Cor ad cor loquitur
Dopo la preghiera dell'Angelus di oggi:
"Grazie di essere venuti cosi' numerosi! Anche questo e' un segno dell'affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni ... A tutti auguro una buona domenica e un buon cammino di Quaresima. Questa sera inizierò la settimana di Esercizi spirituali: rimaniamo uniti nella preghiera. Grazie!" (Benedetto XVI).
Un
filo bianco, quello della purezza del cuore, lega le figure più luminose della
storia della Chiesa. È un filo invisibile agli occhi, ma che diventa percepibile
in alcuni momenti importanti. È successo pensando alla scelta del Papa e al suo
immergersi con Cristo in Dio. Ed è
riaffiorato quel motto che fu scelto per la visita apostolica di Benedetto XVI
in Inghilterra, nel settembre 2010: Cor
ad cor loquitur, ovvero Il cuore parla al cuore.
Sono
le parole che il Cardinale Newman scelse per il suo stemma quando divenne
porporato (si richiamava a San Francesco di Sales) e che Papa Benedetto XVI,
molto legato alla figura di Newman, nell’omelia del 19 settembre 2010 spiegò così:
“Il motto del Cardinale Newman, Cor ad
cor loquitur, o "Il cuore parla al cuore", ci permette di penetrare
nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità,
sperimentata come l'intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima
comunione con il Cuore di Dio. Egli ci ricorda che la fedeltà alla preghiera ci
trasforma gradualmente nella somiglianza divina. Come scrisse in uno dei suoi
sermoni tante belle, "l'abitudine della preghiera, la pratica di
rivolgersi a Dio e al mondo invisibile in ogni stagione, in ogni luogo, in ogni
emergenza - la preghiera, dico, ha ciò che può essere chiamato un effetto
naturale a spiritualizzare ed elevare l'anima Un uomo non è più quello che era
prima…."(Sermoni parrocchiali e comune, iv, 230-231)…. L'insegnamento
Beato John Henry sulla preghiera spiega come il fedele cristiano è
definitivamente assunto al servizio del Maestro vero, il solo che ha un diritto
alla nostra devozione incondizionata (cfr Mt 23,10). Newman ci aiuta a capire
che cosa questo significa per la nostra vita quotidiana: ci dice che il nostro
divino Maestro ha assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un
"servizio definito", impegnata in modo univoco ad ogni singola
persona: "Io ho la mia missione" , ha scritto: "Io sono un
anello di una catena, un vincolo di connessione fra le persone e non mi ha
creato per niente farò bene, farò il suo lavoro,.. sarò un angelo di pace, un
predicatore della verità nel mio posto ... se lo faccio, ma osserviamo i suoi
comandamenti e servirlo nella mia chiamata"(Meditazioni e Devozioni,
301-2).”
Ecco,il
cuore parla al cuore: il cuore di Dio parla al cuore degli uomini, il cuore
dell’uomo parla al cuore di Dio. È un colloquio che - come insegna la
spiritualità teresiana e sanjuanista – ha una capacità trasformante. La
bellezza della preghiera e questa realtà della preghiera capace di unire i
cuori in un unico linguaggio ci è stata ricordata da Benedetto XVI in queste
ore in cui il nostro cuore, a stento, ha soffocato la voglia di gridargli “Rimani!”
Oggi in piazza San Pietro, in realtà, un cartellone con questa frase c’era. Ma
c’è stata soprattutto la voglia di testimoniare affetto e riconoscenza,
sostegno nella preghiera a una persona che resterà nel cuore.
Secondo
il pensiero del beato Newman esistono figure da un influsso irresistibile,
anche se isolate, anche se apparentemente fragili. Eppure possono essere quelle
più in grado di “continuare l’opera silenziosa di Dio”. Come? Con la loro vita,
la loro fedeltà, il loro amore a Gesù sono i più credibili testimoni della Verità.
Diremmo “cooperatori della verità” per ricordare, questa volta, il motto
episcopale di Joseph Ratzinger. Anche in un mondo cupo e tenebroso, questi
uomini diventano fiaccole ardenti in grado di far comprendere agli altri qual è
la vera Luce del mondo, verso cui ri-orientarsi e ardere a loro volta. Sono cristiani
- secondo Newman – con un influsso irresistibile: “Pochi uomini grandi
basteranno a salvare il mondo per secoli” (scrisse nell’Apologia, Sermoni
universitari). Tra questi pochi uomini c’è Benedetto XVI che con la sua vita,
oltre che con gli otto anni di Pontificato, e con la sua scelta di vivere
nascosto con Cristo in Dio, continuerà a occuparsi paternamente di noi, nella
preghiera.
Le
parole della b. Elisabetta della Trinità, carmelitana scalza, scritte a un’amica
dalla clausura, aiutano a comprende meglio come ciò può avvenire: “Sola con Colui che amo, l’anima mia e il mio cuore vengono a trovarti
e credo che se realmente fossi vicino a te con la mia persona, ti sarei meno
presente”.
Stefania De Bonis
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