Un pensiero di Elisabetta della Trinità

 O Verbo eterno, Parola del mio Dio,
voglio passare la mia vita ad ascoltarti.
S. Elisabetta della Trinità

UNA MADRE CHE CI RIVESTE DELLE SUE VIRTÙ


 

Oggi, si celebra la Solennità della B. Vergine Maria, Madre e Regina del Carmelo. Una giornata che ci invita a guardare alla Vergine Madre e poi discepola di Cristo, al suo atteggiamento di apertura al dono della vita e della fede che deve contrassegnare ciascuno di noi.
Non solo: Maria continua ad essere il modello di quella preghiera contemplativa che rapì Elia, come abbiamo visto nei giorni scorsi, dopo avere ascoltato il "suono di un sottile silenzio", sul monte Oreb. Maria è pure considerata la stella del mare, la piccola scala che che conduce a Gesù.

Così è ricordata nel Carmelo. Ma ciò non vuol dire che l'attenzione a Maria sia chiusa nei chiostri dei conventi Carmelitani. Anche se ogni monaca dovrebbe esplodere di gioia per la vocazione di essere una piccola Maria, non è una prerogativa dei religiosi imitare Maria. La Vergine ci mostra tutto quello che possiamo fare per somigliarle. Lo dice così bene Teresa di Gesù bambino!
Possiamo e dobbiamo farlo anche noi dell'Ordine secolare del carmelitani scalzi. Portare la nostra fede nella nostra quotidianità è una responsabilità grande, ma è anche vero che "Dio non sceglie le persone capaci, ma rende capaci le persone che sceglie". Non nascondiamoci dietro a un dito. Affidiamoci a Maria e facciamo, come direbbe S. Teresa di Gesù, "quel po' che dipende da noi"


O Maria, Madre e decoro del Carmelo, a te consacro oggi la mia
vita, quale piccolo tributo di gratitudine per le grazie che
attraverso la tua intercessione ho ricevuto da Dio. Tu guardi con
particolare benevolenza coloro che devotamente portano il tuo
Scapolare: ti supplico perciò di sostenere la mia fragilità con le
tue virtù, d'illuminare con la tua sapienza le tenebre della mia
mente, e di ridestare in me la fede, la speranza e la carità, perché
possa ogni giorno crescere nell'amore di Dio e nella devozione
verso di te. Lo Scapolare richiami su di me lo sguardo tuo
materno e la tua protezione nella lotta quotidiana, sì che possa
restare fedele al Figlio tuo Gesù e a te, evitando il peccato e
imitando le tue virtù. Desidero offrire a Dio, per le tue mani,
tutto il bene che mi riuscirà di compiere con la tua grazia; la tua
bontà mi ottenga il perdono dei peccati e una più sicura fedeltà al
Signore. O Madre amabilissima, il tuo amore mi ottenga che un
giorno sia concesso a me di mutare il tuo Scapolare con l'eterna
veste nuziale e di abitare con te e con i Santi del Carmelo nel
regno beato del Figlio tuo che vive e regna per tutti i secoli dei
secoli. Amen.

Ultima giornata del Convegno. La meditazione sulla Vergine

 Si conclude oggi con la meditazione del Delegato Generale per l'ocds, p, Ramiro Casale, il convegno nazione delle fraternità secolari (qui la pagina su cui è possibile reperire il materiale) .E' possibile  collegarsi alle 9.30 sulla pagina fb clicca qui   per assistere alla meditazione guidata da padre Ramiro su La Vergine Maria nella vita di S. Teresa di Gesù Bambino… e nella nostra”.

Lettera di p. Luigi Gaetani, Superiore Provinciale per la Solennità

 Carissimi Fratelli e Sorelle nel Carmelo teresiano, la grazia del Signore conceda a tutti noi di coltivare la bellezza che rese la Benedetta tra le donne, Madre di Dio e Sorella nostra. All’inizio di ogni vita umana c’è un sogno, come quello di coloro che iniziarono l’esperienza del Carmelo lungo il confine fra terra e cielo, nel vento caldo di un’estate, nell’ombra incerta del divenire. Era il sogno di chi voleva fare della Terra Santa l’inizio del Paradiso perduto, di cui la terra che accolse Gesù era come la porta.

