Cosa significa per ognuno di noi farsi prossimo? Gesù questo argomento ce lo presenta come leggiamo nel Vangelo di Luca, attraverso la parabola del buon Samaritano invitandoci ad
abbandonare - come ci insegna Papa Francesco oggi - la cultura dello scarto.
Realizzare la testimonianza evangelica
significa per noi Carmelitani Secolari meditare notte e giorno la Parola di Dio affinché nulla della nostra vita ci possa rinchiudere in un concetto altamente
privato di noi stessi. Il nostro essere in comunione di grazia con Dio ci fa
essere per grazia in comunione con gli altri ! Ma per giungere a questo
incontro personale con Dio occorre che ci sia una conoscenza esperienziale del
Verbo incarnato attraverso il quale ricerchiamo e scopriamo la nostra identità
in Dio. Mi piace pensare che la nostra vocazione sia quello di trovare il
coraggio di uscire da noi stessi attraverso la compassione a partire non da un
momento di emotività ma da un lungo percorso compiuto alla luce dello Spirito
Santo nel rinnovare i pensieri, per il mio bene e quello del prossimo.
M.
Giuseppina di Gesù Crocifisso - di cui oggi celebriamo la memoria liturgica - attraverso la sua vita monastica viene definita anello
di congiunzione tra Dio e l’umanità sofferente , ma per comprenderne il profondo significato bisogna delinearne
alcuni tratti della sua vita. Fin da
piccola non ha ancora imparato a leggere quando si ritira in un angolo di una
stanza con un grosso libro di preghiere, ed aprendolo capovolto lo stringe
fortemente tra le mani, disponendo il suo piccolo cuore, ad innalzare quella
preghiera che non sa leggere. In casa la nonna Antonietta le parla di Gesù ,
del Paradiso e della carità. Crescendo inizia a frequentare la scuola e si
distingue per i suoi atteggiamenti affettuosi verso le compagne più povere e
meno capaci.
Si racconta che un giorno la maestra le affida l’incarico di
montare ogni mattina un uovo con lo zucchero , e mentre era intenta nel suo
lavoro si accorge che una sua coetanea era desiderosa di assaggiare quella
delizia , e lei senza farsi notare da alcuno ,versa nella bocca dell’amica una
cucchiaiata di zabaione. Giuseppina soffre nel vedere i poveri , bisognosi e
privi del necessario. Non può far molto per loro , perciò chiede al cielo
miracoli pur di recare sollievo a quei fratelli , nei quali ravvisa Cristo ricoperto
di malattie e di miserie.
Lei dunque non può rimanere indifferente
dinnanzi alla sorte di tanti suoi
fratelli e in una lettera ad una signora affetta da gravi malattie fisiche ma
soprattutto spirituale scrive: Mia Carissima in Gesù Cristo mi è stato
raccomandato da tempo di pregare per la salute e nelle preghiere, con tutto il
cuore, l’ho sempre ricordata . Io sono una povera suora carmelitana di clausura ed ardisco scriverle nel nome santo di Gesù,
che vuole regnare nel suo cuore. Non si spaventi, figlia cara e benedetta , il
regnare di Gesù nel cuore vuol dire vita e non morte. Che Iddio la conservi in
migliori condizioni di salute per lungo tempo all’affetto dei suoi cari ed
anche al mio; pur non avendo l’onore e il piacere di conoscerla, sento tanta
attrazione per lei per la grande carità che ha avuto sempre nel suo cuore, per
lo stato di sofferenza in cui si trova, forse perché essendo stata io tanto
ammalata e trovandomi sofferente , amo quelli che soffrono.
Il ritratto di Madre Giuseppina, fatto da p. Enzo Caiffa |
Per via di
questo sua compassione verso i sofferenti, durante tutta la sua vita e
specialmente negli anni vissuti al Carmelo dei Ponti Rossi erano in tanti e di
diverso ceto sociale : aristocratici , umili figli del popolo, professionisti,
sacerdoti che vedevano in lei il conforto spirituale alle loro difficoltà.
Eppure riesce ad accogliere tutti nonostante la sua attrattiva sarebbe quella
di raccogliersi come qualsiasi carmelitana nella sua cella in un silenzioso
incontro con Dio. M.Giuseppina abbandona
queste aspirazioni e totalmente rinnega se stessa per seguire il Signore
seguendolo nella più completa fede e obbedienza. Diventa strumento di salvezza
e misericordia, il Signore permette a Suor Giuseppina di dire ad alcune
persone una parola conforme al bisogno dello spirito ; ad altre accade che le
faccia dire una parola di speranza , avviene inoltre che alcuni sentano la
necessità di parlarle da sola e Gesù permette che ella legga chiaramente nei
cuori e di tal dono si serva per portare a lui le anime. Ella si preoccupa
soprattutto dei sacerdoti che hanno lasciato la loro missione – ricorda un
prete – pioveva e io ero come un povero
cane randagio… qui ho trovato tanta comprensione e tanta bontà . Un altro
sacerdote afferma che era persuaso di lasciare il sacerdozio ed era talmente
esausto che ha ritrovato la fiducia grazie alle sue parole .
