Scoprirsi amati, lasciarsi amare

“Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio”

Prendo oggi la penna perché le mie parole, scritte su un foglio bianco, servano di lode perpetua a Dio benedetto, autore della mia vita, della mia anima, del mio cuore. Vorrei che l’intero universo, coi pianeti, gli astri e gli innumerevoli sistemi stellari fosse un’immensa distesa, pulita e brillante, dove poter scrivere il nome di Dio. Vorrei che la mia voce fosse più potente di mille tuoni e più forte del rumore del mare, più terribile del boato dei vulcani, per dire soltanto: Dio! Vorrei che il mio cuore fosse grande come il cielo, puro come quello degli angeli, semplice come quello delle colombe (Mt 10,16), per mettervi Dio! Ma siccome tutta questa grandezza che sogni non può diventare realtà, accontentati di poco e di te stesso che sei nulla, frate Rafael, perché il nulla stesso deve bastarti. (…)Perché tacere? Perché nasconderlo? Perché non gridare al mondo intero e manifestare ai quattro venti le meraviglie di Dio? Perché non dire alla gente e a tutti quelli che vogliono ascoltare: vedete chi sono? Vedete chi sono stato? Vedete la mia miseria che si trascina nel fango? Poiché poco importa; meravigliatevi: malgrado tutto ciò, possiedo Dio. Dio è mio amico! Scompaia il sole, evapori il mare di stupore! Dio mi ama, ama me, d’un amore tale che, se il mondo intero lo capisse, tutte le creature impazzirebbero e griderebbero di meraviglia. E ancora, è poco. Dio mi ama a tal punto che gli angeli stessi non ci capiscono nulla! (cfr 1Pt 1,12) 
E’ grande la misericordia di Dio ! Amarmi, me; essere mio amico, mio fratello, mio padre, mio maestro. Essere Dio, ed io essere ciò che sono!... come non impazzire; com’è possibile vivere, mangiare, dormire, parlare e trattare con tutti? (...) Com’è possibile, Signore! Lo so, me l’hai spiegato: è per miracolo della tua grazia.
San Rafael Arnaiz Baron
Oblato trappista


Ricordate quando Teresa ha scoperto di essere amata?

Il suono del silenzio

“Molta gente m’interroga a proposito del silenzio della Trappa e io non so che rispondere perché il silenzio della Trappa … non è silenzio, è un concerto sublime che il mondo non avverte”.
San Rafael Arnaiz Baron

Oblato trappista




Un inizio nel segno della Parola

E' cominciata oggi l'attività formativa della comunità ocds dei Ponti Rossi, con una Lectio Divina sul Vangelo di Giovanni (Gv 6, 60-69) a cui hanno partecipato nove dei 10 componenti con la promessa  e la aspirante all'ammissione. Nel corso dell'incontro è stato presentato il programma di formazione, in attesa che sia integrato con le proposte del Coordinamento interprovinciale.
C'è stato un momento molto bello in cui abbiamo incontratola nuova Priora Suor Maria Gigliola e la ragazza che il giorno di Santa Teresa è entrata nel monastero delle carmelitane scalze dei Ponti Rossi.
Come ogni anno abbiamo deciso di cominciare con la Parola di Dio e per l'occasione abbiamo ricordato la recente lettera apostolica del santo Padre Francesco che sottolinea l'importanza e la centralità del Testo Sacro ("abbiamo bisogno di entrare in confidenza costante con la Sacra Scrittura, altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi rimangono chiusi, colpiti come siamo da innumerevoli forme di cecità.").

