Teresa di Gesù attraverso le pagine del Castello Interiore ci sta insegnando che “immaginare di poter entrare in cielo e non entrare in noi stessi per conoscerci ...è una follia". L'incontro con Dio ci aiuta a conoscerci, prima nella nostra miseria, nei nostri errori, poi - attraverso la Misericordia di Dio - fino a far risplendere la sua immagine sopit in noi. Un invito attualissimo se pensate che il Papa, nell'udienza di mercoledì 21 novembre ha incoraggiato ad avanzare nell'Anno della Fede" portando nel nostro cuore la speranza di riscoprire quanta gioia c’è nel credere e di ritrovare l’entusiasmo di comunicare a tutti le verità della fede. Queste verità non sono un semplice messaggio su Dio, una particolare informazione su di Lui. Esprimono invece l’evento dell’incontro di Dio con gli uomini, incontro salvifico e liberante, che realizza le aspirazioni più profonde dell’uomo, i suoi aneliti di pace, di fraternità, di amore. La fede porta a scoprire che l’incontro con Dio valorizza, perfeziona ed eleva quanto di vero, di buono e di bello c’è nell’uomo. Accade così che, mentre Dio si rivela e si lascia conoscere, l’uomo viene a sapere chi è Dio e, conoscendolo, scopre se stesso, la propria origine, il proprio destino, la grandezza e la dignità della vita umana.
 



 

Raffaele Kalinowski, l'istruttore di anime

Il 17 novembre 1991 il beato Giovanni Paolo II proclamò santo il beato Raffaele di san Giuseppe, carmelitano polacco, che nella vita di Karol Wojtyla è stato un piccolo faro. Lo raccontò proprio il beato Giovanni Paolo nel bellissimo libro "Dono e mistero", scritto per i suoi 50 anni di sacerdozio: "A Wadowice c'era un monastero carmelitano, la cui fondazione risaliva ai tempi di san Raffaele Kalinowski. Gli abitanti di Wadowice lo frequentavano in gran numero, e ciò non mancava di riflettersi in una diffusa devozione per lo scapolare della MAdonna del Carmine. Anche io lo ricevetti, credo all'età di dieci anni, e lo porto tuttora. Si andava dai Carmelitani anche per confessarsi. Fu così che, tanto nella chiesa parrocchiale quanto in quella del Carmelo, si formò la mia devozione mariana durante gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza fino al conseguimento della maturità classica".

Vogliamo ricordare oggi 19 novembre - sua memoria liturgica - il Santo carmelitano con l'omelia del giorno della canonizzazione, pronunciata dal beato Giovanni Paolo II.

1. “Che fai qui, Elia?
Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore
” (1 Re 19, 9.11).

Il Beato Raffaele Kalinowski, che la Provvidenza Divina ci dà la gioia di proclamare oggi Santo della Chiesa di Cristo, appartiene all’antichissima tradizione del profeta Elia. Tale tradizione, collegata col Monte Carmelo nella Terra Santa e rinata nel Nuovo Testamento, ha dato una messe abbondante di vocazioni contemplative e tanti frutti di particolare santità. L’anno corrente è per il Carmelo un anno giubilare a motivo del IV centenario della morte di San Giovanni della Croce, dottore della Chiesa, il quale, accanto a Santa Teresa di Gesù, anch’essa proclamata dottore della Chiesa, con Santa Caterina da Siena, dal mio Predecessore Papa Paolo VI, contribuì al rinnovamento della vita carmelitana in ambedue i rami: maschile e femminile.
Sin da quel secolo, dal secolo dei santi Teresa di Gesù e Giovanni della Croce, quest’invito indirizzato un giorno ad Elia, risuona con una forza sempre nuova nelle generazioni dei figli e delle figlie del Carmelo.
2. (...)
3. “Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore”. Quando Raffaele di San Giuseppe, nel mondo Giuseppe Kalinowski, udì questa chiamata, aveva già percorso una lunga e difficile strada di vita, e questa è stata la “strada attraverso un tormento”. Così come quella di Elia. Prima che gli fosse dato di esclamare: “Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti” (cf. 1 Re 19, 10.14), rispondeva già con grande zelo e sacrificio offrendo la vita sull’altare della sua patria terrena, della sua tormentata nazione.
L’insurrezione polacca dell’anno 1863 contro la potenza degli zar, che opprimeva i connazionali, fu considerata da molti come una lotta disperata, senza possibilità di vittoria. Tuttavia, alcuni non hanno indietreggiato di fronte ad una decisione eroica. Tra questi, c’è Giuseppe Kalinowski, ingegnere militare, il quale così si espresse: “la patria ha bisogno di sudore, non di sangue”. Vedendo però gli altri pronti a combattere, si sentì obbligato pure lui a dare la sua vita. Aderì, infatti, alla rivolta partecipando perfino ai lavori del governo di insurrezione con la sede a Vilnius.
Arrestato, condannato a morte, gli fu successivamente commutata la pena a pesanti lavori forzati in Siberia.
Prima che gli fosse dato di iniziare il cammino sulla via della vocazione alla vita carmelitana, dove si avvicinò all’esperienza della “notte oscura” della fede, della speranza e dell’amore di Dio, Cristo lo ha guidato attraverso la “notte oscura” dell’amore per la Patria terrena.
Tornato, dopo dieci anni, dalla Siberia, si dedicò all’educazione del Principe Augusto Czartoryski, futuro salesiano, ed oggi Venerabile Servo di Dio.

