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Un convegno su Teresa di Gesù

Alla vigilia del "compleanno" della nostra Santa Madre Teresa ,
la Provincia Napoletana dei Carmelitani Scalzi e la Pontificia Facoltà teologica dell'Italia Meridionale organizzano per il 26 e 27 marzo un convegno per approfondire alcuni aspetti della figura di Teresa di Gesù.

Cristo, il mio Re

Oggi ricordiamo la festa di Gesù Cristo Re dell’universo. E' l'ultima domenica del tempo ordinario e dalla prossima avrà inizio l'Avvento.
Sperimentando misticamente la presenza del Signore, S. Teresa di Gesù, che si rivolgeva spesso a Lui chiamandolo Re, Maestà pur senza perdere l'intima amicizia dell'orazione, scrive: 
Mi rendevo conto che, pur essendo Dio, egli è anche uomo, e come tale non si meraviglia della debolezza umana, conoscendo la nostra misera natura soggetta a molte cadute a causa del primo peccato che egli è venuto a riparare. Posso trattare con lui come con un amico, benché sia il Signore; capisco, infatti, che egli non è come quelli che quaggiù stimiamo signori, i quali ripongono tutta la loro grandezza in un fittizio sfoggio di autorità. Bisogna attenersi a ore determinate per parlare con loro e non lo possono fare che persone segnalate. Se si tratta di un poveretto che ha qualche affare da sbrigare, non parliamo dei giri, dei favori da chiedere, delle fatiche che gli dovrà costare avere una udienza. Se poi si vuole parlare con il re, la gente povera e non nobile è fuori causa; bisogna che faccia ricorso ai suoi favoriti e si può essere certi che non sono di quelli che tengono il mondo sotto i piedi, perché questi dicono la verità, non hanno timori né devono averne, non sono fatti per le corti, dove non si può agire con franchezza, ma tacere se qualcosa sembra un male, senza neanche pensare che tale sia, per non cadere in disgrazia. Oh, Re della gloria e Signore di tutti i re, il vostro regno non è difeso da fragili barriere, perché è eterno, e per voi non c'è bisogno di intermediari! Basta guardarvi per vedere, dalla maestà che mostrate, che voi solo meritate il nome di Signore; non avete bisogno di scorta né di guardie perché vi riconoscano Re. Difficilmente quaggiù si può riconoscere un re quando è solo. Per quanto egli si sforzi d'essere riconosciuto come tale, nessuno gli crede, non avendo nulla che lo distingua dagli altri. Per essere creduto re, gli occorre qualche insegna esteriore, e pertanto è giusto che usi di uno sfoggio fittizio di autorità perché, se non lo facesse, non godrebbe di alcuna considerazione. Dalla sua persona, infatti, non appare alcuna potenza, e l'autorità deve venirgli da altre cose.

Oh, Signor mio, oh, mio Re! Se qui si potesse descrivere la Vostra Maestà! È impossibile riconoscere che siete la stessa Maestà, la cui contemplazione fa restare sbigottiti, ma più ancora stupisce, Signor mio, insieme con essa, vedere la vostra umiltà e l'amore che dimostrate a una creatura come me. Passato quel primo senso di timore e di sbigottimento che nasce dalla vista della Maestà Vostra, si può trattare con voi e parlarvi liberamente di ogni cosa, pur restando un più grande timore, quello di offendervi, ma non per paura del castigo, mio Signore, perché questo non ha alcuna importanza in confronto al timore di perdervi (Vita 37,5-6).

Talenti, le grazie elargite dal Signore

In questa domenica, il Vangelo di Matteo ci propone la parabola dei talenti (Mt 25,14-30).  I talenti sono doni del Signore, doni che ci sono stati elargiti nel Battestimo, doni che riceviamo ancora per grazia, attraverso la preghiera. 

 Per approfondire il Vangelo di questa XXX Domenica del Tempo Ordinario clicca qui


 ECHI TERESIANI
Nel Libro della Vita la santa Madre ci aiuta a comprendere questo rapporto fra l'Amore di Dio e ciò che siamo ed abbiamo, non per nostro merito.