📋Il depliant dell'anno 2019/2020
📖Lettera Apostolica in forma di Motu proprio di Papa Francesco   "Aperuit illis" 

Oggi festeggiamo la nostra Fondatrice: Teresa di Gesù

Oggi il Carmelo e la Chiesa tutta ricordano la prima donna divenuta (assieme a Santa Caterina da Siena) dottore della Chiesa: La nostra fondatrice Teresa di Gesù, la santa Andariega. 
Teresa de Ahumada y Cepeda (Avila, Spagna, 28 Marzo 1515 - Alba de Tormes , 4 ottobre 1582 - il giorno dopo, per la correzione del calendario gregoriano, diventò il 15 ottobre) fu una donna di eccezionale sensibilità: entrò a vent’anni nel Carmelo di Avila, dove concepì, non senza turbamenti interiori, un nuovo modo di fare orazione e un desiderio di maggior rigore nella clausura. 
Nel 1562 attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un’intensa attività. Insieme a S. Giovanni della Croce, fondò nuovi monasteri e conventi dell’Ordine.  Fu canonizzata da Gregorio XV il 12 marzo 1622 e fu dichiarata Dottore della chiesa da Paolo VI il 27 settembre 1970. Questo blog a lei dedicato racconta la sua storia e l'esempio che rappresenta anche per noi carmelitani laici



La nostra piccola santa dell'Amore


Oggi i Carmelitani Scalzi ricordano la piccola S. Teresa di Lisieux, monaca carmelitana scalza, tornata in cielo il 30 ottobre 1897, a soli 24 anni. Sul letto di morte, alla sorella che le domandava se pensasse spesso al Signore, rispose: “Credo di non aver mai passato tre minuti senza pensare a Lui”. Le sue ultime parole furono: “Mio Dio, vi amo”. Fu proclamata dottore della Chiesa da San Giovanni Paolo II il 19 ottobre 1997.


 Preghiamo  così oggi con tutto il Carmelo la Liturgia delle ore



Dall'«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine
(Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957, 227-229)

Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarmi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l'occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L'Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spentp questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore é eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell'animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.

IL MIRACOLO A GALLIPOLI


Dal racconto scritto dalla priora del Monastero di Gallipoli (Lecce) alla priora di Liseux il 25 febbraio 1910.

La notte del 16 Gennaio ero molto sofferente e preoccupata da gravi difficoltà. Erano appena suonate le tre, e, spossata, mi sollevai un po' sul letto per respirare meglio e poi mi addormentai. In sogno, mi sembra, mi sentii toccare da una mano che, tirando su la coperta, mi copriva con tenerezza. Ho creduto che una delle mie consorelle fosse venuta a farmi questa carità, e, senza aprire gli occhi, le dissi: «Lasciatemi; perché sono tutta sudata e il movimento che fate mi dà troppa aria». Allora una dolce voce sconosciuta mi rispose: «No, quello che faccio è una cosa buona», e continuando a coprirmi: «Ascoltate, il buon Dio si serve degli abitanti del cielo come di quelli della terra per soccorrere i suoi servitori. Ecco 500 lire con le quali pagherete i debiti della comunità». Le dissi che il debito della comunità era solo di 300 lire. Essa rispose: «Ebbene, il resto sarà in più. Ma siccome non potete tenere questo denaro nella vostra cella, venite con me ». Ma come alzarmi, essendo tutta sudata, pensavo tra me? Allora la celestiale visione, penetrando il mio pensiero, aggiunse sorridendo: «Ci verrà in aiuto la bilocazione». E subito mi trovai fuori della cella in compagnia di una giovane suora carmelitana, il cui abito e velo lasciavano trasparire una luce paradisiaca che ci rischiarò il cammino. Essa mi condusse giù nell'appartamento (della Torriera), mi fece aprire una cassetta in legno, e vi depose 500 lire... mi chinai esclamando: «Oh, Santa Madre!». Ma essa aiutandomi a rialzarmi e carezzandomi con affetto, riprese: «Non sono la nostra Santa Madre, sono la serva di Dio, suor Teresa di Lisieux...» L'angelica suora, dopo avermi posato la mano sul velo come per accomodarmelo, e avermi fatto una fraterna carezza, si allontanò lentamente. « Aspettate, le dissi, potreste sbagliare strada!», ma essa con il suo celestiale sorriso mi rispose: «LA MIA VIA È SICURA E NON MI SONO SBAGLIATA SEGUENDOLA».
Il giorno seguente la madre trovò nella cassetta delle offerte la somma promessa dalla santa. Questo episodio è stato riconosciuto come fondamentale per procedere alla canonizzazione di santa Teresa di Gesù Bambino, avvenuta nel 1925


 Per conoscerla meglio: