"Prega davanti a lui e riduci gli ostacoli…"
leggiamo al capitolo 17 del libro del
Siracide.
Ma quali sono gli ostacoli che ci separano da Dio?
E’ questo che il Signore oggi ci chiede di verificare nella nostra vita: quali sono gli ostacoli che mi separano da Lui, che m'impediscono di seguirLo.
Questi sono gli ostacoli da “vendere” come dice Gesù nel Vangelo di Marco .
Ma quali sono gli ostacoli che ci separano da Dio?
E’ questo che il Signore oggi ci chiede di verificare nella nostra vita: quali sono gli ostacoli che mi separano da Lui, che m'impediscono di seguirLo.
Questi sono gli ostacoli da “vendere” come dice Gesù nel Vangelo di Marco .
Marco 10,17-27:
In quel tempo, mentre Gesù andava per
la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui,
gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita
eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio
solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non
rubare, non testimoniare il falso,
non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro,
tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò
lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi
quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni!
Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò
rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno,
disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficil e,
per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli
erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli,
quanto è difficil e entrare nel regno
di Dio! È più facil e che un cammello
passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi,
ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù,
guardandoli in faccia, disse: «Impossibil e
agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibil e
a Dio».
COME VIVERE OGGI QUESTA PAGINA DEL VANGELO?
Teresa di Gesù, nelle quarte Mansioni, ci propone la figura del giovane ricco per farci comprendere che dopo aver
incontrato Gesù, bisogna cercare di assomigliargli, di rimuovere tutto ciò che
non ci permette di seguirlo. Non basta fare un'esperienza di grazia (entrare
nel Castello e cominciare a sentire i richiami di Dio che abita in noi). La
ricerca a volte può cominciare con il piede sbagliato e, paradossalmente, mentre si
cerca Dio per conoscerlo e conoscersi, ci concentriamo troppo su noi
stessi, fieri di ciò che sappiamo fare… orgogliosi di come ci impegniamo e come abbiamo vestito l’abito del discepolo perfetto. Come se
dipendesse tutto dalla nostra abilità, dalla nostra sensibilità, dalle nostre
forze … come giovane
ricco. Poi, quando si tratta di metterci in gioco, di buttare via le proprie
sicurezze, anche quei mezzi che forse ci hanno aiutato scoprire il Signore … ci
paralizziamo, torniamo indietro. Tristi, perché il nostro cuore sa che la vera Gioia è
altrove.
“Se uno
vive un cristianesimo molto buono, ma che non tocca il nostro tempo, che non
denuncia le ingiustizie, che non proclama il Regno di Dio con coraggio,
che non rifiuta il peccato degli uomini, che
acconsente, per stare bene con certe classi, i
peccati di queste classi, non sta compiendo il suo dovere, sta
peccando, sta tradendo la sua missione …”
(Monsignor
Oscar Romero)
Nel Messaggio per la giornata mondiale della Gioventù del 2010, ispirato proprio a questo brano
del vangelo Benedetto XVI disse:
Nel giovane del Vangelo, possiamo
scorgere una condizione molto simile a quella di ciascuno di voi. Anche voi
siete ricchi di qualità, di energie, di sogni, di speranze: risorse che
possedete in abbondanza! La stessa vostra età costituisce una grande ricchezza
non soltanto per voi, ma anche per gli altri, per la Chiesa e per il mondo.
Il giovane ricco chiede a Gesù: “Che
cosa devo fare?”. La stagione della vita in cui siete immersi è tempo di
scoperta: dei doni che Dio vi ha elargito e delle vostre responsabilità. E’,
altresì, tempo di scelte fondamentali per costruire il vostro progetto di vita.
E’ il momento, quindi, di interrogarvi sul senso autentico dell’esistenza e di
domandarvi: “Sono soddisfatto della mia vita? C'è qualcosa che manca?”.
Come il giovane del Vangelo, forse anche
voi vivete situazioni di instabilità, di turbamento o di sofferenza, che vi
portano ad aspirare ad una vita non mediocre e a chiedervi: in che consiste una
vita riuscita? Che cosa devo fare? Quale potrebbe essere il mio progetto di
vita? “Che cosa devo fare, affinché la mia vita abbia pieno valore e pieno
senso?”
Non abbiate paura di affrontare queste
domande! Lontano dal sopraffarvi, esse esprimono le grandi aspirazioni, che
sono presenti nel vostro cuore. Pertanto, vanno ascoltate. Esse attendono
risposte non superficiali, ma capaci di soddisfare le vostre autentiche attese
di vita e di felicità.
Per scoprire il progetto di vita che può
rendervi pienamente felici, mettetevi in ascolto di Dio, che ha un suo disegno
di amore su ciascuno di voi. Con fiducia, chiedetegli: “Signore, qual è il tuo
disegno di Creatore e Padre sulla mia vita? Qual è la tua volontà? Io desidero
compierla”. Siate certi che vi risponderà. Non abbiate paura della sua
risposta! “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,20)!
