Il Papa si rivolge padre Paolo ocd che aiutò i superstiti di Beslan

Il papa si rivolge al carmelitano scalzo che accolse i superstiti della strage di Beslan. Leggi l'articolo di Vatican Insider QUI

Riportiamo, qui di seguito la testimonianza di p. Paolo De Carli ocd, del maggio 2009

Beslan. Una cittadina nel Caucaso che forse non dice quasi più nulla alla maggior parte delle persone. Eppure il mondo si era fermato a guardare quello che lì accadeva all’inizio di settembre 2004. La scuola N° 1 di Beslan era stata presa d’assedio  dai terroristi che avevano fatto prigioniere circa un migliaio  di persone, soprattutto bambini. Dopo tre giorni l’epilogo, con  oltre 300 morti. Forse tutto sarebbe finito nel dimenticatoio anche per me se non fosse accaduto che proprio quei bambini e quelle famiglie hanno chiesto ospitalità al nostro convento di Trento per un periodo di riposo e di riabilitazione.

Ricordo che ci siamo trovati davanti ad un muro di dolore: una montagna difficile da scalare.
Ma la grazia della nostra compagnia (oltre 100 persone si sono alternate nel lavoro in quei 40 giorni) e l’aiuto saggio dell’equipe di psicologi di Padova ci hanno aiutato a realizzare un piccolo miracolo di guarigione. Quella montagna di dolore si è aperta e ci ha fatto entrare. E un po’ alla volta abbiamo rivisto il sorriso, la gioia di vivere, la forza di legami che si saldavano ancora tra di loro, la speranza per un futuro migliore.

Il lavoro iniziato a Trento è poi continuato nel tempo grazie a Sara, Betta, Fabia, le psicologhe di Padova che con appassionato desiderio hanno deciso di non abbandonare quelle persone al loro destino; e grazie al Presidente dell’associazione “Aiutateci a Salvare i Bambini”, Ennio Bordato, che ha cercato in tutti i modi la strada per realizzare questo aiuto, concretizzatosi con diversi viaggi e permanenze a Beslan per lavorare con l’istituzione scolastica. Ora, però, si concludeva questa fase.

Così mi hanno offerto l’opportunità di accompagnarli a Beslan, dal 17 al 20 maggio. 
Difficile raccontare quello che ho provato. Il dolore è ancora lì, grande, possente, che irrompe e travolge in ogni momento, anche nel bel mezzo di un pranzo, o della festa organizzata per noi a scuola. La strada che va dall’aeroporto alla città passa vicino al cimitero: la “città degli angeli” come la chiamano ora. Così siamo passati dalla gioia incontenibile del ritrovarci di nuovo dopo anni, al silenzio improvviso che  cala nel furgone su cui sono, per arrivare alle lacrime di dolore, loro e nostre, mentre deponiamo i fiori e ci aggiriamo tra le tombe di figli, amici, madri.

In quel dolore ora ci siamo anche noi. E insieme al dolore c’è la riconoscenza per quello che abbiamo dato. Ce lo ricordano spesso i nostri amici di Beslan che non ci hanno mai lasciato soli in quei tre giorni; ma ce lo ricorda Marina, la psicologa della nuova Scuola 1, il Sindaco della città, il “Presidente” della provincia, il vice-primo Ministro dell’Ossezia. Molte testimonianze del bene che come olio abbiamo versato su quelle piaghe, per guarirle. Si può banalmente pensare che la vita continua. Ma c’è modo e modo perché questo accada. Si può crescere coltivando un odio profondo e una voglia di vendetta. O si può crescere dicendo a sé e ai propri figli che non è giusto quello che è accaduto: per questo non deve più accadere.

Però, non sono solo loro a esprimere un grande grazie nei nostri confronti. Penso che anche  noi siamo chiamati a dire questo grande grazie a loro, perché ci hanno mostrato con la loro esperienza che l’ultima parola non può essere un odio che uccide o una morte che vince.
L’ultima parola è una parola che fa rinascere, che invoca la gioia, che costruisce il bene, che  dona la vita. “Vita”: il nome della bambina nata a Zalina poco più di due anni fa. Quando le ho chiesto cosa significava in russo, mi ha guardato e con un sorriso mi ha detto: “Vita! In italiano”.

