Quaranta giorni dopo il Natale la nostra vita si riempie di nuovo di Luce, della Luce, della Sua Luce.
La Luce che in maniera splendidamente incomprensibile risplende all'interno del tuo cuore e illumina la tua anima, te la svela, così come lui la conosce.
Chi sei, dolce luce che m'inondi
e rischiari la notte del mio cuore?
Tu mi guidi come la mano di una mamma.
Ma, se mi lasciassi,
non più di un passo solo avanzerei.
Tu sei lo spazio
che circonda il mio essere
e nel quale si nasconde.
Se mi abbandoni,
cado nell'abisso del nulla, dal quale mi chiamasti
all'essere.
Tu, a me vicino più di me stesso, più intimo
dell'intimo mio.
Eppure nessuno può toccarti o comprenderti:
d’ ogni nome tu infrangi le catene.
Spirito Santo, eterno Amore. (Edith Stein)
Quaranta giorni dopo quella Luce in noi, fa di più. S. Francesco di Sales dice che dobbiamo, come Simeone,
stringere il Bambino fra le braccia, dopo averlo accettato nel cuore, negli
affetti, nel pensiero. Averlo fra le braccia ha un significato particolare, vuol dire “imitarlo nelle opere, perché le braccia
rappresentano le opere”.
Come
Maria, dobbiamo, a nostra volta, diventare ostensori di Cristo: “Voi siete la
luce del mondo”.
Sì la luce che riceviamo oggi va irradiata e portata agli altri come ha fatto Maria
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