La perdita della Terra Santa (assedio di Gerusalemme, 2 ottobre 1187) fu la frantumazione del sogno, l’annientamento di fatiche, speranze, lotte. Molti non ressero l’impatto e tornarono a casa, alcuni restarono; tra questi, quel piccolo resto di sognatori che decisero di dare valore simbolico al sogno che li aveva portati dall’Europa in Terra Santa.

Il monte Carmelo, (Kerem-El, “Vigna di Dio”), assunse per loro, simbolicamente, l’immagine del Paradiso, dove Gesù Cristo è Signore e Re, la Madonna l’albero nuovo al centro del giardino e i frati i giardinieri, coltivando i frutti (le virtù umane e spirituali) che adornano di bellezza la vita teologale, fraterna e di contemplazione.

Se questa rilettura simbolica del sogno è sostenibile, allora si può non tornare, decidendo di rimanere e vivere in “ossequio di Gesù Cristo”, “meditando giorno e notte la Parola del Signore”. Il Carmelo è tutto in quest’unica opzione, che si compone di due parti.

L’ossequio, infatti, è restare sotto il primato di Cristo, come ricorda San Paolo: “Ma queste cose, che per me erano guadagno, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore” (Fil. 3, 7-8).

La meditazione della Parola, ossia la frequentazione della Parola brevissima (Gesù Cristo, secondo la celebre espressione di Origene), è invece assimilazione e configurazione cristica, possibilità di educare al pensiero di Cristo, lasciando crescere un nuovo modo di pensare gli affetti, il lavoro, il riposo e la festa, l’educazione, il dolore, la vita e la morte, il male e la giustizia, facendo di Cristo il criterio per valutare ogni cosa.

In questa prospettiva lasciarsi educare al pensiero di Cristo chiede di immedesimarsi con il pensare e il sentire di Cristo, con il suo modo di guardare e abbracciare la realtà. L’incontro con Cristo, infatti, rende capaci di affrontare ogni situazione e apre al dialogo. San Massimo, con geniale profondità, afferma che avere il pensiero di Cristo (1 Cor. 2, 16) implica anche pensare Cristo stesso attraverso tutte le cose, nessuna esclusa. Non vi è nulla nel reale che sia estraneo a Gesù Cristo e tutto ci parla di Lui, dei “semina verbi”, dei “raggi dell’unica verità” di cui parlavano i Padri della Chiesa (GS, Prologo; Nostra Aetate, 2; Ad gentes, 11.18). Tuttavia questo “culto spirituale”, cioè l’offerta della nostra vita in Cristo, con Cristo e per Cristo, non è automatico. Assecondare l’incontro con Cristo, mettersi alla sua sequela, comporta una permanente conversione per assumere sempre di più la persona e l’esistenza di Cristo come criterio del proprio pensare ed agire.


Questi due elementi suddetti (ossequio a Gesù Cristo e Parola meditata) hanno dato colore al carisma carmelitano e, lungo i secoli, continuano a rappresentare la dimensione simbolica e reale del sogno, che chiamiamo carisma, la possibilità di riprodurre già sulla terra qualcosa del Cielo perduto, rifacendo il Paradiso, l’uomo nuovo (GS, 22).

Questa lettura teologico-spirituale, portò quegli uomini e noi, oggi, a considerare che non è la terra di Galilea e di Giudea che bisogna riconquistare, ma quella terra che siamo noi, umanità assunta dal Verbo, operando un processo di cura, fruttificazione e bellezza perché, per la grazia dell’incarnazione e redenzione, siamo tornati ad essere il paradiso di Dio, in dialogo con Lui, nella comunione, trasfigurati ad immagine del Figlio benedetto.

