Solennità di San Giuseppe
Prepariamoci alla Festa di san Giuseppe con le parole di Benedetto XVI
La figura di san Giuseppe, a noi carmelitani tanto cara, era molto cara anche a papa Benedetto il cui nome secolare era Joseph. Prepariamoci meditando questa sua omelia, pronunciata alla vigilia del suo primo Natale da Papa Emerito . Ci sono molti aspetti della figura di questo santo che ci aiutano a comprendere il cammino della fede di ciascun cristiano.
"Cari amici, accanto a Maria, Madre del Signore, e a san Giovanni Battista oggi la liturgia ci presenta una terza figura, in cui l’Avvento è quasi persona, una figura che incorpora l’Avvento: san Giuseppe. Meditando il testo del Vangelo possiamo vedere, mi sembra, tre elementi costituitivi di questa visione.
Il primo e decisivo è che san Giuseppe viene chiamato “un giusto”. Questa è per l’Antico Testamento la massima caratterizzazione di uno che vive realmente secondo la parola di Dio, che vive l’alleanza con Dio.Per capirlo bene dobbiamo pensare alla differenza tra Antico e Nuovo Testamento.L’atto fondamentale di un cristiano è l’incontro con Gesù, in Gesù con la parola di Dio, che è Persona. Incontrandoci con Gesù incontriamo la verità, l’amore di Dio e così la relazione di amicizia diventa amore, la nostra comunione con Dio cresce, siamo realmente credenti e diventiamo santi.L’atto fondamentale nell’Antico Testamento è diverso, perché Cristo era ancora futuro e quindi al massimo era andare incontro a Cristo, ma non era ancora un vero incontro come tale. La parola di Dio nell’Antico Testamento ha sostanzialmente la forma della legge - “Torah”. Dio guida, questo è il senso, Dio ci mostra la strada. È un cammino di educazione che forma l’uomo secondo Dio e lo rende capace di incontrare Cristo. In tal senso questa giustizia, questo vivere secondo la legge è un cammino verso Cristo, un estendersi verso di Lui; ma l’atto fondamentale è l’osservanza della Torah, della legge, e così essere “un giusto”.San Giuseppe è un giusto, esemplare ancora dell’Antico Testamento. Ma qui vi è un pericolo e insieme una promessa, una porta aperta.Il pericolo appare nelle discussioni di Gesù con i farisei e soprattutto nelle lettere di san Paolo. Il pericolo è che se la parola di Dio è sostanzialmente legge, va considerata come una somma di prescrizioni e di divieti, un pacchetto di norme, e l’atteggiamento dovrebbe quindi essere di osservare le norme e così essere corretti. Ma se la religione è così, è solo questo, non nasce la relazione personale con Dio, e l’uomo rimane in se stesso, cerca di perfezionarsi, di essere un perfetto. Ma così nasce un’amarezza, come vediamo nel secondo figlio della parabola del figlio prodigo, che, avendo osservato tutto, alla fine è amaro e anche un po’ invidioso del fratello che, come lui pensa, ha avuto la vita in abbondanza. Questo è il pericolo: la sola osservanza della legge diventa impersonale, solo un fare, l’uomo diventa duro e anche amaro. Alla fine non può amare questo Dio, che si presenta solo con norme e talvolta anche con minacce. Questo è il pericolo.La promessa invece è: possiamo anche vedere queste prescrizioni, non solo come un codice, un pacchetto di norme, ma come espressione della volontà di Dio, nella quale Dio parla con me, io parlo con Lui. Entrando in questa legge entro in dialogo con Dio, imparo il volto di Dio, comincio a vedere Dio e così sono in cammino verso la parola di Dio in persona, verso Cristo. E un vero giusto come san Giuseppe è così: per lui la legge non è semplice osservanza di norme, ma si presenta come una parola di amore, un invito al dialogo, e la vita secondo la parola è entrare in questo dialogo e trovare dietro le norme e nelle norme l’amore di Dio, capire che tutte queste norme non valgono per se stesse, ma sono regole dell’amore, servono perché l’amore cresca in me. Così si capisce che finalmente tutta la legge è solo amore di Dio e del prossimo. Trovato questo si è osservata tutta la legge. Se uno vive in questo dialogo con Dio, dialogo