È stato davvero un dono grande il viaggio a Beslan. “Spasiba Ennio” era il ritornello che spesso risuonava a Trento e a Beslan per ringraziare Ennio Bordato, Presidente di “Aiutateci a Salvare  i Bambini”. Davvero grazie Ennio per averci dato la possibilità di incontrare gli amici di Beslan e per questo viaggio. E grazie a Sara, Betta e Fabia (le psicologhe di Padova) per il grosso lavoro di questi anni: lavoro che ha mantenuto vivo il filo dell’incontro con gli amici di Beslan. (P. Paolo De Carli)
 
***                                               
Ricordiamo che l’assedio alla scuola Numero 1 di Beslan è stata un’esperienza altamente traumatica, con gravi conseguenze per i bambini superstiti e per l’intera comunità di Beslan. Il masssacro avvenne dieci anni fa fra il 1 e il 3 settembre: un gruppo di 32 ribelli fondamentalisti islamici e separatisti ceceni occupò l'edificio scolastico sequestrando circa 1200 persone fra adulti e bambini. Tre giorni dopo, quando le forze speciali russe fecero irruzione, fu l'inizio di un massacro che causò la morte di centinaia di persone, fra le quali 186 bambini, ed oltre 700 feriti. All’epoca padre Paolo De Carli era priore del Convento carmelitano delle Lastre, a Trento. Proprio la Provincia autonoma si fece promotrice dell’accoglienza di un gruppo di superstiti.
       

Dal Carmelo di Haifa

Dal  sito delle carmelitane scalze di Haifa, che vivono nel Monastero del Monte Carmelo in Israele,vogliamo segnalarvi due iniziative:
_la prima il nuovo libro sulla beata Mariam di Gesù Crocifisso, la cui memoria liturgica abbiamo festeggiato lo scorso 25 agosto.
_ la seconda, un pdf scaricabile sull'apostolato di una carmelitana Suor Tarcisia vai qui
Collegandovi con il sito c'è la possibilità di lasciare intenzioni di preghiera e di vivere la preghiera in comunione spirituale con le sorelle claustrali.

La dolce freccia

Riproponiamo la pagina dello scorso anno che è stata quella che ha avuto più contatti di visitatori on line. Ripercorre il giorno in cui Teresa di Gesù ebbe il dono della ferita nel cuore: ecco come lo descrive LEGGI
Alcuni suggerimenti per la Liturgia delle Ore qui

Il Carmelo ricorda la "Piccola araba"

Oggi ricordiamo la B. Mariam di Gesù Crocifisso, carmelitana scalza di Betlemme, conosciuta nel mondo come "la piccola araba" (1846-1878)
Nata ad Abellin, piccolo villaggio situato tra Nazareth e il Monte Carmelo, e entrata nel Carmelo di Pau, ha partecipato alla fondazione del Carmelo di Mangalore in India e poi a quello di Betlemme dove è morta a 32 anni. E' la
«Piccola Teresa» del Medio Oriente, che ha approfondito molto il legame tra la vita di adorazione tipica del Carmelo claustrale e la Terra santificata dalla presenza del Signore.

Diceva «Si può vedere Gesù con gli occhi dello Spirito Santo». «L’uomo che non invoca lo Spirito Santo cammina nell’oscurità e non sa dove andare».  E ci lascia questa semplice preghiera:
Spirito santo ispirami,
Amore di Dio consumami!
Conducimi sulla retta via;
Maria, Madre mia, custodiscimi;
Con Gesù, benedicimi;
Liberami da ogni male,
da ogni illusione,
da ogni pericolo.
 Per pregare la liturgia di oggi vedi qui

Nacque il 24 agosto il "Carmelo di Teresa"

All'ingresso del protomonastero della Riforma: San Josè di Avila
Oggi ricordiamo la fondazione del primo monastero della Riforma teresiana: San Giuseppe di Avila. E' il monastero da cui è nato il bellissimo cammino della spiritualità teresiana, partita da qui, diffusasi nelle altre fondazioni di Santa Teresa e giunto fino a noi che lo condividiamo con i padri e le suore claustrali.



 "Alpargatas" tipica calzatura carmelitana
PER APPROFONDIRE:
Un passo importante guidato da Chiara di Assisi: leggi
Quando suonò la prima campanella : leggi
 Il Monastero della Madre: leggi

Pregare per la pace oggi come 500 anni fa

Allarme ebola a Istanbul
Ricoverata una 23enne italiana - See more at: http://www.rainews.it/#sthash.0quTy0tz.dpuf
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Oggi miliziani islamici Shebab hanno decapitato un autista keniota cristiano, dopo aver rapito un gruppo di commercianti nei pressi della località turistica di Lamu, in Kenya.