S. Teresa, "Vita" 15,4-5: È, dunque, questa orazione una piccola scintilla del vero amore di Dio che il Signore comincia ad accendere nell'anima, volendo che essa intenda gradatamente in che cosa consista quest'amore pieno di dolcezze (...) È, questa scintilla, un segno e un pegno che Dio dà all'anima di averla scelta ormai per grandi cose, perché si prepari a riceverle, è un grande dono, molto più grande di quanto io possa dire. Ripeto, conosco molte anime che giungono fin qui, ma quelle che passano oltre, come dovrebbero, sono così poche che ho vergogna a dirlo; non già che siano poche in senso assoluto, anzi, devono essercene molte, perché se Dio ci sopporta, è per qualche cosa; dico solo quello che ho visto. Desidererei vivamente avvertirle di badare a non nascondere il loro talento, perché sembra che Dio le abbia scelte per profitto di molte altre, specialmente in questi tempi in cui sono necessari forti amici di Dio a sostegno dei deboli; pertanto, quelli che riconoscono in sé questa grazia, si reputino davvero tali, se sanno conformarsi alle leggi che richiede una buona amicizia anche nel mondo; altrimenti, come ho già detto, temano ed abbiano paura di far male a se stessi, e Dio voglia che sia soltanto a se stessi!
Vita" 18,4-5: Molte volte, quando mi accade di ricevere queste grazie o quando Dio comincia a darmele (poiché, stando pienamente in esse, ho già detto che è impossibile far nulla) gli dico: "Signore, badate a quel che fate, non dimenticatevi così presto dei miei grandi peccati (...)Non versate, o mio Creatore, un così prezioso liquore in un vaso così incrinato, poiché avete visto già altre volte che io torno a spargerlo fuori; non ponete un simile tesoro dove ancora non si è perduto totalmente - come dovrebbe essere - il desiderio di umane consolazioni; sarebbe sciupato perché male speso (...)E come, mio Signore, dar motivo di ritenerli di poco conto il metterli nelle mani di un essere così spregevole, ignobile, fiacco, miserabile e di nessuna importanza come me perché, per quanto con il vostro favore - e non ne occorre poco, essendo come sono - mi sforzi di non perderli, non posso riuscire a farne trarre giovamento ad alcuno (...) Porre i talenti in una terra così ingrata è come non solo nasconderli, ma sotterrarli. Voi, o Signore, non siete solito concedere simili ricchezze e grazie a un'anima se non perché essa giovi a molte altre. Voi sapete, mio Dio, che vi supplico di ciò fermamente, con tutto il cuore - come già ve ne ho supplicato alcune volte -, giacché ritengo giusto perdere il maggior bene che si possa avere sulla terra, perché voi lo diate a chi se ne gioverà meglio di me, per vostra maggior gloria». Queste e altre cose mi è accaduto di dire molte volte. Poi ho costatato la mia stoltezza e poca umiltà, perché il Signore sa bene ciò che conviene fare e come la mia anima non aveva forze per salvarsi, se Sua Maestà non me ne avesse provveduto con tante grazie.