di amore nel quale cerca il volto di Dio, nel quale cerca l’amore e fa capire che tutto è dettato dall’amore, è in cammino verso Cristo, è un vero giusto. San Giuseppe è un vero giusto, così in lui l’Antico Testamento diventa Nuovo, perché nelle parole cerca Dio, la persona, cerca il Suo amore, e tutta l’osservanza è vita nell’amore.Lo vediamo nell’esempio che ci offre il Vangelo. San Giuseppe, fidanzato con Maria, trova che aspetta un bambino. Possiamo immaginare la sua delusione: conosceva questa ragazza e la profondità della sua relazione con Dio, la sua bellezza interiore, la straordinaria purezza del suo cuore; ha visto trasparire in tutta questa ragazza l’amore di Dio e l’amore della Sua parola, della Sua verità e adesso si trova gravemente deluso. Che cosa fare? Ecco, la legge offre due possibilità, nelle quali appaiono le due vie, quella pericolosa, fatale, e quella della promessa. Può fare causa davanti al tribunale e così esporre Maria alla vergogna, distruggerla come persona. Può farlo in modo privato con una lettera di separazione. E san Giuseppe, vero giusto, anche se molto sofferente, arriva alla decisione di prendere questa strada, che è una strada di amore nella giustizia, della giustizia nell’amore, e san Matteo ci dice che ha lottato con sé stesso, in sé con la parola. In questa lotta, in questo cammino per capire la vera volontà di Dio, ha trovato l’unità tra amore e norma, tra giustizia e amore, e così, in cammino verso Gesù, è aperto per l’apparizione dell’angelo, aperto per il fatto che Dio gli dà la conoscenza che si tratta di un’opera dello Spirito Santo.Sant’Ilario di Poitiers, nel iv secolo, una volta, trattando del timore di Dio, ha detto alla fine: «Tutto il nostro timore è collocato nell’amore», è solo un aspetto, una sfumatura dell’amore. Così possiamo dire qui per noi: tutta la legge è collocata nell’amore, è espressione dell’amore e va adempiuta entrando nella logica dell’amore. E qui dobbiamo tener presente che, anche per noi cristiani, esiste la stessa tentazione, lo stesso pericolo che esisteva nell’Antico Testamento: anche un cristiano può arrivare a un atteggiamento nel quale la religione cristiana è considerata come un pacchetto di norme, di divieti e di norme positive, di prescrizioni. Si può arrivare all’idea che si tratta solo di eseguire prescrizioni impersonali e così perfezionarsi, ma così si svuota il fondo personale della parola di Dio e si arriva ad una certa amarezza e durezza del cuore. Nella storia della Chiesa lo vediamo nel giansenismo. Anche noi tutti conosciamo questo pericolo, anche personalmente sappiamo che dobbiamo sempre nuovamente superare questo pericolo e trovare la Persona e, nell’amore della Persona, la strada di vita e la gioia della fede. Essere giusti vuol dire trovare questa strada e così anche noi in realtà siamo sempre di nuovo in cammino dall’Antico al Nuovo Testamento nella ricerca della Persona, del volto di Dio in Cristo. Proprio questo è l’Avvento: uscire dalla pura norma verso l’incontro dell’amore, uscire dall’Antico Testamento, che diventa Nuovo.Questo quindi è il primo e fondamentale elemento della figura di san Giuseppe come appare nel Vangelo di oggi. Ora due brevissime parole sul secondo e sul terzo elemento.Il secondo: egli vede nel sogno l’angelo e ne ascolta il messaggio. Questo suppone una sensibilità interiore per Dio, una capacità di percepire la voce di Dio, un dono di discernimento, che sa discernere tra sogni che sono sogni e un vero incontro con Dio. Solo perché san Giuseppe era già in cammino verso la Persona della Parola, verso il Signore, verso il Salvatore, poteva discernere; Dio poteva parlare con lui e ha capito: questo non è sogno, è verità, è l’apparizione del Suo angelo. E così poteva discernere e decidere.Anche per noi è importante questa sensibilità verso Dio, questa capacità di percepire che Dio parla con me, e questa capacità di discernimento. Certo, Dio non parla normalmente con noi come ha parlato attraverso l’angelo con Giuseppe, ma ha i suoi modi di parlare anche con noi. Sono gesti di tenerezza di Dio, che dobbiamo percepire per trovare gioia e consolazione, sono parole di invito, di amore, anche di richiesta nell’incontro con persone che soffrono, che hanno bisogno di una mia parola o di un mio gesto concreto, un fatto. Qui occorre essere sensibili, conoscere la voce di Dio, capire che adesso Dio mi parla e rispondere.E così siamo arrivati al terzo punto: la risposta di san Giuseppe alla parola dell’angelo è fede e poi obbedienza, fatto. Fede: ha capito che questa era realmente la voce di Dio, non era un sogno. La fede diventa fondamento sul quale agire, sul quale vivere, è riconoscere che questa è la voce di Dio, imperativo dell’amore, che mi guida sulla strada della vita, e poi fare la volontà di Dio. San Giuseppe non era un sognatore, anche se il sogno era la porta con cui Dio era entrato nella sua vita. Era un uomo pratico e sobrio, un uomo di decisione, capace di organizzare. Non era facile — penso — trovare a Betlemme, perché non c’era posto nelle case, la stalla come luogo discreto e protetto e, nonostante la povertà, degno per la nascita del Salvatore. Organizzare la fuga in Egitto, trovare ogni giorno da dormire, da vivere per lungo tempo: questo esigeva un uomo pratico con senso di azione, con la capacità di rispondere alle sfide, di trovare le possibilità di sopravvivere. E poi al ritorno, la decisione di ritornare a Nazareth, di fissare qui la patria del Figlio di Dio, anche questo mostra che era un uomo pratico, che da falegname ha vissuto e reso possibile la vita di ogni giorno.Così san Giuseppe ci invita da una parte a questo cammino interiore nella parola di Dio, per essere sempre più vicini alla persona al Signore, ma nello stesso tempo ci invita ad una vita sobria, al lavoro, al servizio di ogni giorno per fare il nostro dovere nel grande mosaico della storia.Ringraziamo Dio per la bella figura di san Giuseppe. Preghiamo: «Signore aiutaci ad essere aperti per Te, a trovare sempre più il tuo volto, ad amarTi, a trovare l’amore nella norma, essere radicati, realizzati nell’amore. Aprici al dono del discernimento, alla capacità di ascoltare Te e alla sobrietà di vivere secondo la tua volontà e nella nostra vocazione». Amen!"
(22 dicembre 2013 omelia pronunciata nella cappella del monastero Mater Ecclesiae).
Riposa in pace p. Aloysius
Dal 1989 al 2012 ha guidato i Carmelitani scalzi secolari verso un cammino di autonomia con le nuove Costituzioni e responsabilità con un'attenzione particolare anche alla formazione.
Uniti nel ricordo della b. Giuseppina di Gesù Crocifisso
Gli atteggiamenti che facevano affiorare in lei il carisma teresiano.
In primis l’orazione: Giuseppina
cominciò prestissimo a pregare e racconta che, non avendo ancora imparato a
leggere, e si ritirava in una stanza stringendo fra le mani un libro,
capovolto, ma disponendo il suo piccolo cuore a innalzare quella preghiera che
non sapeva leggere né avrebbe potuto farlo tenendo il libro aperto in quel
modo. Quando fece la prima Comunione, cominciò a stare spesso in silenziosa
compagnia di Gesù (“pur essendo inesperta cominciai a trattenermi con Lui”).
Da ciò emerge il nostro carisma:
non conta tanto leggere le preghiere ma disporre il cuore nei confronti del
Signore ed è questa la vera preghiera.
Adulta scrive: “Prima che l’uomo nasca e viva
la prima vita per meritare la seconda è assegnata da Dio una missione
speciale”. La sua missione era incontrare Gesù nella sofferenza. Ne fu quasi
subito consapevole e accettando questa Volontà, ne prese nota nel suo diario
“vivere questa vita fuori del progetto divino se non impossibile diventerebbe difficile”,
quasi a sottolineare la assoluta fiducia che Dio le avrebbe dato tutta la forza
necessaria per vivere quel progetto. “Ognuno di noi nello stato in cui ci si
trova deve vivere questa realtà misurandosi con le situazioni che Dio ci mette
davanti”. E pregava “Signore assorbimi nella tua vita, trasfonditi in me e fa
che io viva solo in te”.
