Lettura del Vangelo di Marco - La predicazione

Dopo il lungo periodo trascorso nel deserto Gesù comincia a predicare, recandosi in Galilea, annunciando che il Regno di Dio è vicino e che occorre convertirsi e credere al Vangelo.  

LEGGIAMO

[14]Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: [15] «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».


Giovanni Battista è scomparso dalla scena, ma è proprio Gesù che prosegue e sviluppa la missione di salvezza. Dalla Giudea Gesù si sposta in Galilea, una terra che si stende fra il Monte Carmelo e le grandi montagne dell'Ermon, vicino al lago di Tiberiade.

Anche Gesù assume la responsabilità della missione. L'invito della "Voce che grida nel deserto" passa alla Parola di Dio. Gesù non parla di peccato, ma invita alla conversione in altro modo. Lo mette in risalto Marco: Gesù predica il "vangelo di Dio". L'evangelista ne parla solo qui in questi termini. 

 Il versetto 15 richiama alla mente quanto scrisse san Paolo ai Galati ("Quando venne la pienezza dei tempi Dio mandò suo figlio..."); quindi  se Gesù dice il tempo è compiuto, siamo proprio nella pienezza del tempo. Quel tempo in cui potrà esprimersi la grazia e la missione di Cristo. Non ci sarà un altro tempo in cui ci si potrà salvare. E' un versetto molto importante, che nella traduzione perde la ricchezza del messaggio. vediamo ancora di più nel dettaglio:

Il tempo è compiuto;  il tempo di cui parla Gesù non è un succedersi di istanti, ma è la pienezza dell'esistenza; è il momento favorevole. 

"Il Regno di Dio è vicino" vuol dire che si è fatto vicino all'uomo e con Gesù avrà la sua compiutezza. La sua vicinanza diventerà presenza attuale,  quando l’uomo, accogliendo l’invito di Gesù avrà realizzato in sé le condizioni necessarie per entrarvi. Il Regno, infatti,  è una realtà che  bisogna accogliere. Gesù non viene ad imporlo. Pone solo una condizione: per appartenere a quel Regno bisogna convertirsi e credere al Vangelo.

Convertitevi. E' un cambio di prospettiva di pensiero (almeno così si traduce dal greco), ma secondo la lingua ebrea può essere tradotta come "ritornate a Dio". Proviamo a capire come. Chiediamoci: A che cosa sono rivolti i miei pensieri? C'è ordine nella mia vita? DI chi mi fido? A chi appartiene il mio cuore? 

Credete,  fondandovi sul Vangelo. Costruite la vostra casa sulla roccia del Vangelo. Cambiare mentalità certamente non è facile, ma solo così si può comprendere la novità del Vangelo e il fatto che è un progetto che coinvolge proprio ciascuno di noi.

Esercizi di Quaresima con fra Lorenzo

Lettura del Vangelo di Marco - Prologo


  Il primo versetto del Vangelo di Marco rivela che l'evangelista sta scrivendo un Vangelo illuminato dalla Resurrezione. Marco espone i fatti in mondo che ci si senta contemporanei di Gesù, capaci di incontrare una Persona. Se si vuole fare esperienza di Gesù questo è il Vangelo che meglio può aiutarci.
Il Gesù di Marco è un uomo come noi. E' un uomo che accoglie con sé i discepoli, li chiama, viaggia con loro, potremo dire che li forma al loro futuro ministero. Il titolo più frequente che Marco gli attribuisce (14 volte) è "Figlio dell'uomo", ma non è l'unico titolo, anzi nel presentarlo ai suoi lettori, Marco lo proclama subito figlio di Dio, così come annunciato dal profeta Isaia. Il suo Vangelo non parla dell'infanzia di Gesù, ma dei tre anni di predicazione, partendo dall'esperienza del Suo Battesimo.

