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Il P. Generale ci invita a riflettere sul nostro essere secolari
Anche quest'anno la lettera del Padre Generale all'Ordine Secolare è ricca di spunti
Padre Saverio Cannistrà esordisce con l'augurio caro a Teresa "Gesù e la grazia dello Spirito Santo sia con voi" e ricordando anche una frase di S. Henry J. Newman "Per vivere è necessario cambiare ed essere perfetto significa aver cambiato molte volte" ci invita, a fare del "cambiamento" il nostro punto di forza, sottolineando l'importanza di una presenza laicale sempre più autonoma ed attiva, nell'Ordine e nella Chiesa. Ora che le nostre riunioni sono sospese non deve mancare l'impegno alla meditazione, la condivisione di queste importanti riflessioni e spunti di crescita che ci propone p. Saverio.
Importante il punto in cui il p. generale ricorda che esistono ancora nell'ocds dei malintesi per cui molti pensano che basta andare agli incontri della comunità, per qualche pratica di devozione, riflessione o conferenza, per essere in regola con l'impegno preso; ma ciò non è vero senza un concreto servizio nelle attività dell'Ordine o della Chiesa in cui ci si trova.
C'è ancora un lungo tratto di strada da fare, ma non bisogna scoraggiarci. Oggi come Teresa, Teresina, Edih Stein siamo chiamati a metterci davanti a Dio per tutti, poi quando tutte le nostre attività ricominceranno bisognerà fare il punto insieme del nostro cammino. Intanto riflettiamo sul testo della lettera (scarica qui) di p. Saverio
Interpellati per il prossimo Capitolo Generale
Il padre ci ha anche invitato a considerare la nostra partecipazione, il prossimo agosto, al congresso della Famiglia carmelitana ad Avila (www.avila2015.con)
Per leggere il testo integrale clicca qui
B. Soreth, padre delle monache e dei secolari carmelitani

Nel convento carmelitano di questa città prese l'abito e nel 1440 fu eletto superiore della sua provincia religiosa di Francia, e dal 1451 fino alla morte che avvenne nel 1471 resse le sorti dell'Ordine come Priore generale.
Egli è ricordato come "riformatore", perché ebbe a cuore le sorti della spiritualità carmelitana, sentì forte l'esigenza di ricondurre l'Ordine allo splendore dell'osservanza regolare, in un periodo storico particolarmente critico.
Un secolo dopo avrebbero provato lo stesso zelo, Teresa d'Avila e Giovanni della Croce.
In questa attività egli agì su due direttrici: curare che venissero osservate la Regola e le Costituzioni, e introdurre nel maggior numero possibile di conventi l'"osservanza", nel suo carattere specifico di povertà e raccoglimento interiore ed esteriore.
Fraternità, luogo di condivisione
Riproponiamo uno stralcio della conferenza del nostro P. Generale sulla natura e l'identità dell'OCDS, del maggio 2012 su cui vorremmo riflettere all'indomani dell'integrazione delle nostre Costituzioni.
(...)
Non si può identificare la comunità dell’Ordine secolare con la comunità religiosa. Sono realtà differenti, sia dal punto di vista antropologico ed esperienziale, sia dal punto di vista teologico ed ecclesiologico. La comunità religiosa ha semmai il suo parallelo in altre comunità di vita, come la famiglia.
La comunità dell’Ordine secolare ha caratteristiche e finalità diverse. Si riunisce con una periodicità non troppo frequente (una o due volte al mese). Ciò che la tiene unita è, mi sembra, più che una interazione costante tra i membri, il fatto di camminare insieme, o meglio nella stessa direzione, condividendo obiettivi e finalità, ciascuno nella particolare situazione di vita in cui si trova.