L’immagine di
Cristo rifulgeva in lei: chi incontrava Giuseppina ne era affascinato: dolce,
amabile, accogliente (“Lascia in tutte il desiderio di rincontrarla”, confidò
un’amica) e con il tempo, la considerano una mamma. Quando, a 39 anni, divenne
finalmente monaca carmelitana nel neonato monastero dei Ponti Rossi, quando la
malattia glielo permetteva era in parlatorio ad accogliere le richieste di
preghiera, di consigli, di confronto. Anche durante la guerra i napoletani
s’inerpicavano sulla salita dei Ponti Rossi per raggiungere il Carmelo e quella
suora così dolce che sentiva su di sé la grande missione affidatale da Gesù:
“essere anello di congiunzione fra Lui e l’umanità”.
E da vera carmelitana ha fatto
sua la croce, baciandola e abbracciandola, quasi per sostituire il suo corpo a
quello del Cristo sofferente. Tutto con la gioia nel cuore. La gioia di
rispondere “sì”, di condividere con Gesù i patimenti e le “piccole croci
sconosciute”.
Sono trascorsi 76 anni dalla sua
morte (14 marzo 1948). Napoli (e non solo) non ha mai dimenticato questa
carmelitana. Allora generazioni di fedeli si sono succedute, prima per onorare
il suo corpo (che fu esposto per 13 giorni) e poi per pregare sul suo sepolcro,
continuando a chiedere grazie. Il 1 giugno 2008 la beatificazione. Madre
Giuseppina per tutti noi è un dono perché ha saputo dimostrare che si può
vivere abbracciati alla Croce, perché è Cristo a soffrire in noi e a
sorreggerci. (S. d.b.)
Ritiro spirituale a Maddaloni: traccia per la preghiera
Oggi
nel ritiro spirituale a Maddaloni con p. Andrea l’Afflitto, delegato dell’ocds per
la Semi provincia Napoletana, le comunità della Campania hanno potuto vivere un
momento di silenzio e di unione, concludendo la giornata con la liturgia
penitenziale.
La meditazione di p. Andrea ci ha portati a fare l’esperienza della sofferenza di Gesù, nel Getsemani.
Il pensiero va alla descrizione
di un'esperienza analoga vissuta da Teresa di Gesù, “accanto” a Gesù nell’Orto
degli Ulivi (Vita 9,4):
Spunti dalla meditazione per la riflessione e la preghiera personale (clicca qui)
Il silenzio orante di Gesù nel Getsemani
Teresa ci suggerisce d'essere umili
Sant’Agostino
invitava a “lasciarsi portare dal legno
della Sua umiltà” e scriveva ancora “Vuoi essere un grande? Comincia con
l'essere piccolo. Vuoi erigere un edificio che arrivi fino al cielo? Costruisci
prima le fondamenta dell'umiltà”.
“Il vero
umile non è mai sicuro delle sue virtù”, dice la santa. È lo stesso Gesù ad
invitarci a essere come Lui “miti e umili di cuore”. Del resto anche lui, come
tutti gli ebrei pregava con i salmi e uno di questi, il 131, esalta i frutti dell’umiltà:
"Signore, non si inorgoglisce il mio
cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose
grandi, superiori alle mie forze; lo sono tranquillo e sereno come bimbo
svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia".
Noi dobbiamo imparare ad assorbire come una spugna ogni parola della santa
madre, perché il suo messaggio è attualissimo.
Gesù è sempre presente per noi
Quando in nessun modo si può ottenere un po’ di riposo esteriore, quando non c’è un posto in cui potersi rifugiare, quando compiti improcrastinabili impediscono di concedersi un’ora tranquilla, allora almeno interiormente ci si isoli per un istante da tutto il resto e si cerchi rifugio nel Signore. Egli è presente e può darci in un solo istante ciò di cui abbiamo bisogno. Teresa Benedetta della Croce
Non solo una bella ispirazione dello Spirito per Teresa Benedetta della Croce (al secolo Edith Stein), ma qualcosa che la carmelitana scalza di origine ebrea mise in pratica fino alla fine. Lo possiamo constatare dalla testimonianza di Julius Markan, che l’incontro il 5 agosto (4 giorni prima del martirio) nel lager di Westerbork: suor Teresa Benedetta si distingueva per la sua estrema tranquillità e la sua calma. Fra i nuovi arrivati nel lager c'era molto affanno e un'agitazione indescrivibili. Lei circolava fra le donne, consolando, aiutando, tranquillizzando chiunque come un angelo. Per tutto il tempo in cui si intrattenne nel lager si occupò amorevolmente dei bambini, del bucato e dell'abbigliamento, lasciando tutti meravigliati.
