Un commento di p. Filippo Beligni ocd alla Regola di vita che ispirava il cammino secolare prima delle Costituzioni, spiega in maniera molto chiara il senso profondo della vocazione al Carmelo secolare. Leggiamolo.
Il Carmelo è una realtà ecclesiale: vive nella Chiesa e Della Chiesa ed è animato dallo stesso Spirito Santo che “chiama” (vocazione) tutti gli uomini a fare una cosa sola: disporsi a ricevere la grazia della conformazione a Cristo, avendoci Dio scelti e predestinati in Lui per essere suoi figli adottivi” (Cfr Efesini 1, 4-5). In una parola, Dio ci ha scelti e predestinati ad essere cristiani. Questa è la vocazione e non ce ne sono altre. Essere configurati all’immagine di Gesù è la “spiritualità” e non ce ne sono altre. Che poi la vocazione e la spiritualità cristiana si esprimano nella moltitudine dei credenti in colorazione e sfaccettature molteplici, non sono cosa da poco conto: bisogna tuttavia non dimenticare che questi carismi sono destinati a realizzare una cosa sola, il cristiano.
Questo vale naturalmente anche per la vocazione e la spiritualità del Carmelo: chi è chiamato al Carmelo, riceve una grazia singolare per poter essere compiutamente cristiano.
La singolarità di questa grazia, costituisce il carisma del Carmelo, in mezzo alla moltitudine di grazie di cui è dotata la Chiesa da parte dello Spirito Santo.
Si può sapere in che consiste il carisma del Carmelo? Sì, diciamo che si può conoscere come si conoscono le cose di Dio: nella fede, nella preghiera, nella ricerca, nello studio, nel vissuto. Senza dimenticare che le “Cose” di Dio sono inesauribili e destinate a restare almeno parzialmente nel mistero.
Gli ideali vocazionali. Sono attinti alla dottrina e al carisma dei santi fondatori (particolare sensibilità nel credere all’amore di Dio, culto dell’orazione contemplativa, ascesi del distacco, carità fraterna, zelo apostolico…), ma appartengono comunque al patrimonio cristiano. Diciamo che sono “I preferiti” del Carmelo.
Si può dire che il cristiano, indotto dallo Spirito Santo, a orientarsi verso queste preferenze, viene come a essere “toccato” dalla grazia del Carmelo e viene , per così dire, a cadere nella sua orbita. Diventa cioè carmelitano.
In passato spiega p. Filippo non pochi pregiudizi nei confronti dell’Ordine secolare sono scaturiti proprio dall’ambiguità di una associazione laica che si voleva travestire da religiosa. I secolari devono restare nell’ambito secolare e qui rendere testimonianza all’efficacia cristiana della grazia del Carmelo.
Io, entrando nell’Ordine secolare, che cosa divento?
I membri dell’Ocds per la loro permanenza nel mondo sono nella migliore condizione per accorgersi come il carisma del Carmelo trascenda i suoi cultori – i membri dell’Ordine – e riveli efficacia cristiana a livello universale.
Io non mi sono fatto carmelitano per nessun altro motivo che per diventare compiutamente cristiano: per essere cristiano secondo una certa modalità che lo Spirito Santo nella sua infinita ricchezza offre a questa famiglia religiosa: così il Carmelo diventa la mia vocazione, la mia santificazione, la grazia personale che mi è data per realizzarmi evangelicamente. Non c’è infatti di più e di meglio da fare: essere cristiani è al vertice di tutti i valori.
L’impegno dell’Ordine secolare viene animato da una vocazione che ha le sue origini nella vita religiosa e contemplativa. Avverte il Concilio Vaticano II nel documento che redige sull’Apostolato dei Laici (Apostolica Actuositatem) : Quei laici che, seguendo la loro particolare vocazione, sono iscritti a qualche associazione o istituto approvato dalla Chiesa si sforzino di assimilare fedelmente la particolare impronta di spiritualità che è propria dei medesimi.
Non mancano purtroppo i nostalgici di uno stile religioso. Ma il membro dell’ordine secolare come laico che vive nel mondo deve trarre prima di tutto dalla sua dignità di galantuomo e di cristiano le norme del proprio comportamento.
Non chiederà perciò né all’Ordine religioso né alla fraternità le risposte che gli possono essere fornite dal buon uso della ragione e della sua sensibilità evangelica.
Non chiederà perciò né all’Ordine religioso né alla fraternità le risposte che gli possono essere fornite dal buon uso della ragione e della sua sensibilità evangelica.
p. Filippo Beligni ocd (1989)