Proprio questo elemento di “condivisione” diventa fondamentale per una comunità che non vive insieme, ma si ritrova periodicamente per riprendere forza e motivazione nel cammino. Siamo capaci di fare delle nostre comunità secolari degli autentici luoghi di condivisione e di revisione di vita? Se così fosse, esse non potrebbero non essere attraenti, perché mai come oggi si sente il bisogno di luoghi capaci di favorire la concentrazione e il discernimento in una società che tende invece alla dispersione e alla distrazione. Naturalmente, realizzare tali luoghi di condivisione implica un lavoro e un impegno, non esente da rischi. Si tratta di crescere nella fiducia e nella conoscenza reciproca, in modo che la parola possa essere scambiata con libertà, senza timore di essere giudicati, fraintesi o addirittura traditi. Penso che una comunità debba interrogarsi seriamente se stia facendo questo cammino di maturazione e se il suo ruolo nella vita dei suoi membri sia effettivamente importante o solo marginale.
Carmelitani nel mondo
Sei componenti della fraternità nel giorno della Promessa, |
L'anno di formazione, cominciato con una riflessione sulla nostra vocazione, sta proseguendo con il tema "So in chi ho riposto la mia mia fiducia", alla luce del Magistero della Chiesa (Porta Fidei e Lumen Fidei) e delle testimonianza delle figure che hanno incarnato le verità del Vangelo con l'ausilio della spiritualità teresiana. Nella condivisione che segue l'esposizione dell'incaricata alla formazione, cercheremo di scoprire insieme come imparare a vivere, il primato di Dio nella nostra vita portandolo nelle nostre famiglia, nelle amicizie, nell'abiente di lavoro. E' la nostra vita e missione di figli di Dio e di Teresa.
La formazione alla promessa definitiva ha come obiettivo generale il rafforzamento del senso di appartenenza all'Ordine e alla Chiesa e della consapevolezza di rappresentare l'identità carmelitana nel mondo; la comprensione della spiritualità carmelitana come ricerca "della misteriosa unione con Dio"; lo spirito di accoglienza e condivisione che si esercita nella fraternità e di qui nei rapporti che abbiamo nel nostro quotidiano.
S'inizia per noi un nuovo percorso insieme
Abbiamo scelto di cominciare il nuovo anno formativo con una condivisione del cammino di fede percorso fin qui. Ci ha aiutato la lettura del brano evangelico sulla vocazione del giovane ricco. Com'è nata la nostra vocazione? A che punto siamo? Quali sono le figure-faro della nostra vita? Quali sono le difficoltà in un percorso di persone che vivono la propria fede e la vocazione al Carmelo nella società? Da che cosa non riusciamo a liberarci.
Sono state riflessioni animate da un grande bisogno di conoscere la propria verità davanti a Dio. Siamo persone che si riconoscono cambiate, è vero, ma sempre più desiderose di essere coerenti, giorno per giorno. Di essere veri.
Mettiamo, pertanto, nelle mani del Signore tutte le nostre fragilità, ringraziandolo per come ci ha portato fin qui e cercando di lasciare fare a Lui. Ricordando un passaggio del brano evangelico:
Gesù fissatolo lo amò.
Sentiamo quello sguardo di amore su di noi e sentiamoci incoraggiati ad andare avanti!
Condividiamo, infine, con voi che ci leggete una preghiera, scritta da un uomo politico di una delle più famose famiglie americane, i Kennedy. E' un atto di abbandono che Robert Kennedy scrisse poco tempo dopo l'uccisione a Dallas, il 22 novembre 1963, del fratello John, presidente degli Stati Uniti. Anche Robert Kennedy è morto assassinato, il 6 giugno 1968
![]() |
Bob Kennedy autore della preghiera che pubblichiamo |
Io mi abbandono, o Dio,
nelle tue mani.
Gira e rigira quest'argilla come creta
nelle mani del vasaio.
Dalle una forma e poi spezzala, se vuoi,
come fu spezzata la vita di John, mio fratello.
Domanda, ordina "cosa vuoi che io faccia,
cosa vuoi che io non faccia?".
Innalzato, calunniato, consolato, sofferente,
inutile a tutto, non mi resta che dire,
ad esempio della tua Madre:
" Sia fatto di me secondo la tua parola".
