Il fascino di una donna innamorata di Dio


Quelle che seguono sono le  testimonianze di alcuni componenti della nostra fraternità sull'incontro con le opere della santa Madre. Se volete condividere l'esperienza anche di altre persone potete far riferimento qui



Il mio incontro con Teresa

Sono giunta al Carmelo grazie all'invito di un' amica. In passato mi era già stato proposto, ma avevo rifiutato. Quel giorno, non so perché, dissi di sì.

Appartenevo da diversi anni al gruppo adulti di Azione Cattolica per cui la Messa quotidiana, la Liturgia delle Ore, il Rosario e gli incontri di formazione facevano già parte del mio vissuto. Eppure dentro di me sentivo che mi mancava qualcosa e, forse proprio per questo, accettai quell'invito.  All' inizio mi limitavo ad ascoltare anche se il desiderio di partecipare all'incontro successivo diventava in me sempre più forte.

   Poi cominciammo la lettura delle opere della Santa Madre. Cominciai così a leggere il Libro della Vita e man mano che procedevo nella lettura mi sono sentita presa per mano da S. Teresa ed accompagnata alla scoperta di quei sentimenti e di quei desideri  che erano da sempre dentro di me, ma che ancora non ero riuscita a far emergere completamente. Compresi  allora che quello che mi mancava era: " quell'intimo rapporto di amicizia, quel  frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sapevo di essere amata." (vita 8,5)

    Così oggi il mio modo di pregare è cambiato, le mie soste nella Cappella del SS. Sacramento sono sempre più lunghe, non posso più partecipare all'Eucaristia in modo frettoloso, ho bisogno di arrivare in Chiesa un po' prima per dirgli : " Signore, aiutami ad incontrarti veramente in questa Liturgia."

  Anche il mio rapporto con gli altri, soprattutto in famiglia, sta cambiando perché, come ci insegna la Santa Madre, l'umiltà, il distacco dai beni e l'amore gli uni per gli altri, sono elementi essenziali della vita comunitaria e sociale.

   Adesso sento di essere  arrivata finalmente a casa ed attendo con ansia il giorno in cui potrò fare le Prime Promesse. So che il cammino è ancora lungo, ma so anche che accompagnata da Maria, da S. Teresa e dall'affetto degli amici della mia fraternità, alla fine anch'io potrò farcela.   

Rita ocds




Ho incontrato Teresa a Pompei
e mi accompagna ancora




Il mio primo incontro con la Santa Madre, risale ormai a circa 25 anni fa ed è stato un incontro casuale e inaspettato:  accompagnavo mio marito Paolo che esponeva a Pompei in una galleria nei pressi del santuario, e visto il mio ruolo assolutamente secondario mi allontanai per cercare qualcosa da leggere nel negozio annesso.

Ancora adesso non so dire cosa mi spinse a comprare proprio quel volume delle opere complete della Santa Madre, quello che è certo è che fu amore a prima vista, lessi la Vita tutta d’un fiato, il suo stile piano, quel mostrare una strada limpida e piana per giungere a Lui mi lasciava stupita e incantata.

Di quella mostra e delle persone che vennero ricordo pochissimo, solo nebbia se ripenso ad avvenimenti esterni, quello che ricordo è lo stato d’animo colmo di gioia e di aspettativa, il desiderio di leggere e di leggere ancora. Nei giorni successivi lessi tutte le sue opere, e periodicamente ho continuato a leggerle, trovando spesso risposte ancora prima di aver formulato domande.
Posso davvero dire che la santa Madre sia stata una presenza costante della mia vita, come un compagno di strada che ti accompagna con discrezione uniformandosi al tuo passo senza chiederti di correre, ma pungolandoti quando ne hai bisogno……
Con mio marito Paolo che apparteneva al Terzo Ordine Francescano e con mio zio, Padre Vincenzo Stefanelli, figlio di San Francesco nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, ricordo tante scherzose discussioni sui rispettivi santi, con me sempre in minoranza ma tenacissima nel difendere il primato di “Maestra” della Santa Madre, trovo infatti che la sua pedagogia nel condurre le anime al Signore sia insuperata.
In quegli anni Padre Vincenzo era confessore straordinario del Monastero dei santi Teresa e Giuseppe dei Ponti Rossi, e quando mi era possibile sistemavo il mio lavoro in modo da passare un po’ di tempo con lui anche solo per accompagnarlo. Fu così che conobbi le monache, in particolare Madre Pia e Madre Gabriella. E’ difficile esprimere a parole i sentimenti che provavo allora e che ancora adesso sento nel cuore quando penso a loro e alla loro vita al di là della grata, gratitudine, rimpianto, piccolezza e vanità di tutto ciò che è al di qua sono solo ombre di quello che sento.
Scoprii in quel periodo che mia nonna, la madre di Padre Vincenzo aveva anche conosciuto la Beata Giuseppina ed aveva avuto da lei una Profezia che era stata luce nella sua vita, così come le preghiere delle sue figlie sono state luce nella mia.
Intanto con il trascorrere degli anni, piano piano maturava l’esigenza di vivere la fede in maniera più matura, magari condividendo il cammino con altre persone, più di me era Paolo a sentire questo desiderio, e ne parlava spesso con Dino, un caro amico, che lo spingeva a formare un gruppo di preghiera; io ero piuttosto freddina sull’argomento, attraversavo infatti un periodo di chiusura nei suoi confronti e condividere con lui un gruppo di preghiera non era cosa che mi entusiasmasse.
Era l’inizio del 2007 e nel consultorio dove lavoro si parlava di desiderio di pregare, spesso si diceva il Rosario nella pausa di lavoro ed io che potevo essere il tramite di questo incontro mi ci sottraevo per quel mio stato d’animo ostinato…. Finchè un giorno realizzai che stavo ostacolando l’incontro di persone che avevano il desiderio comune di servire e lodare il Signore e che qualunque ragione potessi avere dovevano essere messe da parte. Così prese forma il primo nucleo della nostra fraternità. Ci riunivamo circa una volta al mese, quasi sempre con un sacerdote e fin da subito ho potuto constatare che un piccolo sforzo da parte nostra viene sempre ricambiato da Sua Maestà cento e cento volte, le persone speciali, preziose  che mi sono accanto nella fraternità rappresentano il dono che Egli mi ha fatto per quel mio piccolissimo sforzo.
Fin da subito legai in maniera particolare con Giovanna, la moglie di Dino, l’amico carissimo che il Signore ha chiamato a sé, a cui va spesso il mio pensiero riconoscente perché la sua insistenza ha segnato l’inizio del nostro comune cammino e mi piace pensare che dal luogo in cui si trova ci segue e prega per noi. 
Vincenza ocds