Gli ostaggi sono stati portati nella foresta di Boni. Gli jihadisti hanno liberato i tre musulmani e hanno decapitato l'autista poiché cristiano.
- See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Kenya-decapitato-autista-cristiano-da-miliziani-somali-Shebab-fa5c3e44-a485-42c3-b6f6-388d8d294bbb.html#sthash.XCrBy5lH.dpuf


"Il mondo è in fiamme; vogliono nuovamente condannare Cristo, come si dice, raccogliendo contro di lui mille testimonianze; vogliono denigrare la sua Chiesa, e dobbiamo sprecare il tempo nel chiedere cose che, se per caso Dio ce le concedesse, ci farebbero avere un’anima di meno in cielo? No, sorelle mie, non è il momento di trattare con Dio d’interessi di poca importanza (#SantaTeresa di Gesù, Cammino di perfezione 1,5)

La piccola araba ci aiuta a pregare per la Pace

Il prossimo 25 agosto ricorderemo la memoria liturgica della piccola araba,carmelitana scalza di Betlemme, la b. Maria di Gesù Crocifisso. Cresce il numero dei pellegrini che visitano il luogo in cui sono seppellite le sue spoglie: vedi qui
A lei affidiamo la nostra preghiera per la Pace in tutti i luoghi della mondo in cui c'è un conflitto (vedi mappa).

Tre carmelitani uccisi a Rochefort nel 1794

La croce di ciottoli che ricorda i martiri della Rivoluzione francese
I martiri nella rada di Rochefort, nel corso della rivoluzione francese cosiddetti martiri dei pontoni di Rochefort sono un gruppo di 64 tra sacerdoti e religiosi tenuti prigionieri su due vecchie navi (pontoni) ancorate al largo del porto di Rochefort e morti di stenti tra il 1794 e il 1795. Tra loro tre padri carmelitani Scalzi (per la biografia leggi qui)
Oggi, 18 agosto, si fa memoria liturgia dei nostri tre martiri: vedi qui Affidiamo alla loro intercessione tutti i martiri e i perseguitati per la fede che esistono nel mondo. Per approfondire questo tema consultare il dossier del quotidiano Avvenire: vedi qui

Siamo anche su Twitter

La nostra fraternità di Napoli è presente sul Web anche con l'account di Twitter attraverso il quale cercherà di diffondere ancora le parole della santa Madre Teresa. Chi è iscritto a Twitter può interagire, seguendo l'account @suipassi, inviando esclusivamente frasi tratte dalle opere di Teresa d'Avila o su Teresa d'Avila. Per il testo nella foto del profilo è stato utilizzato il font che riproduce la scrittura di S. Teresa. Il logo in basso è quello della fraternità. Gli eventi che s'inizierà a programmare nella Provincia Napoletana saranno presentati anche in questa pagina, oltre che con iniziative editoriali ad hoc. Tra coloro che hanno iniziato a seguirci anche p. Roberto Fornara, il sito del V centenario e alcuni secolari. Far conoscere la santa Madre è il minimo che possiamo fare. Per questo i componenti della fraternità sono invitati a raccogliere frasi, pensieri, preghiere della nostra santa (brevi perché ogni tweet è di 140 caratteri) che provvederemo a inserire.