Dammi l'Amore per eccellenza, l'amore
della Croce, ma non delle croci eroiche
che potrebbero nutrire l'amor proprio,
di quelle croci volgari, che purtroppo porto
con ripugnanza...di quelle che s'incontrano
0gni giorno nella contradizione, nell'oblio,
nell'insuccesso, nei falsi giudizi, nella
freddezza, nei rifiuti e nei disprezzi degli altri,
nel malessere e nei difetti del corpo,
nelle tenebre della mente e nel silenzio e aridità
del cuore.
Allora, solamente Tu saprai che Ti amo,
anche se non lo saprò io, ma questo mi basta.nelle tue mani.
Gira e rigira quest'argilla come creta
nelle mani del vasaio.
Dalle una forma e poi spezzala, se vuoi,
come fu spezzata la vita di John, mio fratello.
Domanda, ordina "cosa vuoi che io faccia,
cosa vuoi che io non faccia?".
Innalzato, calunniato, consolato, sofferente,
inutile a tutto, non mi resta che dire,
ad esempio della tua Madre:
" Sia fatto di me secondo la tua parola".
Dammi l'Amore per eccellenza, l'amore
della Croce, ma non delle croci eroiche
che potrebbero nutrire l'amor proprio,
di quelle croci volgari, che purtroppo porto
con ripugnanza...di quelle che s'incontrano
0gni giorno nella contradizione, nell'oblio,
nell'insuccesso, nei falsi giudizi, nella
freddezza, nei rifiuti e nei disprezzi degli altri,
nel malessere e nei difetti del corpo,
nelle tenebre della mente e nel silenzio e aridità
del cuore.
Allora, solamente Tu saprai che Ti amo,
Robert Kennedy
La nostra proposta per l'Anno della Fede
Gli incontri, condotti dal carmelitano scalzo p. Arturo Beltrán Ortells, si svolgeranno nella Chiesa del Monastero dei Ponti Rossi, in via S. Maria ai Monti 301 Napoli. La data sarà comunicata ogni mese, e coinciderà presumibilmente sempre con l'ultimo sabato del mese (fatta eccezione
per il mese di marzo
in cui celebreremo
la Settimana Santa)
Oggi seguendo le orme di Teresa: promesse e ammissioni

Una festa di famiglia, la testimonianza forte di chi ha risposto alla chiamata particolare del Signore in un mondo così secolarizzato.
Siamo donne e uomini secolari, non secolarizzati, che non vivono cioè come se Dio non ci fosse. Per noi il Signore è presente in ogni momento, in ogni evento della nostra vita. Dobbiamo imparare ogni giorno a scoprire che cosa ci dice, come ci indirizza. Seguirlo vuol dire mettersi alla sua sequela.
Il Vangelo di Domenica 16 settembre spiega che la sequela ha un particolare significato. Proviamo a spiegare come la dovrebbe vivere un laico cristiano carmelitano scalzo:
"La sequela di Gesù come membri dell’Ordine Secolare si esprime con la promessa di tendere alla perfezione evangelica nello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza e delle Beatitudini. Con questa promessa si rafforza il proprio impegno battesimale nel mondo al servizio del progetto di Dio. Essa è un pegno di santità personale, che necessariamente comporta un impegno di servizio alla Chiesa nella fedeltà al carisma carmelitano-teresiano. Essa viene assunta davanti ai membri della comunità come rappresentanti di tutta la Chiesa e in presenza del Delegato del Superiore dell’Ordine.