La Madonna, in tutto questo percorso, è la porta del Paradiso, la Vergine del Paradiso, l’Immacolata che ci forma all’immacolatezza, la Madre che ci riveste delle sue vesti, dello Scapolare, segno della dignità ritrovata, della nudità ricoperta, dell’amore che non si rassegna dinanzi alla vita opaca di ogni figlio.

Carissimi Fratelli e Sorelle nel Carmelo teresiano, l’ossequio a Gesù, la meditazione della Parola e la bellezza della Madre del Carmelo rendano sereni questi giorni di attesa e di festa, questo tempo di speranza obbediente della nostra Provincia.

Fraternamente in Cristo Gesù.

 

Bari, 16 Luglio 2023

P. Luigi Gaetani, OCD

Provinciale

Maria non ci lascerà mai soli

 


Con i primi Vespri di stasera s'inizia a celebrare la Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo. Qui troverete la liturgia propria






La nuvoletta che sale dal mare

Leggiamo nel libro dei Re che Elia si recò alla cima del Monte Carmelo; disse al ragazzo “Vieni qui e guarda verso il mare”; quegli andò, guardò e la settima volta riferì “Ecco una nuvoletta, come una mano d’uomo, sale dal mare…Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto”. (1 Re 18,42-45)
Dio rivelò ad Elia che una bambina, cioè la Beata Maria, significata in quella nuvoletta e piccola come questa per l’umiltà, sarebbe nata dalla natura peccatrice, designata dal mare, ma sarebbe stata monda da ogni peccato, come quella nuvoletta sorta dal mare.
Ma mentre l’acqua del mare è pesante ed amara, mentre quella nuvoletta era leggera e dolce.


La celeste Vergine Maria che ci guida

Oggi il Carmelo ricorda la santa carmelitana cilena Teresa de Los Andes (Qui la sua biografia e qui la liturgia odierna). Vogliamo ricordarla così proponendo un brano del suo diario che risale al 1917, quando dopo un pellegrinaggio a Lourdes scrisse:

L’altro ieri e ieri siamo state a Lourdes. Lourdes! Questa sola parola basta a far vibrare le corde più sensibili del cristiano, del cattolico. Lourdes! Chi non si sente commosso nel pronunciarla! Significa un cielo nell’ esilio. Porta avvolto nel suo manto di mistero tutto ciò che di grande è capace di sentire il cuore cattolico.

Questo nome richiama i ricordi del passato e commuove le sensazioni intime della nostra anima. Racchiude gioia, pace sovrumana, dove il stanco del faticoso cammino della vita, può riposare; può senza preoccupazioni, lasciare il suo bagaglio miserie umane, aprire il seno per raccogliere l’acqua della consolazione e del sollievo. Lì le lacrime del povero e del ricco si confondono, lì si trova una Madre che li guarda e sorride. E quello sguardo e sorriso celesti, fanno sgorgare dal petto singhiozzi di felicità, che il cuore non può frenare, però lo fanno sperare ed amare ciò che non perisce ed è divino.


Sì, sei tu Madre, la celeste Vergine Maria che ci guida. Tu hai lasciato cadere dalle tue mani materne raggi di cielo. Non credevo che esistesse la felicità sulla terra, ma ieri il mio cuore assetato di essa la trovò. La mia anima estasiata ai tuoi piedi verginali ti ascoltava. Eri tu che parlavi e il tuo linguaggio di Madre era così tenero, era di cielo quasi divino.

Al vederti così pura, così tenera, così compassionevole, chi non avrà il coraggio di scoprire i suoi intimi tormenti? Chi non ti chiederà di essergli stella in questo burrascoso mare? Chi è che piange tra le tue braccia senza ricevere subito i tuoi immacolati baci di amore e di consolazione? Se è peccatore le tue carezze lo inteneriscono, se è tuo fedele devoto, la tua sola presenza accende la fiamma viva dell’ amore divino.

