Lettura del Vangelo di Marco - la vocazione e la dignità da riscoprire

Dopo la guarigione del paralitico, ecco uno di quei brani che più spesso sono citati quando si parla di vocazione, della chiamata di Gesù che avviene non per meriti ma per volontà di Dio,


Leggiamo insieme:
Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore.
E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

Levi  detto anche Matteo è un esattore delle tasse, detestato dalla gente. Egli però è attratta da Gesù e per dimostrargli la sua gratitudine e amicizia dà in suo onore un banchetto, invitando altri pubblicani e peccatori. Alle critiche dei farisei Gesù risponde con prontezza e, come sempre provocando negli interlocutori domande e crisi: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma gli ammalati". Levi è uno di quelli che hanno maggiormente bisogno dell'aiuto di Gesù, della sua comprensione, della Parola che fa chiarezza nella loro vita. Gesù difende la scelta di condividere un banchetto con Levi e i suoi amici, ma rispondendo alle critiche pone anche loro di fronte a una verità: sono peccatori, hanno bisogno di aiuto. Ed è chiaro anche l'atteggiamento con cui Gesù si avvicina loro: per aiutarli e non per giudicarli come fanno i farisei. Anche di fronte alle prescrizioni Gesù pone come condizione il rispetto dell'uomo, il rapporto con lui. Egli non contesta il digiuno, ma la rigida osservanza.
 Il non comprendere che il tempo che Dio dona all'uomo è per ritrovarsi, lontano dal lavoro e dalle preoccupazioni, per vivere la pienezza della propria dignità di figli di Dio: ancora una volta essi avevano perduto la gioia del dono festivo, per renderlo un obbligo privo di vita e di senso. 

Quaresima, conversione e riconciliazione

Il percorso formativo della nostra comunità secolare in questo periodo quaresimale si è concluso oggi con un incontro sul tema della Confessione.
Padre Arturo Beltràn, nostro assistente religioso, ha tenuto lo scorso 3 marzo un ritiro su "Quaresima tempo di conversione" (convento di S. Teresa a Chiaia) e oggi il consueto incontro mensile di formazione sul sacramento della riconciliazione (monastero dei SS. Teresa e Giuseppe ai Ponti Rossi).



I consigli di lettura della incaricata alla formazione per approfondire la meditazione sul sacramento della confessione

Capitolo 15 del Cammino di perfezione di Teresa di Gesù
I libro della Salita al Monte Carmelo di Giovanni della Croce
Henry Nouwen, L'abbraccio benedicente, ed. Queriniana
I video di Youtube sull'esame di coscienza di p. Marko Ivan Rupnik 


Lettura del Vangelo di Marco - Quando un gruppo aiuta chi ha bisogno

Proponiamo il secondo capitolo del Vangelo di Marco.
Possiamo leggerlo e cercare di individuare ciò che più ci colpisce (una scena, una frase) oppure immaginare di essere presenti alla scena della guarigione che ci racconta l'evangelista.

LEGGIAMO INSIEME:
Dopo alcuni giorni Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.

Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portaglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”.
Erano là seduti alcuni scribi che pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”
Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”.
Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”


E' un brano che innanzitutto dimostra l'amicizia, la solidarietà. Quattro persone (Marco non dice che sono parenti del malato) portano su una barella un paralitico. La fama di Gesù guaritore si era diffusa e loro sperano di  poter far guarire l'amico. Ma si vedono sbarrare l'ingresso presso la casa (presumibilmente di Pietro). C'è troppa folla che non lascia passare. Tornare a casa, dopo questa fatica? Forse avranno anche pensato di desistere e poi guardando l'uomo sul lettino hanno voluto provare un'altra soluzione:  tentano di arrivare fino a Gesù passando dal tetto.
Lì al centro della stanza Gesù annuncia la Parola di Dio ed è sorpreso dall'audacia e dalla fede dei quattro portantini. Presenti alla scena erano anche gli scribi (questo raccontato è il primo conflitto con il pensiero dominante).
Inizialmente Gesù dice al paralitico "Figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati". Non è senza significato pedagogico questa prima fase della guarigione. I teologi fanno notare che così Gesù "sgancia" il peccato dalla malattia. Nonostante il perdono dei peccati, il paralitico rimane paralitico.
Al brusio degli scribi risponde con qualcosa di più: ordina al paralitico di alzarsi e di prendere il lettuccio per tornare a casa.
La folla è meravigliata. Gli scribi rimuginano.
 
"Ma non è sufficiente l’ascolto della Parola. Infatti, mentre il paralitico si alza salvato, i farisei rimangono seduti e non guariscono perché tengono Gesù a distanza con la corazza della loro ideologia, non si lasciano toccare da lui, la Parola non viene accolta e non entra in loro".(P. Fidel Antón)

Torniamo sui quattro che portano a Gesù il paralitico e, riportando uno stralcio di un commento di don Davide Caldirola a proposito della solidarietà sacerdotale, proviamo a immaginarci fra i quattro, una squadra che è come una piccola comunità come la nostra:
"Occorre dire anzitutto che i barellieri sono quattro. Sono un’équipe, una squadra, una fraternità. Nessuno di loro da solo ce l’avrebbe fatta a portare il peso di un uomo che non si sa e non si può muovere. Insieme ce la possono fare. Anche se non basta il numero; ci vuole intesa, armonia, capacità di muoversi coi ritmi e i tempi giusti, di seguire la stessa direzione, di affrontare all’unisono i passaggi più delicati e difficili. Non è semplice portare una barella sul tetto, calarla nella casa senza fare danni alle cose o – peggio – al malato stesso. I quattro barellieri non possono contare soltanto sulla propria buona volontà; hanno dovuto affinare il loro servizio con una pratica comune, hanno dovuto imparare a guardare nella medesima direzione, ad equilibrare i loro sforzi e le loro forze. Ma qui sta uno dei loro segreti: nella capacità di lavorare insieme, di studiare e capire la fatica che l’altro sta facendo".