20 anni di Costituzioni: la lettera del P. Generale

 
Venti anni fa, l'Ordine secolare dei carmelitani scalzi vide approvate nel 2003 dalla Curia Generalizia le proprie Costituzioni che sostituivano la regola di vita e cercavano di aprire uno sguardo sul mondo laico attraverso il filtro della Regola. Fu il sigillo su un Ordine a tre rami sorti su un'unica radice: la Regola di Sant'Alberto. 

Per l'anniversario il nuovo padre Generale ci ha inviato una lettera (scarica qui) che conclude così: 

Auspico di cuore che il Signore continui a benedirvi nella vostra vocazione, nella passione e nell’amicizia con Gesù, nella preghiera e nella vita fraterna, nell’amore e nel servizio nella Chiesa e nel mondo, nell’intimità con Maria, e che attraverso le vostre Costituzioni possiate continuare a camminare sotto la protezione della Vergine del Carmelo, Stella del Mare e di san Giuseppe, nell’ossequio di Gesù Cristo, glorificando Dio con la vostra vita. Grazie a tutti coloro che, in quel tempo, elaborarono le Costituzioni, a tutti voi che le vivete ogni giorno, a coloro che verranno. Prego per ogni comunità. Iniziamo oggi di bene in meglio, rendendo grazie per questa preziosa eredità ricevuta. A tutti voi, miei fratelli e sorelle, una benedizione e un fraterno abbraccio.
P. Miguel Márquez Calle, OCD Preposito Generale

QUANDO TERESA FU "INCORAGGIATA" DA S. CHIARA

 

Riproponiamo il testo sulle affinità fra Chiara di Assisi di cui oggi celebriamo la memoria liturgica e la nostra Teresa d'Avila che è sul sito del protomostero di Assisi e fu inserito nel sito (oggi inesistente sul web) "Para vos naci", dedicato al V centenario della nascita della carmelitana scalza.


L'11 agosto 1562 nel monastero dell’Incarnazione di Avila le monache partecipano alla celebrazione eucaristica. Tra loro c’è Suor Teresa de Ahumada. È la vigilia di un evento importante: la fondazione di un nuovo monastero carmelitano, organizzato secondo il rigore originario della Regola di Sant’Alberto e destinato a vivere “per la Chiesa e per la redenzione delle anime” . Poco prima della comunione Suor Teresa ha una visione. Ecco come la racconta nel LIBRO DELLA Vita, la sua autobiografia:
 “Il giorno di santa Chiara, mentre stavo per comunicarmi, mi apparve questa santa splendente di bellezza; mi disse di sforzarmi d’andare innanzi nell’opera intrapresa, perché ella mi avrebbe aiutata. Cominciai a nutrire per lei una grande devozione, tanto più che le sue promesse sono risultate così veritiere che un monastero di suore del suo Ordine, vicino al nostro, ci aiuta a mantenerci. E la cosa più importante è che, a poco a poco, ha perfezionato a tal punto il mio desiderio di rinuncia a tutto che la povertà osservata da questa gloriosa santa nella sua casa si osserva anche da noi e viviamo di elemosina. Non mi è costato poca fatica ottenere l’autorizzazione del santo Padre a mantenerci salde in questa Regola, senza discostarcene né aver mai rendite. Il Signore fa molto di più e lo si deve forse alle preghiere di questa santa gloriosa perché, senza esserne richiesto, ci provvede completamente di tutto il necessario. Sia egli benedetto per ogni cosa! Amen. (Vita 33,13)”

