BUON ANNO

AUGURI PER UN RADIOSO 2013, 
PIENO DI GIOIA E DI PACE


"La pace concerne l’integrità della persona umana ed implica il coinvolgimento di tutto l’uomo. È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato. Comporta principalmente, come scrisse il beato Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris, di cui tra pochi mesi ricorrerà il cinquantesimo anniversario, la costruzione di una convivenza fondata sulla verità, sulla libertà, sull’amore e sulla giustizia. 
"La negazione di ciò che costituisce la vera natura dell’essere umano, nelle sue dimensioni essenziali, nella sua intrinseca capacità di conoscere il vero e il bene e, in ultima analisi, Dio stesso, mette a repentaglio la costruzione della pace. Senza la verità sull’uomo, iscritta dal Creatore nel suo cuore, la libertà e l’amore sviliscono, la giustizia perde il fondamento del suo esercizio".
Dal Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
di Papa Benedetto XVI




San Giovanni della Croce, uomo celestiale. Memoria liturgica 14 dicembre

Fai un patto con la tua ragione 
di compiere quanto ella ti dice nel cammino di Dio: 
ciò presso di Lui ti varrà piú di tutte le opere che fai 
senza tale riflessione e di tutti i gusti spirituali che tu desideri.



 Giovanni della Croce, era un uomo piccolo, discreto, umile desideroso di vivere la propria vocazione quasi da eremita. Un uomo che aveva “qualcosa di celestiale”… 


Nato nel 1542 a Fontiveros (Avila), orfano di padre si ritrovò a vivere un’infanzia povera. Frequentò il collegio di Medina del Campo. Fece il falegname, il sarto, il pittore, l’ aiuto infermiere. Nel 1563 ricevette l’abito religioso dei carmelitani facendosi chiamare Giovanni di san Mattia.  Nel 1567 l'incontro Teresa d’Avila, che aveva una trentina d’anni più di questo piccolo frate. Teresa ne rimase così colpita che lo volle accanto nel cammino del nuovo Carmelo, cominciato cinque anni prima, e lo volle confessore delle sue monache.

Il Papa invita a dialogare con Gesù


Sono un milione e stanno ancora crescendo coloro che dal "popolo" di Twitter stanno seguendo i messaggi del Papa. Oggi al termine dell’udienza generale, Papa Benedetto XVI ha inviato il primo tweet (vedi foto qui accanto):  “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore”. Poco dopo è stata scelta la prima domanda giunta su Twitter: "Come possiamo vivere meglio l'anno della fede nel nostro quotidiano?". Benedetto XVI ha risposto: "Dialoga con Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù che è presente in chi ha bisogno". 
Il Papa, come avevamo annunciato, dal 3 dicembre ha un proprio account, @Pontifex, in 8 lingue, dimostrando così di essere sempre più aperto alla comunicazione. 

S. Maria Maravillas di Gesù. Memoria liturgica 11 dicembre


Verso sera, nell’orazione, senza che vi fosse nulla di speciale, ho provato una pace e una quiete grandissime. Stavo molto unita al Signore e l’ora è passata prestissimo. Non ho meditato nulla in particolare, soltanto sono stata lì con Lui è ho sentito l’anima colma di un amore intenso, ma silenzioso e pieno di pace”
(S. Maria Maravillas di Gesù, dalla Lettera a P. Alfonso Tones, 3 agosto 1831)