Con la promessa fatta alla comunità alla presenza del Superiore dell’Ordine o del suo Delegato, la persona diventa membro dell’Ordine Secolare. Con questa promessa s’impegna ad acquisire la formazione necessaria per conoscere le ragioni, il contenuto e il fine dello stile di vita evangelica che assume. La promessa realizza l’impegno battesimale e arricchisce, nei chiamati alla vocazione matrimoniale, la vita di sposi e genitori. Questa promessa si rinnova una volta all’anno nel tempo pasquale". (artt. 11-12 Costituzioni Ocds)
La formula che coloro che faranno promessa all'Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi è la seguente
Io mossa/o dalla grazia dello Spirito Santo, in risposta
alla chiamata di Dio, sinceramente prometto ai Superiori dell’Ordine del
Carmelo Teresiano e a voi, miei fratelli e sorelle, di tendere alla perfezione
evangelica nello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e
obbedienza e delle Beatitudine secondo la Regola e le Costituzioni dell’Ordine
Secolare dei Carmelitani Scalzi, per tre anni (promessa temporanea)/ per tutta la vita (promessa definitiva).
Affido filialmente la mia Promessa alla vergine Maria, Madre e Regina
del Carmelo.
I membri dell’Ordine Secolare dei
Carmelitani Scalzi sono, quindi, membri della Chiesa, chiamati a vivere un rapporto di intimità con il Signore, riconosciuto come “Colui dal quale sappiamo essere
amati”, definizione che Santa Teresa d'Avila dà nel capitolo 8 del Libro della Vita (paragrafo 5), servendo la Chiesa. I modelli del carmelitano scalzo sono la vergine Maria, sotto la cui protezione camminiamo, Santa Teresa di Gesù e San Giovanni della Croce (fondatori del ramo riformato dell'Ordine) e
la tradizione biblica del profeta Elia. Ognuno di noi cerca di approfondire gli
impegni cristiani ricevuti nel battesimo. Tutto l'Ordine del Carmelo (frati, monaci e secolari) fa riferimento alla Regola di Sant’Alberto, scritta per laici che si riunirono
sul monte Carmelo per vivere una vita dedicata alla meditazione della Parola di
Dio sotto la protezione della Vergine, dal Patriarca di Gerusalemme, Sant' Alberto. In questa Regola si trovano i principi
che guidano la vita carmelitana:
a)
Vivere in ossequio di Gesù Cristo;
b) Essere assidui nella meditazione della legge del Signore;
c) Dare tempo alla lettura spirituale;
d) Partecipare alla liturgia della Chiesa, sia all’Eucaristia come alla liturgia delle Ore;
e) Dedicarsi alle necessità e al bene degli altri nella comunità;
f) Indossare le armi delle virtù, vivendo un’intensa vita di fede, di speranza e di carità;
g) Cercare il silenzio interiore e la solitudine nella nostra vita di preghiera;
h) Usare una prudente discrezione in tutto ciò che facciamo.
(art. 6 Costituzioni Ocds)b) Essere assidui nella meditazione della legge del Signore;
c) Dare tempo alla lettura spirituale;
d) Partecipare alla liturgia della Chiesa, sia all’Eucaristia come alla liturgia delle Ore;
e) Dedicarsi alle necessità e al bene degli altri nella comunità;
f) Indossare le armi delle virtù, vivendo un’intensa vita di fede, di speranza e di carità;
g) Cercare il silenzio interiore e la solitudine nella nostra vita di preghiera;
h) Usare una prudente discrezione in tutto ciò che facciamo.
SUI PASSI DI TERESA OGGI
Questo vuol dire che entriamo in una campana di vetro? che diventiamo migliori? che il carmelitano secolare deve solo pregare e distaccarsi da tutto? Siamo come le monache e i frati? Certamente no. L'impegno è grande ma non ci rende nè migliori nè alienati dal contesto in cui ogni giorno viviamo. Siamo secolari e viviamo questa consacrazione nella nostra realtà di ogni giorno. Ci inserisce piuttosto in una maniera diversa nei vari contesti in cui veniamo a contatto ogni giorno:
"La vita secolare è quindi l’ambito in cui il cristiano laico è chiamato ad assumere il mondo e unirlo alla vita di Cristo, perché in Lui giunga al compimento del suo essere creato e sia ristabilito nell’unità di tutte le cose. Nel fare ciò il laico realizza al tempo stesso la sua vocazione alla santità e la sua missione nella chiesa (p. Saverio Cannistrà, Il Carisma teresiano nel secolare carmelitano)"
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