LEGGIAMO

I. LA PREPARAZIONE DEL MINISTERO DI GESU'
Predicazione di Giovanni Battista

[1]Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 
[2]Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
[3]Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
Marco subito presenta il Vangelo di Gesù Cristo, presentando Gesù come il Messia che le Sacre Scritture avevano annunciato ( le citazioni dell'Antico Testamento sono in corsivo), sottolineandone l'identità di Figlio di Dio. L'annuncio della lieta novella è quindi appannaggio di Gesù, ed è l'unica che porta la salvezza.
Nei successivi versetti c'è un invito all'ascolto e alla conversione (la predicazione di Giovanni Battista ai versetti 2-8); il battesimo di Gesù (9-11) e le tentazioni. 
[4]si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. [5]Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. [6]Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico [7]e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. [8]Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
Il Battista è qui descritto minuziosamente nel suo modo di vestire che ricorda una profezia (Zc 13,4) e nell'austerità anche del cibarsi. E' lui che prepara la strada a chi realizzerà le profezie. E Gesù appare dopo un po' nel brevissimo racconto del battesimo. Giovanni, considerato l'ultimo profeta, preannuncia la presenza dello Spirito su Gesù ed è proprio quello che succede dopo il battesimo: lo Spirito scende su Gesù.
Battesimo di Gesù
[9]In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. [10]E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. [11]E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
Ecco la voce di Dio che rivolgendosi direttamente a Gesù gli dice Tu sei mio figlio, dichiarandogli il suo amore
Tentazione nel deserto
[12]Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto [13]e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
Dall'incontro con il Battista sulle rive del Giordano, dal momento del Suo Battesimo cresce in Gesù  la coscienza della sua missione. Spinto nel deserto ha il primo impatto con le tentazioni e dopo comincerà a predicare in Galilea Nel deserto Gesù sarà sì tentato, ma farà anche l'esperienza dell'amore e della vicinanza del padre che non l'abbandonerà mai come aveva detto il profeta Osea: "Lo attirerò a me, lo condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore". 

Il significato dell'Ora della Misericordia

Molti alle ore 15 recitano la coroncina della Divina Misericordia, ricordando la morte di Gesù. Chi ha letto il diario di S. Faustina sa che  le tre del pomeriggio è un’ora privilegiata nel culto alla Divina Misericordia. Ma come? Prendiamo gli insegnamenti della santa Madre Teresa. Ricordate quando nell'orazione si portava spiritualmentenel Getsémani accanto a Gesù? Ecco, noi alle 15  con lo spirito ci mettiamo sotto la Croce di Cristo, ad impetrare la misericordia per noi stessi , per chi soffre e per il mondo. Lo chiediamo a Gesù che disse a Suor Faustina – implora la Mia Misericordia specialmente per i peccatori e sia pure per un breve momento immergiti nella Mia Passione, particolarmente nel Mio abbandono al momento della morte. E’ un’ora di grande Misericordia per il mondo intero (Diario, n. 1320). Quindi non si tratta di un’ora di 60 minuti di orazione, nè di recitare la coroncina (benché preghiera faccia parte del culto alla Divina Misericordia, non è rivoltà a Gesù ma all'Eterno Padre). Il Signore Gesù non lasciò alcuna la formula esatta della preghiera delle 15,00, ma disse che si poteva fare la Via Crucis, visitare il Santissimo e, qualora il tempo non lo permettesse, nel luogo dove ci troviamo alle ore tre, allora, almeno per un breve momento, bisognerebbe unirsi a Lui, agonizzante sulla croce. Oggetto di questa preghiera è il mistero della Passione del Signore.
La preghiera nell’Ora della Misericordia introduce il contatto diretto con Gesù, perché ci induce a riflettere sulla Misericordia, manifestatasi nella Passione.

Lasciamoci guidare da Teresa di Gesù che nelle "Fondazioni" prega così:

Oh, Figlio dell’Eterno Padre, Gesù Cristo, nostro Signore, vero Re dell’universo! (...) Che cosa avete posseduto voi, mio Signore, se non sofferenze, dolore, ignominia, fino ad avere solo l’aiuto di un tronco d’albero per inghiottire l’amaro calice della morte? Infine, mio Dio, se vogliamo essere vostri figli legittimi e non rinunziare alla vostra eredità, non dobbiamo rifuggire dalla sofferenza. Il vostro stemma è fatto di cinque piaghe. (F 10,11)

Lettura del Vangelo di Marco - presentazione


ASCOLTARE SIGNIFICA DARE UN AVVENIRE ALLA PAROLA CHE CI E' CONSEGNATA (J.L. Chrétien)

Comincia oggi un appuntamento settimanale con il Vangelo di Marco che leggiamo ogni domenica del Tempo Ordinario di quest'anno liturgico.
Cercheremo di fare "esperienza di Gesù" attraverso il Vangelo più breve (solo 16 capitoli), considerato il manuale dell'apprendista discepolo o del catechista. 
Gesù non ha scritto nulla. Sappiamo che una volta ha scritto sulla sabbia,  mentre cercavano di lapidare l'adultera. Non sappiamo però che cosa avesse scritto o disegnato.Quello che è giunto fino a noi attraverso il Nuovo Testamento è la testimonianza di chi l'ha conosciuto personalmente o attraverso i racconti di chi gli è stato vicino.
Nel nostro approccio cominciamo a conoscere l'evangelista. Uno degli studiosi che ne svela l'identità è il vescovo Papia di Ierapoli, nel 140 d.C. che di Marco scrive:


« Marco, interprete di Pietro, riferì con precisione, ma disordinatamente, quanto ricordava dei detti e delle azioni compiute dal Signore. Non lo aveva infatti ascoltato di persona, e non era stato suo discepolo, ma, come ho detto, di Pietro; questi insegnava secondo le necessità, senza fare ordine nei detti del Signore. In nulla sbagliò perciò Marco nel riportarne alcuni come li ricordava. Di una sola cosa infatti si preoccupava, di non tralasciare alcunché di ciò che aveva ascoltato e di non riferire nulla di falso».(Papia, citato in Eusebio, Storia ecclesiastica, libro III, capitolo 39,15, Vol. I, p. 191)
Insomma disordinato, ma molto attendibile. In realtà, come hanno sottolineato altri studiosi, egli riporta vari episodi, a volto slegati fra loro, ma riscritti in modo da fornire una immagine precisa del protagonista, di Gesù.
Non tutti sono d'accordo sul fato che Marco non abbia conosciuto Gesù, anzi Sant'Ireneo lo individua nel giovanetto descritto negli Atti degli Apostoli capitolo 12, versetto 12 e chi nel ragazzo che fu presente all'arresto di Gesù nel Getsémani e che per la paura scappo via, tutto nudo.(Mc 14,51-52). Di Marco parla anche S. Pietro nella sua prima Lettera (Cap. 5, 13), scritta a Roma negli anni 63-64; di lui si ha traccia nel primo viaggio apostolico di San Paolo. Marco scrive per una comunità pagana, per i romani probabilmente, e quando fa riferimento al popolo ebreo si sofferma sulle usanze, spiegandole. Il suo Vangelo è scritto fra il 64 d.c. (anno in cui furono uccisi Pietro e Paolo) e il 70 d. C, (quando fu distrutto il tempio di Gerusalemme).
Marco - secondo p. Mauro Laconi op - raccontando gli eventi vissuti da Gesù durante la sua vita terrena, ha in mente non un personaggio del passato da ricordare, bensì il Cristo risorto, e vuole aiutare la comunità a riconoscerlo e ad accoglierlo nella propria vita, incontrarlo realmente, personalmente.
Solo in Marco Gesù è scattante, nervoso, si adira, si turba. Il Gesù di Marco è talmente autentico come uomo che affronta l’esistenza come un imprevisto, come capita a noi. Gesù fa delle domande, che non sono solo domande retoriche.
Se avete un'ora di tempo, potrete leggere di seguito tutto il Vangelo di Marco. Alla fine qualcosa vi avrà colpito più di un'altra e comunque avrete la senzazione di una familiarità con la figura di Gesù, che via via approfondiremo, soffermandoci su questo "Vangelo di Gesù".

Convegno Provinciale 3-4 febbraio


ORDINE SECOLARE CARMELITANI SCALZI
LE COSTITUZIONI
Chiamata divina, progetto di vita, fedeltà perseverante al carisma
 MADDALONI, 3 – 4 FEBBRAIO 2018
CENTRO DI SPIRITUALITA’ S.S. ANNUNZIATA

PROGRAMMA
Sabato 3 – sessione mattutina
Ore 9.00
Accoglienza
Preghiera comunitaria – Lodi
Saluti di benvenuto al Delegato generale dell’OCDS  P. Alzinir Debastiani
alle comunità OCDS della Campania
P. Superiore del convento Andrea L’Afflitto
P. Provinciale Luigi Borriello
Introduzione sul tema del Convegno
Presidente provinciale Rossana Sabatiello
Ore 10.30
Divisione in due gruppi
I gruppo: Presidenti, formatori, assistenti spirituali
P. Alzinir Debastiani
II gruppo: comunità partecipanti
P. Andrea L’Afflitto
Ore 11.45
Testimonianze: OCDS, comunità in cammino, cammino di libertà
(gli interventi devono essere preparati in comunità ed esposti dal presidente o dal formatore)
Ore 13.00
Pranzo per i prenotati

Sessione pomeridiana
Ore 16.00
I Relazione
P. Alzinir Debastiani
Dibattito e chiarimenti
Ore 18.30
Celebrazione eucaristica
Ore 20.00
Cena per i residenti

