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4 aprile 1515: Battesimo di San Teresa di Gesù

Il fonte battesimale di S. Giovanni ad Avila
 Era la settimana santa quando il 28 marzo 1515 ad Avila nacque Teresa de Ahumada, divenuta S. Teresa di Gesù. Notizie sulla sua nascita possono trovarsi nel piccolo diario in cui il padre Alfonso Sánchez de Cepeda, annotava gli eventi familiari più importanti. Vi si legge: «mercoledì, ventotto del mese di marzo del cinquecento quindici, più o meno alle cinque di mattina, nacque Teresa mia figlia; fu il mercoledì quasi all’albeggiare. Il padrino fu Don Vela Nuñez e la madrina Doña Maria de l’Aguila figlia di Francesco Pajares».
Il battesimo fu celebrato il 4 aprile, nella parrocchia di san Giovanni, durante l'ottava di Pasqua. In quello stesso giorno, ad Avila, ci fu la solenne consacrazione di un monastero dell'Ordine carmelitano: il monastero dell'Incarnazione, nella cui clausura, Teresa entrò vent'anni dopo. Sembra che proprio lo zio di Teresa, don Pedro, e la moglie, donna Maria del Aguila, avessero aiutato le monache durante la costruzione del monastero.  Quest'anno che per il IV centenario della canonizzazione di Teresa d'Avila nella parrocchia di San Giovanni Battista alle 20 sarà celebrata una messa solenne.


Sotto il manto della Maestra degli spirituali

 Pubblichiamo l'omelia del Vicario Generale all'inaugurazione del corso accademico del Teresianum

Vangelo Gv 7,14-18.37-39

 In quel tempo, 14 quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15 I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: “Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?”. 16 Gesù rispose loro: “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. 17 Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. 18 Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia. 37 Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38 chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. 39 Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

Omelia

Il brano del Vangelo di Giovanni che è stato appena proclamato in questa solennità di Santa Teresa ci presenta Gesù come maestro. Nel tempio di Gerusalemme, durante la festa dei Tabernacoli, Gesù insegna e continua la sua rivelazione. Tuttavia, gli ascoltatori restano meravigliati e non lo accolgono, poiché sanno che non ha avuto una formazione regolare: “Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?”. La risposta che dà loro Gesù rimanda direttamente al Padre: “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato”. Gesù, perché mandato dal Padre, ha parole di vita eterna, anzi, colui lui stesso è la verità, è la Sapienza incarnata. La sapienza che è presente in Gesù verrà trasmessa ai discepoli che credono in lui grazie allo Spirito, il grande dono offerto ai credenti dopo la glorificazione di Gesù. Lo Spirito è il maestro interiore, che continua a insegnare come ha fatto Gesù, e che diventa fonte dalla quale sgorgano “fiumi di acqua viva”. È lo Spirito della verità, che guida a tutta la verità (cfr. Gv 16,13). Gli ebrei del tempo di Gesù potevano ascoltare lui, imparare da lui. I credenti di tutti i tempi, tra i quali ci siamo anche noi, possono ascoltare lo Spirito che parla nel cuore, possono imparare da lui. Questo insegnamento evangelico ci viene proposto oggi, nel giorno in cui celebriamo santa Teresa, lei che ha voluto sapere, conoscere e imparare. Grazie alla sua ricerca personale, al suo ascolto dello Spirito, alla sua attenzione interiore all’ospite che abita nel castello della sua anima, è diventata non solo buona discepola ma addirittura maestra. Pure lei, come Gesù, “senza avere studiato”, ha insegnato, e continua a farlo.

La festa di quest’anno si situa infatti pochi giorni dopo la ricorrenza del 50º anniversario della proclamazione di Teresa come dottore della Chiesa. Lei, che non era teologa, che non era “letrada” perché non poteva esserlo nel suo tempo, ha raggiunto tuttavia una conoscenza tale del mistero di Dio da essere riconosciuta maestra degli spirituali. Teresa è stata maestra non nelle aule universitarie, ma all’interno delle sue comunità, verso le sue sorelle, ma anche verso tante persone di ogni condizione che avevano la fortuna di essere a contatto con lei. Lo era con le sue parole e con il suo 2 esempio. Già in vita lo era anche con i suoi scritti, e lo è tuttora: maestra di preghiera, di spiritualità, di vita in Dio. Su Teresa si può dire quello che Giovanni della Croce diceva ad Anna di Gesù nel dedicare a lei il Cantico Spirituale: “Infatti, se è vero che a Vostra Reverenza manca la pratica della teologia scolastica, mediante la quale si intendono le verità divine, non le manca quella della mistica, che si conosce per amore, nel quale le cose non solo si conoscono, ma insieme si gustano” (CB prol., 3). Teresa conosce per amore. Fa l’esperienza dell’amore di Dio e conosce Dio grazie al rapporto di amicizia con lui. Ma lei non dimentica mai che l’esperienza personale può essere ingannevole e per questo cerca sempre la conferma della Parola di Dio. La trova mediante i dotti, i suoi famosi “letrados”. Sappiamo che quando parla dei “letrados”, e lo fa spesso, pensa ai teologi, in particolare a quelli che conoscono bene la Scrittura (cfr. V 13,17): “la scienza è gran cosa, perché dà insegnamenti e luce a noi che poco sappiamo, sì che, giunti alle verità della sacra Scrittura, facciamo ciò che dobbiamo.” (V 13,16).

Ma è fondamentale che siano veramente istruiti: Teresa lamenta il grande danno che le hanno fatto i confessori dotti a metà (“medio letrados”, V 5,3; cfr. 5M 1,8), mentre afferma invece che un teologo sapiente mai l’ha ingannata (“buen letrado nunca me engañó”, íd.). È così fino al punto che preferisce un buon teologo che non sia spirituale a uno spirituale che non conosca davvero la Scrittura (cfr. V 13,19; 34,11). Teresa ammira e ringrazia coloro che hanno studiato con impegno e dedizione la Parola di Dio e la scienza dello spirito, e lamenta che ci siano persone che non vogliano ricorrere a loro: “Molte volte mi stupisce la fatica che ai dotti, specialmente religiosi, è costato acquistare quella scienza della quale, senz’altra fatica se non quella di farne richiesta, io posso giovarmi. E pensare che ci sono persone che non vogliono approfittarne!” (V 13,20)

Oggi ricordiamo Teresa come maestra e dottore della Chiesa nel contesto specifico dell’inaugurazione dell’anno accademico 2020-2021 nella Pontifica Facoltà Teologica e nel Pontificio Istituto di Spiritualità del Teresianum. Questo centro di studi teologici e spirituali che porta appunto il nome della Santa, è stato creato dalla famiglia fondata di Teresa ed è affidato alla sua protezione, il che dà al Teresianum un’impronta specifica e una responsabilità particolare. Il Teresianum è chiamato proprio a formare “letrados”, teologi che siano a conoscenza della Parola di Dio e possano così illuminare e guidare tutti nelle vie dello spirito. Per questo c’è bisogno di tutti gli elementi adatti alla ricerca ed allo studio, e il Teresianum li ha: strutture, libri, spazi, risorse economiche, tempo, strumenti tecnologici e informatici (questi più necessari che mai nei nostri tempi, e ancora di più nello strano contesto dell’attuale pandemia) …

C’è bisogno poi dell’impegno personale di ognuno per usufruire al meglio di tutte queste possibilità, della fatica per acquisire la scienza della quale parlava Teresa. Tuttavia, allo stesso tempo c’è soprattutto bisogno per tutti, professori e studenti, della disposizione adeguata, della volontà di essere insegnati dallo Spirito. Ci vuole l’ascolto permanente del maestro interiore, è necessaria la docibilitas, la disponibilità allo Spirito. Direi che Teresa chiederebbe senz’altro ad un’istituzione come il Teresianum che serva a formare persone che rispondano al suo ideale di maestri di vita spirituale che siano allo stesso tempo dotti e spirituali, persone di scienza e di esperienza (cfr. 6M 8,9). E che siano, ovviamente, di vita buona (cfr. CV 3,2), cioè, servi di Dio (cfr. F 27,15), umili e virtuosi, pieni di bontà (cfr. CV 5,5) e di santità (cfr. F 17,17). Chiediamo al Signore, per intercessione di Teresa, di ricevere ed accogliere la sapienza che viene dall’alto.

P. Agustí Borrell, ocd. Vicario Generale