4. “Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore”. Incominciò la vita carmelitana avendo già compiuto quarantadue anni di età. Nel silenzio nel raccoglimento della contemplazione si nasconde un altro “movimento”. Il movimento di cui parla San Paolo: “dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3, 13-14).
Questo “movimento” dello spirito umano, il movimento che porta in alto, ha una sua particolare intensità. L’intensità della rinuncia che è la sorgente di una singolare creatività nello Spirito Santo. “Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù... al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui . . . E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze . . . solo mi sforzo di correre per conquistare (il premio), perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo” (Fil 3, 8.10.12).
Ordinato sacerdote, Raffaele Kalinowski si mise a lavorare nella vigna di Cristo. Fu apprezzato confessore e direttore spirituale. Istruiva le anime nella sublime scienza dell’amore a Dio, a Cristo, alla Madonna, alla Chiesa e al prossimo. Dedicava molte ore a questo umile apostolato. Sempre raccolto, sempre unito a Dio, uomo di preghiera, obbediente, sempre pronto alla rinuncia, al digiuno, alla mortificazione.
5. L’uomo “conquistato da Cristo”. L’uomo il cui spirito, dopo tutte le gravi esperienze della vita precedente - e anche mediante le esperienze che l’hanno fatto molto soffrire - scopre il pieno significato delle parole di Cristo pronunciate nel Cenacolo: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi . . . Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 9.13).
Dà la vita . . . per i connazionali, per una grande causa comune. “Amava talmente la patria terrestre, che per la sua causa si espose alla morte” - come ho già avuto occasione di affermare il 15 novembre 1966 a Czerna, presso il suo sepolcro.
Dà la vita . . . “per amore della Patria eterna” - come dissi nello stesso luogo - mediante la professione carmelitana, per amare ancora più pienamente a somiglianza di Cristo, diventando suo amico: “Voi siete miei amici” (Gv 15, 14).
Dà la vita . . . per gli altri nello svolgimento del ministero sacerdotale spingendo tutti alla perfezione, alla santità. Egli diventa preghiera e lavoro volendo essere “proprietà degli altri”.
Dà la vita . . . per la causa dell’unità della Chiesa. Arde dal desiderio di vedere uniti nello stesso ovile i fratelli Ortodossi, pieno di fiducia nell’intercessione della Vergine Santissima, tanto da essi venerata.
6. Rallegrati, città natale del Santo, con il tuo Santuario di “Ostra Brama”. Rallegrati, Vilnius. Rallegrati, Patria terrena del Padre Raffaele Kalinowski.
Ecco, entra nella gloria degli altari il tuo figlio che, secondo dopo Fra Alberto Chmielowski, anch’egli partecipe dell’insurrezione nazionale dell’anno 1863, viene oggi proclamato Santo della Chiesa di Cristo.
Rallegrati, Famiglia del Carmelo, patria spirituale di Padre Raffaele, rallegrati nell’anno del tuo giubileo!
I santi sono un frutto maturo del Regno di Dio sulla terra. In essi si realizza in modo particolare la scelta di Cristo: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16).
Perché rimanga il tuo frutto, Padre Raffaele!
Gaude, Mater Polonia! Gaude Lituania! Rallegrati, Madre di Dio, Madre del Carmelo!
Rallegrati, Madre di Dio, Regina della Polonia! Madre della Chiesa, Madre di tutti i popoli! Amen.

Festa di tutti i Santi dell'Ordine

«Teniamo presenti i nostri veri fondatori, che sono quei Santi Padri dai quali discendiamo e che, come sappiamo, giunsero al godimento di Dio per la strada della povertà e della umiltà»
                                                                                                       (S. Teresa di Gesù, Fondazioni 14,4).

Abbiamo detto, spesso, che con il nostro blog vorremmo offrire una testimonianza di come un carisma possa aiutare noi laici, a vivere nel mondo. Allora vorremmo sottolineare che ricordare le feste dei santi come facciamo oggi che il Carmelo celebra la festa di tutti i santi dell'Ordine non è una mena abitudine celebrativa; ma l'occasione per conoscerli meglio, perchè siano per noi modelli, guide.
 “Ognuno - ha affermato papa Benedetto in una sua catechesi dedicata alla santità - dovrebbe avere qualche santo che gli sia familiare, per sentirlo vicino con la preghiera e l’intercessione, ma anche per imitarlo. Siate certi che diventeranno buone guide per amare ancora di più il Signore e validi aiuti per la vostra crescita umana e cristiana”.



P. Gaetani nuovo presidente della Conferenza Italiana Superiori Maggiori


La Conferenza Italiana Superiori Maggiori (Cism), riunita dal 5 novembre scorso ad Acireale per l’annuale Assemblea generale, ha eletto come suo nuovo presidente il nostro superiore provinciale p. Luigi Gaetani, ocd.  A padre Luigi gli auguri di tutta la Fraternità dei Ponti Rossi.

Beata Elisabetta della Trinità- memoria liturgia 8 novembre


Teresa grande, Teresa piccola e i maestri dell'anima

Vi è maestro e maestro; e se per parlare di quelli della terra è un' ingratitudine non ricordarci di loro, a maggior ragione ciò si deve dire dei santi e dei maestri dell'anima, dei quali se siamo buoni discepoli, non dobbiamo mai dimenticarci.
Teresa di Gesù, dal Cammino di perfezione



La comunione dei santi 
Suor Maria dell'Eucaristia voleva accendere le candele per una processione; poiché non aveva fiammiferi, vedendo la piccola lampada che ardeva davanti alle reliquie, gli si avvicina. Ahimè, la trova mezza spenta; non resta che una flebile luce sul lucignolo carbonizzato. Ella riesce tuttavia ad accendere la sua candela e, con essa, tutte le candele della comunità furono accese. E' dunque quella piccola lampada mezza spenta che ha generato le belle fiamme che, a loro volta, possono generarne infinite altre ed incendiare persino l'universo. Ma sarà sempre alla piccola lampada che si dovrà la prima causa dell'incendio. E come, sapendo questa cosa, le belle fiamme potrebbero gloriarsi di aver scatenato un simile incendio, dal momento che sono state accese con la piccola scintilla?... E' così anche nella comunione dei santi. Spesso, senza saperlo, le grazie e le illuminazioni che riceviamo sono dovute ad un'anima nascosta, perché il buon Dio vuole che i santi si comunichino gli uni gli altri la grazia con la preghiera, affinché in cielo si amino di un grande amore, di un amore più grande di quello della famiglia, anche la famiglia più ideale sulla terra. Quante volte ho pensato che potevo attribuire tutte le grazie ricevute alle preghiere di un'anima che avrebbe richiesto la mia santità al buon Dio e che conoscerò solo in cielo. Sì, una piccola scintilla potrà far nascere grandi luce in tutta la Chiesa, come dottori e martiri che saranno senza dubbio molto più su di lei in cielo; ma come si potrà pensare che la loro gloria non diventi la sua? In cielo non ci saranno sguardi indifferenti, perché tutti gli eletti riconosceranno che devono gli uni agli altri le grazie che hanno loro meritato la corona. 

Teresa del Bambino Gesù dagli Ultimi Colloqui