Maria Maravillas di Pidal y Chico de Guzman nacque a Madrid il 4 novembre 1891 da una famiglia profondamente cristiana.
I suoi genitori Cristina Chico de Guzman e Luis Pidal y Mon, che in quel periodo vivevano a Roma in quanto il padre era ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, erano tornati a Madrid per la nascita della loro quarta figlia.
La bimba fu battezzata il 12 novembre e i suoi padrini furono i nonni materni. La profonda fede e religiosità dei genitori, il loro amore alla Chiesa e al Papa, la rettitudine di vita costituirono il clima privilegiato dei primi anni di Maria Maravillas, che trovò anche nella nonna materna, presso la quale trascorse lunghi periodi e che amò teneramente, una preziosa testimonianza di vita cristiana.
 All'età di appena cinque anni decise di consacrare a Dio la sua verginità. Nella sua innocenza infantile credeva che un voto non potesse valere se non fatto davanti a testimoni; chiamò perciò in gran segreto una domestica della casa e presso un piccolo altare fatto da lei stessa, giurò di non voler mai altro sposo che Gesù.
Crescendo curò la propria formazione culturale senza tralasciare le opere di carità, rivolte soprattutto ai poveri ed agli emarginati. Ma fu attraverso la lettura degli scritti di Teresa d'Avila e di Giovanni della Croce che maturò la decisione di consacrarsi al Signore entrando il 12 ottobre 1919 nel monastero carmelitano di El Escorial a Madrid dove il 7 maggio 1921 pronunciò i voti temporanei.
Nei primi anni della sua vita religiosa, vide realizzato il suo ardente desiderio di una vita umile e appartata; mai pensò alla fondazione di nuovi monasteri, ma il suo lavoro consisteva nell'allevare polli e nell'aiutare le sorelle a badare alle mucche, nel cucire, nel dipingere e nel confezionare scapolari.
Così, serenamente, passarono gli anni del Noviziato, anche se ella stessa si accorgeva di avere ancora diversi difetti da correggere: si sentiva a volte spinta ad agire più forse per il desiderio di essere stimata , che di piacere veramente al Signore.
 Un giorno, sulla soglia dei 30 anni, mentre intimamente godeva dell'apprezzamento di persone che ella stessa considerava molto, sentì in fondo al cuore queste parole: "E io fui considerato pazzo!" Da allora si sentì completamente libera da questi desideri e desiderosa di piacere solamente al Signore.
Nel 1923 si sentì ispirata in diverse occasioni dal Signore a fondare un monastero carmelitano nel Cerro de los  Angeles (Getafe) luogo dove nel 1919 il re Alfonso XIII aveva inaugurato un monumento al Cuore di Gesù e aveva fatto la consacrazione della Spagna al Sacro Cuore di Gesù. Nella sua anima sente sempre più forte il desiderio di dare a Dio, nel Cerro de los Angeles, un Carmelo che, come una piccola lampada accesa davanti al Cuore Divino, si consumasse riparando e pregando per il mondo intero e in modo particolare per la Spagna.
A quel punto suor Maravillas, che non aveva ancora fatto la sua Professione Solenne, dovette sostenere nel suo intimo una dura lotta: da una parte la sua profondissima umiltà le faceva vedere la sua incapacità per una simile opera, dall'altra il timore di non corrispondere alla grazia che fortemente chiamava il suo cuore.
Ma Dio, che conosceva l'importanza di questa decisione, manifestò in modo così chiaro la sua volontà che non fu più possibile resistergli. Così suor Maravillas il 19 maggio1924 lasciò il convento dell'Escorial ed il 30 maggio fece a Getafe la sua Professione Solenne. Poco tempo dopo Dio le chiese un nuovo sacrificio, forse il più grande di tutta la sua vita: il Vescovo di Madrid desiderava che fosse lei la priora della nuova fondazione. La domenica del 25 ottobre 1926, giorno in cui per la prima volta si celebrava nella chiesa universale la festa di Cristo Re, si inaugurò la fondazione e lasciando di Getafe la comunità si insediò al Cerro de los Angeles. Pur rispettando la clausura, visse la sua vita contemplativa interessandosi delle necessità dei bisognosi; grande fu il suo amore per la Croce, per penitenza dormì per più di 35 anni per sole tre ore al giorno, vestita e seduta per terra con la testa appoggiata al letto.
