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In preparazione alla Solennità della b. Vergine Maria del Monte Carmelo 8

 Oggi il Carmelo ricorda la santa carmelitana cilena Teresa de Los Andes (Qui la sua biografia e qui la liturgia odierna). Vogliamo ricordarla così proponendo un brano del suo diario che risale al 1917, quando dopo un pellegrinaggio a Lourdes scrisse:

L’altro ieri e ieri siamo state a Lourdes. Lourdes! Questa sola parola basta a far vibrare le corde più sensibili del cristiano, del cattolico. Lourdes! Chi non si sente commosso nel pronunciarla! Significa un cielo nell’ esilio. Porta avvolto nel suo manto di mistero tutto ciò che di grande è capace di sentire il cuore cattolico.

Questo nome richiama i ricordi del passato e commuove le sensazioni intime della nostra anima. Racchiude gioia, pace sovrumana, dove il stanco del faticoso cammino della vita, può riposare; può senza preoccupazioni, lasciare il suo bagaglio miserie umane, aprire il seno per raccogliere l’acqua della consolazione e del sollievo. Lì le lacrime del povero e del ricco si confondono, lì si trova una Madre che li guarda e sorride. E quello sguardo e sorriso celesti, fanno sgorgare dal petto singhiozzi di felicità, che il cuore non può frenare, però lo fanno sperare ed amare ciò che non perisce ed è divino.

Sì, sei tu Madre, la celeste Vergine Maria che ci guida. Tu hai lasciato cadere dalle tue mani materne raggi di cielo. Non credevo che esistesse la felicità sulla terra, ma ieri il mio cuore assetato di essa la trovò. La mia anima estasiata ai tuoi piedi verginali ti ascoltava. Eri tu che parlavi e il tuo linguaggio di Madre era così tenero, era di cielo quasi divino.

Al vederti così pura, così tenera, così compassionevole, chi non avrà il coraggio di scoprire i suoi intimi tormenti? Chi non ti chiederà di essergli stella in questo burrascoso mare? Chi è che piange tra le tue braccia senza ricevere subito i tuoi immacolati baci di amore e di consolazione? Se è peccatore le tue carezze lo inteneriscono, se è tuo fedele devoto, la tua sola presenza accende la fiamma viva dell’ amore divino.

Se è povero tu, con la tua mano potente lo soccorri e gli mostri la vera patria. Se è ricco, lo sostieni con il tuo conforto contro gli scogli della sua agitatissima vita. Se è afflitto, tu con i tuoi occhi lacrimosi gli mostri la croce e su di essa il tuo divino Figlio. Chi non trova balsamo alle sue sofferenze nel considerare i tormenti di Gesù e di Maria? Ed infine il malato trova nel tuo seno materno l’acqua di salvezza che fai sgorgare con il tuo sorriso incantevole, che lo fa sorridere di amore e di felicità. Sì, Maria, sei la Madre dell’universo intero.

Il tuo cuore è pieno di dolcezza. Ai tuoi piedi si prostrano con la stessa fiducia il sacerdote come la Vergine per trovare tra le tue braccia l’Amore delle tue viscere. Il ricco come il povero per trovare nel tuo cuore il loro cielo. L’afflitto come il felice per trovare sulle tue labbra il celeste sorriso. Il malato come il sano per avere dalle tue mani dolci carezze. Ed in fine il peccatore come me, trova in te la Madre protettrice che sotto i suoi piedi immacolati ha schiacciato la testa del drago, mentre nei tuoi occhi scopre la misericordia, il perdono ed il faro luminoso per non cadere nelle acque fangose del peccato.

Madre, sì, a Lourdes c’era il cielo: c’era Dio sull’altare circondato dagli angeli, e tu dalla cavità della roccia Gli presentavi i clamori della moltitudine inginocchiata davanti all’altare; e Gli chiedevi di ascoltare le suppliche del povero esiliato in questa valle di lacrime, mentre, con i canti, ti offrivano un cuore pieno di amore e di gratitudine.
(Diario, §19)




Il Cielo anche quando si soffre

Oggi, memoria di S. Teresa di Los Andes, chiediamole l'intercessione di guidarci nel nostro cammino nel Carmelo secolare. Ha superato con fede tante difficoltà (come dimostrano i tre brani che seguono) quindi può aiutarci!
«Non so quello che mi succede. E' una tristezza interiore così grande che mi sento isolata da tutto il mondo. Mi ripugna tutto e tutto mi stanca. Infine ieri, grazie a Dio, ho potuto meditare e sentire devozione e amore: cosa che il Signore non mi dava più da tempo, nemmeno nella Comunione. Infine, questi due mesi di sofferenza sono stati due mesi di Cielo... Ho offerto tutto a Gesù e gli ho chiesto di darmi la sua croce(...). Ho preso la risoluzione di vivere molto allegra esternamente» (Diario, XXXIII, 13 settembre 1917).
«Gesù mio, ti amo. Sono tutta tua. Mi abbandono interamente alla tua divina volontà.Dammi la tua croce, ma dammi anche la forza per portarla. Non mi importa se mi dai l'abbandono del Calvario o la gioia di Nazareth. Mi importa solo di vedere contento Te. Non mi importa di non sentir niente, di essere insensibile come una pietra perché, o mio piccolo Gesù, so che tu sai che io ti amo. Dammi la Croce. Voglio soffrire per Te, ma insegnami a soffrire con amore, con gioia, con umiltà (...). Non desidero di essere felice io, ma che Tu sia felice» (Diario, XXXIV, 17 ottobre 1917).
 «Gesù mi chiede di essere santa. Di fare il mio dovere a perfezione. Il dovere – così mi ha detto – è la croce. E sulla Croce c'è Gesù. Voglio essere crocifissa. Mi ha detto di salvargli le anime. Glielo ho promesso. Mi ha detto anche di consolarlo, perché si sentiva abbandonato. Mi ha attirato sul suo cuore... Mi accorgo che si impadronisce del mio essere. Lo amo» (Diario, XXXIV, 17 ottobre 1917