Cristo e i suoi poveri nel cuore della B. Maria Sagrario

La carmelitana scalza che ricordiamo oggi è Suor MAria Sagrario di San Luigi Gonzaga, al secolo Elvira Moragas Cantarero, nata a Lillo (Toledo) l’8 gennaio 1881. Elvira ricevette un’educazione e formazione umanistica dal padre, stimato farmacista. Proseguì e perfezionò nella scuola delle Mercedarie di San Fernando a Madrid. Frequentò gli studi superiori con ottimi risultati e si iscrisse alla Facoltà di Farmacia dell’Università madrilena. Unica donna fra 80-85 studenti, si laureaò con ottimi voti e cominciò ad aiutare suo padre nella farmacia ed alla sua morte, nel 1909, iniziò a gestirla personalmente, divenendo quasi sicuramente la seconda donna spagnola titolare di un’attività farmaceutica.
Elvira stabilì che il sabato fosse il giorno dedicato all’elemosina ai poveri proprio lì in farmacia e questa consuetudine durò per molto tempo anche dopo la guerra. Quando anche il fratello Ricardo si laureò in Farmacia, Elvira con il consiglio del suo direttore spirituale, il gesuita Maria Rubio Peralta, poi beatificato, decise di entrare nel monastero delle Carmelitane Scalze di Santa Ana y San José nel giugno 1915.
A dicembre dello stesso anno prese l’abito carmelitano cambiando il proprio nome in Maria Sagrario di S. Luigi Gonzaga. La notte di Natale del 1916 fece la sua prima professione e nell’Epifania del 1920 emise la professione solenne.
In convento continuò la sua opera di beneficenza di farmacista con l’aiuto del fratello Ricardo, divenuto titolare della farmacia.
Generosa, gioiosa e ben voluta fu anche all'interno della comunità carmelitana che la elesse priora nel triennio 1927-30. Il 1° luglio 1936 fu eletta di nuovo priora del monastero, pochi giorni prima che scoppiasse la famigerata Guerra Civile spagnola, che insanguinò la Nazione dal 1936 al 1939, mietendo solo fra i religiosi ben 7300 vittime; il 20 luglio la folla attaccò anche  il convento e le religiose cacciate in strada, Madre Sagrario non volle unirsi alla fuga del fratello da Madrid, per poter assistere meglio, per quel che poteva, le sue monache sparse per la città.
Trascorse tre settimane nascosta nella casa dei familiari di un’altra suora, il 14 agosto venne arrestata e portata nella prigione repubblicana di via Marqués del Riscal, famosa per le crudeltà che si facevano. Fu interrogata più volte, madre Sagrario non rispondeva e scrisse solo su un foglio “Viva Cristo Re” l’espressione dei martiri di quell’epoca insanguinata. Durante la notte fu rinchiusa nella Padrera de San Isidro e nelle prime ore del mattino fu fucilata, era il 15 agosto del 1936.
Il processo per la beatificazione du aperto dall’arcivescovo di Madrid nel 1962, che si sono conclusi con la solenne proclamazione da parte di S. Giovanni Paolo II in Piazza S. Pietro a Roma il 10 maggio 1998.
La Chiesa la ricorda il 15 Agosto, mentre i Carmelitani Scalzi ne fanno memoria il 16 Agosto.

Per chi recita la Liturgia delle Ore è conciderata in Italia un memoria facoltativa. Chi desidera comunque onorare la sua memoria e pregare con lei. Si fa riferimento alle indicazioni del Proprio della Liturgia delle Ore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi. Vedi qui


C'è anche un sito, in lingua spagnola, dov'è possibile attingere altre notizie e anche foto (compresa quella poco dopo la fucilazione) della beata. Per consultarlo clicca QUI

Chiara, Teresa e noi: una comunione spirituale

« Non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo d'esempio, ma più ancora perché l'unione di tutta la Chiesa nello Spirito sia consolidata dall'esercizio della fraterna carità. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio »: (dal catechismo della Chiesa cattolica n 957)

 Teresa d'Avila che è stata avida lettrice di testi spirituali, benché nel Cinquecento fosse proibito alle donne leggere ed istruirsi, nutriva in sé un profondo senso di "comunione" con le figure che meglio avevano incarnato il Vangelo. Una delle persone a cui si ispirò fu, per sua stessa ammissione, proprio Santa Chiara.
Lo annota nel Libro della Vita, facendo riferimento a un'esperienza particolare avuta  l'11 agosto:

Il giorno di santa Chiara, mentre stavo per comunicarmi, mi apparve questa santa splendente di bellezza; mi disse di sforzarmi d’andare innanzi nell’opera intrapresa, perché ella mi avrebbe aiutata. Cominciai a nutrire per lei una grande devozione, tanto più che le sue promesse sono risultate così veritiere che un monastero di suore del suo Ordine, vicino al nostro, ci aiuta a mantenerci. E la cosa più importante è che, a poco a poco, ha perfezionato a tal punto il mio desiderio di rinuncia a tutto che la povertà osservata da questa gloriosa santa nella sua casa si osserva anche da noi e viviamo di elemosina. Non mi è costato poca fatica ottenere l’autorizzazione del santo Padre a mantenerci salde in questa Regola, senza discostarcene né aver mai rendite. Il Signore fa molto di più e lo si deve forse alle preghiere di questa santa gloriosa perché, senza esserne richiesto, ci provvede completamente di tutto il necessario. Sia egli benedetto per ogni cosa! Amen. (Vita 33,13)”

