e Bellezza del Carmelo.

Una ragazza come tante ...una carmelitana santa

 Ricordiamo oggi la prima carmelitana cilena canonizzata: Teresa di Gesù di Los Andes Nel suo viaggio in Cile, il 3 aprile 1987, Giovanni Paolo II proclamò beata una "ragazza quoti­diana", una cristiana di tutti i giorni. Si chiamava Giovanna, Juanita.  Un'infanzia vissuta in famiglia, con i genitori, Michele Fernández e Lucia Solar, tre fratelli, due sorelle, il nonno materno, zii e cugini. La sua fu una fede semplice, una vocazione sbocciata quasi naturalmente.

"Come dice Teresa de los Andes- affermò il Papa -: “Gesù è la nostra gioia infinita”. Per questo la nuova beata è un modello di vita evangelica per la gioventù del Cile. Lei, che giunse a praticare con eroismo le virtù cristiane, trascorse gli anni della sua adolescenza e della sua giovinezza negli ambienti normali di una giovane del suo tempo: nella sua vita di ogni giorno si esercitò nella pietà e nella collaborazione ecclesiale come catechista, nella scuola, tra i suoi amici e le sue amiche, nelle opere di misericordia, nei momenti di divertimento e di svago. La sua vita esemplare si riveste dell’umanesimo cristiano con il sigillo inconfondibile dell’intelligenza viva, della delicatezza premurosa, della capacità creativa del popolo cileno. In lei si esprime l’anima e il carattere della vostra patria e la perenne gioventù del Vangelo di Cristo, che entusiasmò e attrasse suor Teresa de los Andes".  

Leggi qui l'omelia integrale della beatificazione.

E il 21 marzo 1993 a Roma fu canonizzata. Clicca qui per leggere l'omelia di canonizzazione.

Ragazza ordinaria (nata a Santiago del Cile in 5 luglio 1900) attira ogni mese circa 200 mila persone  al suo Santuario che la definiscono "la piccola suora carmelitana". 

Iniziando a 15 anni il suo Diario e dedicandolo a una suora che era sua professoressa e guida spiri­tuale, ella, Juanita di battesimo, Teresa nella vita re­ligiosa, scriveva: "Lei crede che s'imbatterà con una sto­ria interessante. Non voglio che s'inganni... La storia della mia anima si riassume in due parole: soffrire e amare". A 17 anni la lettura di santa Teresa di Gesù la spinse a vivere la preghiera come amicizia e dono al prossimo. Conobbe anche gli scritti di Teresa di Lisieux e di Elisabetta della Trinità, verso la quale sperimentò una grande sintonia, dato che anche lei desidera essere “casa di Dio” e “lode della sua gloria”. Ebbe un rapporto epistolare con Madre Angelica, priora delle Carmelitane Scalze di los Andes, alla quale confidò la sua ricerca vocazionale. Una vita brevissima: soltanto undici mesi di vita trascorsi nel monastero carmelitano dell'Espíritu Santo di Los Andes dove, non ancora terminato l'anno canonico del Noviziato, fu ammessa anticipatamente  a emettere i voti religiosi per poi morire di tifo neppur ventenne, il 12 aprile 1920. 

Per approfondire la sua figura ci si può collegare a questo sito: clicca qui

Una coppia santa che generò e offrì figli e figlie a Dio

 Il Carmelo celebra la memoria facoltativa dei santi Luigi Martin (1823-1894) e Zelia Guérin (1831-1877), sposi e genitori di nove figli, tra cui Santa Teresa di Gesù Bambino. Sono stati beatificati nel 2008, e canonizzati da Papa Francesco nel 2015, a conclusione del Sinodo sulla famiglia. Ci sono tante coppie che fanno insieme il cammino carmelitano e che da questi coniugi potrebbero trarre ispirazione. Per approfondimenti clicca qui

Piccolo corso di preghiera con p. Patrizio ocd - 6


 Tempi - modi - luoghi della preghiera

"Io so che le mie preghiere sono povere e non hanno valore, ma io sono come un mendicante che chiede finche non riceve quello di cui ha bisogno. Così io faccio con Dio: non smetto di chiedere finché Dio non mi dà quello di cui ho bisogno" diceva Santa Teresa di Gesù Bambino.

Il bisogno primario dell'uomo è il bisogno di Dio, del suo aiuto. E' senza dubbio questa la prima richiesta. Siamo fragili e poveri come mendicanti e l'atteggiamento più consono è l'umiltà.
P. Patrizio ci ricorda che cosa diceva  Sant'Agostino a questo proposito: "La prima qualità è l'umiltà che  deve avere l'uomo per poter pregare, la seconda è l'umiltà e la terza è l'umiltà. Sempre dobbiamo pregare con umiltà." Poi bisogna decidere di mettere Dio al centro della nostra vita  e decidere che tutto quello che facciamo e diciamo lo vogliamo fare per Lui,  per la sua gloria .
Il secondo atteggiamento riguarda la scelta di trovare momenti particolari nei quali, abbandonando tutte le attività, dedichiamo il tempo a Dio, per pensare a Lui, parlare con Lui amare solo lui.
Se è vero che nella nostra giornata bisogna riservargli un'attenzione particolare, un momento particolare, è anche vero nel Carmelo che tutta la giornata può essere una giornata di preghiera se noi la svolgiamo e la viviamo con la consapevolezza di essere con Dio ecco perché la cosa più importante da imparare è mettersi alla presenza del Signore e in questo fra Lorenzo della risurrezione ocd è stato un gran maestro.
Padre Patrizio ci spiega che dovunque andiamo portiamo Dio con noi e questo vuol dire che in tutti i momenti e in tutti i luoghi possiamo pregare essere in comunione con Dio. E' bella la conferma che ci danno i mistici i martiri che pregavano nelle prigioni nelle strade nelle chiese nei tribunali io posso pregare in aeroporto e la mia stanza nel deserto in mezzo a una moltitudine di persone nella metropolitana in strada porto sempre Dio con me e Dio mi porta con lui.
Certo esistono momenti che ci facilitano la preghiera e individuarne uno ci può aiutare nei momenti di maggiore aridità, ma  come diceva Teresa d'Avila "Dio si trova anche tra le pentole."



S'inizia la preparazione per la Solennità della Beata Vergine del Carmelo

 S'inizia oggi la novena in preparazione della Solennità della Beata vergine del Monte Carmelo.
Non si tratta di recitare un testo a memoria distrattamente. No. Questo dovrebbe essere un periodo per ritrovarsi insieme e per interrogarsi sul percoso che stiamo facendo, sul come lo stiamo facendo. Conosciamo le nostre origini?

Vediamo come p. Gabriele presentò questo periodo:

Questo è uno dei momenti in cui tutto l'Ordine del Carmelo si ritrova unito per ricordare le proprie origini, la propria spiritualità e per pregare insieme. Proponiamo in questi nove giorni di preparazione alla Solennità della B. V. del Monte Carmelo alcune letture che ci aiuteranno a meditare sull'aspetto mariano del nostro Ordine, tutt'altro che devozionistico.

La devozione alla Madonna del Carmelo è un forte richiamo alla vita interiore, che è
in modo tutto speciale la vita di Maria. La Madonna ci vuole simili a lei molto più nel cuore e nello spirito che nell’abito esteriore. Se penetriamo nell'anima di Maria vediamo che la grazia è fiorita in lei in una ricchezza immensa di vita interiore: vita di raccoglimento, di preghiera, di ininterrotta donazione a Dio, di con­tatto continuo, di unione intima con lui. L’anima di Maria è un santuario riservato a Dio solo, dove nessuna creatura umana ha mai impresso la sua orma, dove regna l’amore e lo zelo per la gloria di Dio e per la sal­vezza degli uomini.
Coloro che vogliono vivere in pieno la devozione alla Madonna del Carmelo devono seguire Maria nelle profondi­tà della sua vita interiore. Il Carmelo è il simbolo della vita contemplativa, vita tutta dedicata alla ricerca di Dio, tutta protesa verso l’intimità divina; e Colei che meglio realizza questo idea­le altissimo è proprio la Madonna. Regina decor Carmeli.
La parola “Carmelo” significa “giardi­no”. L’anima di Maria è un vero giardin­o: oasi di silenzio, di pace, in cui regna la giustizia, l’equità, oasi tutta av­volta dall’ombra di Dio, piena di Dio. Ogni anima di vita interiore, pur vi­vendo nel frastuono degli impegni quotidiani, può arrivare a questa pace, a questo silenzio interiore che rendono possibile il contatto conti­nuo con Dio. È il frastuono che è den­tro di noi ad impedire il dialogo con il Signore, non tanto l’attività  esterio­re. Possiamo rendere il nostro cuore un giardino solitario, silenzioso dove il Signore può riposare e passeg­giare. Chiediamo oggi alla Madonna questo dono, riconoscendola come nostra maestra di vita interiore.
Gabriele di S. Maria Maddalena OCD

Medito su di Te

Contemplando, medito su di te» (Sal 62,7). Prendendo questo versetto per la mia preghiera, non l'ho fatto con nessun'altra intenzione se non quella di mantenere la mia amorevole attenzione durante la preghiera, senza aspettarmi che si aprissero davanti a me nuove comprensioni. E non è che io abbia sperimentato qualcosa di straordinario, ma ripetere il versetto durante la preghiera mi ha portato a evidenziare molto chiaramente che "meditare su di Te" significa sapere chi è Colui su cui vuoi meditare. Per questo la mia preghiera mi ha aperto poco a poco all'ingresso di Dio nella mia vita, affinché fosse proprio Lui su cui meditavo, meglio ancora, Colui che mi ha permesso di stare nella contemplazione, che è ciò in cui Dio entra nella mia vita e questo può essere fatto solo da svegli, cioè alla luce del giorno. Così i due concetti che mi hanno raggiunto, la Luce e l'essere di Dio, si sono fusi. Questo mi ha portato a vivere con più forza e verità la rivelazione di Dio in Gesù, nel quale il vero Dio mi raggiunge perché è Lui la Luce nella quale contemplarlo.

F.Brändle

Piccolo corso di preghiera con p. Patrizio ocd - 5

 


La preghiera non è altro per me che un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenersi, da solo a solo, con Colui da cui sappiamo di essere amati (Libro della vita 8,5)

La frase di Teresa di Gesù ci rivela che la preghiera è, prima di tutto, l'incontro personale con il Dio vivo e vero, quel Dio che la Bibbia definisce "il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe" quindi non è una ideologia e non è nemmeno un sentimentalismo o qualcosa che può essere indotto dalla suggestione: è un vero incontro tra due persone, un incontro con Qualcuno che amiamo e che ci ama. Qualcuno di cui abbiamo bisogno.

Si legge, per esempio nel Vangelo: 

Senza di me non potete far nulla (Giovanni 15,5) 

Questa specie è di demoni non si può scacciare in alcun modo se non con la preghiera (Marco 9, 29).

Scrive padre Patrizio "noi preghiamo perché sentiamo tutta la nostra fragilità umana, la nostra piccolezza e impotenza davanti la vita ... ci sono momenti di gioia o dolore, di luce e di buio, di speranza e di disperazione, in cui la persona umana si vede obbligata a mettersi in ginocchio o a guardare verso il cielo e chiedere aiuto o ringraziare quel Dio". 

Piccolo corso di preghiera con p. Patrizio ocd - 4


 Partiamo da una citazione di Santa Teresa di Gesù Bambino per la quale "la preghiera è uno slancio del cuore, un semplice sguardo gettato verso il cielo; è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia". Questa frase è inserita anche nel catechismo della Chiesa cattolica nel capitolo dedicato alla preghiera e serve per spiegare qual è il senso della preghiera. Teresa d'Avila insegna un aspetto importantissimo: la preghiera non ha un tempo determinato (ora prego e sono con Dio, ora faccio un'altra cosa). Spiega p. Patrizio: "ci è permesso essere con Dio nel tempo del lavoro attraverso il lavoro e nel tempo della preghiera con la preghiera".
  • Tante preghiere, tante devozioni, ma questo non significa saper pregare
Nella vita poi ci sono dei momenti di fragilità per cui anche una persona che non è abituata a pregare e forse non ha neppure una fede profonda si rivolge a Dio. Questo è anche il motivo per cui in qualsiasi parte del mondo esistono delle preghiere che lette possono anche infonderci tanta pace e nelle quali possiamo riconoscere i nostri stati d'animo, le nostre domande. Occorre sfatare un altro errore: la preghiera non è un dovere, come può sembrare da alcune pratiche di devozione. 
"Questa visione di Dio - spiega p. Patrizio - e delle pratiche religiose non aiutano affatto, anzi distrugge nel nostro cuore la presenza viva di Dio, la gioia della preghiera e del vivere secondo la fede.  E' urgente fare dentro di noi un cambio di visione e di atteggiamento,  che non può essere dato dagli altri, e neanche da norme esterne, ma solo dalla nostra coscienza...Bisogna sperimentare il bisogno di pregare".
Secondo il pensiero mistico la preghiera è respiro. 

Piccolo corso di preghiera con p. Patrizio ocd - 3


 Rileggiamo insieme questo passo del Libro della Vita (8,5) di S. Teresa di Gesù.

"Molti santi e buoni scrittori hanno parlato del gran bene che si ricava esercitandosi nella orazione, dico nell'orazione mentale. Ne sia ringraziato il Signore! Ma se così non fosse, per poco umile che sia, non sono però così superba d'arrischiarmi io a trattarne. Posso dire soltanto quello che so per esperienza: cioè che chi ha cominciato a fare orazione non pensi più di tralasciarla, malgrado i peccati in cui gli avvenga di cadere. Con l'orazione potrà presto rialzarsi, ma senza di essa sarà molto difficile. Non si faccia tentare dal demonio a lasciarla per umiltà, come ho fatto io, e si persuada che la parola di Dio non può mancare. Se il nostro pentimento è sincero e proponiamo di non più offenderlo, Egli ci accoglie nell'amicizia di prima, ci fa le medesime grazie di prima, e alle volte anche più grandi, se la sincerità del pentimento lo merita. Quanto a coloro che non hanno ancora cominciato io li scongiuro, per amore di Dio, di non privarsi di un tanto bene. Qui non vi è nulla da temere, ma tutto da desiderare. Anche se non facessero progressi, né si sforzassero di essere così perfetti da meritare i favori e le delizie che Dio riserva agli altri, guadagnerebbero sempre con imparare il cammino del cielo; e perseverando essi in questo santo esercizio, ho molta fiducia nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano per amico, giacché l'orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo d'essere amati".

Padre Patrizio Sciadini ci spiega che Santa Teresa d'Avila dice che Dio non cambia, che non ha creato l'uomo abbandonandolo a se stesso, dimenticandolo ma amandolo. Ed è per questo che parla con lui come a un amico "da solo a solo". La parola di Dio si fa sentire in molti modi dentro di noi, con le ispirazioni, i desideri buoni di amore e di perdono,  ma specialmente con la parola che ha rivolto ai profeti e che ci ha rivolto nella persona di Gesù, parola definitiva di Dio, dove ci è stato detto tutto.
Il Vangelo è per eccellenza la parola diretta di Dio a ciascuno di noi. Chi legge e mette in pratica il Vangelo sa e vive tutto quello che Dio vuole da lui.

Quando ascoltiamo la parola di Dio noi possiamo farla diventare colloquio con lui. Ma c'è sempre prima una iniziativa di Dio: la preghiera avviene solo quando Dio parla al nostro cuore e noi parliamo al cuore di Dio Ma come? È lo stesso Gesù a spiegarci che non bisogna sprecare molte parole quando ci insegna il padre nostro (Matteo 6,5-6). P. Patricio spiega: ciascuno di noi deve cercare le sue parole, i suoi silenzi, i suoi gesti per parlare con Dio. Pensare a Dio è pregare. Pensare a qualcuno che amiamo e vogliamo amare è pregare.

Piccolo corso di preghiera con p. Patrizio ocd - 2


 
📖Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, 2 in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. 

 Ebrei 1, 1-2 

Conosciamo Dio per fede e attraverso il Vangelo. Come ci ricorda l'autore della lettera agli ebrei noi conosciamo Dio per i suoi riflessi nella storia e nella vita ma in modo speciale lo conosciamo attraverso Gesù, sua parola vivente. In Gesù noi possiamo conoscere Dio come padre che ci ama, ci perdona, ci dona la vita nella pienezza.

Abbiamo nel cuore una nostalgia di Lui, ma non occorre cercare un luogo particolare per incontrarlo: Noi che abbiamo la gioia di avere fede sappiamo che l'immagine più bella di Dio siamo proprio noi ciascuno di noi creato a sua immagine e somiglianza come si legge nel libro della genesi uno 26 certo incontriamo Dio nella parola e nell'eucarestia ma proprio perché create a sua immagine e somiglianza possiamo incontrarlo anche dentro il nostro cuore vero santuario dove abita il padre il figlio e lo Spirito Santo.

E' lo stesso Gesù che ci dice: 📖Se uno mi ama osserverà la mia parola e il padre mio lo amerà in noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Giovanni 14, 23)


Piccolo corso di preghiera con p. Patrizio ocd - 1

 



Cominciamo questa settimana un percorso con l'aiuto Di padre Patrizio Scadini, carmelitano scalzo che ha pubblicato recentemente Il libro il cammino della preghiera   
Senza la ricerca di Dio e senza parlare con lui non possiamo essere felici. Ci sono dei momenti nella vita in cui dobbiamo saper guardare verso il cielo per poi tornare a guardare verso la terra con più speranza, facendoci seminatori di questa speranza che viene da Dio solo e che, ne siamo certi, prima o poi darà frutto in ogni terreno che saprà coglierla, generandolo a vita nuova. Per questo ho deciso di scrivere un altro libro sulla preghiera che ha un solo scopo: aprire cammini risvegliare la gioia della vita e la consapevolezza che qualcuno più grande di noi che chiamiamo Dio ci ama e cammina con noi.
Allora attingendo dal libro di p. Patrizio e vediamo come incamminarci verso la gioia del colloquio con Dio. E' un percorso per tutti, ma nel quale noi carmelitani riconosceremo l'impronta della nostra spiritualità.
Entrare nel mistero con la consapevolezza che nell'incontro con Dio nel rivelarsi a me Lui mi rivela anche la mia identità vera.
 Chi sono io? Scoprire che siamo un mistero ci mette nel cuore una gran pace. Se vogliamo conoscerci, lo possiamo fare solo specchiandoci in Dio e riconoscendoci, così, come sua immagine.
Chi è Dio? Dio ha lasciato la sua firma in ogni cosa e creatura da Lui creata. Dio ci parla attraverso la Sacra Scrittura. Ma l'incontro è come scrive p. Sciadini un'esperienza personale dell'amore di Dio che ciascuno di noi deve fare.  
Conoscere l'amore che Dio ha per noi, farne esperienza è la cosa più importante. 
Se io sono un mistero e Dio è un Mistero ancora più grande, bisogna rapportarsi a Lui con umiltà e accogliere con umiltà la nostra piccolezza. 
Siamo un mistero di amore che si può capire solo attraverso il cammino e l'esperienza dell'amore
Non sentite l'eco delle parole di Teresa ? 
Leggete la Lettera agli Ebrei 1, 1-2. Ci servirà per parlare la prossima volta dell'incontro con Dio. 




P. Roberto Pirastu Definitore Generale ocd oggi ai Ponti Rossi

 Guidati dalla Parola di Dio e dalle riflessioni di p. Roberto

Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15, 10-11)

 NAPOLI. La famiglia carmelitana dei Ponti Rossi si è riunita nella Chiesa del Monastero dei SS. Teresa e Giuseppe questa domenica (5 maggio 2024) per la celebrazione eucaristica presieduta da p. Roberto Pirastu, IV Definitore della Curia Generalizia dei Carmelitani Scalzi, in visita pastorale nella nostra Semi-provincia Napoletana. Le sorelle claustrali, l’Ordine secolare dei Ponti Rossi e p. Roberto hanno vissuto un momento di comunione uniti dalla Parola di Dio.

Una Parola che il padre carmelitano ci ha aiutato a interiorizzare soffermandosi su alcune frasi che a una lettura veloce potrebbero sfuggire. E invece, come c'insegna il Carmelo, la stessa Parola di Dio può far sgorgare in noi una preghiera spontanea, intima, personale con il Signore.

Riprendiamo alcuni passaggi dell'omelia di p. Pirastu:

 Sottolineando che la liturgia della Parola oggi ci propone più volte il termine AMORE, una parola semplice, grande e, forse, troppo abusata, P. Roberto ci ha suggerito di soffermarci su una frase che ha colpito anche lui: Gesù dice “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Allora ricordiamoci sempre e ringraziamo perché tutto quello che Gesù ha detto ai discepoli e anche noi ce lo ha detto con questo scopo: donarci la gioia. È una di quelle frasi con una forza incredibile. Spesso – ha sottolineato – quando ascoltiamo i comandamenti o qualcosa della nostra regola pensiamo che ci limitino in qualche modo nella libertà. E invece Gesù, dopo il comandamento dell’amore reciproco, ci dice “vi ho detto questo perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.

Tutto ciò che ha detto e ci ha tramandato è la gioia. Non quella spicciola, fugace ma una gioia profonda. Spesso parla nel Vangelo di vera vita e vera gioia. Magari in momenti difficili abbiamo fatto esperienza della gioia di essere cristiani, figli di un Dio che non solo promette la sua vicinanza ma la realizza. Come dice s. Teresa "Solo Dio basta". Ed è questa la pienezza di vita. E’ lui che riempie la nostra vita e le dà senso. Questa certezza della nostra fede ci dona gioia. Uniti consapevolmente a Gesù siamo nella gioia

Gesù è presente in noi e invita a restare nel suo amore, a essere connessi a lui. (“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore).  Come? Nel Vangelo Gesù è molto chiaro ed esigente: bisogna amare, amarsi l’un l’altro. E qui che l’amore è sì difficile, forse non sarà corrisposto, ma ha molto più senso. Ed è la via per vivere questa gioia di cui ci parla Gesù.

Parole ascoltate nel silenzio. Una celebrazione molto sentita, e non solo dai tre rami dell’Ordine Carmelitano, ma anche dall’assemblea dei fedeli abituali della domenica, rispettosi non soltanto dell’atmosfera di raccoglimento che si respira in un monastero carmelitano, ma attenti e raccolti anch’essi nella preghiera.

Al termine delle celebrazione la comunità ocds dei carmelitani  scalzi ha trascorso qualche minuto con p. Roberto, in procinto di visitare la comunità claustrale per poi partire per la Puglia.





Abbandono, amore e missione: il messaggio attuale di s. Teresina

 "Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo: Invito a crescere attraverso l’abbandono, l’amore e la missione" è il titolo del documento congiunto proposto dai Carmelitani Scalzi e dai Carmelitani di Antica Osservanza. Riunitisi nel Monastero Santa Croce Bocca di Magra, Liguria, lo scorso 6 aprile 2024, come è ormai consuetudine, i due rami del Carmelo (sappiamo che l'Antico Ordine nel 1562 Teresa d'Avila fu riformato e definito degli Scalzi, ma che se inizialmente fra i due rami c'erano stati attriti oggi pur conservando alcune differenze, ci sentiamo un'unica grande famiglia) hanno analizzato insieme alcuni brani dell'opera di Santa Teresa di Lisieux, scegliendola come riferimento anche per il mondo di oggi.


Il documento è molto interessante e può aiutarci nel nostro cammino di formazione. Lo riportiamo integralmente qui

Chiesto al Papa il dottorato per Edith Stein

Ieri, 18 aprile 2024 durante l'udienza a una delegazione di carmelitani e carmelitane scalze, è stata consegnata a Papa Francesco (qui il servizio di tv 2000) la domanda di dottorato per Edith Stein, S. Teresa Benedetta della Croce, carmelitana scalza. 

L'Ordine del Carmelitani Scalzi ha già tre Dottori della Chiesa:

  •  San Giovanni della Croce, dichiarato dottore da Papa Pio XI nel 1926
  •  Santa Teresa di Gesù, prima donna dichiarata dottore, da Papa Paolo VI nel 1970.
  •  Santa Teresa del Bambino Gesù, dichiarata dottore da Papa Giovanni Paolo II nel 1997.






P. Saverio Cannistrà e la nostra identità di carmelitani

Lo scorso 6 aprile nella sala conferenze della casa di spiritualità dei Carmelitani Scalzi a Maddaloni, si è svolto l’incontro formativo promosso dalla Provincia Ocds per le comunità della Campania (in presenza) e della Puglia e Basilicata (in collegamento online). Relatore di questa giornata formativa è stato P. Saverio Cannistrà (Carmelitano scalzo, Dottore in Teologia Dogmatica presso l’Università Gregoriana di Roma, Preposito generale dei Carmelitani Scalzi per due mandati e oggi vicario nella parrocchia di San Pancrazio a Roma). Accolto da p. Andrea l’Afflitto Delegato Provinciale dell’ocds e nostro Assistente, dalla presidente ocds Francesca Napolitano, dagli altri membri del Consiglio e dai secolari delle comunità campane p. Saverio si è soffermato, con due meditazioni, sul nostro essere carmelitani oggi. Un carisma condiviso dai tre rami dell'Ordine. 

Partendo dalla Dichiarazione del carisma carmelitano (su cui ha lavorato negli ultimi tempi del mandato di Padre Generale e poi con una pubblicazione “Come Essere Carmelitano scalzo oggi”), ci ha offerto spunti per fare discernimento e indicazioni sull’orazione desunte non solo da S. Teresa, ma soprattutto da S. Giovanni della Croce. Al termine della mattinata sono stati numerosi gli interventi e le domande postegli dai vari membri delle comunità ocds, felici di questa condivisione, del tema proposto.

Buon compleanno Teresa!

Oggi grazie a un'amica possiamo festeggiare questa ricorrenza a noi cara, con questa pubblicazione che puoi scaricare qui

La festa del Carmelo Secolare è il 23 marzo

Oggi gran parte delle fraternità nel mondo ricordano la festa del Carmelo Secolare. La scelta di questa data
coincide con l'anniversario in cui il ramo laico del Carmelo fu istituzionalizzato con la Bolla Cum Dudum, di papa Clemente VIII (23 marzo 1594). Con essa il Padre generale fu autorizzato a riconoscere un Terzo Ordine Secolare di Carmelitani Scalzi (questo il suo primo nome). Auguri a tutti noi!

Noi, figli della Chiesa e del Carmelo

 Nell'incontro odierno, la comunità ocds dei Ponti Rossi - che ha ricevuto la visita dei frati di Bari: p. Pablo Rodriguez parroco della Chiesa dei Carmelitani Scalzi e fra Michele Piperis, nella foto, responsabile della comunicazione della Semi-Provincia Napoletana - ha meditato, con il formatore Paolo e l'intervento introduttivo di don Marcello Schiano, la terza scheda su S. Teresa di Gesù Bambino (che si può leggere o scaricare dalla colonna qui a destra).

Don Marcello ha ricordato a tutti quanto il Carmelo rappresenti una risorsa importantissima nella Chiesa, proprio in questo periodo in cui stiamo celebrando l'Anno della Preghiera (annunciato da papa Francesco il 21 gennaio), in preparazione al Giubileo del 2025 che coinciderà con i cento anni della canonizzazione della santa di Lisieux (17 maggio 1925).

La catechesi

Siamo figli della Chiesa, come ci ricorda Teresa di Gesù e come tali nella nostra formazione dobbiamo essere attenti a tutto ciò che essa ci propone. Innanzitutto c'è un sito dedicato (clicca), ma poi ci sono molte iniziative sulla preghiera per approfondirla insieme, sia su questo blog (la scuola di preghiera,  le catechesi di papa Benedetto XVI)
sia in alcune diocesi come quella di Pozzuoli (foto a sinistra) e, ancora, con un sussidio che può essere scaricato qui.  


Solennità di San Giuseppe

Oggi alle ore 17 nella chiesa del monastero delle carmelitane scalze dei Ponti Rossi S. Messa per la Solennità di San Giuseppe, celebrata da p. Alfredo Tortorella Superiore dei padri camilliani del Monaldi. Sarà esposto il quadro prodigioso conservato nel monastero

Prepariamoci alla Festa di san Giuseppe con le parole di Benedetto XVI

 

La figura di san Giuseppe, a noi carmelitani tanto cara, era molto cara anche a papa Benedetto il cui nome secolare era Joseph. Prepariamoci meditando questa sua omelia, pronunciata alla vigilia del suo primo Natale da Papa Emerito . Ci sono molti aspetti della figura di questo santo che ci aiutano a comprendere il cammino della fede di ciascun cristiano.

"Cari amici, accanto a Maria, Madre del Signore, e a san Giovanni Battista oggi la liturgia ci presenta una terza figura, in cui l’Avvento è quasi persona, una figura che incorpora l’Avvento: san Giuseppe. Meditando il testo del Vangelo possiamo vedere, mi sembra, tre elementi costituitivi di questa visione.


Il primo e decisivo è che san Giuseppe viene chiamato “un giusto”. Questa è per l’Antico Testamento la massima caratterizzazione di uno che vive realmente secondo la parola di Dio, che vive l’alleanza con Dio.

Per capirlo bene dobbiamo pensare alla differenza tra Antico e Nuovo Testamento.

L’atto fondamentale di un cristiano è l’incontro con Gesù, in Gesù con la parola di Dio, che è Persona. Incontrandoci con Gesù incontriamo la verità, l’amore di Dio e così la relazione di amicizia diventa amore, la nostra comunione con Dio cresce, siamo realmente credenti e diventiamo santi.

L’atto fondamentale nell’Antico Testamento è diverso, perché Cristo era ancora futuro e quindi al massimo era andare incontro a Cristo, ma non era ancora un vero incontro come tale. La parola di Dio nell’Antico Testamento ha sostanzialmente la forma della legge - “Torah”. Dio guida, questo è il senso, Dio ci mostra la strada. È un cammino di educazione che forma l’uomo secondo Dio e lo rende capace di incontrare Cristo. In tal senso questa giustizia, questo vivere secondo la legge è un cammino verso Cristo, un estendersi verso di Lui; ma l’atto fondamentale è l’osservanza della Torah, della legge, e così essere “un giusto”.

San Giuseppe è un giusto, esemplare ancora dell’Antico Testamento. Ma qui vi è un pericolo e insieme una promessa, una porta aperta.

Il pericolo appare nelle discussioni di Gesù con i farisei e soprattutto nelle lettere di san Paolo. Il pericolo è che se la parola di Dio è sostanzialmente legge, va considerata come una somma di prescrizioni e di divieti, un pacchetto di norme, e l’atteggiamento dovrebbe quindi essere di osservare le norme e così essere corretti. Ma se la religione è così, è solo questo, non nasce la relazione personale con Dio, e l’uomo rimane in se stesso, cerca di perfezionarsi, di essere un perfetto. Ma così nasce un’amarezza, come vediamo nel secondo figlio della parabola del figlio prodigo, che, avendo osservato tutto, alla fine è amaro e anche un po’ invidioso del fratello che, come lui pensa, ha avuto la vita in abbondanza. Questo è il pericolo: la sola osservanza della legge diventa impersonale, solo un fare, l’uomo diventa duro e anche amaro. Alla fine non può amare questo Dio, che si presenta solo con norme e talvolta anche con minacce. Questo è il pericolo.

La promessa invece è: possiamo anche vedere queste prescrizioni, non solo come un codice, un pacchetto di norme, ma come espressione della volontà di Dio, nella quale Dio parla con me, io parlo con Lui. Entrando in questa legge entro in dialogo con Dio, imparo il volto di Dio, comincio a vedere Dio e così sono in cammino verso la parola di Dio in persona, verso Cristo. E un vero giusto come san Giuseppe è così: per lui la legge non è semplice osservanza di norme, ma si presenta come una parola di amore, un invito al dialogo, e la vita secondo la parola è entrare in questo dialogo e trovare dietro le norme e nelle norme l’amore di Dio, capire che tutte queste norme non valgono per se stesse, ma sono regole dell’amore, servono perché l’amore cresca in me. Così si capisce che finalmente tutta la legge è solo amore di Dio e del prossimo. Trovato questo si è osservata tutta la legge. Se uno vive in questo dialogo con Dio, dialogo di amore nel quale cerca il volto di Dio, nel quale cerca l’amore e fa capire che tutto è dettato dall’amore, è in cammino verso Cristo, è un vero giusto. San Giuseppe è un vero giusto, così in lui l’Antico Testamento diventa Nuovo, perché nelle parole cerca Dio, la persona, cerca il Suo amore, e tutta l’osservanza è vita nell’amore.

Lo vediamo nell’esempio che ci offre il Vangelo. San Giuseppe, fidanzato con Maria, trova che aspetta un bambino. Possiamo immaginare la sua delusione: conosceva questa ragazza e la profondità della sua relazione con Dio, la sua bellezza interiore, la straordinaria purezza del suo cuore; ha visto trasparire in tutta questa ragazza l’amore di Dio e l’amore della Sua parola, della Sua verità e adesso si trova gravemente deluso. Che cosa fare? Ecco, la legge offre due possibilità, nelle quali appaiono le due vie, quella pericolosa, fatale, e quella della promessa. Può fare causa davanti al tribunale e così esporre Maria alla vergogna, distruggerla come persona. Può farlo in modo privato con una lettera di separazione. E san Giuseppe, vero giusto, anche se molto sofferente, arriva alla decisione di prendere questa strada, che è una strada di amore nella giustizia, della giustizia nell’amore, e san Matteo ci dice che ha lottato con sé stesso, in sé con la parola. In questa lotta, in questo cammino per capire la vera volontà di Dio, ha trovato l’unità tra amore e norma, tra giustizia e amore, e così, in cammino verso Gesù, è aperto per l’apparizione dell’angelo, aperto per il fatto che Dio gli dà la conoscenza che si tratta di un’opera dello Spirito Santo.

Sant’Ilario di Poitiers, nel iv secolo, una volta, trattando del timore di Dio, ha detto alla fine: «Tutto il nostro timore è collocato nell’amore», è solo un aspetto, una sfumatura dell’amore. Così possiamo dire qui per noi: tutta la legge è collocata nell’amore, è espressione dell’amore e va adempiuta entrando nella logica dell’amore. E qui dobbiamo tener presente che, anche per noi cristiani, esiste la stessa tentazione, lo stesso pericolo che esisteva nell’Antico Testamento: anche un cristiano può arrivare a un atteggiamento nel quale la religione cristiana è considerata come un pacchetto di norme, di divieti e di norme positive, di prescrizioni. Si può arrivare all’idea che si tratta solo di eseguire prescrizioni impersonali e così perfezionarsi, ma così si svuota il fondo personale della parola di Dio e si arriva ad una certa amarezza e durezza del cuore. Nella storia della Chiesa lo vediamo nel giansenismo. Anche noi tutti conosciamo questo pericolo, anche personalmente sappiamo che dobbiamo sempre nuovamente superare questo pericolo e trovare la Persona e, nell’amore della Persona, la strada di vita e la gioia della fede. Essere giusti vuol dire trovare questa strada e così anche noi in realtà siamo sempre di nuovo in cammino dall’Antico al Nuovo Testamento nella ricerca della Persona, del volto di Dio in Cristo. Proprio questo è l’Avvento: uscire dalla pura norma verso l’incontro dell’amore, uscire dall’Antico Testamento, che diventa Nuovo.

Questo quindi è il primo e fondamentale elemento della figura di san Giuseppe come appare nel Vangelo di oggi. Ora due brevissime parole sul secondo e sul terzo elemento.

Il secondo: egli vede nel sogno l’angelo e ne ascolta il messaggio. Questo suppone una sensibilità interiore per Dio, una capacità di percepire la voce di Dio, un dono di discernimento, che sa discernere tra sogni che sono sogni e un vero incontro con Dio. Solo perché san Giuseppe era già in cammino verso la Persona della Parola, verso il Signore, verso il Salvatore, poteva discernere; Dio poteva parlare con lui e ha capito: questo non è sogno, è verità, è l’apparizione del Suo angelo. E così poteva discernere e decidere.

Anche per noi è importante questa sensibilità verso Dio, questa capacità di percepire che Dio parla con me, e questa capacità di discernimento. Certo, Dio non parla normalmente con noi come ha parlato attraverso l’angelo con Giuseppe, ma ha i suoi modi di parlare anche con noi. Sono gesti di tenerezza di Dio, che dobbiamo percepire per trovare gioia e consolazione, sono parole di invito, di amore, anche di richiesta nell’incontro con persone che soffrono, che hanno bisogno di una mia parola o di un mio gesto concreto, un fatto. Qui occorre essere sensibili, conoscere la voce di Dio, capire che adesso Dio mi parla e rispondere.

E così siamo arrivati al terzo punto: la risposta di san Giuseppe alla parola dell’angelo è fede e poi obbedienza, fatto. Fede: ha capito che questa era realmente la voce di Dio, non era un sogno. La fede diventa fondamento sul quale agire, sul quale vivere, è riconoscere che questa è la voce di Dio, imperativo dell’amore, che mi guida sulla strada della vita, e poi fare la volontà di Dio. San Giuseppe non era un sognatore, anche se il sogno era la porta con cui Dio era entrato nella sua vita. Era un uomo pratico e sobrio, un uomo di decisione, capace di organizzare. Non era facile — penso — trovare a Betlemme, perché non c’era posto nelle case, la stalla come luogo discreto e protetto e, nonostante la povertà, degno per la nascita del Salvatore. Organizzare la fuga in Egitto, trovare ogni giorno da dormire, da vivere per lungo tempo: questo esigeva un uomo pratico con senso di azione, con la capacità di rispondere alle sfide, di trovare le possibilità di sopravvivere. E poi al ritorno, la decisione di ritornare a Nazareth, di fissare qui la patria del Figlio di Dio, anche questo mostra che era un uomo pratico, che da falegname ha vissuto e reso possibile la vita di ogni giorno.

Così san Giuseppe ci invita da una parte a questo cammino interiore nella parola di Dio, per essere sempre più vicini alla persona al Signore, ma nello stesso tempo ci invita ad una vita sobria, al lavoro, al servizio di ogni giorno per fare il nostro dovere nel grande mosaico della storia.

Ringraziamo Dio per la bella figura di san Giuseppe. Preghiamo: «Signore aiutaci ad essere aperti per Te, a trovare sempre più il tuo volto, ad amarTi, a trovare l’amore nella norma, essere radicati, realizzati nell’amore. Aprici al dono del discernimento, alla capacità di ascoltare Te e alla sobrietà di vivere secondo la tua volontà e nella nostra vocazione». Amen!"
(22 dicembre 2013 omelia pronunciata nella cappella del monastero Mater Ecclesiae).