Nel 1933 otto sue suore fondarono un monastero di clausura a Kottayam in India dove avrebbe voluto recarsi lei stessa, ma ne venne impedita dai superiori.
A causa della rivoluzione spagnola, con la persecuzione e l'odio contro chiunque avesse a che fare con la religione, madre Maria Maravillas, il 22 luglio 1936, fu costretta da alcune bande armate a lasciare il monastero con tutte le religiose. Esse vengono ricevute a braccia aperte dalle Orsoline di Getafe. Attraverso un abbaino, possono scorgere la Collina: con una gru, i miliziani gettano a terra la statua del Sacro Cuore,bestemmiando orribilmente. Il dolore delle religiose è profondo ma conservano la loro pace.
Poiché la "guardia d'onore" delle Carmelitane presso il Monumento del Sacro Cuore non ha più ragione d'essere, esse nell'agosto seguente si rifugiarono a Madrid, trovando alloggio in un appartamento della sorella di una suora, dove furono spesso sottoposte a perquisizioni e minacce. Poi, attraverso Valencia, Barcellona, Port-Bou, Lourdes, rientrarono dall'altra parte della Spagna, stabilendosi nell'antico eremo dell'Ordine Carmelitano a Las Batuecas (Salamanca).
Nel maggio del 1939 venne riaperto il monastero del Cerro de los  Angeles e da lì partirono le suore da lei guidate, che grazie alla meravigliosa fioritura di vocazioni carmelitane, aprirono varie Case a Mancera (1944), Duruelo (Avila)nel 1947, Cabrera (1950), Arenas de San Pedro (1954), Cordova (1956), Aravaca - Madrid (1958), La Aldehuela (1961), Malaga(1964); infine madre Maria Maravillas restaurò e potenziò nel 1966 il monastero dell'Incarnazione di Avila e la casa di S. Teresa. Fece costruire un convento e una chiesa per i Carmelitani Scalzi in  provincia di Toledo; la gente la chiamava "la santa Teresa de Jesus del XX secolo".
Maria Maravillas si ritirò nel 1961 nel convento di La Aldehuela (Madrid) da dove con grande povertà diresse con la sua parola materna ed il suo esempio la vita dei suoi monasteri; il 14 dicembre 1972 la Santa Sede approvò "l'Associazione di S. Teresa", di cui venne eletta presidente, associazione impegnata in iniziative sociali. Madre Maravillas ben comprese quanto fosse vana la fede senza le opere, e come queste fossero una testimonianza più convincente di tanti bei discorsi. Scrisse dunque:"La carità verso Dio si misura dalla carità verso il prossimo e questa ruba il cuore del Signore...e anche quello delle creature".
Fu secondo questo spirito che fondò nel 1967, a Ventorro, collegi per bambini poveri privi di scuole e nel 1969 poté consegnare 16 case prefabbricate ad altrettante famiglie di baraccati. Tra il 1972 ed il 1974 Madre Maravillas aiutò e sostenne la costruzione di un rione di 200 abitazioni, con la chiesa e le opere sociali, a Perales del Rio, collaborando con il parroco locale. Con la bontà di coloro che si fidavano di lei e della sua opera, acquistò a Pozuelo di Alarcon (Madrid) una casa per accogliere le monache bisognose di assistenza medica, e un terreno per la costruzione di una clinica per le stesse monache di clausura. Ma il suo zelo apostolico fu volto soprattutto a condurre anime a Dio: "Che tormento è vedere il nulla di tutto ciò che non è Dio e dall'altro lato vedere una gran moltitudine di anime che ciecamente va dietro a questo nulla"; "questa vita passa come un volo, e l'unica cosa che vale è ciò che facciamo per l'altra". Innumerevoli le grazie purificatrici e unitive che Madre Maravillas visse nello stesso spirito di S. Giovanni della Croce reputandosi "un nulla, peccatrice" e, proprio per questo, gratuitamente amata da Dio.
 Con S. Teresa d'Avila ribadì il primato dell'orazione nel condurre l'anima - attraverso il cammino di perfezione - all'intima unione con Dio: "Solo l'orazione ci può salvare, con la nostra fedeltà in tutto".
