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L'Abbandono secondo S. Teresina


 Ci avviciniamo alla data del centenario della canonizzazione e continua il percorso formativo per conoscere lei e per rendere più saldi in noi il carisma carmelitano. E' stata infatti pubblicata sul sito della Curia generalizia la  terza scheda:  "L’Abbandono è il frutto delizioso dell’Amore (Poesia 52)" 

Un lieto evento...141 anni fa


Alençon (Francia), 2 gennaio 1873, nella casa di Luigi e Zelia Martin è festa: è nata una bambina, ultima di nove figli dei quali quattro morti alla nascita. La piccola è battezzata due giorni dopo, il 4 gennaio, nella Chiesa di Notre-Dame, ricevendo i nomi di Maria Francesca Teresa. Per noi, oggi, è S. Teresa di Gesù Bambino, la piccola carmelitana di Lisieux, proclamata da Giovanni Paolo II, dottore della Chiesa.

Meditiamo su Cristo, nostro Re



ECHI CARMELITANI. Vi ringrazio, o mio Dio, di tutte le grazie che mi avete accordate, in particolare di avermi fatta passare attraverso il crogiuolo della sofferenza. Sarò felice di vedervi comparire, nel giorno finale, con lo scettro della croce. Poiché vi siete degnato di darmi come eredità questa croce tanto preziosa, spero di rassomigliare a voi nel cielo e di veder brillare sul mio corpo glorificato le sacre stimmate della vostra passione. […] Alla sera di questa vita, comparirò davanti a voi a mani vuote, perché non vi chiedo, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie hanno macchie ai vostri occhi. Voglio perciò rivestirmi della vostra giustizia e ricevere dal vostro amore il possesso eterno di voi stesso. Non voglio altro trono o altra corona che voi, o mio Diletto!...

Santa Teresa di Lisieux

Testa a testa fra La storia di un' anima di Teresina e i Pensieri di Pascal

Dei quaranta titoli proposti dalla trasmissione di Raiuno "A sua immagine",  per votare  "Il mio  libro della fede" "Storia di un'anima" di S. Teresa di Lisieux si contende il  primato con "I Pensieri" di Blaise Pascal. 
Si può votare anche una volta al giorno.
(VOTA QUI) 

Festa dei nostri santi intercessori presso il Cielo

« Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra »
 (S. Teresa del Bambino Gesù, carmelitana scalza di Lisieux).

«Credo che in cielo la mia missione sarà di attirare le anime al raccoglimento interiore, aiutandole ad uscire da se stesse per aderire a Dio con un movimento semplicissimo, tutto amoroso, mantenendole in quel grande silenzio interiore che permette a Dio di imprimersi in esse e di trasformarle in Sé».
(B. Elisabetta della Trinità, carmelitana scalza di Digione)



Due frasi tratte dai manoscritti di due figlie di Teresa di Gesù, come lo siamo noi, venerate come modelli e nostre intermediarie presso il Padre.
Nell'udienza di mercoledì scorso, papa Francesco si è soffermato sulla "comunione dei santi", sottolineando - fra l'altro- che "c’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo, fra noi, e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione".

La Festa dei santi angeli. Non una mera devozione



Al mio Angelo Custode
Glorioso guardiano della mia anima, 
che splendi nel bel cielo del Signore 
come una fiamma dolce e pura vicino al trono dell'Eterno!

Tu scendi sulla terra per me e mi illumini con il tuo splendore.

Angelo bello, tu sarai mio fratello, mio amico, mio consolatore!

Conoscendo la mia debolezza mi conduci con la tua mano, 
e vedo che rimuovi con tenerezza ogni pietra dal mio cammino.

La tua voce dolce sempre mi invita a non rivolgere lo sguardo che al cielo.

Quanto più umile e piccola mi vedi tanto più raggiante sarà il tuo volto.

Oh tu, che attraversi lo spazio come un lampo ti supplico: 
vola sul luogo della mia dimora, accanto a loro che mi sono cari.

Asciuga le loro lacrime con le tue ali. 
Decanta la bontà di GESU'!

Racconta con il tuo canto che le sofferenze possono essere grazia
 e sussurra il mio nome! ... 
Durante la mia vita breve voglio salvare i miei fratelli peccatori.

Oh, angelo bello della mia patria, regalami il tuo santo fervore!

Non ho altro che i miei sacrifici e la mia austera povertà.

Offrili, con le tue delizie celestiali, alla santissima Trinità!

A te il regno della gloria, a te le ricchezze dei Re dei re!