Teresa di Gesù una donna che seppe ri-cantare l’Amore




Una vita alla ricerca di Dio
di p. Arturo Beltràn OCD


Introduzione.
In questa prima conferenza parlerò sulla figura di Santa Teresa di Gesù, ma prima di continuare vorrei porvi una domanda: chi era Teresa di Gesù? Molti di voi risponderanno subito: “una santa!”. Ed è vero; ma il concetto di santità che noi abbiamo, che purtroppo ancora è molto debitore della spiritualità barocca, ci può far sbagliare su come comprendere la figura di Santa Teresa. Poiché questa idea è già un filtro che non ci permette di capire la sua realtà umana e ce la fa apparire una santa piena di fenomeni mistici fin dalla sua nascita. Niente di più sbagliato, perché anzitutto Santa Teresa è una donna, un essere umano come noi, una persona di carne e ossa che pian piano, con i propri sforzi e la grazia di Dio, ha saputo darsi completamente all’amore di Dio.
Avvicinarsi alla figura di Teresa di Gesù senza una minima preparazione può, quindi, darci un’immagine sbagliata, più mentale e devozionale che reale della profondità e dell’importanza che Teresa ha avuto nella vita della Chiesa e del nostro Ordine; un’immagine che non ci permette di cogliere tutto il nutrimento che può apportare la sua esperienza e la sua dottrina.
Fino a una cinquantina di anni fa, quando si studiava Santa Teresa, la sua biografia era più una agiografia che una vera biografia. Soltanto applicando metodi critici e criteri storici corretti potremmo capire e comprendere la sua figura, in tutta la sua profondità e ricchezza. Facendo sempre attenzione al fatto che Santa Teresa nacque cinquecento anni fa e visse in una società molto diversa dalla nostra culturalmente, religiosamente, socialmente e politicamente.
 Le fonti. Per conoscere la vita di Santa Teresa di Santa Teresa di Gesù abbiamo parecchie fonti di diverso valore. Molte devono essere ridimensionate e lette con una grande attenzione per tutto quello che abbiamo detto prima. La fonte principale è l’autobiografia scritta dalla stessa santa (nel 1562 per la prima redazione e fra il 1565/66 per la seconda). Di questa autobiografia, oggi nota come “Il Libro della vita”, è molto interessante sono i numerosi dati biografici, quello che dice e anche quello che non dice: il “pleito di hidalguía” e tutte le dispute legali avute fra i figli dopo la morte di D. Alonso Sanchez. Possediamo anche una fonte molto importante come i processi di beatificazione e canonizzazione iniziati subito dopo la morte di Santa Teresa e pubblicati dall’Editoriale Monte Carmelo de Burgos negli anni ’30 del 1900. Anche qui dobbiamo fare molta attenzione perché sono scritti molto parziali nei quali si vede a Santa Teresa esclusivamente come una santa. Sono poco oggettivi. Possiamo dire che a volte l’occasione in cui si raccontano più bugie (inconsapevolmente) è in un processo di beatificazione e canonizzazione. Sono risposte a stereotipi dell’epoca e all’immagine di santità che si aveva. Vero è che allo stesso tempo ci danno molti dettagli della vita di Santa Teresa. Non possiamo dimenticare: le diverse opere e testimonianze scritte dalle persone che hanno conosciuto Santa Teresa fra i quali possiamo distaccare Jerónimo Gracián e Maria di San José; i dati che ci dà Julián de Ávila, cappellano del monastero di San Giuseppe che accompagnò Santa Teresa in molte fondazioni, che è disponibile in italiano; le biografie che scrissero il gesuita Francisco de Ribera e quella del vescovo di Tarazona e confessore di Santa Teresa Diego de Yepes (che molto probabilmente in realtà fu scritta da Tomás de Jesús). Senza dimenticare tutte le altre biografie e gli studi più recenti.
       Quindi abbiamo molti dati di prima mano per conoscere la vita e la spiritualità di Santa Teresa. 

Papa Francesco e la "Santa Camminatrice"



La traduzione del messaggio di Papa Francesco per il quinto centenario della nascita di S. Teresa

Santa camminatrice
‹‹ L'immagine del cammino può sintetizzare molto bene la lezione, ›› di Teresa d'Ávila. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio inviato al vescovo della città spagnola in vista del quinto centenario della nascita della santa, avvenuta il 28 marzo 1515. Di seguito una nostra traduzione italiana del testo spagnolo del messaggio.

Dal Vaticano, 15 ottobre 2014
A Monsignor
JESÚS GARCÍA BURILLO
Vescovo di Ávila

 Caro Fratello,

II 28 marzo 1515 nacque ad Ávila una bambina che con il tempo sarebbe stata conosciuta come santa Teresa di Gesù. All'approssimarsi del quinto centenario della sua nascita, volgo lo sguardo a quella città per rendere grazie a Dio per il dono di questa grande donna e incoraggiare i fedeli dell'amata diocesi di Ávila e tutti gli spagnoli a conoscere la sto­ria di questa insigne fondatrice, co­me pure a leggere i suoi libri che, insieme alle sue figlie nei numerosi conventi carmelitani sparsi nel mon­do, ci continuano a dire chi e come fu Madre Teresa e che cosa può insegnare a noi uomini e donne di oggi.

Alla scuola della santa cammina­trice impariamo a essere pellegrini. L'immagine del cammino può sinte­tizzare molto bene la lezione della sua vita e della sua opera. Teresa in­tese la vita come un cammino di perfezione lungo il quale Dio con­duce l'uomo, di mansione in man­sione, fino a Lui e, allo stesso tem­po, lo mette in viaggio verso gli uo­mini. Per quali cammini vuole por­tarci il Signore, seguendo le orme di santa Teresa e tenuti per mano da lei? Ne vorrei ricordare quattro che mi fanno molto bene: quelli della gioia, della preghiera, della fraternità e del proprio tempo.