Come S. Teresa di Gesù Bambino affermò che" la santità è molto semplice: è stare con fiducia e amore fra le braccia di Dio, volendo e facendo ciò che crediamo essergli più gradito".
Il Venerdì Santo del 1967 Madre Maravillas fu colpita da una polmonite e da allora andò sempre più indebolendosi, anche se non si risparmiava nella fedeltà alla Regola ed alle Costituzioni. Morì nel Carmelo di La Aldehuela l'11 dicembre 1974 ripetendo: "Che gioia morire carmelitana!". Il suo corpo emanava una delicata fragranza di nardo. Molti, attratti dalla sua fama di santità, ne invocarono l'intercessione ottenendo innumerevoli grazie. Giovanni Paolo II la proclamò Beata il 10 maggio 1998, in piazza S. Pietro a Roma.
Solo due mesi dopo, il miracolo che, il 4 maggio 2003, ne ha permesso la Canonizzazione, a Madrid, da parte dello stesso pontefice: la prodigiosa guarigione del piccolo argentino Manuel Vidar, di soli 18 mesi, che in seguito ad una caduta in una piscina d'acqua stagnante, aveva subito gravi complicazioni cardio-circolatorie, entrando in coma profondo.
Madre Maravillas si distinse per la sua fedeltà nel compiere anche nei minimi dettagli la Regola e le Costituzioni delle Carmelitane Scalze. Lei, Figlia della Chiesa quanto lo era Santa Teresa, fu accusata ingiustamente di resistenza nell'attuare certi cambiamenti che voleva il Concilio Vaticano II. Non è vero: quello che fece fu chiedere con umiltà a Roma che si conservassero quanto più possibile le tradizioni Teresiane, cosa che ottenne e il buon esito le diede ragione.  Sopportò con pazienza e spirito di fede e amore le infermità.
Seppe soprattutto scoprire Dio presente nelle minime azioni umane dei superiori e visse l'eroicità dell'obbedienza ad esse.
La sua spiritualità si esprimeva nella preghiera continua, nell'eccezionale povertà sua e dei suoi monasteri, nella vita austera sostenuta dal lavoro, (migliaia furono le corone fatte di petali di rose che uscirono dai suoi conventi), che permetteva di mantenersi e di aiutare così anche grandi iniziative ecclesiali, sociali e benefiche che ancora parlano di lei.
L'amabilità di Madre Maravillas e la delicata carità con cui seppe correggere le consorelle secondo verità, fece sì che fosse"obbedita senza comandare".Quanti la conobbero dicono che si vedeva Dio in lei. Molte anime religiose guardavano a lei come ad un sicuro faro che indica il cammino. La sua persona e la sua presenza irradiavano pace, sicurezza, coraggio e speranza in tanti cuori vacillanti.
Grandissima fu la sua umiltà, come si rileva da un foglio scritto di suo pugno che si trovò a Duruelo dopo la sua partenza per Arenas e che le sue Figlie considerano come il suo Testamento. Dice così:
"Figlie mie carissime, nel caso il Signore volesse chiamarmi a Sé in qualunque momento, desidero farvi alcune preghiere con tutto il cuore. La prima, di perdonarmi il molto che dovete perdonarmi per amore di Cristo nostro Bene, non prendendo in niente esempio da quello che, per disgrazia, avete visto in me, che sono soltanto una cattiva monaca. La seconda, che mi raccomandiate al Signore perché ne avrò molto bisogno e che cerchiate di vivere come merita l'amore del nostro Dio con quella umiltà e carità che a Lui tanto piacciono, dimentiche totalmente di voi stesse. La terza, se volete farmi piacere e compiere i miei desideri, non venite meno alla verità parlando di me come, per esempio, nella lettera commemorativa. Per riuscire sincera, dovrebbe certamente presentare i cattivi esempi; ma almeno sia breve e dica che avevo grandi desideri".
Dando un ultimo sguardo alla sua vita così ricca, possiamo dire che la sua missione principale è racchiusa nelle parole che ripeteva spesso alle sue figlie e nelle quali vedeva in sintesi tutta la vita di una carmelitana: Che cosa debbo fare in terra se non vivere una vita d'amore con il Re del Cielo?    
Rita ocds