A me l'umile ostia del ciborio, a me della croce il tesoro!

Con la croce, con l'ostia e con il tuo aiuto celestiale
 attendo in pace dell'altra vita le gioie che dureranno per l'eternità.

S. Teresa di Gesù Bambino, carmelitana scalza di Lisieux

MA PER NOI, OGGI, CHE VUOL DIRE CREDERE NELL'ANGELO CUSTODE?
E' indicativo quanto scrisse il cardinale J.H. Newmann, oggi beato: 

  Gli Angeli si prendono attivamente cura di noi nella Chiesa ; si dice che « sono incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza » (Eb 1, 14). Non c'è cristiano tanto umile da non avere angeli per servirlo, se vive nella fede e nell'amore. Sebbene siano così grandi, così gloriosi, così puri, così meravigliosi che solo la loro vista basterebbe a gettarci a terra, come successe al profeta Daniele (Dn 10, 9)..., pur tuttavia sono i "servitori come noi" (Ap 19,10) e i nostri compagni di lavoro. Vegliano su di noi ; difendono fino al più umile di noi, se siamo di Cristo.

    Il fatto che facciano parte del nostro mondo invisibile risulta dalla visione che ebbe il patriarca Giacobbe (Gen 28, 10s). Non pensava certo che ci fosse qualcosa di così meraviglioso là dove si era sdraiato per dormire ! Era un posto come tutti gli altri, un luogo solitario e scomodo... ; eppure, la realtà era così diversa ! Giacobbe vedeva soltanto il mondo visibile ; non vedeva il mondo invisibile, eppure il mondo invisibile era lì. C'era, benché Giacobbe non si rendesse conto subito della sua presenza, e dovesse essergli rivelata in modo soprannaturale. Lo vide durante il sonno : « una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo ; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa ; e il Signore stava in cima ».

    Si trattava dell'altro mondo : la gente ne parla come se ora non esista ora, ma soltanto dopo la morte. Invece, esiste ora, anche se non lo vediamo ; è fra noi, intorno a noi. Questo è proprio quello che è stato rivelato a Giacobbe ; degli angeli gli stavano intorno, anche se non lo sapeva. E ciò che Giacobbe vide durante il sonno, anche altri l'hanno visto...e sentito come i pastori di Natale. Questi spiriti beati lodano Dio giorno e notte, e noi, così come siamo, possiamo imitarli.

 

Il messaggio che i discepoli non riuscivano a comprendere

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:
«Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini».  Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

Una breve riflessione

Questo breve passaggio tratto dal nono capitolo del  Vangelo di Luca mette in risalto un momento importante del rapporto di Gesù con i suoi discepoli: il momento in cui forse li vede troppo orgogliosi di ciò che Egli fa di bene e di prodigioso, in cui comprende che si stanno attaccando a un aspetto solo superficiale. Quel bene, quei prodigi hanno un senso solo se visti alla luce di un altro evento: la condanna e la crocifissione. Gesù vuole che ogni discepolo si convinca e non dimentichi mai che la strada non è quella dell’essere apprezzati da tutti, ammirati e lodati per ciò che si fa.
Sì Gesù è capace di sbalordire la gente, ma quella stessa gente lo condannerà ingiustamente. Gesù fa del bene agli uomini, ma come dice Giovanni nel suo prologo “le tenebre non lo hanno accolto”, “il mondo non lo riconobbe”. Commenta a questo proposito Paolo Curtaz “Non sono bastate le parole, i miracoli, la coerenza, la misericordia a piegare il cuore dell'uomo. Forse lasciarsi andare fino in fondo, abbandonarsi, donarsi, cambierà qualcosa.”
Non è solo la morte, ma la consegna di sé, per amore come ha fatto Lui.
“Il verbo "consegnare" – ci fa riflettere un commento di p. Lino Pedron -  indica l'azione del Padre che ci consegna il Figlio, l'azione del Figlio che si consegna a noi, l'azione di Giuda che lo consegna al sommo sacerdote e al sinedrio, l'azione del sommo sacerdote e del sinedrio che lo consegnano a Pilato, l'azione di Pilato che lo consegna perché sia crocifisso, e, per finire in bellezza, l'azione di Gesù che consegna la sua vita nelle mani del Padre. Un unico verbo costituisce il più grande male dell'uomo che tradisce il Figlio di Dio, e il sommo bene di Dio che, in questa consegna di se stesso, manifesta la sua passione segreta, il suo amore infinito per l'uomo”.