Per conoscere meglio la Chiara di Assisi si può fare riferimento alle quattro lettere che scrive all'amica Agnese di Praga. In esse la "piccola pianticella di Francesco" rivela l’entusiasmo e la passione della sua sequela di Cristo.A quel Cristo che ha dato tutto Chiara vuole che si guardi con lo stesso amore: Con tutta te stessa ama Colui che per amor tuo tutto a te si è donato. Con uno sguardo dolece e innamoratorato.
Come avrebbe fatto tre secoli dopo la nostra Teresa d'Avila, che proprio meditando la passione di Gesù ha trovato la verità della propria vocazione, Chiara di Assisi è maestra di contemplazione. Non soltanto per chi condivide la clausura, ma per ognuno di noi.
E’ proprio e specifico di Chiara l’aver dato alla contemplazione una dimensione propriamente evangelica: non era per lei attività straordinaria, riservata a un’élite, ai privilegiati dalla cultura, ma era atteggiamento quotidiano nello spazio dell’umile realtà delle case, dei lavori quotidiani (Enzo Bianchi).
Saremo per sempre "Grati a Dio che ci dona i Santi che parlano al nostro cuore e ci offrono un esempio di vita cristiana da imitare, vorrei concludere con le stesse parole di benedizione che santa Chiara compose per le sue consorelle e che ancora oggi le Clarisse, che svolgono un prezioso ruolo nella Chiesa con la loro preghiera e con la loro opera, custodiscono con grande devozione.
 Sono espressioni in cui emerge tutta la tenerezza della sua maternità spirituale: “Vi benedico nella mia vita e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni con le quali il Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i figli e le figlie, e con le quali un padre e una madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali. Amen” (FF, 2856)" (Benedetto XVI, udienza generale su Chiara d'Assisi).


 Oggi anche a Napoli, nella Basilica a lei consacrata, (distrutta nel bombardamento del 4 agosto 1943 e ricostruita un anno dopo), si ricorda con grande devozione, questa bellissima testimone del Vangelo nata e vissuta ad Assisi.
Stefania De Bonis ocds 

Ricordando Edith Stein

Il 2 agosto del 1942 nel Carmelo di Echt dov'era rifugiata Suor Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein),  dopo aver lasciato il monastero di Colonia, fa irruzione la Gestapo.
Suor Teresa Benedetta è nella cappella, assieme alla altre monache carmelitane. Gli agenti le intimano di presentarsi in parlatorio entro 5 minuti e poi di seguirli, assieme a sua sorella Rosa. Inutili i tentativi della Priora di evitare l'arresto. Uscendo, Suor Teresa Benedetta  prende per mano la sorella e le dice: " Vieni, andiamo per il nostro popolo ".
Assieme a molti altri ebrei convertiti al cristianesimo le due donne sono condotte prima  al campo di raccolta di Westerbork e poi ad Auschwitz. La denuncia  dei vescovi cattolici dei Paesi Bassi contro i pogrom e le deportazioni degli ebrei aveva ottenuto un effetto boomerang.

Dio, amico e padre che perdona

Una storia racconta di due amici che camminavano nel deserto. In qualche momento del viaggio cominciarono a discutere, ed un amico diede uno schiaffo all'altro. Questi addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia: "Il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo".Continuarono a camminare, finché trovarono un'oasi, dove decisero di fare un bagno. L'amico che era stato schiaffeggiato cadde in una buca sotto l’acqua e rischiò di affogare, ma il suo amico, senza esitare, nuotò verso di lui e lo salvò.
Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra: "Il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita".L'amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò: "Quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai su una pietra, perché?". L'altro amico rispose: "Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possano cancellarlo. Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo".

Dare un senso al nostro riposo estivo

Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le vacanze sono, inoltre, giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita, nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari. Il tempo delle vacanze offre opportunità uniche di sosta davanti agli spettacoli suggestivi della natura, meraviglioso "libro" alla portata di tutti, grandi e piccini. A contatto con la natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, "capace di Dio" perché interiormente aperta all'Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l'impronta della bontà, della bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera. 
(Benedetto XVI, Papa Emerito, Angelus 17 luglio 2005)