Domenica 4
Ore 9.00
Accoglienza
Preghiera comunitaria
Ore 9.30
II relazione
P. Alzinir Debastiani
Conclusioni
Identità carmelitana: linee guida per un cammino comunionale e profetico nella Provincia. Intervento e comunicazioni: Rossana Sabatiello
Interventi brevi e propositivi dei partecipanti
Progettare il futuro
P. Alzinir Debastiani
P. Luigi Borriello
Ore 11.30
Celebrazione eucaristica
Ore 13.00
Pranzo per i prenotati


Nota per i presidenti
- E’ necessario e urgente:
1. Attivarsi per le iscrizioni al Convegno per garantire un’organizzazione efficiente.
2. Comunicare il numero dei partecipanti per ogni fraternità; eventuali aggiunte saranno sempre possibili, compatibilmente con la disponibilità dei posti.
3. Comunicare i nomi delle persone che intendono pernottare. Il costo della pensione completa dal pranzo del sabato a quello della domenica, comprensivo del pernottamento, è di 50 euro p.p. Il costo della mezza pensione (pernottamento, colazione e pranzo della domenica, è di 30 euro p.p.
4. Comunicare i nomi di chi intende usufruire solo del pranzo e/o della cena del sabato, o del pranzo della domenica. Il costo di ogni singolo pasto è di 10 euro.
- Il contributo procapite alle spese di segreteria è di 10 euro. Sarà cura del presidente raccogliere le quote della propria fraternità e versarle alla segreteria all’arrivo in sede.


Un pensiero di S. Teresa

La bellezza di Gesù 
brano scelto dal Carmelo di Quart
La visione di Gesù Cristo m’impresse nell’anima la sua incomparabile bellezza che ho ancora presente. Dopo aver visto la grande bellezza del Signore, non vi fu più persona che al suo confronto mi apparisse così piacevole da occupare totalmente il mio spirito. Innanzi alla bellezza e alla perfezione del mio Signore, le cose della terra mi paiono un nulla. Non vi è scienza né diletto che si possa ancora stimare in paragone di una sola parola di quella bocca divina. La visione di Nostro Signore e la continua conversazione che avevo con Lui aumentarono di molto il mio amore e la mia fiducia. Comprendevo che se è Dio, è anche uomo e, come tale, non solo non si meraviglia della debolezza umana, ma sa pure che questa nostra misera natura va soggetta a molte cadute, a causa del primo peccato che Egli è venuto a riparare. Benché sia Dio, posso trattare con Lui come con un amico. Non è come i signori della terra che riportano tutta la loro grandezza in un esteriore apparato di autorità. Con costoro non si può parlare che in certe ore. Se un poveretto vuole parlare, deve fare giri e rigiri, implorare favori e sudar sangue. O Re della gloria e Signore di tutti i re, no, con voi non occorrono intermediari. Basta guardarvi per vedere che solo voi meritate il nome di Signore! A guardarvi si rimane pieni di stupore, soprattutto nel vedervi così umile e così pieno d’amore con una creatura come me. Passato quel primo momento di sgomento che nasce dalla vista di tanta vostra grandezza, si può trattare con Voi e parlarvi liberamente. E dopo si ha un altro timore assai più grande, quello di offendervi, ma non già per paura del castigo, non essendovi allora per l’anima altro maggiore castigo che quello di perdervi.

Oggi ricordiamo la patrona della nostra Provincia

Oggi primo gennaio la Chiesa ricorda Maria Madre di Dio. Vorremmo ricordare che per noi carmelitani della Provincia Napoletana è una doppia ricorrenza, in quanto la nostra Provincia è nato proprio sotto la protezione della Madre di Dio. Infatti nella città di Napoli la spiritualità teresiana fu introdotta da P. Pietro della Madre di Dio che venuto nel 1602 a Napoli a predicare nella Chiesa della SS. Annunziata, fi ben accolto dai napoletani. Egli conquistò anche la stima del Viceré, a cui chiese di poter fondare nella città un convento di Carmelitani Scalzi. Autorizzazione e aiuti non tardarono a venire.Fu donato il palazzo del Duca di Nocera col giardino annesso in cui p, Pietro fece costruire una piccola Chiesa col Convento e vi fece stabilire i primi frati. Era il 9 ottobre 1602.
Il convento fu dedicato alla Madre di Dio, sia perché sotto questo titolo si celebrava due giorni dopo la festa liturgica della Vergine, sia perché esso ricordava il nome religioso del P. Pietro.