Auguri a p.Enzo e p. Luigi

Trentatré anni fa, l'ordinazione sacerdotale (presieduta dal cardinale Anastasio Ballestrero, ocd) di p. Enzo Caiffa ( a sinistra) e p. Luigi Gaetani (a destra), carmelitani scalzi della Provincia Napoletana. Caratteri diversi, entrambi di Gallipoli, ma generosi nel mettere le proprie competenze al servizio del Carmelo.
A p. Enzo, fra l'altro, il Signore ha fatto il dono particolare del saper dipingere. 
Ad entrambi la comunità dei carmelitani scalzi secolari dei Ponti Rossi desidera manifestare la propria gratitudine per i passi compiuti insieme (entrambi sono stati Superiori Provinciali); in particolare per la scuola di orazione teresiana che ancor oggi p. Enzo Caiffa guida nel santuario di Jaddico di cui è Rettore e per le numerose catechesi con cui sia p. Luigi (rieletto presidente della Conferenza italiana superiori maggiori) sia p. Enzo ci hanno introdotto nella spiritualità carmelitana. 
Certi che ci saranno ancora nuove occasioni, nonostante la loro missione pastorale a Bari e Jaddico, di camminare insieme auguriamo loro ogni bene.

Napoli, 28 dicembre                                                 La comunità ocds dei SS. Teresa e Giuseppe

Un nuovo incarico per p. Attilio

L'Ordine dei Carmelitani Scalzi di Napoli (Ponti Rossi) saluta con affetto p. Attilio Ghisleri che lascia Roma dove ricopriva dal 1996 l'incarico di Economo Generale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi e dopo aver seguito per alcuni anni l'ocds fino al congresso del 2000. Nuova destinazione è Israele, dove sarà impegnato come Delegato Generale, incarico affidatogli dal Definitorio Generale.
Ringraziandolo per la disponibilità e l'affetto con cui ci ha seguito in passato (chi di noi ha fatto nel 2004 la prima promessa è stato preparato da lui), gli assicuriamo la nostra preghiera per il suo apostolato nella terra che ha visto nascere Gesù ed il Carmelo.

Un santo che ci aiuta a scoprire i nostri limiti e i nostri orizzonti

E' il 27 dicembre del 1726, l'Ordine dei Carmelitani Scalzi ha un altro santo! E' il piccolo frate che aveva affiancato S . Teresa d'Avila nella riforma dell'Ordine. San Giovanni della Croce.
Per conoscere meglio il nostro padre fondatore pubblichiamo l'omelia che il nostro padre generale ha dedicato al santo.
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Tempo di attesa e di trasformazione