L’ho ben capito, la gioia non la troviamo negli oggetti che ci stanno intorno, bensì nel profondo dell’anima, possiamo averla in una prigione altrettanto bene che in un palazzo, la prova è che io sono più felice nel Carmelo, anche tra prove intime ed esteriori, che nel mondo, circondata dalle comodità della vita, e soprattutto dalle dolcezze del focolare paterno!  Santa Teresa di Gesù Bambino

Veglia per la Pace in compagnia di S. Teresa di Gesù Bambino

Nel libretto per la Veglia in San Pietro (dalle 19 alle 24) la Parola di Dio si alterna a brani dai manoscritti di S. Teresa di Gesù Bambino, la carmelitana scalza di Lisieux, dottore della Chiesa, e dalle preghiere per la pace di Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Preghiamo per la pace. Le ultime notizie dalla Siria sono drammatiche: oltre 10 mila bambini sono stati trucidati  dall'inizio del conflitto. La Rete siriana dei diritti umani, una ong con sede a Londra, che ha fornito queste notizie, la maggioranza dei minori è stata uccisa ad Aleppo (2.252) e nella regione di Damasco (2.109). Le vittime sarebbero state sgozzate.

San Giuseppe accanto alla Vergine nelle preghiere Eucarisitche

"La grandezza di San Giuseppe, al pari di quella di Maria, 
risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà 
e nel nascondimento della casa di Nazaret. 
Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, 
ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - 
nella sua esistenza terrena".

(Benedetto XVI, Angelus 19 marzo 2006)



Novità nel Messale Romano. La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha disposto con un decreto che nelle Preghiere eucaristiche si faccia si faccia menzione, dopo la Beata Vergine Maria,  di San Giuseppe, suo Sposo.

Il testo del decreto :
Mediante la cura paterna di Gesù, San Giuseppe di Nazareth, posto a capo della Famiglia del Signore, adempì copiosamente la missione ricevuta dalla grazia nell’economia della salvezza e, aderendo pienamente agli inizi dei misteri dell’umana salvezza, è divenuto modello esemplare di quella generosa umiltà che il cristianesimo solleva a grandi destini e testimone di quelle virtù comuni, umane e semplici, necessarie perché gli uomini siano onesti e autentici seguaci di Cristo. Per mezzo di esse quel Giusto, che si è preso amorevole cura della Madre di Dio e si è dedicato con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, è divenuto il custode dei più preziosi tesori di Dio Padre ed è stato incessantemente venerato nei secoli dal popolo di Dio quale sostegno di quel corpo mistico che è la Chiesa.
Nella Chiesa cattolica i fedeli hanno sempre manifestato ininterrotta devozione per San Giuseppe e ne hanno onorato solennemente e costantemente la memoria di Sposo castissimo della Madre di Dio e Patrono celeste di tutta la Chiesa, al punto che già il Beato Giovanni XXIII, durante il Sacrosanto Concilio Ecumenico Vaticano II, decretò che ne fosse aggiunto il nome nell’antichissimo Canone Romano. Il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha voluto accogliere e benevolmente approvare i devotissimi auspici giunti per iscritto da molteplici luoghi, che ora il Sommo Pontefice Francesco ha confermato, considerando la pienezza della comunione dei Santi che, un tempo pellegrini insieme a noi nel mondo, ci conducono a Cristo e a lui ci uniscono.
Pertanto, tenuto conto di ciò, questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in virtù delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice Francesco, di buon grado decreta che il nome di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria, sia d’ora in avanti aggiunto nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV della terza edizione tipica del Messale Romano, apposto dopo il nome della Beata Vergine Maria come segue: nella Preghiera eucaristica II: « ut cum beáta Dei Genetríce Vírgine María, beáto Ioseph, eius Sponso, beátis Apóstolis »; nella Preghiera eucaristica III: « cum beatíssima Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum beátis Apóstolis »; nella Preghiera eucaristica IV: « cum beáta Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum Apóstolis ».
Quanto ai testi redatti in lingua latina, si utilizzino le formule che da ora sono dichiarate tipiche. La Congregazione stessa si occuperà in seguito di provvedere alle traduzioni nelle lingue occidentali di maggior diffusione; quelle da redigere nelle altre lingue dovranno essere preparate, a norma del diritto, dalla relativa Conferenza dei Vescovi e confermate dalla Sede Apostolica tramite questo Dicastero.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 1 maggio 2013, S. Giuseppe artigiano.
Antonio Card. Cañizares Llovera
Prefetto
 + Arthur Roche
Arcivescovo Segretario