Se è povero tu, con la tua mano potente lo soccorri e gli mostri la vera patria. Se è ricco, lo sostieni con il tuo conforto contro gli scogli della sua agitatissima vita. Se è afflitto, tu con i tuoi occhi lacrimosi gli mostri la croce e su di essa il tuo divino Figlio. Chi non trova balsamo alle sue sofferenze nel considerare i tormenti di Gesù e di Maria? Ed infine il malato trova nel tuo seno materno l’acqua di salvezza che fai sgorgare con il tuo sorriso incantevole, che lo fa sorridere di amore e di felicità. Sì, Maria, sei la Madre dell’universo intero.

Il tuo cuore è pieno di dolcezza. Ai tuoi piedi si prostrano con la stessa fiducia il sacerdote come la Vergine per trovare tra le tue braccia l’Amore delle tue viscere. Il ricco come il povero per trovare nel tuo cuore il loro cielo. L’afflitto come il felice per trovare sulle tue labbra il celeste sorriso. Il malato come il sano per avere dalle tue mani dolci carezze. Ed in fine il peccatore come me, trova in te la Madre protettrice che sotto i suoi piedi immacolati ha schiacciato la testa del drago, mentre nei tuoi occhi scopre la misericordia, il perdono ed il faro luminoso per non cadere nelle acque fangose del peccato.

Madre, sì, a Lourdes c’era il cielo: c’era Dio sull’altare circondato dagli angeli, e tu dalla cavità della roccia Gli presentavi i clamori della moltitudine inginocchiata davanti all’altare; e Gli chiedevi di ascoltare le suppliche del povero esiliato in questa valle di lacrime, mentre, con i canti, ti offrivano un cuore pieno di amore e di gratitudine.(Diario, §19)

Preghiamo Maria con S. Luigi e Santa Zelia Martin

 


Oggi ricordiamo i santi Luigi e Zelia Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino. 

La pace interiore, la fiduciosa tenacia nell’assumere positivamente le sfide che la vita ci pone davanti, la capacità di vivere le relazioni con generosità mettendo al centro l’altra persona nella sua unicità, che hanno caratterizzato l’esperienza matrimoniale di Luigi e Zelia e il loro rapporto con i figli, non sono frutto di doni speciali o di esperienze mistiche. Piuttosto, scaturiscono dal prendere sul serio la volontà di Dio mettendosi serenamente in discussione e dal vivere fino in fondo la vita della Chiesa, ricevendo quotidianamente la grazia del sacramento eucaristico e rafforzando il legame con Gesù nell’adorazione del suo amore fedele e costantemente offerto nell’Ostia consacrata, pregando personalmente e come famiglia radunati attorno alla Vergine Maria, partecipando all’attività caritativa della parrocchia con gioiosa disponibilità pur in mezzo a tanti impegni. E in tutto ciò avere sempre tempo di ascoltare le figlie, disposti a correggerle con fermezza e soavità, raccontare loro la vita di Gesù, prendersi cura della loro interiorità facendo spazio a Dio con un atteggiamento di fiducioso abbandono alla sua presenza misteriosa e concreta. Sentirsi guardati con ammirato stupore e rispettati nella propria individualità irripetibile, riconosciuti come un bene incondizionato, anche quando la propria condizione sia fonte di sofferenza, è un patrimonio di benessere e positività impagabile e incrollabile per la persona che lo riceve. È l’esperienza umana che più si avvicina allo sguardo di Dio e che perciò apre la porta del cuore e lo abilita a percorrere le vie della santità, come la storia di questa famiglia dimostra chiaramente. La ricerca assidua dell’intimità col Signore e con Maria, vissuta esemplarmente da Luigi e Zelia, è il messaggio più prezioso lasciato in eredità alle proprie figlie e a noi figli di Santa Teresa

p. Saverio Cannistrà ocd

Per approfondire la loro figura clicca qui, molto altro troverete nel libro di S. Teresina  "Storia di un'anima".