Sabato 9 dicembre nel convento dei padri carmelitani di S. Teresa a Chiaia si è svolto il ritiro di Avvento per le comunità ocds di Napoli. Padre Arturo, assistente religioso delle comunità, ha svolto la meditazione “Avvento, tempo di attesa e di trasformazione”. L’occasione è stata utile per una sorta di discernimento sul significati dell’attesa, di cui oggi si è perso il gusto, l’importanza.
“Noi cristiani aspettiamo la nascita di Gesù la notte di Natale, ma Gesù è già nato duemila anni fa. Il senso della venuta di Cristo, come è inteso dalla Chiesa, è triplice: la nascita storica di Gesù, la venuta di Cristo nella nostra vita oggi, quando ci apriamo alla grazia, e la venuta nella gloria alla fine dei tempo. Questa consapevolezza trasforma la fede in una forza viva, che crede in un incontro che trasforma la persona. Se pensassimo al Natale anche sotto questo aspetto, preparandoci non solo alla festa esteriore, lo vivremmo nell’interiorità del nostro cuore come incontro che ci trasforma e ci fa allontanare dall’egoismo umano e da tutto ciò che c’impedisce di crescere come persone e come cristiani.
Dio è il Bambino che tende le braccia
Il cammino cristiano è tutto rivolto a saper cogliere la novità di Dio, cioè a sviluppare e far crescere una sensibilità che ci permetta di accogliere un Dio che si fa vicino a noi, pieno di amore e di misericordia. Dio è il Bambino che tende le braccia piene di tenerezza, il Pastore che cerca la pecorella smarrita per riportarla salva all’ovile, è il padre che corre incontro al figlio perduto che ritorna, è il Samaritano che si china premuroso sul ferito. È Gesù, che per noi muore sulla croce, culla drammatica, scelta per darci a tutti noi la Vita celeste.
L’Attesa.
Per il cristiano contemporaneo l’Avvento è probabilmente uno dei tempi forti più difficili dell’anno perché si fonda su una delle dimensioni umane più essenziali e radicali: l’attesa. Appartiene alla realtà della vita il nutrirsi di tempi lunghi, di lentezze, di pause, di sorprese, di gradualità, di stagioni, di passaggi moderati e ritmati dalla quotidianità, di fatiche, di stupore e meraviglia. Il giorno e la notte, il crescere in un grembo, il formarsi di un corpo, le conquiste scolastiche e professionali, la maturità affettiva e psicologica, la serenità spirituale, l’amicizia, l’amore e ogni forma di relazione tra persone si decantano nell’inesorabile gocciolare del tempo dell’attesa. E tutto questo richiede la pazienza. Questa è una virtù cristiana antica, che attualmente sembra non troppo di moda.
La virtù della pazienza.
Santa Teresa di Gesù ci dice: “La pazienza ottiene tutto”. Dio ha i suoi tempi, e sempre interviene al momento giusto. Come dice San Paolo nella Lettera ai Galati (Gal 4,4-7) Gesù venne nella pienezza dei tempi.
L’attesa è il frutto della pazienza, parola che ha origine nel latino volgare, viene da “patire” (dal greco pathein e pathos, dolore corporale e spirituale). Quindi ha un chiaro aspetto di sofferenza, perché aspettare richiede fatica, sofferenza. La fatica è una condizione esistenziale umana e cristiana che il mondo contemporaneo sta cercando di esorcizzare in tutti i modi. Non siamo più abituati al lavoro fisico, al sudore, all’attività manuale che costruiva o coltivava quotidianamente il proprio futuro confidando nella fecondità del tempo e nella pazienza. Non abbiamo più la “forma mentis” della lettera, sostituita dall’immediatezza del messaggino a tal punto che un silenzio eccessivo diventa ansia e apprensione. Abbiamo una mentalità da microonde, dove in pochi secondi vogliamo scongelare problemi che richiedono lunghi processi. Siamo nella generazione che decide se e quando vedere la nostra coscienza. Trattiamo i bambini come adulti, viviamo fidanzamenti come matrimoni, frequentiamo il creato come un self-service dove prendiamo quello che ci serve senza pensare ad altro oltre il nostro egoistico bisogno, l’anima trattata come un autogrill dove si fa una sosta veloce per un pieno e uno spuntino che quieti gli scrupoli e ci tolga qualche sfizio. È evidente che questo secolo corre per non pensare, per evitare questa tensione che il tempo genera in noi, per gli interrogativi che l’attesa risveglia. Eppure l’esistenza non è una realtà che si può consumare, ma un dono da accogliere.

I video del congresso di S. Teresina

Sono ora a disposizione i video delle conferenze del Congresso su "Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa, una luce per il mondo contemporaneo",che si è svolto al Teresianum, l’8 novembre 2017, per celebrare il ventesimo anniversario della proclamazione di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo a Dottore della Chiesa. Gli interventi disponibili sono del Prof. François-Marie LÉTHEL, OCD (nella foto): «L’avvenimento del Dottorato e il suo significato teologico»;  del  Prof. Łukasz STRZYŻ, OCD: «Il paradigma biblico dell’elezione in Teresa di Lisieux»; del Prof. Emilio MARTÍNEZ, OCD: «Il Dio delle piccole cose»; del Prof. Bruno MORICONI, OCD: «Cristiani sulle orme evangeliche di Teresa di Lisieux».

Adorare Gesù nel SS. Sacramento

Da un articolo messo on line sul sito "Aleteia", sugli effetti dell'Adorazione Eucaristica.

Quando una persona adora Gesù nell’Eucaristia, quella persona e ciò che la circonda cambiano. Quando si apre una cappella di adorazione perpetua si trasforma lentamente il quartiere. È quello che Isabel Puig definisce l’“effetto farfalla”.

Isabel Puig è madre di una famiglia numerosa e collabora al coordinamento dei turni di una cappella di adorazione perpetua a Badalona (vicino a Barcellona, in Spagna), e ora sta partecipando all’apertura di un’altra cappella di adorazione perpetua a Barcellona, nel Real Monasterio de Santa Isabel, donde il movimento Regnum Christi gestisce un centro scolastico.

“Il Signore agisce nel quartiere, nelle anime, in tutto l’ambiente”, ha riferito Isabel a Religión en Libertad, ricordando che a Badalona si è constatato che “le persone trovano pace. Gli adoratori trovano più serenità per affrontare la vita, e le ferite del cuore si curano andando a vedere Gesù”.