Santa Teresa di Los Andes, modello dei giovani

Juana Fernandez Solar (Santiago del Cile, nata il 3 luglio 1900 e morta 13 aprile 1920) è il primo fiore di santità della nazione cilena e del Carmelo Teresiano nell'America Latina. Fin dalla fanciullezza fu affascinata da Cristo. Entrò nel monastero delle Carmelitane scalze di Los Andes il 7 maggio 1919 e vi morì l'anno seguente, dopo aver fatto la sua professione religiosa. Canonizzata da Giovanni Paolo II il 21 marzo 1993, è proposta come modello per i giovani della Chiesa di oggi. Sarà, con S. Teresa di Gesù Bambino, la santa protettrice della GMG 2013 che ci sarà a Rio de Janeiro.

Riportiamo, da una pagina del suo diario, questo semplice schema che descrive la sua anima e ci aiuta a emularla:
Per giungere a vivere in Dio, con Dio e per Dio, ciò che è l'ideale di una Carmelitana, di una Teresa di Gesù e di una ostia, ho compreso che sono necessarie quattro cose:
1) silenzio, tanto interiore che esteriore. Silenzio in tutto il mio essere. Evitare ogni parola inutile,2) non parlare di se stessa. Se occorre, per divertire gli altri, farlo alla terza persona. Non parlare mal della famiglia;5) in maniera assoluta, non accordare nulla alla carne. Non cercare il piacere in nulla e l'inclinazione per entrare più facilmente in relazione con Dio;4) vedere Dio in ogni creatura, poiché tutto si trova nella sua immensità. Leggerò ogni giorno questi punti e mi esaminerò a loro riguardo.

Juana, detta Juanita, aveva cominciato a 15 anni il suo Diario e dedicandolo a una suora che era sua professoressa e guida spirituale, scriveva: 
"Lei crede che s'imbatterà con una storia interessante. Non voglio che s'inganni... La storia della mia anima si riassume in due parole: soffrire e amare".


Il 13 luglio del 1915 annota:

Oggi compio quindici anni. Quindici anni! L'età che tutti vorrebbero avere: i bambini per essere considerati più grandi e gli anziani e quelli che hanno oltrepassato questa età, che hanno venticinque anni, vorrebbero ritornare a questa età perché è la più felice.
Ma penso: quindici anni, quindici anni in cui Dio mi ha conservato in vita. Me la diede nel 1900. Mi preferì tra migliaia di esseri per creare proprio me.Nel 1914, l'anno scorso, fui ammalata da rischiare la morte e mi diede un'altra volta la vita. Che cosa ho fatto da parte mia per un favore così grande perché Dio mi abbia data la vita due volte?Quindici anni! Di che cosa mi sono occupata in questi quindici anni? Che cosa ho fatto per piacere a questo Re onnipotente, a questo Creatore misericordioso che mi creò? Perché mi ha preferito a tante creature?L' avvenire non mi si è svelato, ma Gesù ha sollevato il velo ed ho intravisto le belle spiagge del Carmelo.Quante volte ho chiesto a Dio che mi portasse via da questo mondo ed Egli ha quasi ascoltato le mie suppliche e mi ha mandato malattie dalle quali si credeva che non mi sarei salvata. Ma Gesù mi ha insegnato che non devo domandare questo e mi ha posto come termine del mio viaggio ancora nove anni nel porto benedetto del Carmelo.Questi quindici anni, per una ragazza è l'età più pericolosa, è l'entrata nel mare tempestoso del mondo. Ho quindici anni, Gesù ha preso il comando della mia barchetta e l'ha tirata in disparte dall'incontro con altre navi. Mi ha mantenuta solitaria con Lui. Per questo il mio cuore, conoscendo questo Capitano è stato preso dall'amo dell'amore e qui mi tiene prigioniera in esso. Quanto amo questa prigione e questo Re potente che mi tiene prigioniera, questo Capitano che fra i flutti dell'oceano non mi ha lasciato naufragare.Gesù mi nutre quotidianamente con la sua carne adorabile e, insieme a questo cibo, ascolto una voce dolce e soave come gli echi armoniosi degli angeli del cielo. Questa è la voce che mi guida, che scioglie le vele della nave della mia anima perché non soccomba e perché non affondi. Sento sempre quella cara voce che è quella del mio Amato, la voce di Gesù in fondo alla mia anima; e nelle mie angosce, nelle mie tentazioni, Egli è il mio consolatore, egli è il mio Capitano.Conducimi sempre, Gesù mio, per il cammino della croce. E la mia anima si alzerà in volo dove si trova l'aria che vivifica e la quiete.