Con San Giovanni Paolo II preghiamo la Madre del Carmelo

 Quando si parla del Carmelo il pensie­ro va alla sacra montagna, che nel mondo biblico è sempre conside­rata come simbolo di grazia, di benedizion­e e di bellezza. Su questa montag­na i Carmelitani dedicarono alla Vergine Madre di Dio, Flos Car­meli, la loro prima Chiesa, esprimen­do così la pro­pria volontà di affidarsi completa­mente a Lei e di legare indis­solubilmente il proprio servizio a Ma­ria attraverso l’ossequio a Gesù Cristo.

I grandi mistici carmelitani hanno in­teso l’esperienza di Dio nella propria vita come un cammino di perfezione  (S. Teresa di Gesù) , come una salita del monte Carmelo  (S. Giovanni della Croce) .
In questo itinerario è presente Maria. Ella  – invocata dai Carmelitani come Madre, Patrona e Sorella –  diviene, in quanto Vergine purissima, modello del contemplativo, sensibile all’ascol­to e alla meditazione della Parola di Dio e obbediente alla volontà del Pa­dre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Per questo nel Carmelo, e in ogni anima profondamente carmeli­tana, fiorisce una vita d’intensa co­munione e familiarità con la Vergine Santa, quale nuova maniera di vivere per Dio e di continuare qui in terra l’amore del Figlio Gesù a sua Madre Maria.
Una particolare grazia della Madonna verso i carmelitani, ricordata da una veneranda tradizione legata a S. Si­mone Stock, si è irradiata nel popolo cristiano con tanti frutti spirituali. È lo scapolare del Carmine, mezzo di affiliazione all’Ordine del Carmelo per partecipare i benefici spirituali e veicolo di tenera e filiale devozione mariana.
Mediante lo scapolare i devoti della Madonna del Carmine esprimono la volontà di plasmare la loro esistenza sugli esempi di Maria  – la Madre, la Patrona, la Sorella, la Vergine puris­sima –  accogliendo con cuore purifi­cato la Parola di Dio e dedicandosi al servizio dei fratelli.
Rivolgiamo insieme una fervida pre­ghiera a Maria, perché con la sua in­tercessione ottenga a ciascuno di pro­seguire sicuro nel cammino della vita e di giungere felicemente alla vetta della santa montagna, Gesù cristo, nostro Signore.                                                                               San Giovanni Paolo II

Maestra della vita interiore

 

La devozione alla Madonna del Carmelo è un forte richiamo alla vita interiore, che è in modo tutto speciale la vita di Maria. La Madonna ci vuole simili a lei molto più nel cuore e nello spirito che nell’abito esteriore. Se penetriamo nell'anima di Maria vediamo che la grazia è fiorita in lei in una ricchezza immensa di vita interiore: vita di raccoglimento, di preghiera, di ininterrotta donazione a Dio, di con­tatto continuo, di unione intima con lui. L’anima di Maria è un santuario riservato a Dio solo, dove nessuna creatura umana ha mai impresso la sua orma, dove regna l’amore e lo zelo per la gloria di Dio e per la sal­vezza degli uomini.

Coloro che vogliono vivere in pieno la devozione alla Madonna del Carmelo devono seguire Maria nelle profondi­tà della sua vita interiore. Il Carmelo è il simbolo della vita contemplativa, vita tutta dedicata alla ricerca di Dio, tutta protesa verso l’intimità divina; e Colei che meglio realizza questo idea­le altissimo è proprio la Madonna. Regina decor Carmeli.
La parola “Carmelo” significa “giardi­no”. L’anima di Maria è un vero giardin­o: oasi di silenzio, di pace, in cui regna la giustizia, l’equità, oasi tutta av­volta dall’ombra di Dio, piena di Dio.Ogni anima di vita interiore, pur vi­vendo nel frastuono degli impegni quotidiani, può arrivare a questa pace, a questo silenzio interiore che rendono possibile il contatto conti­nuo con Dio. È il frastuono che è den­tro di noi ad impedire il dialogo con il Signore, non tanto l’attività  esterio­re. Possiamo rendere il nostro cuore un giardino solitario, silenzioso dove il Signore può riposare e passeg­giare. Chiediamo oggi alla Madonna questo dono, riconoscendola come nostra maestra di vita interiore.
Gabriele di S. Maria Maddalena OCD

