Attraversare il deserto come pellegrini di speranza

 Si è svolto sabato 8 Marzo nella casa di spiritualità dei padri carmelitani scalzi a Maddaloni, il ritiro per le fraternità campane della semi Provincia Napoletana con la riflessione di padre Andrea l'Afflitto sul tema "Attraversare il deserto come pellegrini di speranza". 

La liturgia nel periodo della Quaresima -ha spiegato p. Andrea- ci propone l'immagine del deserto. Ma anche il deserto è chiamato a fiorire. E' nella speranza, è nella compagnia di Cristo che attraversiamo il nostro deserto. La Scrittura è piena di esempi che ci aiutano a comprendere questo passaggio. Già nella Genesi leggiamo la terra era informe deserta quindi esisteva un deserto che Dio ha animato e in cui ha creato la vita con il suo Spirito.
Quel primo deserto era già terra fertile e luogo della vita, destinato a divenire il luogo dell'amicizia tra il Creatore e la creatura. L'uomo ha però distrutto quella terra fertile ma non deve dimenticare che dove c'è la Grazia di Dio può fiorire ancora ogni cosa. Nell'Antico Testamento quando leggiamo del popolo d'Israele che dalla schiavitù è chiamato a vivere nella condizione di uomo libero, dobbiamo comprendere che quel popolo rappresenta ciascuno di noi e che è importante non restare mai fermi in una situazione di deserto o di schiavitù. L'uomo è chiamato a camminare anche quando quel deserto è l'esperienza della propria fragilità e della propria solitudine. 

Dio è relazione e la sua creatura è chiamata a essere in relazione con gli altri. Lo scopriamo quando il profeta  Osea parlando nel deserto parla anche di amore e scrive: la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. E dopo un po': la farò mia sposa per sempre". Qui il cammino del deserto è un cammino con Dio, è un pellegrinaggio interiore, è un cammino verso la libertà. Il cuore può essere il luogo di deserto da attraversare. Certo, a volte siamo fermati dalla paura pur desiderando di andare avanti.  Le catene possono, in fondo, quasi rassicurarci dal timore di sbagliare, di cadere.  Eppure c'è sempre uno spiraglio, la speranza di avere una mano che ci conduce nel deserto. Chiediamoci invece se non è la paura di mettere alla prova la verità del nostro essere. Abbiamo paura delle nostre zone scure eppure non dovremmo, perché come dice San Giovanni della Croce c'è sempre una luce che permette di avanzare e quella luce è la fede. 

Il profeta Elia che è il capostipite della nostra spiritualità e anche lui fa esperienza di deserto e  lì vive l'incontro con Dio. Nella nostra tradizione carmelitana l'esperienza del deserto è la nostra casa. Ha una connotazione positiva in quanto è la nostra condizione di vita per stare da solo a Solo.

Insomma bisogna vivere anche i momenti di vuoto, silenzio e fragilità, ma  con l'arma potente della fede, con la luce intensa della Parola di Dio che illumina il nostro cammino e con la forza che ci proviene dall'Eucaristia. Abbiamo bisogno solo di questi due forti riferimenti: la Parola e l'Eucarestia come nel deserto il popolo di Dio fu dissetato dall'acqua che sgorgava dalla roccia e sfamato dalla manna discesa dal cielo. La Parola è l'acqua che disseta e la manna è il corpo di Cristo: sono le uniche risorse per percorrere il cammino della Quaresima e cercare di essere rinnovati da Cristo.

Chi desidera ascoltare la meditazione di p. Andrea può cliccare qui, collegandosi al canale You tube di Filippo dell'ocds di Caserta


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