Teresa di Gesù invita le sue mona­che a «procedere con letizia›› serven­do (Cammino 18, 5). La vera santità è gioia, perché «un santo triste è un triste santo». I santi, prima di essere eroi coraggiosi, sono frutto della grazia di Dio agli uomini. Ogni san­to ci mostra un tratto del multiforme volto di Dio. In santa Teresa con­templiamo il Dio che, essendo «so­vrana Maestà, eterna Sapienza» (Poesia 2), si rivela vicino e compa­gno e prova gioia a conversare con gli uomini: Dio si rallegra con noi. E, sentendo il suo amore, nella santa nasceva una gioia contagiosa che non poteva dissimulare e che tra­smetteva attorno a sé. Questa gioia è un cammino che bisogna percorrere per tutta la vita. Non è istantanea, superficiale, tumultuosa. Bisogna cercarla già «agli inizi» (Vita 13, 1). Esprime la gioia interiore dell'anima, e umile e «modesta» (cfr. Fondazioni 12, 1). Non si raggiunge con la scor­ciatoia facile che evita la rinuncia, la sofferenza o la croce, ma si trova pa­tendo travagli e dolori (cfr. Vita 6, 2; 30, 8), guardando al Crocifisso e cercando il Risorto (cfr. Cammino 26, 4). Perciò la gioia di santa Teresa non è egoista né autoreferenziale. Come quella del cielo, consiste nel «gioire della gioia di tutti» (Cammi­no 30, 5), mettendosi al servizio degli  altri con amore disinteressato. Come disse a uno dei suoi monasteri in difficoltà, la santa dice anche oggi a noi, soprattutto ai giovani: «Non smettete di camminare gioiosi!» (Lettera 284, 4). I1 Vangelo non è un sacco di piombo che si trascina pe­santemente, ma una fonte di gioia che colma di Dio il cuore e lo spin­ge a servire i fratelli!

Il Vangelo di questa Domenica

Il più importante  dei comandamenti

 Secondo voi, figliuole mie, in che consiste questa divina volontà? Nell'esser noi così perfette da formare una cosa sola col Figliuolo e col Padre, come Gesù Cristo ha domandato. Non crediate però che la conformità alla volontà di Dio consista nel non sentire dispiacere se muore mio padre o mio fratello, oppure nel sopportare con gioia eventuali tribolazioni o infelicità. Sarebbe buona cosa, ma alle volte potrebbe essere frutto di umana discrezione, in quanto che, vedendo che non v'è più rimedio, si fa di necessità virtù.(….) A noi [per essere perfette] il Signore chiede queste sole due [cose] : l'amore di Dio e l'amore del prossimo, in questo dobbiamo impegnare le nostre forze.(…)  Il segno più sicuro per conoscere se pratichiamo questi due precetti è vedere con quale perfezione osserviamo quello che riguarda il prossimo. Benché vi siano molti indizi per conoscere se amiamo Dio, tuttavia non possiamo esserne sicuri, mentre lo possiamo essere quanto all'amore del prossimo. Anzi, più vi vedrete innanzi nell'amore del prossimo, più lo sarete anche nell'amore di Dio: statene sicure. Ci ama tanto Iddio, che in ricompensa dell'amore che avremo per il prossimo, farà crescere in noi, in mille modi, anche quello che nutriamo per Lui. E di ciò non v'è dubbio. Di grande importanza per noi è osservare attentamente come su questo punto camminiamo, perché se vi mettiamo grande perfezione, tutto è fatto. Ma per la miseria della nostra natura credo che non arriveremo mai ad avere perfetto amore del prossimo, se non lo faremo nascere dalla medesima radice dell'amore di Dio (…).  Quando vedo delle anime tutte intente a rendersi conto dell'orazione che hanno, e così concentrate quando sono in essa da far pensare che rifuggano dal più piccolo movimento e dal divertire il pensiero per paura di perdere quel po' di gusto e di devozione che sentono, mi persuado che ancora non conoscono come si arrivi all'unione. Pensano che sia tutto nel far così. No, sorella mia! Il Signore vuole opere. Vuole, ad esempio che non ti curi di perdere quella devozione per consolare un'ammalata a cui vedi di poter essere di sollievo, facendo tua la sua sofferenza, digiunando tu, se occorre, per dare a lei da mangiare; e ciò non tanto per lei, quanto perché sai che questa è la volontà di Dio. Ecco in che consiste la vera unione con il volere di Dio! Altrettanto se senti lodare una persona: devi rallegrarti di più che se quelle lodi fossero per te. E questo ti sarà facile, se avrai l'umiltà, nel qual caso le lodi sono piuttosto di pena. E ancora, godere che le virtù delle sorelle, siano conosciute (…) 
Sorelle, se in questo mancassimo, saremmo perdute! Vi assicuro che facendo come ho detto, otterrete di arrivare a questa unione, mentre in caso contrario persuadetevi di non arrivarvi mai, nonostante che possiate avere devozione e delizie spirituali sino a credere d'esservi giunte, e andiate soggette, durante l'orazione di quiete, ad alcune piccole sospensioni, in base alle quali certe anime credono che tutto sia fatto. Pregate il Signore che vi conceda l'amore del prossimo in tutta la sua perfezione e lasciate fare a Lui. Se da parte vostra vi sforzerete e farete il possibile per procurarvelo; se costringerete la vostra volontà ad accondiscendere in tutte a quella delle sorelle, anche a scapito dei vostri diritti; se nonostante tutte le ripugnanze della natura, dimenticherete i vostri interessi per non attendere che ai loro, e, presentandosene l'occasione, prenderete su di voi ogni fatica per esentarne le altre, Egli vi darà più di quanto sappiate desiderare. Non crediate che questo non vi debba costare, e che abbiate già fatto ogni cosa. 
Considerate quanto è costato al nostro Sposo l'amore che ha nutrito per noi: per liberarci dalla morte ha subito la morte più crudele, quella della croce. S. Teresa, Libro delle “Mansioni” V 3,7-12
Per approfondire:  Esclamazioni 2; Cammino 7; Fondazioni 5,2-3.

