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Gustare la quiete della notte pacifica...
“Nel sonno spirituale… l’anima è pervasa e gusta la calma, il riposo e la quiete della notte pacifica, e insieme riceve un’abissale e oscura intelligenza divina” (San Giovanni della Croce, Cantico Spirituale)
B. Soreth, padre delle monache e dei secolari carmelitani

Nel convento carmelitano di questa città prese l'abito e nel 1440 fu eletto superiore della sua provincia religiosa di Francia, e dal 1451 fino alla morte che avvenne nel 1471 resse le sorti dell'Ordine come Priore generale.
Egli è ricordato come "riformatore", perché ebbe a cuore le sorti della spiritualità carmelitana, sentì forte l'esigenza di ricondurre l'Ordine allo splendore dell'osservanza regolare, in un periodo storico particolarmente critico.
Un secolo dopo avrebbero provato lo stesso zelo, Teresa d'Avila e Giovanni della Croce.
In questa attività egli agì su due direttrici: curare che venissero osservate la Regola e le Costituzioni, e introdurre nel maggior numero possibile di conventi l'"osservanza", nel suo carattere specifico di povertà e raccoglimento interiore ed esteriore.
Una madre che ci riveste delle sue virtù

Non solo: Maria continua ad essere il modello di quella preghiera
contemplativa che rapì Elia, come abbiamo visto nei giorni scorsi, dopo avere ascoltato il "suono di un
sottile silenzio", sul monte Oreb. Maria è pure considerata la stella del
mare, la piccola scala che che conduce a Gesù.
Dal mantello di Elia allo Scapolare - 9
di p. Raffaele Amendolagine
Continuiamo con la storia. Nel mille e duecento
devono abbandonare quei luoghi. Occasione che fa realizzare un piano di
Dio. L'Europa li attende e li abbraccia, ma non possono sfuggire alle
trame del diavolo che "come leone ruggente" cerca di divorarli.A proposito di preghiera d'intercessione
Un giorno, una
persona di mia conoscenza, avendo visto dalla sarda che, nel cuore della
notte, erano ancora accese le luci della cella, mi domandò: “ Padre, ma lei
dorme di notte?”
“Sì”, risposi.
“E allora perché era accesa la luce alle tre
della notte?”
“Vedi, aggiunsi, succede a
me quello che capita ad un padre di famiglia. Quando il tuo bimbo di notte,
preso da un dolore o da un cattivo sogno, piange, tu ti alzi, lo accogli nelle
tue braccia e lo vai cullando, finché non ritrova nel sonno la sua pace.
Ebbene, per grazia di Dio, anch’io vivo qualcosa del genere. Quando sento
insistente il grido dell’umanità, le sue lacrime, il tormento delle sue pene,
il pianto di una struggente nostalgia di bene, io mi alzo e con affetto mi
piego sull’umanità sofferente, cullandola nella preghiera e attendendo che in
Dio ritrovi la sua pace […] La paternità spirituale non è una parola vuota e
nebulosa. [..] è sempre partecipazione all’unica paternità di Dio, così
omogenea da costituire con Lui un cuor solo e da essere disposti a fare dono
del meglio di sé. I fratelli diventeranno nostri figli, quando li ameremo con
il cuore del Padre celeste.
Padre Maurizio di Gesù Bambino carmelitano scalzo
Maria Chiara. Chi più di un bimbo può incarnare l'amore di Dio?
Il 12 luglio scorso, giorno in cui come carmelitani scalzi ricordavamo la memoria liturgica di Zelia e Luigi Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, abbiamo sperimentato con tanti altri carmelitani della nostra Provincia e di altre fraternità d'Italia, frati, monache, suore, sacerdoti e tantissimi amici di Twitter , una profonda comunione di preghiera.
Una di quelle preghiere che non sembra accontentarci, che lascia sì una ferita, ma anche tanta serenità.
Sì, dalla sera del 10 luglio abbiamo cominciato a pregare, in particolare, chiedendo proprio l'intercessione dei beati Martin, per la vita di Maria Chiara, una neonata che subito dopo essere venuta alla luce, ha dovuto subire un delicatissimo intervento al cuore. Chi più dei Martin che avevano perso ben quattro bambini in tenera età e che erano già stati intermediari per un miracolo a un neonato in difficoltà, potevano aiutarla?
Abbiamo seguito, grazie a don Andrea Mardegan, passo dopo passo il decorso post operatorio della prima notte. Abbiamo saputo che anche i genitori avevano cominciato a recitare la novena per i coniugi Martin e avevano messo accanto alla bambina una reliquia dei genitori di Teresina.

Poi sabato dopo pranzo, la notizia che le sue condizioni erano peggiorate, rischiava un'ischemia, Alle 15,19 l'arresto cardiaco, il tentativo di rianimarla... Poi Gesù l'ha presa con sè. In un abbraccio che durerà per sempre.
La mamma e il papà hanno scritto a don Andrea, chiedendo di diffondere a tutti quanti hanno pregato per la loro piccola questo pensiero"Sono poche le parole per esprimervi il nostro grazie per questa comunione che abbiamo vissuto. Siamo in pace perchè lei è in pace. Maria Chiara veglierà sempre su tutti voi e le vostre famiglie. Sarà una preghiera costante da oggi in poi"
La piccola, come hanno ben espresso la mamma e il papà, ci ha svelato il grande dono della comunione con Dio e fra noi, che è la forza della preghiera. Non possiamo azzardarci a spiegare quale mistero c'è in questa nascita e in questa morte a così breve distanza. Ma dev'essere qualcosa di meraviglioso se nel dolore, lascia tanta serenità a tenerezza. E chi più di un bambino può incarnare l'amore di Dio.
Stefania
Dal mantello di Elia allo Scapolare - 8
di p.Raffaele Amendolagine
Maria fosse Madre lo sapevano dal Vangelo, attraverso il racconto della
consegna fatta a Giovanni ai piedi della croce: "Ecco tua Madre!", ma
preferirono chiamarla "sorella" per mettere in risalto l'essere
collaboratori, cioè "lavorare insieme" per il Regno dei Cieli. Così
nacque il nome di "fratelli della Beata Vergine del Monte Carmelo"
Doppio titolo che li spinse a creare una cappella a lei dedicata, dove immergersi nel "mormorio di soave silenzio", cioè nella presenza di Dio, accompagnati da Maria.
Il gruppo rivisse lo spirito di Elia. Ripercorse la sua strada dall'Eucarestia, quel pane offerto al Profeta dall'angelo, all'invito di uscire dal ritiro nella grotta.
Si deve incontrare Dio! Fuori c'è quella nuvoletta, ormai permanente, che non solo indica la venuta della pioggia, ma la porta, basta non sottrarsi alla sua irrorazione.
E il manto? Sì, anche il manto ha la sua parte. Il profeta si coprì col manto dopo avere constatato la presenza di Dio; gli eremiti cercarono di rivestirsi delle virtù cristiane, allora dimenticate a causa delle guerre Crociate, che, seppure mosse dal buon fine di difendere la Terra Santa, univano i popoli nelle lotte armate, nell'astio, nell'odio, tappezzato di sangue. Si sentì nostalgia della pace, di un manto di pace che li potesse coprire, appartare e nascondere agli occhi del mondo per dedicarsi alla richiesta di pace nella preghiera.
Sì, mancava la pace e il primo a rimetterci era il cuore. Molti degli ospiti di quelle grotte venivano da battaglie, anche forse vinte, ma indeboliti spiritualmente. Cercavano Dio e la ricerca era fatta con la Sorella, la Vergine Maria, che sovrastava con la sua tenue ombra e che invitava a sentire quel "mormorio", silenzioso, impercettibile alle orecchie umane, ma fiamma ardente nel cuore.
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Alberto di Gerusalemme dona la Regola |
Doppio titolo che li spinse a creare una cappella a lei dedicata, dove immergersi nel "mormorio di soave silenzio", cioè nella presenza di Dio, accompagnati da Maria.
Il gruppo rivisse lo spirito di Elia. Ripercorse la sua strada dall'Eucarestia, quel pane offerto al Profeta dall'angelo, all'invito di uscire dal ritiro nella grotta.
Si deve incontrare Dio! Fuori c'è quella nuvoletta, ormai permanente, che non solo indica la venuta della pioggia, ma la porta, basta non sottrarsi alla sua irrorazione.
E il manto? Sì, anche il manto ha la sua parte. Il profeta si coprì col manto dopo avere constatato la presenza di Dio; gli eremiti cercarono di rivestirsi delle virtù cristiane, allora dimenticate a causa delle guerre Crociate, che, seppure mosse dal buon fine di difendere la Terra Santa, univano i popoli nelle lotte armate, nell'astio, nell'odio, tappezzato di sangue. Si sentì nostalgia della pace, di un manto di pace che li potesse coprire, appartare e nascondere agli occhi del mondo per dedicarsi alla richiesta di pace nella preghiera.