La Vergine ci insegna

La Vergine Maria, donna dell'Ascolto e della preghiera ci insegna :
  •  a vivere aperti a Dio e alla sue volontà, manifestata negli avvenimenti della vita;  
  •  ad ascoltare la voce (parola) di Dio nella Bibbia e nella vita, mettendo poi in pratica le esigenze di questa voce;  
  •  a pregare  fedelmente sentendo Dio presente in tutti gli avvenimenti;  
  •  a vivere vicini  ai nostri fratelli ed essere solidali con essi nelle loro necessità. 

Rispecchiamoci in Maria

Mettiamoci come i discepoli, intorno a Maria e impariamo da lei l'intimo colloquio di amicizia con Gesù, come fece seguendo l'esempio di Teresa anche il beato Tito Brandsma:

Se desideriamo conformare noi stessi a Maria, per poter godere pienamente dell’intimità con Dio, seguendo il suo esempio, dobbiamo essere necessariamente “altri Maria”. Dobbiamo permettere che Maria viva in noi. Maria non dovrebbe essere una realtà esterna al Carmelitano. Egli dovrebbe vivere una vita così simile a quella di Maria, da vivere con, in attraverso e per Maria. … La nostra devozione a Maria deve tendere a far di noi quasi delle altre madri di Dio, in modo che sia concepito anche in noi e generato da noi. Il mistero dell’incarnazione ci ha rivelato che l’uomo vale molto per Dio e che Dio vuole essere intimamente unito all’uomo. … Noi dobbiamo cercare di somigliare a Maria, soprattutto perché riconosciamo la sua perfezione come la più alta che una creatura per grazia di Dio ha mai potuto raggiungere. Questa perfezione può venir portata anche in noi ad un alto livello, se ci rispecchiamo in Maria e ci uniamo a lei.
(T. Brandsma, La bellezza del Carmelo)


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Con la piccola araba carmelitana ai piedi di Maria

 S'inizia oggi la novena alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (qui il testo)



Da oggi proponiamo alcuni brani che possono aiutarci a vivere una intimità maggiore con Lei, Regina e decoro del Carmelo.

Ai piedi di Maria, mia amatissima madre, ho ritrovato la vita.
Tutti voi che soffrite, venite a Maria, poiché io ho ritrovato la vita.
Ai piedi di Maria è la vostra vita, la vostra salvezza.
Voi che operate in questo monastero, sappiate che Maria conta i vostri passi e il vostro lavoro.
Dite a voi stesse: Ai piedi di Maria ho ritrovato la vita.
Voi che vivete in questo convento, liberatevi da tutto ciò che è terreno.
Ai piedi di Maria vi toccherà salute e salvezza.

A voi che abitate questo chiostro Maria dice:
«Figlia mia ti ho scelta fra milioni,
per condurti nel mio santuario».
Ai piedi di Maria troverete la vita.
Maria vi dice: «Ti ho condotto nel mio santuario
dove non avrai più né fame né sete.
Io voglio nutrirti con la carne e con il sangue dell'unico Innocente».

Ai piedi di Maria io ho trovato la vita.
Tu che sostieni: «Sono orfana», Guarda: io ho una madre in cielo. Felice è la figlia di una simile madre.
Ai piedi di Maria ho trovato la vita. Io abito nel cuore di mia madre. Qui ho trovato il mio Diletto. Allora posso essere orfana? Nel seno di Maria ho trovato la vita.
Il serpente, il drago hanno tentato di mordermi, per avere la mia vita.
Ma in questo convento, ai piedi di Maria, ho ritrovato la vita. Maria mi chiama e in questo monastero io rimarrò per sempre.
Ai piedi di Maria ho ritrovato la vita.
s. Maria di Gesù Crocifisso