Storia, letteratura e pensiero di S. Teresa di Gesù


La Università Pontificia di Salamanca, in collaborazione con l’Ordine delle Carmelitane scalze,ha inaugurato oggi (fino a venerdì 24 ottobre) un congresso in occasione del V centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù.. “Storia, letteratura e pensiero” è il titolo del congresso internazionale. Il vice rettore di Ricerca, innovazione e nuove tecnologie dell’Università, il professor Antonio Sánchez Cabaco ha sottolineato quanto siaoggi importante presentare la figura di Santa Teresa alla società del secolo XXI. Secondo il presidente della Fondazione V centenario, padre Antonio González López, questo incontro servirà per approfondire lo studio di Santa Teresa mettendo in dialogo la storia, la letteratura e il pensiero. Inoltre, padre Antonio evidenzia che per le Carmelitane scalze è una grande gioia poter organizzare il congresso nella città di Salamanca, tanto legata a Santa Teresa, e in concreto nella Università della Conferenza episcopale spagnola.
 

Guadagnare anime per il Signore

QUESTA DOMENICA E' LA GIORNATA MONDIALE DELLE MISSIONI.


Siamo soliti indicare S. Teresa di Lisieux come patrona delle Missioni, ma lo spirito missionario è proprio del Carmelo Scalzo come dimostra il brano che riportiamo, di Teresa di Gesù, tratto dal libro delle Fondazioni.
Servivo il Signore con le mie povere preghiere; mi adoperavo continuamente perché le consorelle facessero lo stesso e amassero il bene delle anime e lo sviluppo della Chiesa. Chi trattava con esse ne rimaneva sempre edificato e in ciò si appagavano i miei grandi desideri.
 Dopo quattro anni – mi sembra, anzi, un po’ di più – venne a farmi visita un frate francescano, il cui nome era Alonso Maldonado, gran servo di Dio, che aveva i miei stessi desideri circa il bene delle anime e poteva metterli in pratica, cosa che gli invidiavo molto. Era arrivato recentemente dalle Indie. Cominciò a raccontarmi dei molti milioni di anime che lì si perdevano per mancanza di istruzione religiosa, ci fece una predica con un’esortazione che ci animava alla penitenza, e poi se ne andò. Rimasi così afflitta per la perdita di tante anime da sentirmi fuori di me. 
Me ne andai, sciogliendomi in lacrime, in un romitorio: invocavo nostro Signore supplicandolo di darmi il mezzo per poter far qualcosa per guadagnare anime al suo servizio, poiché tante gliene portava via il demonio, e concedermi di operare un po’ di bene con la preghiera, visto che io non sapevo far altro. Invidiavo molto coloro che per amore di nostro Signore potevano dedicarsi alle missioni, anche a costo di affrontare mille morti: mi accade infatti, quando leggiamo nelle vite dei santi che operarono conversioni, di sentire ben più devozione, commozione e invidia per questo, che per tutti i martìri da essi patiti, essendo tale la vocazione che il Signore mi ha dato. Mi sembra infatti che egli ci apprezzi di più se, mediante la sua misericordia, riusciamo a guadagnargli un’anima con i nostri sforzi e con la nostra preghiera, che non per quanti altri servizi possiamo rendergli (Fundaciones 1,6-7).)