Sì, mancava la pace e il primo a rimetterci era il cuore. Molti degli ospiti di quelle grotte venivano da battaglie, anche forse vinte, ma indeboliti spiritualmente. Cercavano Dio e la ricerca era fatta con la Sorella, la Vergine Maria, che sovrastava con la sua tenue ombra e che invitava a sentire quel "mormorio", silenzioso, impercettibile alle orecchie umane, ma fiamma ardente nel cuore.
Oggi il Carmelo ricorda S. Teresa di Los Andes
Dal mantello di Elia allo Scapolare - 7
di p. Raffaele Amendolagine
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Il monte Carmelo e il primo tempio dedicato a Maria |
Nel medesimo luogo, il Monte Carmelo (allora Palestina, oggi Israele), nei primi decenni del mille, troviamo alcuni uomini, che potremmo chiamare successori dei profeti.
Forse erano stati attirati dalla storia sopra descritta o comunque dalle tante citazioni della Bibbia su quei luoghi benedetti, considerati un meraviglioso giardino, quasi immagine, o addirittura angolo del paradiso terrestre.
Da quanto tempo esisteva questa successione di profeti non è dato saperlo. Di sicuro si sa che dalle grotte, attribuite alla scuola dei profeti del tempo di Elia, quelle persone erano passate alla costruzione di un vero e proprio monastero. Erano eremiti, ma non isolati, avevano una certa vita in comune. Soprattutto in comune era la meditazione "notte e giorno della legge del Signore" (Regola carmelitana), cioè della Parola di Dio.
Venivano dai più differenti paesi che si affacciavano sul mare Mediterraneo. Molte occasioni erano date dalle crociate di quei tempi.
Vegliando in preghiera il pensiero non poteva non fermarsi sulle vicende riportate dalla Bibbia su Elia, che li aveva preceduti nella fede e nello zelo per la gloria di Dio.
Preghiera e lavoro dei campi faceva elevare lo sguardo al cielo, quel cielo dove apparve la famosa nuvoletta "simile a mano di uomo".
Di chi era quella mano? Cosa poteva rappresentare quel piccolo segno che si sarebbe trasformato in pioggia benefica e abbondante? Così nacque l'interpretazione sulla Madre di Gesù che avrebbe irrorato la terra. Piccola ombra dell'onnipotenza di Dio Salvatore.
Da nube l'invocazione passò a "stella del mare" con il riflesso della Luce di Cristo, nato da lei, ma tanto vicina al mare della nostra vita. Vicina, ispiratrice e collaboratrice nella missione ricevuta da Dio che quegli eremiti volevano perpetuare, attraverso il distacco dal mondo e soprattutto l'unione intima e profonda con Gesù.
(7-continua)
Dal mantello di Elia allo Scapolare - 6
di p. Raffaele Amendolagine
Prima di andare avanti per portare questo segno ai nostri giorni, diamo uno sguardo anche al Nuovo Testamento.Quante volte nel Vangelo si parla di manto o mantello, o, semplicemente, di veste, panno, fasce!
Maria ne è la prima artefice. Avvolge Gesù, appena nato, in fasce. Chissà quante volte avrà coperto con la sua veste Gesù, da piccolo, stretto a sé! E con quanto amore l'avrà fatto! Avrà avvolto l'Amore con il suo amore materno. Uno scambio di amore fuso in quel gesto, in quella veste. Nella sacra famiglia chissà quante volte Maria avrà cucito per sé, per Giuseppe e per Gesù, ormai cresciuto, quello zinale o grembiule che dalle spalle scendeva sul petto fino alle gambe, per riparare il vestito da eventuali macchie inevitabili durante il lavoro! Si usava anche allora, anzi dai tempi antichi si chiamava "scapolare", perché scendeva giù dalle spalle o scapole. Anche allora con quanto amore!
Perché non ricordare quella donna malata che volle toccare la veste di Gesù per essere guarita? Anche quella veste l'aveva certamente fatta Maria: un'altra fusione di amore concretizzata
nel miracolo.
