Con Giovanni della Croce ricordando i defunti dell'Ordine

 Radunati da uno stesso amore per Cristo e dall’affidamento alla Vergine Maria, i membri della famiglia del Carmelo oggi raccomanda alla misericordia di Dio i fratelli e le sorelle defunti, affinché, per intercessione della Vergine Maria, siano accolti in Paradiso.
La Liturgia di questa giornata ci propone un brano di S. Giovanni della Croce, tratto dal Cantico Spirituale:

Mi uccida la tua vista e la tua bellezza

Anticamente, i figli d’Israele, poiché non erano così forti nell’amore né così prossimi a Dio per amore, te­mevano di morire alla vista di Dio. Ma ora ormai nel­la legge di grazia in cui, quando muore il corpo, l’anim­a può vedere Dio, è più sano voler vivere poco e morire per vederlo. E se così non fosse, se l’anima amasse Dio come lo ama quella del Cantico, non te­merebbe di morire alla sua vista; infatti il vero amore riceve allo stesso modo e alla stessa maniera tutto quello che gli giunge da parte dell’Amato, che sia favo­revole o avverso, e anche gli stessi castighi, se è qualcosa che lui vuol fare, e gli procura gioia e piace­re perché, come dice san Giovanni, «la carità perfetta scaccia ogni timore» (1Gv 4,18).


Per l’anima che ama, la morte non può essere amara, poiché in essa trova tutte le dolcezze e i piaceri d’amore. Non le può essere triste il pensiero della morte, poi­ché insieme a lei tro­va la gioia; non le può essere pe­sante e penosa, perché è il coronamento di tutti i suoi patimenti e pene, e principio di tutto il suo bene. La ritiene amica e sposa, e gode del suo ricordo come se fosse il giorno del suo fidanzamen­to e delle sue nozze, e desi­dera quel giorno e quell’ora in cui deve venire la sua morte più di quanto i re della terra abbiano desiderato i regni e i principati.

Infatti, di questa caratteristica della morte il Saggio dice: «O morte, è buono il tuo giudizio per l’uomo che si sente nel bisogno» (Sir 41,3). Se essa è buona per l’uomo che si sente bisognoso delle cose di qua, non dovendo sovve­nire ai suoi bisogni, ma piuttosto spogliarlo di ciò che aveva, quanto migliore sarà il suo giudizio per l’anima che ha bisogno d’amore come questa, che sta invocando al­tro amore, poiché non solo non la spoglierà di ciò che aveva, ma piutto­sto le sarà causa del completamento d’amore che de­siderava e soddisfazione di tutti i suoi bisogni! Ha dunque ragione l’anima quando osa dire senza timo­re: «Mi uccida la tua vista e la tua bellezza», perché sa che nello stesso momento in cui la vedesse sarebbe rapita alla stessa «bellezza» e assorta nella stessa «bellezza» e trasfor­mata nella stessa «bellezza», e sa­rebbe bella come la stessa «bellezza» e dotata e arric­chita come la stessa «bellezza».

Perciò Davide dice che «la morte dei santi è preziosa alla presenza del Signore» (Sal 115,15). Non sarebbe così se essi non partecipassero delle sue stesse gran­dezze, poiché davanti a Dio non vi è nulla di prezioso se non ciò che lui è in se stesso. Perciò l’anima non teme di mo­rire quando ama, ma lo desidera; invece il peccatore teme sempre di morire perché intravede che la morte gli toglierà tutti i beni e gli darà tutti i mali; infatti, come dice Davide, «la morte dei peccatori è pessima» (Sal 33,22); e perciò, come dice il Saggio, è loro «amaro il suo ricordo» (Sir 41,1). Infatti, poiché amano molto la vita di questo mondo e poco quella dell’altro, temono molto la morte.

Invece l’anima che ama Dio vive più nell’altra vita che in questa; infatti l’anima vive di più dove ama che non dove abita, e così tiene in poca considerazione questa vita temporale. Per questo dice: «Mi uccida la tua vista e la tua bellezza».

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