Madre Giuseppina
ascolta storie di miseria e dolori tanto da chiedere a Dio di far pagare a lei
la retta dell’abbandono della missione da parte di questi sacerdoti, infatti
affermerà uno di loro – il mio spirito è sempre là dove sono rinato a Gesù, per
opera della santa suora che per me, nei giorni tristi, fu più che una mamma.
Mentre porta
avanti questo apostolato M. Giuseppina è spesso ammalata e sofferente però Dio
l’arricchisce di doni singolari con la visita del Figlio suo , Maria SS. e i
santi. Vede Gesù Crocifisso ,nel dolore della sua Passione e spiegherà che
quelle visite erano per invitarla a sopportare queste violente sofferenze ,per
cui a volte le sembrerà di essere torta e contorta dalla vita stessa. Scrivere
e voler raccontare gli esempi di farsi prossimo su Suor Giuseppina non è cosa
facile perché la sua forza d’animo, è ed è stata talmente profonda che anche
quando ci ha lasciato il 14 marzo 1948 ha invocato senza fine…con immenso amore , il nome di
Gesù.
Le domande
da farci non possono e non devono restare pensieri puramente intellettuali , il
cuore deve parlare di orazione … vi ricordate il colloquio tra il lebbroso che
chiede a Gesù di essere purificato e ottiene la guarigione ? Bene ! Non
possiamo comprendere una figura contemplativa e mistica come la nostra Madre
Giuseppina se prima non è avvenuto dentro di noi quelle che noi possiamo
definire le doglie del parto .
Il dolore , la sofferenza offerta a Dio ha accompagnato la nostra Santa per tutta la
sua vita vissuta in un intimità con il Signore che le ha permesso di vivere un
matrimonio sponsale condiviso con il prossimo.
Tante volte si potrebbe dire che
cosa mi potrebbe insegnare una monaca claustrale che vive in una dimensione
diversa dalla mia ? In tutta onestà mi verrebbe ancora da chiedermi – se vivo veramente questo mio percorso
cristiano , come lo esprimo ? Riesco a scendere dalle mie posizioni mentali e
calarmi a giustificare anche il dolore più ingiustificato per gli errori altrui
?
Madre Giuseppina non ha mai tralasciato nessuno, per lei chiunque bussava
alla porta del convento era Gesù percosso, ingiuriato , perseguitato ,
incompreso ; c’è da dire che in lei c’erano quei doni particolari ricevuti dal
Signore ma non ci dimentichiamo che anche per lei la sua debole umanità le
avra’ creato tanti ostacoli dove ha dovuto rinunciare e rinnegare se stessa ,
lei avrebbe desiderato vivere il suo deserto nel nascondimento della clausura e
invece quel deserto si è popolato di ferite umane … di tutte le età e ceti diversi , verrebbe da
dire che tutta la sua santità non è stata tanto la sua esperienza mistica ma di
essere riuscita a concepire da Madre , nell’orazione continua che il prossimo
va salvato , si ama, e si accompagna
unendosi semplicemente nel vivere a cuore aperto nella certezza che nella
nostra nullità c’è qualcuno che è più grande di noi … perché come il Battista –
noi dobbiamo diminuire mentre Lui aumentare fino a che la mia vita nonostante
le tante inadeguatezze dovute alle debolezze umane possa invocare sempre e
senza fine che Gesù è il Salvatore del mondo!
Allora prima di esternare la
nostra appartenenza al Carmelo , andando tutti i giorni a messa , adempiendo
anche alla liturgia delle ore che sono tutte cose buone da fare perché ci aiutano
in quanto mezzi per rapportarci con Gesù , però se non entriamo nel nostro
Castello Interiore e non estirpiamo le erbacce del nostro giardino … non
possiamo dire di aver incontrato il Signore se poi continuiamo a restare fermi
e immobili nel criticare sempre e solo
le debolezze degli altri , farsi prossimo significa accompagnare e sostenere
Gesù portando quella croce che per un tratto di strada è arrivata a pesare
sulle spalle del Cireneo.
Ketty
Bianco ocds.