I NOSTRI LIBRI DELLA FEDE

... i libri ... Oggetti piccoli, eppure pieni di mondo. Che stanno lì senza muoversi e senza far rumore, e tuttavia pronti in ogni momento ad aprire le proprie pagine e a cominciare un dialogo: forte o tenero, pieno di gioia o di tristezza, un dialogo che racconta del passato, che rimanda al futuro o che invoca l'eternità.  (Elogio del Libro di Romano Guardini)



Vota il tuo libro della fede è il concorso del programma di Raiuno "A Sua immagine" sono in concorso 40 classici della spirito di ogni tempo, scelti da Elio Guerriero . Fra questi i classici carmelitani, come il Cantico di san Giovanni, la Vita di santa Teresa e Il mistero del Natale di Edith Stein e "Storia di un'anima" di santa Teresa di Gesù Bambino. Quest'ultimo testo è tra i più votati.
Chi desidera partecipare al sondaggio può accedere alla pagina web del programma cliccando QUI 

Gli abissi del Cuore Immacolato secondo Teresina


Voglio cantare perché tamo
(S. Teresa di Gesù Bambino
carmelitana scalza di Lisieux)
Maria, 
il tuo dolce nome 
riempie il mio cuore di gioia.
Quando contemplo la tua vita 
nel Vangelo,
non ho più paura di avvicinarmi 
a te, Vergine piena di grazia.
Tu a Nazaret sei vissuta 
povera tra i poveri.
Tu sei la madre dei poveri,
degli umili, dei piccoli.
Essi possono, senza timore, alzare gli occhi a te.
Tu sei l'incomparabile Madre che va con loro per la strada comune, per guidarli al cielo.
O Maria, voglio vivere con te, voglio vivere come te, voglio seguirti ogni giorno.
Mi immergo nella tua contemplazione  e scopro gli abissi d'amore del tuo cuore.
Tutti i miei timori svaniscono  nel tuo sguardo materno che mi insegna a piangere e a gioire.
Buona Festa 

Il Papa apre la porta della fede anche con un tweet


Dal 12 dicembre tutti gli utenti del Web 2.0 saranno i destinatari di un messaggio davvero speciale: un tweet (letteralmente cinguettìo) inviato dal Papa, neo utente del social network Twitter.
Sarà un “cinguettìo” di speranza e di benedizione, gioioso come quello che il Santo Padre appena ventiquattrenne sentì nel Duomo di Frisinga, il 29 giugno 1951, giorno della sua ordinazione sacerdotale, nell’attimo dell’imposizione delle mani sul capo (lo racconta  con grande semplicità nella sua autobiografia). E credo che tutti coloro che riconoscono in Benedetto XVI la guida dolce e autorevole del padre, sapranno accoglierlo così. Nello stesso tempo, ci auguriamo che per coloro che cercano ancora un senso da dare alla propria vita sia uno spiraglio di luce. Il resto, attraverso le parole del Papa, lo compirà il Signore. Teresa d'Avila diceva che "l'amore cresce comunicandolo".
Il messaggio veicolato da Twitter, il social network che permette di comunicare con brevi missive (140 caratteri al massimo), che il Santo Padre “lancerà” nella rete da mercoledì 12 dicembre è, come spiega una nota dell’Ufficio Stampa Vaticano, “un’espressione concreta della sua convinzione che la Chiesa deve essere presente nel mondo digitale (...) ed è in definitiva un appoggio agli sforzi di questi pionieri di assicurare che la buona notizia di Gesù Cristo e l’insegnamento della sua Chiesa possano permeare quel luogo pubblico di scambio e di dialogo che è stato creato dai social media. La presenza del Papa vuole essere un incoraggiamento a tutte le istituzioni ecclesiali e ai credenti a porre attenzione nello sviluppare un profilo appropriato per sé e per le proprie convinzioni nel 'continente digitale'”. Questo l'account ufficiale per l’Italia del Santo Padre: @pontifex_it.
La presenza del Papa su Twitter – prosegue la nota del VIS - rappresenterà la sua voce come voce di unità e di guida per la Chiesa, ma costituirà anche un pressante invito a tutti i credenti ad esprimere le loro 'voci', a coinvolgere i propri rispettivi 'followers' e 'amici' e a condividere con loro la speranza di un Vangelo che parla dell’incondizionato amore di Dio per ogni uomo e donna”.
L’idea della rete sociale come rete per tessere nuove relazioni sarà, infatti, il filo conduttore del nuovo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che Papa Benedetto XVI renderà noto il prossimo 24 gennaio, memoria di San Francesco di Sales, patrono delle comunicazioni, il cui titolo è “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. Un titolo che lega strettamente il tema della comunicazione anche all’Anno della Fede che stiamo vivendo.
Un tema importante che ha sottesa l’immagine della “porta”, dell’aprirsi agli altri. Ed è importante che, aperta la porta, il nostro interlocutore scopra in noi l’anelito di verità, il cuore aperto alla speranza e la gioia di condividere la fede. Da mercoledì sarà il Papa ad aprire la sua porta, riaffermando così quanto ha scritto nella Lettera Apostolica con  cui ha indetto l’Anno della Fede:  … la fede implica una testimonianza ed un impegno pubblici. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato. La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo “stare con Lui” introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede. La fede, proprio perché è atto della libertà, esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede. La Chiesa nel giorno di Pentecoste mostra con tutta evidenza questa dimensione pubblica del credere e dell’annunciare senza timore la propria fede ad ogni persona. È il dono dello Spirito Santo che abilita alla missione e fortifica la nostra testimonianza, rendendola franca e coraggiosa.” (Benedetto XVI, Porta Fidei).
Stefania De Bonis

… Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene.

Meditazione sull'Avvento
di P. Enzo Caiffa ocd

L’Avvento è il periodo dell’anno liturgico che apre il ciclo delle celebrazioni del mistero di Cristo. Ha come punto di riferimento il Natale di Cristo, sia la venuta storica sia quella escatologica (la sua venuta finale, nella gloria). Se prestate attenzione alla Liturgia, notate che il tempo d’Avvento è diviso in due momenti: fino al 16 dicembre si parla della venuta del Signore nella gloria, dal 17 al 24 dicembre si attende la sua venuta storica. Due “avventi” che sono connessi fra loro.
La scelta del tema di meditazione parte da qui: la venuta di Cristo.

Parleremo della sua venuta leggendo il Cantico dei Cantici e in particolare il capitolo 2, dal versetto 8 al versetto 16. L’Avvento è, dunque, un tempo sotto il segno dell’Attesa. In questo momento lo stiamo aspettando. In questo momento potrebbe arrivare… Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene

«Colui che vi chiama è fedele» (1 Ts 5,24)

L’anno liturgico che iniziamo con questi Vespri sarà anche per voi il cammino in cui ancora una volta rivivere il mistero di questa fedeltà di Dio, sulla quale siete chiamati a fondare, come su una roccia sicura, la vostra vita. Celebrando e vivendo con tutta la Chiesa questo itinerario di fede, sperimenterete che Gesù Cristo è l’unico Signore del cosmo e della storia, senza il quale ogni costruzione umana rischia di vanificarsi nel nulla. La liturgia, vissuta nel suo vero spirito, è sempre la scuola fondamentale per vivere la fede cristiana, una fede «teologale», che vi coinvolge in tutto il vostro essere – spirito, anima e corpo – per farvi diventare pietre vive nella costruzione della Chiesa e collaboratori della nuova evangelizzazione. In modo particolare, nell’Eucaristia, il Dio vivente si rende così vicino, da farsi cibo che sostiene il cammino, presenza che trasforma col fuoco del suo amore.
Benedetto XVI, dai Primi Vespri del 1 dicembre 2012
 
Vogliamo impegnarci a essere pietre vive? Piccoli ciottoli?
Proviamo a chiederci, come fece un altro  figlio di Teresa di Gesù, p. Anastasio Ballestrero, qual è il nostro posto:
 
 
 
Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? Lo so, non mi farai fare brutta figura, non mi farai sentire creatura che non serve a niente, perché tu sei fatto così: quando serve una pietra per la tua costruzione, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con infinita tenerezza e lo rendi quella pietra di cui hai bisogno: ora splendente come un diamante, ora opaca e ferma come una roccia, ma sempre adatta al tuo scopo.
Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo piccolo sasso che tu hai creato e che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza, con la forza invincibile del tuo amore trasfigurante?
Tu fai cose inaspettate, gloriose. Getti là le cianfrusaglie e ti metti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavimento che nessuno vede ma che sostiene lo splendore dello zaffiro o in cima a una cupola che tutti guardano e ne restano abbagliati, ha poca importanza.
Importante è trovarmi là dove tu mi metti, senza ritardi.
E io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servizio, per essere tempio della tua gloria.
p.Anastasio Ballestrero