Poi, purtroppo, l'ultimo riferimento ci fa rivivere il momento più doloroso della vita di Gesù e della Madonna, la crocefissione: "gli tolsero le vesti, le divisero stracciandole, e la tunica, perché senza cuciture, la tirarono a sorte"… Senza cuciture! Immaginiamo le giornate di Maria, a Nazaret, intenta a tessere, comporre quell'abito, quelle vesti. Forse fu il primo abito di Maria finito fuori della famiglia, a gente che non si conosceva, addirittura a pagani. Maria lo vide, ma aveva altro da pensare in quei momenti. La tradizione vuole che, nonostante tutto, la potenza di Gesù, e perciò il suo amore, contagiasse coloro che ne erano diventati i nuovi possessori. L'abito di Maria arricchito dalla presenza di Gesù, che ne era stato avvolto, non poteva non produrre ciò che significava!
(6 - continua)
Dal mantello di Elia allo Scapolare - 5

Stiamo per entrare spiritualmente nel significato dell'abitino o scapolare, come abito della Madonna.
Prima di immergerci in questo misterioso dono, prendiamo ancora dal Libro Sacro un'ultima considerazione, che riguarda sempre Elia, ma nel secondo libro dei Re.
Il Profeta rivestito della potenza di Dio, opera in suo nome, anzi è Dio stesso che opera in lui e lo strumento è sempre il mantello:
2 Re 1, 19-20:
"Mentre tornava dal monte Oreb, Elia incontrò Eliseo, figlio di Safat, intento ad arare. Davanti a lui c'erano dodici paia di buoi. Eliseo guidava l'ultimo paio. Nel passargli accanto, Elia gli stese sopra il proprio mantello. Eliseo lasciò i buoi, corse dietro a Elia e … lo seguì come suo aiutante".
Prima di terminare la sua missione, il profeta, non solo invita, ma investe Eliseo della medesima potenza, col suo manto. Poi è ancora il mantello, raccolto nel momento del distacco che opera:
2 Re 1, 11-14:
"… Un carro di fuoco con cavalli di fuoco passò in mezzo a loro. Elia fu rapito in cielo in un turbine di vento. Eliseo riuscì a vedere e gridò: «Elia, padre mio! Difesa e forza d'Israele». Poi non lo vide più. Allora, per il dolore, strappò in due i suoi vestiti. Raccolse il mantello che era caduto a Elia, tornò indietro e si fermò in riva al Giordano. Prese il mantello d'Elia, lo sbatté contro le acque del fiume e invocò: «Signore, Dio d'Elia, dove sei?». Poi, come aveva fatto Elia, colpì le acque ed esse si divisero in due: egli poté attraversare.
E' la trasmissione dei poteri di Dio, che da Elia passano ad Eliseo, sempre attraverso il mantello.
Il manto, dunque, come già detto, oltre a significare difesa, protezione, amore, è presenza attiva e operante, che sviluppa "un'ardente passione", chiamata "zelo", in chi ne è rivestito. E' il dono di un fuoco che arde nel cuore e che si trasmette agli altri.
(5- continua)
Dal mantello di Elia allo Scapolare - 4
di p. Raffaele Amendolagine

La nube nera si materializza, coprendo il profeta. Coprirà ogni uomo che scopre nel cuore l'invito del Signore. Quella nube diventa un mantello. La "piccola mano", che abbiamo visto sul Monte Carmelo, continua a rappresentarci, ad essere, Maria. E' Maria che oggi "mormora" lo stesso "soave silenzio", mentre avvolge col suo manto, col suo abito, con la sua fede, i suoi figli.
pera in lui. E' il manto della fede che racchiude l'energia necessaria per compiere ciò che Dio vuole, senza correre il rischio di sbagliare o di sentirsi di nuovo abbattuto e stanco, scoraggiato e depresso. Il buio della fede è come la piccola nube del Monte Carmelo che diventata grande, oscura il cielo, prima di riversare il suo torrente di grazie.
(4 - continua)
Dal Mantello di Elia allo Scapolare -3
di p. Raffaele Amendolagine
Elia,
che rappresenta l'umanità, continua la sua vita oppresso e depresso
dalla lotta continua contro il male. E' stanco. Dio prima lo rifocilla
attraverso un altro meraviglioso segno, il Pane disceso dal cielo e
offerto da un angelo, poi vuole favorirlo con la manifestazione di una
sua presenza misteriosa, ma reale che lo aiuterà ad andare avanti.
