Gallipoli ricorda il miracolo di Teresina!

Il Monastero di Gallipoli
Era il 16 gennaio 1910 quando il monastero della Carmelitane Scalze di Gallipoli, luogo di preghiera e di nascondimento, balzò al centro della cronaca per un fatto straordinario che avrebbe avuto ripercussioni sulla storia del Carmelo e la fama di una piccola carmelitana morta alcuni anni prima a Lisieux.
L’allora Priora del monastero di Gallipoli, madre Carmela del S. Cuore di Gesù, in quel periodo era a letto colpita da pleurite, alle prime luci del giorno di quel 16 gennaio, avvertì una strana sensazione, come se qualcuno la toccasse, come per svegliarla. Aprì gli occhi e rivolgendosi allo sconosciuto personaggio che era accanto a lei disse: « Lasciatemi, poiché sono tutta sudata ». E subito una voce femminile le rispose: « Non temete, ciò che faccio è per il vostro bene, non per il vostro male ». E continuò: « Dio si serve indifferentemente degli esseri del cielo come di quelli della terra: ecco, io vi porto cinquecento lire per sovvenire ai bisogni della vostra comunità ». Il monastero infatti era pieno di debiti e rischiava la chiusura. Il racconto dettagliato è in una lettera che la Priora scrisse al monastero di Lisieux ( per leggerla clicca qui ) per aver una conferma dell'identità di quella figura apparsale. 
Due sono gli elementi che avevano colpito l'attenzione di Suor Carmela del S. Cuore di Gesù: il primo è la presentazione che l'ospite generosa fa di se stessa dicendole di “non essere la nostra Santa Madre (S. Teresa d’Avila) ma la Serva di Dio, Suor Teresa di Lisieux”; il secondo elemento è la frase di commiato pronunciata da S. Teresina: “La mia via è sicura. Non mi sono sbagliata seguendola”. 
E' la conferma della "Piccola via"! E anche Gallipoli "contribuisce" alla fama di santità di Teresa di Gesù Bambino

Capodanno 1922, il battesimo di una giovane ebrea


Dopo aver trascorso una notte intera a leggere "Il libro della vita" di Teresa d'Avila, Edith Stein, giovane filosofa ebrea, decise di comprare un catechismo e un messalino: li studiò a fondo e dopo qualche giorno si recò in una chiesa cattolica per partecipare alla prima Santa Messa della sua vita. "Niente mi rimase oscuro. Compresi anche la più piccola cerimonia. Al termine raggiunsi il prete in sacrestia e dopo un breve colloquio gli chiesi il Battesimo. Mi guardò con molto stupore e mi rispose che era necessaria per l’ammissione in seno alla Chiesa una seria preparazione. Per tutta risposta riuscii a balbettare: La prego, reverendo Padre, mi interroghi...".
Dopo un approfondito esame, il prete meravigliato per tanta preparazione, fissò il Battesimo per il capodanno del 1922 e proprio il 1 gennaio 1922  Edith aggiunse al suo nome quello di "Teresa".
Nell’omelia per la sua beatificazione, Giovanni Paolo II, affermava: “Ricevere il battesimo non significò in alcun modo per Edith Stein rompere con il mondo ebraico. Al contrario ella afferma: "Quando ero ragazza di quattordici anni smisi di praticare la religione ebraica e per prima cosa, dopo il mio ritorno a Dio, mi sono sentita ebrea”.
Il Battesimo segnò un iniziale orientamento al Carmelo, ma nello stesso tempo determinò una dolorosa lacerazione con la madre, che non riusciva a capire perché la figlia non fosse ritornata al Dio dei suoi padri. Con il suo nuovo nome e stato, suor Teresa Benedetta della Croce, vent'anni dopo sarebbe stata arrestata nel Carmelo di Echt  e poi uccisa, nel campo di concentramento di Auschwitz.

Vinci l’indifferenza e conquista la pace!


 "Dio non è indifferente! 
A Dio importa dell’umanità, Dio non l’abbandona!"

Comincia così il messaggio per la XLIX Giornata Mondiale della Pace che si celebra oggi, 1 gennaio 2016, affidato dal Papa a tutti i fedeli. 
"All’inizio del nuovo anno, vorrei accompagnare con questo mio profondo convincimento gli auguri di abbondanti benedizioni e di pace, nel segno della speranza, per il futuro di ogni uomo e ogni donna, di ogni famiglia, popolo e nazione del mondo, come pure dei Capi di Stato e di Governo e dei Responsabili delle religioni. Non perdiamo, infatti, la speranza che il 2016 ci veda tutti fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Sì, quest’ultima è dono di Dio e opera degli uomini. La pace è dono di Dio, ma affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo".
Puoi leggere e scaricare il messaggio integrale del Papa cliccando qui