Chiedere a Dio come e dove ci vuole

Per noi carmelitani il progetto di santità si realizza sulla via su cui il Signore ci ha messi, il mistero di Cristo alla luce del Carmelo. Se Dio mi ha messo qui, mi sta facendo capire che è questo quello che vuole da me.  
Il cammino che stiamo percorrendo formandosi, confrontandosi non è un passatempo.  Si tratta di discernimento. Cerchiamo di tener sempre presente questo. Noi abbiamo cominciato un cammino di conoscenza di Dio e di noi stessi alla Sua luce. Ed è in questa luce che scopriamo il cammino da percorrere, giorno per giorno. Il cristiano carmelitano teresiano deve percorrere la strada tracciata dai padri fondatori. Non ci sono alternative se la nostra vocazione è questa.
Che cosa ci dice allora Teresa? Che la nostra anima è il giardino da coltivare, ma non siamo noi i giardinieri. Il Giardiniere è il Signore. Lui è il padrone.  Non vuole che ci affanniamo, ci preoccupiamo: è Lui ad occuparsi di noi.
 “Ho parlato entro ragionevoli limiti di questo modo di orazione e di ciò che deve fare l’anima o, per meglio dire, di ciò che in lei fa Dio, il quale si assume lui l’ufficio di giardiniere e vuole che l’anima si riposi. La volontà non ha altro da fare che accettare le grazie di cui gode, mettendosi a disposizione per tutto ciò che in lei vorrà operare la grazia divina. Ci vuole coraggio, certo, perché è così grande il godimento che alcune volte sembra all’anima di essere sul punto di uscire da questo corpo. E che morte fortunata sarebbe!
Qui mi sembra che venga bene, come ho già detto alla signoria vostra, abbandonarsi completamente fra le braccia di Dio; se egli vuole portare l’anima in cielo, bene; se all’inferno, non se ne affligga, andandoci con il suo Bene; se vuol farla cessare di vivere, è proprio quel che si desidera; se farla vivere mille anni, va anche bene; Sua Maestà ne disponga come di cosa propria, poiché l’anima non appartiene più a se stessa; è tutta data al Signore; non si preoccupi d’altro”.




La divina Verità

Ci sono idee che entusiasmano, ideali  che ispirano anche a battersi con coraggio... ma c’è una sola Verità che fa innamorare.
L’ha incontrata Agostino, l’ha incontrata Teresa, l’ha incontrata Edith Stein. Puoi incontrarla anche tu. Come loro: figure inquiete che hanno fatto della ricerca della verità, il punto fermo della loro vita. E alla fine, la Verità è apparsa ai loro occhi, dolce, avvolgente, forte come una calamita. Ha messo a tacere i dubbi, la presunzione, la vanità, l’orgoglio, la sete di sapere e d’incantare gli
altri. E li ha incantati, toccando il loro cuore.
E’ lì il luogo dell’incontro e dell’ascolto. Lì la verità non è più un’ideale: diventa una Persona, quella che l’anima ha cercato fin dal suo primo respiro.
Ecco un assaggio della gioia che in ciascuno ha provocato quest’incontro. E che lega queste tre figure tra loro: Teresa, commossa dalla pagina della conversione di S. Agostino, decise di essere tutta del Signore; Edith Stein, leggendo Teresa commentò: “E’ qui la Verità”, e aggiunse di non aver letto nulla di più importante, fatta eccezione delle Confessioni di S. Agostino. Incontrata la Verità, la si comunica.
Scrisse Teresa di Gesù: “Mi rimase impressa una tale cognizione di questa divina verità apparsami nel rapimento, senza sapere come né perché, da farmi sentire uno straordinario rispetto per Dio, di cui rivela la maestà e la potenza in modo ineffabile; posso, quindi, capire che è una gran cosa. (…) Mi lasciò anche nel cuore una gran tenerezza, gioia e umiltà; mi sembra proprio che, pur senza che abbia capito come, il Signore in questo rapimento mi favorì molto. Non mi sorse alcun sospetto che potesse trattarsi di illusione; non vidi nulla, ma capii il gran bene che si ricava dal non far conto di ciò che non possa avvicinarci di più a Dio, e che cosa sia per un’anima procedere nella verità alla presenza della stessa Verità. Capii, cioè, che il Signore volle farmi intendere di essere la stessa Verità”.
E nel capitolo 13: “piuttosto che un ‘anima non cammini nella verità, preferisco che sia senza orazione. La scienza è sempre una gran cosa, perché istruisce e illumina chi poco sa, fa conoscere le verità della Sacra Scrittura, onde si faccia quello che si deve fare”.
Dal canto suo Edith Stein commentò: Dio è verità. Chi cerca la verità cerca Dio, che lo sappia o no. E’ poi nota la risposta che  diede alla madre che le chiedeva: «Anche nella fede ebraica si può essere religiosi, non ti pare?»  «Certamente, quando non si è conosciuto Altro», rispose.
Sì, Edith aveva seguito il consiglio di S. Agostino: “V'è un essere più elevato della nostra mente e della nostra ragione. Ecco, è la verità stessa: abbracciala, se puoi, e godila”.
Stefania De Bonis ocds
da "Crescere in fraternità" febbraio 2010