1Re 19,4-7
Certo,
fuori c'è il vento delle preoccupazioni umane, che tenta di distruggere
ogni sicurezza, ci sono terremoti che sconquassano i beni terreni, c'è
il fuoco della vendetta e dell'odio che affoga ogni speranza. Questi
ostacoli non sono Dio, non vengono da Dio e neppure lo rappresentano. Si
devono sorpassare, perché solo lì, all'aperto, guardando senza vedere,
ascoltando senza sentire, si resterà avvolti, inebriati dalla sua
presenza ineffabile. I mali del mondo passano. Dio resta. Si deve
scoprire. Il Profeta lo riconosce nel "mormorio di un soave silenzio".
1Re 19,4-7
Alla fine si mise sotto una ginestra. Si augurò di morire: «Signore, -
disse, - non ne posso più! Toglimi la vita, perché non valgo più dei
miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra, ma
all'improvviso un angelo lo svegliò e disse: «Alzati e mangia». Subito
notò accanto alla sua testa una focaccia, di quelle cotte su pietre
arroventate, e una brocca d'acqua. Dopo aver mangiato e bevuto, si mise
di nuovo a dormire. L'angelo del Signore lo svegliò una seconda volta:
«Mangia ancora, - gli disse, - perché il cammino sarà molto lungo per
te». Elia, riprende le forze, si incammina, ma ha bisogno anche di
coraggio. Si ritira in una grotta, per trovare rifugio. Ma
Dio incalza: "Che fai, Elia?". Il Profeta confessa il suo zelo per Lui,
ma continua ad avere paura. Interviene allora il Signore in persona. Non
è infatti nel chiudersi in se stesso che si porta avanti il progetto di
Dio. Non è nell'allontanarsi da tutto e da tutti, o il nascondersi alle
realtà che sovrastano e che feriscono. Si deve uscire fuori, all'aperto,
senza paura, perché c'è Dio. Dio fa superare ogni difficoltà.

1
Re 19, 11- "…Il Signore rispose ad Elia: - Esci dalla grotta e vieni
sulla montagna, alla mia presenza. Infatti il Signore stava passando.
Davanti a lui un vento fortissimo spaccava le montagne e fracassava le
rocce, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento venne il
terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto venne
il fuoco, ma il Signore non era neppure nel fuoco. Dopo il fuoco, Elia
udì come il mormorio di un soave silenzio. Si
coprì la faccia col mantello e uscì…"
(3- continua)
Dal Mantello di Elia allo Scapolare - 2
di p. Raffaele Amendolagine
Scendiamo
ora nei dettagli. Immergiamoci nella contemplazione del mantello del
profeta Elia rapportandolo al manto o abito della Madonna. C'è anche una
coincidenza non casuale. Gli avvenimenti che coinvolgono Elia avvengono
sul Monte Carmelo, poco lontano da Gerusalemme, la città che
rappresenta l'inizio e il compimento della redenzione compiuta da Gesù.
Da quel monte, nella storia che stiamo rivivendo, spunta l'immagine di
colei dalla quale sarebbe giunta all'umanità la Grazia della salvezza.
E'
la famosa apparizione di una "piccola nube" che si ingrandirà coprendo
la terra arida e riversando su di essa la benefica pioggia. Dipinto di Suor Maria Geltrude (1912-2005) del Carmelo di Parma |
Il profeta Elia appare negli ultimi capitoli del primo Libro dei Re, nelle vicende del popolo eletto, che si sta dimenticando del Signore. La sua apparizione è improvvisa. Annuncia un castigo per far ravvedere la gente: ci sarà siccità per tre anni e mezzo.
La piccola nube rappresenta il perdono di Dio invocato da Elia. E' Maria, che, nella storia della salvezza, porta la misericordia di Dio. Amore misericordioso rappresentato dall'acqua che lava, purifica e porta abbondanza, che, con Gesù, diventerà acqua viva, acqua che dà la vita, acqua che trasforma in "sorgente zampillante per la vita eterna".
Dal 1° libro dei Re (cap.18,41-45):
…" Elia disse ad Acab: «Ora va' pure a mangiare e bere, perché si sente già il rumore della pioggia». Acab andò, mentre Elia salì sulla cima del monte Carmelo. Si inchinò fino a terra, con la testa fra le ginocchia. Poi ordinò al suo servitore: «Va' a guardare in direzione del mare». Il servo andò, ma poi tornò a dire a Elia: «Non c'è niente». Per sette volte Elia mandò il servitore a guardare. La settima volta rispose: «Una piccola nube, non più grande del palmo di una mano, sta salendo dal mare». Allora Elia gli disse: «Va' dal re Acab e digli di attaccare subito i cavalli ai carri e di partire, per non essere fermato dalla pioggia». Nel frattempo il cielo si era riempito di nuvole scure e il vento si era messo a soffiare. Poi cominciò a piovere a dirotto.
