
Scrive di lui p. Antonio Sicari "A 21 anni chiese, dunque, di entrare nel convento carmelitano di Medina, iniziandovi gli studi che l’avrebbero condotto fino al sacerdozio. Poté così frequentare la prestigiosa Università di Salamanca. Lo studio affascinava la sua intelligenza acuta e argomentativa, mentre la preghiera e l’ascesi lo affinavano interiormente e fisicamente. A tale scopo aveva scelto per sè una cella piccola e buia, solo perché aveva una finestrella che guardava sul presbiterio della Chiesa: là passava lunghe ore, assorto nella contemplazione del tabernacolo."
Conosciuto come cantore della notte oscura, San Giovanni della Croce (di cui qui puoi leggere una biografia), fondatore con Teresa d'Avila del ramo carmelitano degli Scalzi, cui apparteniamo come laici, questo profilo non gli rende giustizia.
Piccolo, coraggioso, il "dottore mistico" fu descritto dci a potuto essergli vicino come uomo da un "imperturbabile sorriso, che infondeva una serenità disarmante. Riservato, misurato, capace di adattarsi a tutte le situazioni. Al punto che quando agli inizi della riforma teresiana qualcuno cercò di di screditarlo presso i superiori, declinò l'aiuto di una monaca pronta a prendere le sue difese, Giovanni disse: «Non pensi ad altro se non che tutto è disposto da Dio. E dove non c’è amore, metta amore e ne riceverà amore».

Sì, perché Dio cerca l'uomo - spiega san Giovanni della Croce - più di quanto l'uomo cerca Lui.
L'approdo è un convito, il convito dell'amore, la certezza dell'incontro con Chi ci ha tanto amato da morire trafitto per noi.
L'amore è più forte di ogni cosa, più forte della morte.