TERESA DI AVILA, LA MIA CALAMITA

Il mio incontro con Teresa di Gesù sembrava casuale. Non sapevo che nella vita di un cristiano non esiste la casualità. Era il 1999, avevo deciso di vivere consapevolmente e responsabilmente la mia fede, dopo anni di superficialità e di ricerca interiore. Ricominciai ad andare a Messa, tutti i giorni, e a leggere libri su libri. Cominciai a tenere anche un diario spirituale in cui annotavo quello che mi aveva colpito del Vangelo e qualche preghiera che nasceva in me spontaneamente. Leggevo le meditazioni dei santi. Volevo scoprire il loro rapporto con Dio e – soprattutto – come pregavano.

Leggevo tutto, volevo scegliere da sola. Così, un giorno, in una libreria, fermandomi nella sezione dedicata alla spiritualità, scelsi un libro la cui copertina mi aveva molto colpito (rappresentava l’Estasi di Santa Teresa di Sebastiano Ricci). Era pubblicato in una collana di classici e non da una casa editrice religiosa. Allora non conoscevo il Carmelo, ignoravo la vocazione claustrale, ma mi sentii spinta a leggerlo. Cominciai a farlo in metropolitana. Continuai a casa.
Credo di aver letto di un fiato fino al capitolo IX . Mi piacque quel racconto così tormentato e vero di una donna che aveva incontrato Gesù nella sua vita. Nei primi otto capitoli, però, c’era ancora soltanto la vita di una suora, raccontata tanto bene da far comprendere tutti i suoi stati d’animo, i suoi tormenti, i suoi slanci. Poi è successo qualcosa: quella suora cominciò a svelare qualcosa del mio cuore. Sì, Teresa stava spiegando il suo modo di fare orazione.

Non potendo discorrere con l’intelletto, procuravo di rappresentarmi Gesù Cristo nel mio interno, specialmente in quei tratti della sua vita in cui lo vedevo più solo, e mi pareva di trovarmi meglio. Mi sembrava che, essendo solo ed afflitto, mi avrebbe accolta più facilmente, come persona bisognosa d’aiuto. – Di simili ingenuità ne avevo parecchie. Mi trovavo molto bene con l’ «orazione dell’orto » dove gli tenevo compagnia. Pensavo al sudore e all’afflizione che vi aveva sofferto, e desideravo di asciugargli quel sudore così penoso. Ma ripensando ai miei gravi peccati, ricordo che non ne avevo il coraggio. Me ne stavo con lui fino a quando i miei pensieri lo permettevano, perché mi disturbavano assai”.

Rimasi per un po' a rileggere a quelle parole, nella quali riconoscevo me stessa, il mio modo di pregare. Le preghiere recitate a memoria mi sembrano fredde e incapaci di esprimere quello che provavo. Io cercavo un rapporto diretto con Gesù, mi mancava qualcosa e Teresa mi aveva fatto capire come colmare quel vuoto. Anch’io praticavo l’orazione “senza sapere cosa fosse”, anch’io immaginavo di essere vicina a Gesù nel suo momento di abbandono, e di accarezzarlo quasi di nascosto. Io e lui da soli.

Insomma quella monaca mi aveva conquistato. Volevo impadronirmi della sua capacità d’intimità con il Signore. Cercavo il silenzio. Io che avevo scelto una professione, quella di giornalista, che mi portava a stare sempre in mezzo agli altri, non mi sentivo più al mio posto. Oggi, dopo tredici anni di un cammino nel Carmelo – anche se inizialmente pieno di dubbi e poi pieno di ostacoli – mi sento al posto giusto. Teresa è stata una calamita.
Stefania ocds