Questo testo possiamo considerarlo un preambolo per le prossime riflessioni.
(2- continua)
Dal Mantello di Elia allo Scapolare - 1
di p. Raffaele Amendolagine
L'Antico Testamento si capisce pienamente attraverso il Nuovo
Testamento. E' come un'ombra che deve spingere a scoprire a chi
appartiene, cioè di cosa parla, cosa vuole insegnare.
Quanti personaggi dell'Antico Testamento sono stati ombra di Gesù! La medesima cosa possiamo considerarla riguardo a Maria.
Le ombre, diventano luminose, più che con lo studio, con la preghiera. La Parola di Dio pregata entra dentro di noi e ci trasforma, in un certo senso, in Dio stesso. Vediamo, nei limiti del possibile, con gli occhi di Dio. Il tempo e lo spazio prendono una nuova dimensione dove l'antico e il nuovo, il vicino e il lontano, il presente, il passato e il futuro, avvolti dalla medesima luce, diventano luce.
Fermiamoci a contemplare la sagoma della creatura più vicina a Gesù, l'ombra di Maria in alcune pagine dell'Antico Testamento.
Quante volte abbiamo pregato la Madonna chiedendole di coprirci con il suo manto!
Essere coperti significa essere protetti, difesi, ma anche raccolti, coccolati, direi, quasi addormentati, ma soprattutto amati.
Ogni creatura e soprattutto ogni essere umano ha bisogno di essere aiutato, amato. Tutti ci rivolgiamo alle persone delle quali abbiamo fiducia per le più varie necessità della vita. Il bambino si fida della mamma e si nasconde tra le sue braccia e la mamma offre a suo figlio un sicuro rifugio coprendolo con se stessa, magari servendosi della sua stessa veste.
Mantello, abito, veste, hanno il significato di protezione e di amore. Sono il segno di un amore che si riceve e che si vuole dare. Diventano il segno di una gara di amore. Amati si riama. Più si è avvolti da questo amore e più si desidera di unificarci con la persona che ci ama cercando di imitarla. Questo segno diventa, o dovrebbe diventare, la manifestazione esterna di una realtà velata, ma viva, vera. Da parte di Maria questa realtà è perfetta, specchio dell'amore di Dio; in noi è limitata dalla nostra debolezza, a volte anche cattiveria, che ci fa fuggire da questa protezione-amore.
Quanti personaggi dell'Antico Testamento sono stati ombra di Gesù! La medesima cosa possiamo considerarla riguardo a Maria.
Le ombre, diventano luminose, più che con lo studio, con la preghiera. La Parola di Dio pregata entra dentro di noi e ci trasforma, in un certo senso, in Dio stesso. Vediamo, nei limiti del possibile, con gli occhi di Dio. Il tempo e lo spazio prendono una nuova dimensione dove l'antico e il nuovo, il vicino e il lontano, il presente, il passato e il futuro, avvolti dalla medesima luce, diventano luce.
Fermiamoci a contemplare la sagoma della creatura più vicina a Gesù, l'ombra di Maria in alcune pagine dell'Antico Testamento.
Quante volte abbiamo pregato la Madonna chiedendole di coprirci con il suo manto!
Essere coperti significa essere protetti, difesi, ma anche raccolti, coccolati, direi, quasi addormentati, ma soprattutto amati.
Ogni creatura e soprattutto ogni essere umano ha bisogno di essere aiutato, amato. Tutti ci rivolgiamo alle persone delle quali abbiamo fiducia per le più varie necessità della vita. Il bambino si fida della mamma e si nasconde tra le sue braccia e la mamma offre a suo figlio un sicuro rifugio coprendolo con se stessa, magari servendosi della sua stessa veste.
Mantello, abito, veste, hanno il significato di protezione e di amore. Sono il segno di un amore che si riceve e che si vuole dare. Diventano il segno di una gara di amore. Amati si riama. Più si è avvolti da questo amore e più si desidera di unificarci con la persona che ci ama cercando di imitarla. Questo segno diventa, o dovrebbe diventare, la manifestazione esterna di una realtà velata, ma viva, vera. Da parte di Maria questa realtà è perfetta, specchio dell'amore di Dio; in noi è limitata dalla nostra debolezza, a volte anche cattiveria, che ci fa fuggire da questa protezione-amore.
(1- continua)
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