Il Cammino di Teresa

Uno degli studiosi della nostra santa Madre, il padre carmelitano francese Stéphane – Marie Morgain, nel saggio “Il Cammino di perfezione di Teresa d’Avila”, edizioni Jaca Book analizza lo sfondo storico e spirituale in cui si sviluppa la riforma teresiana per poi soffermarsi sulle due stesure dell’opera e sulle risposte che la santa Madre riesce a dare ai problemi che in quel tempo incombevano nella società e nella Chiesa. In particolare, per aiutarci nell’approccio alla lettura, p. Stéphane riporta una delle “Relazioni spirituali” in cui Teresa accenna all’ordine ricevuto di scrivere per le monache  un altro libretto. Aveva già composto il Libro della Vita e qui si dedica a consigli molto pratici sull’orazione.
L’autore indica tre direttrici fondamentali:
  •  La giustificazione della vita contemplativa come servizio ecclesiale.
  •  L’esposizione delle esigenze ascetiche della vita in monastero
  •  L’itinerario spirituale attraverso il commento del Padre Nostro che sottolinea una necessaria unità fra preghiera vocale e orazione mentale.

Morgain fa anche un’annotazione interessante: Teresa mette in risalto il ruolo della donna nella pratica dell’orazione mentale. Oggi non ci sarebbe nessuno stupore a riguardo, ma allora alle donne (capitolo 4) non era permessa neppure la lettura delle Scritture e dei libri di preghiera. Sembra anzi che Teresa se ne lamenti nel capitolo 36 e che p. Garcia de Toledo al quale affidò il testo per una revisione commentò: “Si direbbe che rimproveri gli Inquisitori perché le proibiscono i libri di preghiere”.
La versione manoscritta di Valladolid di quest’opera che la santa Madre definisce librillo - per distinguerla dal libro della Vita (libro grande) -  diventa una regola di vita per i monasteri teresiani, i Carmeli cioè fondati secondo le sue indicazioni. 



Giorno di Grazia e di festa per tutti noi

 

















«Quante volte mi sono ricordata dell'acqua viva di cui parlò il Signore alla Samaritana!    Sono molto devota di quel fatto evangelico, e lo ero fin da bambina, tanto che senza neppur comprendere quello che dicevo, supplicavo spesso il Signore a darmi di quell'acqua: in camera mia tenevo un quadro che rappresentava Gesù vicino al pozzo con sotto le parole: 
«Domine, da mihi aquam!»  (Vit. 30, 19).



500STJ. Il Significato di quest'evento nelle parole del P. Generale e del Delegato

Anche a Napoli si apre ufficialmente il V centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù, oggi solennità di Santa Teresa, alle 18,30 nella Chiesa di Santa Teresa a Chiaia.

Il bellissimo reliquiario che girerà nella Provincia con tre reliquie. Sopra un'immagine della santa di Avila

Con Teresa sui passi di Gesù - 9


O Santa Teresa di Gesù che in terra hai tanto amato il tuo e nostro Dio e ora in cielo lo ami con amore più puro e più grande: tu che hai sempre desiderato di vederlo amato da tutti gli uomini, ottieni, ti preghiamo, anche per noi la scintilla di questo santo amore.

Fa' che tutte le nostre opere siano sempre impiegate nel compiere la volontà di Dio, che merita di essere infinitamente ubbidito e amato.
Ottienici queste grazie, tu che tanto puoi presso di Lui, affinché veniamo a goderlo con te, nella beata eternità del Paradiso. Amen


(preghiera tratta dal sussidio Liturgico
 "V Centenario di Santa Teresa di Gesù" 
della Provincia Napoletana OCD)

Con Teresa sui passi di Gesù - 8



Oh, vita, vita mia! Come puoi vivere lontana dalla tua Vita? In così profonda solitudine, di cosa ti occupi? Che fai, visto che tutte le tue opere sono imperfette e difettose? Chi ti consola, anima mia, in questo tempestoso mare? Ho pena di me e ancor più del tempo che son vissuta senza dolermi. Oh, Signore, come sono dolci le vostre vie! Ma chi camminerà senza timore?
 Temo di non riuscire a servirvi: quando mi dispongo a farlo, non trovo cosa che mi soddisfi per pagarvi almeno un po’ di ciò che vi devo. Mi sembra di volermi consacrare tutta al vostro servizio ma, quando considero attentamente la mia miseria, vedo che non posso far nulla di buono, se voi non me ne date la capacità.

Con Teresa sui passi di Gesù - 7

Comincia oggi a Napoli
 il triduo dedicato a Santa Teresa di Gesù
 con la Messa e la catechesi teresiana
 di p. Luigi Borriello OCD
(Chiesa di S. Teresa a Chiaia ore 18.30)


In quest'anno centenario Teresa ci guida alla riflessione sulla Parola di  Dio: proporremo ogni domenica la riflessione sul Vangelo di oggi che l'Ordine ci dona attraverso il sito paravosnacì. Potete leggerla e scaricarla cliccando qui

Con Teresa sui passi di Gesù - 6



So che in me non mancano l’amore e il desiderio di aiutare, per quanto mi è possibile, le mie sorelle a progredire molto nel servizio del Signore, e questo mio amore, unitamente agli anni e all’esperienza che ho di alcuni monasteri, può forse aiutarmi a riuscire in piccole cose meglio dei teologi. Costoro, per il fatto di avere altre occupazioni più importanti e di essere uomini forti, non prestano troppa attenzione a cose che in se stesse non sembrano di alcun valore, mentre tutto può recar danno a chi è così debole come noi donne, essendo molti i cavilli del demonio per le monache di stretta clausura, contro le quali vede che gli sono necessarie armi nuove. Io, nella mia miseria, mi sono difesa assai male, pertanto vorrei che le mie sorelle imparassero dal mio esempio. Non dirò nulla che non sia frutto d’esperienza, o per averla provata in me o per averla osservata in altre anime (Dal Cammino di perfezione)

Con Teresa sui passi di Gesù - 5

 Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt11, 28)
Pertanto,non cerchi altra strada, anche se si trova all’apice della contemplazione; per tale cammino non correrà rischi. Questo nostro Signore è la fonte di ogni nostro bene. Egli c’indicherà la strada; guardando alla sua vita, vi troveremo un modello senza uguali. Che vogliamo di più di un così fedele amico al nostro fianco, che non ci abbandonerà nelle sventure e nelle tribolazioni, come fanno quelli del mondo? Fortunato colui che lo amerà sinceramente e lo avrà sempre vicino a sé!  (Vita 22, 7)

Con Teresa sui passi di Gesù - 4

Oh, Signore dell’anima mia e mio bene, Gesù Cristo crocifisso! Non c’è una sola volta in cui mi ricordi di questo pensiero senza provarne una gran pena: mi sembra, infatti, di aver commesso un gran tradimento, sia pure per ignoranza.

Tutta la vita ero stata piena di devozione per Cristo (questo mi accadde quasi alla fine – cioè poco prima che il Signore mi facesse queste grazie dei rapimenti e delle visioni – e, giunta a tal punto, durai ben poco tempo in tale opinione); pertanto, tornavo sempre alla mia abitudine di ricrearmi con questo mio Signore, specialmente dopo la comunione. Avrei voluto avere sempre davanti agli occhi il suo ritratto e la sua immagine, non potendo averlo scolpito nell’anima come desideravo.
   È mai possibile, mio Signore, che io abbia potuto pensare anche soloper un’ora che voi mi sareste stato d’impedimento per un bene maggiore? Da dove sono venuti a me tutti i beni se non da voi? Non voglio credere d’aver avuto in ciò colpa, perché me ne affliggerei molto: certo si trattava d’ignoranza e voi, nella vostra bontà, voleste apportarvi un rimedio mandandomi chi mi traesse d’inganno e poi facendo sì che io vi vedessi tante volte, come più innanzi dirò, perché intendessi meglio quanto fosse grande il mio errore, lo dicessi ad altre persone, come ho fatto, e lo scrivessi ora qui. (Vita 22, 4)

Con Teresa sui passi di Gesù - 3

"Chi vede me vede il Padre mio"

Se è vero che la nostra natura è fatta per relazionarsi agli altri, tanto più abbiamo bisogno di entrare in relazione con Dio. Fissare lo sguardo su Gesù è fondamentale per Teresa. Se non loguardiamo mai, nè consideriamo quello che gli dobbiamo, nè la morte che ha subito per noi, non so come possiamo conoscerlo e servirlo. Del resto, c'insegna nel "Castello Interiore", che valore avrebbero le nostre opere, separate dai meriti di Gesù?