“Il martirio
è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un
testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto
e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della
fede e della dottrina cristiana e affronta la morte con un atto di fortezza” (Catechismo
della Chiesa Cattolica, n. 2473).
Il Carmelo
oggi ricorda le sedici carmelitane scalze martiri di Compiégne,
La Comunità
delle Carmelitane Scalze si era stabilita a Compiègne nel 1641, provenendo dal
monastero di Amiens. A sette anni dalla fondazione sorgeva il convento con la
chiesa dedicata all’Annunciazione. Il monastero prosperò sempre nel fervore,
splendendo per regolare osservanza e per fedeltà allo spirito, godendo
dell’affetto e della stima della corte francese. Allo scoppio della Rivoluzione
le monache rifiutarono di deporre l’abito monastico e quando i torbidi
accennarono ad aumentare, tra il giugno e il settembre 1792, seguendo
un’ispirazione avuta dalla priora, Teresa di S. Agostino, tutte si offrirono al
Signore in olocausto. L’atto di consacrazione divenne l’offerta quotidiana fino
al giorno del martirio, giunto due anni dopo.
Le Carmelitane
furono condannate a morte dal tribunale rivoluzionario per la loro fedeltà alla
vita religiosa. Giunte ai piedi della ghigliottina, dopo aver cantato il “Veni
Creator”, una dopo l’altra rinnovarono davanti alla priora la professione
religiosa e furono decapitate. Ultima venne uccisa la Madre Teresa di S.
Agostino, che aveva preparato le figlie al martirio e che aveva realizzato in
maniera meravigliosa quanto ella era solita dire: “L’amore sarà sempre
vittorioso. Quando si ama, si può tutto”. Furono ghigliottinate il 17 luglio
1794.
Beatificate
da s. Pio X il 13 maggio 1906, con breve pontificio, la loro festa è celebrata
il 17 luglio dall'Ordine dei Carmelitani Scalzi e dall'arcidiocesi di Parigi
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