SAN GIUSEPPE NEL CARMELO TERESIANO



    
     Il recente Decreto si inserisce un una fase molto particolare del Carmelo Teresiano. Di recente l'OCD ha proposto ai secolari di aggiornare l'articolo 31 delle Costituzioni, dando maggior risalto alla figura del Santo. La formula proposta è la seguente: "Per il Carmelitano secolare l’amore alla Regina e Madre del Carmelo è inseparabile dalla devozione al suo sposo San Giuseppe, che il divino disegno associò al mistero dell’Incarnazione di suo Figlio Gesù Cristo. Sull’esempio di S. Teresa  il secolare trova in S. Giuseppe un modello per una vita in adorazione e comunione con Gesù uomo, un maestro di preghiera, esempio di disponibilità alla volontà di Dio e di cura della famiglia. In comunione con la Chiesa e con la tradizione dell’Ordine, di cui egli è Padre e Signore, il secolare trova in San Giuseppe un protettore incomparabile a cui affidare le speranze, le fatiche e i lavori di ogni giorno".


Il cardinale Anastasio Ballestrero ocd disse che  "Da San Giuseppe dobbiamo imparare soprattutto a convertirci, cioè a diventare sempre di più dei poveri di Dio, creature semplici, piccoli figli del padre, con una certezza in cuore che si chiama fede, con una libertà dell’anima che è la speranza filiale. Quella fede e quella speranza che furono la sostanza più profonda dell’amore e del servizio del giusto Giuseppe".

Voci carmelitane su San Giuseppe

Dal "libro della Vita" di Santa Teresa d'Avila:
"Presi per avvocato e patrono il glorioso San Giuseppe, raccomandandomi molto a lui. E' cosa che riempie di stupore pensare alle straordinarie grazie elargitemi da Dio e ai pericoli da cui mi ha liberato, sia materiali sia spirituali, per l'intercessione di questo santo benedetto. Mentre ad altri santi sembra che il Signore abbia concesso di soccorrerci in una singola necessità, ho sperimentato che il glorioso San Giuseppe ci soccorre in tutte. Pertanto, il Signore vuol farci capire che allo stesso modo in cui fu a lui soggetto in terra- dove San Giuseppe, che gli faceva le veci di padre, avendone la custodia, poteva dargli ordini- anche in cielo fa quanto gli chiede".
"Dovrebbero amarlo specialmente le persone che attendono all'orazione, giacché non so come si possa pensare alla Regina degli angeli nel tempo in cui tanto soffrì con Gesù Bambino, senza ringraziare San Giuseppe per essere stato loro di grande aiuto. Chi non dovesse trovare un maestro che gli insegni l'orazione, prenda questo glorioso santo per guida e non sbaglierà nel cammino".

In occasione di una festa in monastero, estraendo a sorte dei bigliettini (definiti “testamento”) a S. Teresina toccò il "Testamento di San Giuseppe":
"Figlia mia, le lascio le fiamme divine che il Santo Bambino accendeva con la sua bellezza nel mio cuore, che divenne così un braciere, una fornace del più tenero e puro amore. Voi ne parteciperete tanto più quanto più vi distaccherete da ogni affezione alle cose create. Se il vostro cuore è interamente liberato e purificato servirà da letto al Santo Bambino, che vi prenderà un beato riposo"!
Da un componimento scolastico di Santa Teresina:
San Giuseppe! Chi oserà proclamare le sue lodi? Chi potrà riferire la sua vita e i suoi meriti? Il vangelo parlando di San Giuseppe dice una sola cosa: era un uomo giusto e timorato di Dio. Gesù ha voluto gettare un velo misterioso sulla vita di colui che chiamava padre, affinché le azioni di San Giuseppe fossero per lui solo. Ma attraverso questo velo Gesù ci permette ancora di distinguere qualche tratto della grandezza d'animo di San Giuseppe. San Giuseppe ha sempre corrisposto alle grazie divine né mai ha trovato troppo duro fare la volontà di Dio. Quale esempio di fede ci dà San Giuseppe. Appena l'Angelo gli ha detto di fuggire con Gesù e Maria, si alza e parte. La sua vita è piena di simili azioni, obbediente sempre al beneplacito di Dio".


Dal "Canto al Santo Padre Giuseppe"  di Santa Teresa Benedetta della Croce:
"Con la Madre di tutte le Madri. Egli custodisce il Bambino Gesù. Tutti i bambini delle madri fedeli perciò da lui sono protetti. San Giuseppe, una ricca benedizione dona alle nostre piccole madri".