Oggi sorgiamo dal sonno,
cambiamo rotta dirigendoci verso Dio
e prepariamo la dimora al Signore che viene.
ECHI CARMELITANI. Vi ringrazio, o mio Dio, di tutte le grazie che mi avete accordate, in particolare di avermi fatta passare attraverso il crogiuolo della sofferenza. Sarò felice di vedervi comparire, nel giorno finale, con lo scettro della croce. Poiché vi siete degnato di darmi come eredità questa croce tanto preziosa, spero di rassomigliare a voi nel cielo e di veder brillare sul mio corpo glorificato le sacre stimmate della vostra passione. […] Alla sera di questa vita, comparirò davanti a voi a mani vuote, perché non vi chiedo, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie hanno macchie ai vostri occhi. Voglio perciò rivestirmi della vostra giustizia e ricevere dal vostro amore il possesso eterno di voi stesso. Non voglio altro trono o altra corona che voi, o mio Diletto!...
Santa Teresa di Lisieux
Quello che è definito Mare di Galilea in realtà è il più grande lago di acqua dolce della Terra, intorno al quale scorre il fiume Giordano. Assume vari nomi. Nell’A.T. è chiamato mare di Kinneret, nel nuovo è il lago di Tiberiade o di Genèsaret. E’ la sede principale della predicazione di Gesù, su una delle sue rive aveva chiamato Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. E’ il lago della tempesta (Il lago, per la sua posizione sotto il livello del mare e le sue alte sponde, è soggetto a fenomeni meteorologici improvvisi: le sue tempeste sono brevi ma violente.), quello sulle cui acque camminò Gesù e anche il luogo dove Gesù Risorto si manifestò ai discepoli.Intorno a questo lago c’è Cafarnao, c'è la città di Tiberiade, poco distante il monte delle beatitudini.
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Il Lago di Tiberiade visto dal monte delle Beatitudini |
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Il lago di Tiberiade |
Tutto ci appare gravoso, e a ragione, perché si tratta di una guerra contro noi stessi, ma appena ci mettiamo all’opera, Dio agisce così efficacemente nell’anima e le dona tante grazie che le sembra poco tutto ciò che si può fare in questa vita. Per noi monache, poi, il più è fatto, quando rinunziamo alla libertà per amor di Dio, rimettendola nelle mani degli altri. Inoltre, osserviamo tante pratiche gravose: digiuni, silenzio, clausura, servizio del coro, che anche a volerci trattare con delicatezza non potremmo farlo se non raramente, e forse l’avrò fatto soltanto io in tanti monasteri che ho visto. Allora, perché trattenerci dal praticare la mortificazione interiore che rende tutto il resto molto più meritorio e perfetto e ce lo fa compiere con maggiore pace e dolcezza? Ci si arriva – come ho detto – a poco a poco, rinnegando la propria volontà e il proprio istinto anche nelle piccole cose, fino ad assoggettare il corpo allo spirito.
Torno a dire che tutto o quasi tutto consiste nel rinunciare a noi stessi e ai nostri agi. Chi comincia infatti a servire il Signore, il meno che gli può offrire è la vita. E che deve temere chi gli ha già dato la sua volontà? È evidente che se è un vero religioso o una vera anima di orazione che pretende godere i doni di Dio, non deve tornare indietro ma desiderare di morire per Dio e soffrire anche il martirio. Del resto, non lo sapete, sorelle, che la vita del buon religioso, che vuol essere fra i più intimi amici di Dio, è un lungo martirio? Lungo, perché tale può dirsi in confronto a quello di coloro cui veniva tagliata la testa. Ma la vita è breve, anzi a volte brevissima. E che sappiamo se la nostra non sarà così breve che dopo un’ora o un momento dall’aver peso la risoluzione di servire totalmente Dio, si estinguerà? Sarebbe possibile perché, dopo tutto, non c’è da fare assegnamento su quanto ha fine. E, pensando che ogni ora può essere l’ultima, chi di voi non vorrà impiegarla bene? Credetemi, questo pensiero è la cosa più sicura.Adoperiamoci, pertanto, a contraddire in tutto la nostra volontà; se ci impegneremo a farlo, come ho detto, a poco a poco, senza saper come, ci troveremo sulla vetta. Ma non sembra troppo rigoroso di re che noi non dobbiamo cercare soddisfazione in nulla? Sì, perché non si dice quali grazie e gioie comporti questa contraddizione e quanto si guadagna con essa anche in questa vita, quale sicurezza! Qui, poiché tutte voi percorrete questa strada, il più è fatto. Ora, stimolatevi e aiutatevi a vicenda: in questo ciascuna di voi deve cercare di superare le altre.
“Che questo mondo non m’impedisca d’andare a lui, e le futilità terrene non mi seducano, né mi ritardino il cammino”.
Colui che non cambia mai: ti ama oggi come ti amava ieri, come ti amerà domani B. Elisabetta della Trinità | ||