Vieni e seguimi! _ Gesù, invita il giovane ricco ad andare
ben al di là della soddisfazione delle sue aspirazioni e dei suoi progetti
personali, gli dice: “Vieni e seguimi!”. La vocazione cristiana scaturisce da
una proposta d’amore del Signore e può realizzarsi solo grazie a una risposta
d’amore: “Gesù invita i suoi discepoli al dono totale della loro vita, senza
calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve in Dio. I santi
accolgono quest'invito esigente, e si mettono con umile docilità alla sequela
di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede
talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se
stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo”
(Benedetto XVI, Omelia in occasione delle Canonizzazioni: L’Osservatore Romano,
12-13 ottobre 2009, p. 6).
Sull’esempio di tanti discepoli di
Cristo, anche voi, cari amici, accogliete con gioia l’invito alla sequela, per
vivere intensamente e con frutto in questo mondo. Con il Battesimo, infatti,
egli chiama ciascuno a seguirlo con azioni concrete, ad amarlo sopra ogni cosa
e a servirlo nei fratelli. Il giovane ricco, purtroppo, non accolse l’invito di
Gesù e se ne andò rattristato. Non aveva trovato il coraggio di distaccarsi dai
beni materiali per trovare il bene più grande proposto da Gesù.
La tristezza del giovane ricco del
Vangelo è quella che nasce nel cuore di ciascuno quando non si ha il coraggio
di seguire Cristo, di compiere la scelta giusta. Ma non è mai troppo tardi per
rispondergli!
Gesù non si stanca mai di volgere il suo
sguardo di amore e chiamare ad essere suoi discepoli, ma Egli propone ad alcuni
una scelta più radicale. In quest'Anno Sacerdotale, vorrei esortare i giovani e
i ragazzi ad essere attenti se il Signore invita ad un dono più grande, nella
via del Sacerdozio ministeriale, e a rendersi disponibili ad accogliere con
generosità ed entusiasmo questo segno di speciale predilezione, intraprendendo
con un sacerdote, con il direttore spirituale il necessario cammino di
discernimento. Non abbiate paura, poi, cari giovani e care giovani, se il
Signore vi chiama alla vita religiosa, monastica, missionaria o di speciale
consacrazione: Egli sa donare gioia profonda a chi risponde con coraggio!
Invito, inoltre, quanti sentono la
vocazione al matrimonio ad accoglierla con fede, impegnandosi a porre basi
solide per vivere un amore grande, fedele e aperto al dono della vita, che è
ricchezza e grazia per la società e per la Chiesa.
Orientati verso la vita eterna. _ “Che cosa devo fare per avere in eredità
la vita eterna?”. Questa domanda del giovane del Vangelo appare lontana dalle
preoccupazioni di molti giovani contemporanei, poiché, come osservava il mio
Predecessore, “non siamo noi la generazione, alla quale il mondo e il progresso
temporale riempiono completamente l'orizzonte dell'esistenza?” (Lettera ai
giovani, n. 5). Ma la domanda sulla “vita eterna” affiora in particolari
momenti dolorosi dell’esistenza, quando subiamo la perdita di una persona
vicina o quando viviamo l’esperienza dell’insuccesso.
Ma cos’è la “vita eterna” cui si riferisce
il giovane ricco? Ce lo illustra Gesù, quando, rivolto ai suoi discepoli,
afferma: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà
togliervi la vostra gioia” (Gv 16,22). Sono parole che indicano una proposta
esaltante di felicità senza fine, della gioia di essere colmati dall'amore
divino per sempre.
Interrogarsi sul futuro definitivo che
attende ciascuno di noi dà senso pieno all’esistenza, poiché orienta il
progetto di vita verso orizzonti non limitati e passeggeri, ma ampi e profondi,
che portano ad amare il mondo, da Dio stesso tanto amato, a dedicarci al suo
sviluppo, ma sempre con la libertà e la gioia che nascono dalla fede e dalla
speranza. Sono orizzonti che aiutano a non assolutizzare le realtà terrene,
sentendo che Dio ci prepara una prospettiva più grande, e a ripetere con
Sant’Agostino: “Desideriamo insieme la patria celeste, sospiriamo verso la
patria celeste, sentiamoci pellegrini quaggiù” (Commento al Vangelo di San
Giovanni, Omelia 35, 9). Tenendo fisso lo sguardo alla vita eterna, il Beato
Pier Giorgio Frassati, morto nel 1925 all'età di 24 anni, diceva: “Voglio
vivere e non vivacchiare!” e sulla foto di una scalata, inviata ad un amico,
scriveva: “Verso l’alto”, alludendo alla perfezione cristiana, ma anche alla vita
eterna.
(Benedetto XVI)
E noi, figli e figlie di quella Teresa che ci sta accompagnando nella nostra ricerca di incontrare Dio nel nostro peregrinare in questi tempi, vogliamo orientarci verso la vera Gioia, la Gioia piena?
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