È dunque anche grazie all’intercessione della santa di Assisi che Teresa di Gesù fondò il suo primo monastero di stretta clausura, quello di San Giuseppe, inaugurato il 24 agosto 1562. Così a 800 anni dalla consacrazione della santa di Assisi ricordiamo i 450 della riforma teresiana. Due sante molto diverse, vissute in due epoche molto diverse. Eppure dalla clarissa di San Damiano, Teresa sente  non solo di poter ricevere la protezione celeste, ma anche l’ispirazione per lo stile di vita con cui dar vita a una nuova, piccola comunità. Così, rivolta alle consorelle del monastero di San Giuseppe, alle quali insegna il cammino di orazione, Teresa spiega che l’orazione non può prescindere da uno stile di vita  votato all’umiltà, all’amore vicendevole e al distacco. E parla loro di povertà:  
Ecco le armi che devono figurare sulle nostre bandiere e che dobbiamo custodire in ogni circostanza, in casa, nel modo di vestire, nelle parole e soprattutto nel pensiero. Finché vi atterrete a questa norma, non temete che abbia a decadere l’osservanza della Regola in questa casa, col favore di Dio, perché, come diceva santa Chiara, forti mura sono quelle della povertà. Di queste mura – ella diceva – e di quelle dell’umiltà voleva veder recinti i suoi monasteri, e certamente, se si osserva davvero questa pratica, l’onore del monastero e tutto il resto viene salvaguardato molto meglio che non con sontuosi edifici. Guardatevi bene dal costruirne di tali, ve ne scongiuro in nome di Dio e del suo sangue e, se posso dirlo in tutta coscienza, mi auguro che crollino il giorno stesso in cui siano costruiti. (Cammino di perfezione, 2,8)”
Nel Libro della vita, nei capitoli (32-36) in cui ripercorre la fondazione del primo monastero riformato la santa Madre commenta  “Contemplando Cristo in Croce, così povero e nudo, non potevo sopportare di essere ricca, per cui lo supplicai con le lacrime agli occhi di far sì che io divenissi povera come Lui” (Vita 35,3).
Forse Teresa non ha mai letto le parole di Chiara d’Assisi ad Agnese di Praga, ma la sintonia spirituale c’è ed è forte.
 

« In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l'ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo. 
Osserva anzitutto l'inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi è posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in un presepio! Al centro dello specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l'ineffabile carità per cui volle patire sull'albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante. »
L’invito di entrambe è a tenere gli occhi fissi su di Lui, sempre.

Stefania Db

Un ricordo di Teresa Benedetta della Croce

Oggi memoria liturgica di una delle sante carmelitane più conosciute, dopo S. Teresa e S. Teresina, anche per essere vissuta in uno dei periodi più bui della storia: Edith Stein. Ebrea di origine, durante l'adolescenza smise deliberatamente di pregare. Per lei cominciò una ricerca di sé, della verità, che penso di trovare nella filosofia. Quella scienza, di cui divenne un'importante voce, le fornì gli strumenti per avvicinarsi agli eventi e alle cose senza pregiudizi.

Fu così che venne a contatto con il cristianesimo e la fede cattolica, confrontando le proprie idee con quelle del collega ed amico Max Scheler. L'incontro con la Croce avvenne quando incontrò il dolore sereno e pieno di speranza della vedova di Reinach, un amico morto nel 1917 in guerra. Il Carmelo l'incontrò "per caso": nell’estate del 1921 si recò per alcune settimane nella tenuta della signora Hedwig Conrad-Martius, una allieva di Husserl, il filosofo con cui la Stein si era laureata e di cui era divenuta assistente.  Una sera Edith trovò nella libreria l’autobiografia di Teresa d’Avila. La lesse per tutta la notte. "Quando rinchiusi il libro mi dissi: questa è la verità". E' un cerchio che si chiude.

Il cammino di questa giovane donna che deve far accettare a una mamma che adora e che è una fervente ebrea il suo incontro con Cristo, le persecuzioni che cominciavano e che le impedirono di insegnare nelle scuole, è una strada in salita verso la consacrazione religiosa. Nel 1933 si presentò alla Madre Priora del Monastero delle Carmelitane di Colonia. Il 14 ottobre Edith Stein entrò nel monastero delle Carmelitane di Colonia.

Quando il terrore nazista nel 1938 si sparge per il mondo e le sinagoghe sono bruciate, la Priora delle Carmelitane di Colonia fa tutto il possibile per portare Suor Teresa Benedetta della Croce all’estero. 

Nella notte di capodanno Edith e la sorella Rosa sono condotte nel  monastero delle Carmelitane di Echt, in Olanda. Non fu sufficiente. 
Il 2 agosto 1942 le SS irruppero nel monastero di Echt. Edith Stein, che era in cappella con la comunità claustrale fu "invitata" a lasciare immediatamente il monastero insieme con la sorella Rosa. Le Stein furono deportate nel campo di concentramento di Ammersfort, poi in quello di Westerbork e infine  il 7 agosto  trasferite in quello di Auschwitz. Lì dopo due giorni furono uccise nelle camere a gas e poi bruciate.

Qui la brochure per chi desidera aggregarsi alla Provincia Veneta per gli esercizi Spirituali dedicati alla Stein e predicatati da suor Cristiana Maria Dobner, carmelitana scalza.