Che cosa ci insegna Teresina
Santa Teresa di Gesù Bambino è una delle figure carmelitane più popolari nella Chiesa. Per noi carmelitani come lei è anche un impegno e una piccola missione testimoniare la bellezza del suo messaggio. Sappiamo che cos'è il nostro carisma, che è quello che ci ha insegnato Teresa di Gesù, la grande Teresa, nostra fondatrice nel 1562. La piccola Teresa di Lisieux è una figura dell'ottocento, una giovane monaca di clausura che nei suoi 24 anni di vita è riuscita a trasmettere un tale amore per la famiglia, per Dio, per le sue consorelle, ma soprattutto la consapevolezza che è nel restare piccoli che si può crescere nella fiducia verso il Padre.
Siamo in un periodo in cui ricordiamo alcune date importanti di questa santa e per questo motivo l'Ordine ha pensato ad un cammino di rilettura. Si chiama lettura sapienziale perché serve non a documentarsi, addottorarsi, ma per leggere con il cuore, anche attraverso l'esperienza della propria vita il suo messaggio,
Anno 2025 : Preghiere e altri testi.
Scaricare qui la Lettura degli scritti di Teresa di Lisieux che faremo in condivisione con tutto
l'Ordine dei Carmelitani scalzi e che ci permetterà di far nostro il messaggio di S. Teresa di Gesù Bambino, con la guida dei nostri formatori e di don Marcello.
s.d.b.
L' AMOR DI DIO PER NOI SECONDO GIOVANNI DELLA CROCE
Il Dio Bambino per i piccoli che soffrono
Oggi è la Giornata dei diritti dei bambini. Preghiamo con una intensa preghiera dell'arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia.
Preghiera a Dio bambino, amico dei bambini
O Dio Bambino, amico dei bambini, che non sei il dio dei grandi, nel cui nome non si brandiscono armi e non si fanno guerre;
Dio debole e povero, che preferisci stalle e pastori ai palazzi dei potenti e alle riverenze di re e nobili;
O Dio uomo, amico degli uomini, che non chiedi sacrifici, ma hai sacrificato la tua stessa vita perché l’uomo fosse salvo, a te si leva il mio grido!
Dal cumulo di macerie dove le bombe dei grandi mi hanno sepolto, dal rifugio crollato dove sedevo spaventato con i miei fratelli e le mie sorelle,
dalla terra insanguinata dove giaccio accanto al corpo senza vita di mia madre, ti giunga la mia preghiera, Dio Bambino, amico dei bambini!
Non prego per me, io non sono più, ma per i miei fratelli e sorelle rimasti, che piangono orfani sulle nostre tombe.
Dio Bambino, amico dei bambini, non chiedo per loro ricchezze o potere, ma solo che possano quanto prima tornare a scuola, non chiedo successo o denaro, ma solo che possano tornare a ridere spensierati.
Dio Bambino, amico dei bambini, non prego per me, io ormai sono con te.
Solo ti prego: porta in terra il paradiso che ora contemplo!
Trasforma il pianto in gioia, la disperazione in speranza, la croce dei miei fratelli e sorelle in risurrezione.
Dio Bambino, amico dei bambini, tu che nascesti in un paese devastato dalla guerra,
tu che conoscesti le atrocità e le ingiustizie che da essa provengono,
torna a nascere a Betlemme, nelle tante nuove Betlemme,
torna a farti uomo per insegnare agli uomini cosa significhi essere umano.
Amico degli uomini, salvaci da questa disumanità!
Non prego per me, ora sono con Te.
Prego per loro.
Scendi dai cieli e fa’ della terra un paradiso.
don Mimmo Battaglia
Esercizi di Avvento: Radicarsi in Dio.
Dal 29 novembre al 25 dicembre i frati propongono il percorso
"Radicarsi nella gioia di Dio
con S. Teresa di Los Andes"
♥️ «Dio è gioia infinita». Questa famosa affermazione di santa Teresa di Los Andes (1900-1920), la prima cilena ad essere canonizzata, dà il tono agli ESERCIZI SPIRITUALI ONLINE per l’Avvento 2023: sì, Dio è molto più amabile, più bello, più amorevole di quanto generalmente non lo si reputi! Teresa di Los Andes ce lo farà scoprire mostrandoci l’esempio di una santità affabile e condividendo con noi consigli accessibili perché ci radichiamo a nostra volta nella gioia divina. Alla sua scuola, constateremo che quella santità gioiosa, a fianco del Nuovo Nato, ci è accessibile. Basta collegarsi qui
Nasce il cenacolo di preghiera "Gli amici di Santa Teresa e di San Giuseppe
La fraternità teresiana cresce
P. Anastasio confratello, Generale, Cardinale ... presto beato
Lo scorso giugno si è chiuso il processo istruttorio per la beatificazione.
Chi era padre Anastasio
Anastasio Ballestrero (al secolo Alberto Ballestrero) nacque a Genova il 3 ottobre del
Fu consacrato vescovo di Bari il 2 febbraio 1974. Trasferito alla sede episcopale di Torino nel 1977. Giovanni Paolo II lo nominò cardinale nel 1979. Dal 1979 al 1985 fu presidente della CEI. Nel 1988 lasciò la sede di Torino, si ritirò a Bocca di Magra dove morì il 21 giugno 1998.
- Fedeltà alla Chiesa,
- ritorno allo spirito dei fondatori,
- orazione,
- ascesi,
- povertà,
- austerità,
Oggi preghiamo per la Pace con Edith e Mariam
Oggi, martedì 17 ottobre, accendiamo una candela della pace nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie come segno di quella luce che non è vinta dalle tenebre di questo mondo accendiamo con umiltà e con coraggio insieme a tutti un grido di speranza per la pace frutto della giustizia e della verità.
Lo facciamo oggi su invito del
patriarca di Gerusalemme e del nostro padre generale pregando con il popolo ebraico perché chi prega insieme semina la pace
e questa pace possa raggiungere ognuno di noi nelle nostre comunità e nelle
nostre famiglie lo facciamo con Maria e Giuseppe con Teresa di Gesù tutti i
santi del Carmelo soprattutto Edith Stein carmelitana ebrea morta ad Auschwitz
e con Mariam Baouardy figlia della terra palestinese carmelitana scalza anche
lei martire dell’amore per Gesù e per l’umanità edite Mariam figlie di Teresa
di Gesù illuminano il nostro cammino verso una terra promessa di fratelli e
sorelle
Esortazione Apostolica su S. Teresa di Gesù Bambino
«È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!», scrisse Teresa di Lisieux.
Comincia così, con una frase della piccola carmelitana scalza l'Esortazione Apostolica che il Santo Padre Francesco ha pubblicato oggi, 15 ottobre, in occasione della Solennità della fondatrice del Carmelo, ordine a cui Teresina appartenne. E' una scelta emblematica che la collega non solo alla sua ispiratrice, ma anche alla Chiesa tutta che venera entrambe le sante anche nel numero dei Dottori della Chiesa. Una giovane di 24 anni che sulla fiducia nell'amore nell'amore misericordioso di Dio ha fondato la spiritualità della piccola via. Quest'anno 150° anniversario della nascita di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo.
Per leggerla integralmente clicca qui
Il Papa annuncia una lettera apostolica dedicata a Teresa di Lisieux
Aspettiamo la Lettera apostolica su santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle Missioni e prepariamoci sin dai primi vespri di domani 30 settembre al celebrare con fede la sua Festa, nell'anniversario della sua beatificazione.
Alcuni suggerimenti per la approfondire la sua figura:
Le schede della Curia Generalizia
Il Convegno dei carmelitani scalzi secolari su Santa Teresina
Catechesi di Papa Benedetto XVI
La piccola Teresa ha promesso molte volte che dopo la sua morte avrebbe fatto piovere dal Cielo dei petali di rose. Ella dice a questo proposito: «Un'anima infiammata di amore non può restare inattiva» Affidiamoci a lei
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20 anni di Costituzioni: la lettera del P. Generale
Venti anni fa, l'Ordine secolare dei carmelitani scalzi vide approvate nel 2003 dalla Curia Generalizia le proprie Costituzioni che sostituivano la regola di vita e cercavano di aprire uno sguardo sul mondo laico attraverso il filtro della Regola. Fu il sigillo su un Ordine a tre rami sorti su un'unica radice: la Regola di Sant'Alberto.
Per l'anniversario il nuovo padre Generale ci ha inviato una lettera (scarica qui) che conclude così:
Auspico di cuore che il Signore continui a benedirvi nella vostra vocazione, nella passione e nell’amicizia con Gesù, nella preghiera e nella vita fraterna, nell’amore e nel servizio nella Chiesa e nel mondo, nell’intimità con Maria, e che attraverso le vostre Costituzioni possiate continuare a camminare sotto la protezione della Vergine del Carmelo, Stella del Mare e di san Giuseppe, nell’ossequio di Gesù Cristo, glorificando Dio con la vostra vita. Grazie a tutti coloro che, in quel tempo, elaborarono le Costituzioni, a tutti voi che le vivete ogni giorno, a coloro che verranno. Prego per ogni comunità. Iniziamo oggi di bene in meglio, rendendo grazie per questa preziosa eredità ricevuta. A tutti voi, miei fratelli e sorelle, una benedizione e un fraterno abbraccio.
P. Miguel Márquez Calle, OCD Preposito Generale
QUANDO TERESA FU "INCORAGGIATA" DA S. CHIARA
“Il giorno di santa Chiara, mentre stavo per comunicarmi, mi apparve questa santa splendente di bellezza; mi disse di sforzarmi d’andare innanzi nell’opera intrapresa, perché ella mi avrebbe aiutata. Cominciai a nutrire per lei una grande devozione, tanto più che le sue promesse sono risultate così veritiere che un monastero di suore del suo Ordine, vicino al nostro, ci aiuta a mantenerci. E la cosa più importante è che, a poco a poco, ha perfezionato a tal punto il mio desiderio di rinuncia a tutto che la povertà osservata da questa gloriosa santa nella sua casa si osserva anche da noi e viviamo di elemosina. Non mi è costato poca fatica ottenere l’autorizzazione del santo Padre a mantenerci salde in questa Regola, senza discostarcene né aver mai rendite. Il Signore fa molto di più e lo si deve forse alle preghiere di questa santa gloriosa perché, senza esserne richiesto, ci provvede completamente di tutto il necessario. Sia egli benedetto per ogni cosa! Amen. (Vita 33,13)”
È dunque anche grazie all’intercessione della santa di Assisi che Teresa di Gesù fondò il suo primo monastero di stretta clausura, quello di San Giuseppe, inaugurato il 24 agosto 1562. Così a 800 anni dalla consacrazione della santa di Assisi ricordiamo i 450 della riforma teresiana. Due sante molto diverse, vissute in due epoche molto diverse. Eppure dalla clarissa di San Damiano, Teresa sente non solo di poter ricevere la protezione celeste, ma anche l’ispirazione per lo stile di vita con cui dar vita a una nuova, piccola comunità. Così, rivolta alle consorelle del monastero di San Giuseppe, alle quali insegna il cammino di orazione, Teresa spiega che l’orazione non può prescindere da uno stile di vita votato all’umiltà, all’amore vicendevole e al distacco. E parla loro di povertà:
“Ecco le armi che devono figurare sulle nostre bandiere e che dobbiamo custodire in ogni circostanza, in casa, nel modo di vestire, nelle parole e soprattutto nel pensiero. Finché vi atterrete a questa norma, non temete che abbia a decadere l’osservanza della Regola in questa casa, col favore di Dio, perché, come diceva santa Chiara, forti mura sono quelle della povertà. Di queste mura – ella diceva – e di quelle dell’umiltà voleva veder recinti i suoi monasteri, e certamente, se si osserva davvero questa pratica, l’onore del monastero e tutto il resto viene salvaguardato molto meglio che non con sontuosi edifici. Guardatevi bene dal costruirne di tali, ve ne scongiuro in nome di Dio e del suo sangue e, se posso dirlo in tutta coscienza, mi auguro che crollino il giorno stesso in cui siano costruiti. (Cammino di perfezione, 2,8)”
Forse Teresa non ha mai letto le parole di Chiara d’Assisi ad Agnese di Praga, ma la sintonia spirituale c’è ed è forte.
« In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l'ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo. Osserva anzitutto l'inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi è posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in un presepio! Al centro dello specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l'ineffabile carità per cui volle patire sull'albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante. »