Festa di Santa Elisabetta della Trinità

 

Oggi, 8 novembre tutto il Carmelo e la Chiesa insieme celebrano la festa di S. Elisabetta della Trinità, giovane monaca carmelitana scalza vissuta dal 1880 al 1906.
I nostri santi non sono solo splendide espressioni della Spiritualità che incarnano, non solo danno voce alle nostre preghiere. C'insegnano ad apprezzare tante cose della nostra vita e guardarle alla luce di Dio. Niente è casuale per chi crede. Fin dalla nascita. 
Elisabetta nasce il 18 luglio a Camp d'Avor (Burges) sette anni anni dopo la famiglia Catez si trasferisce a Digione. Lì c'è un monastero di carmelitane scalze. Un giorno la Priora incontra la vivace Elisabetta. Le chiede come si chiama e le svela: Sai il significato del tuo nome? "Casa di Dio". Da allora la sua vita interiore cambia. Si apre al cielo.

Le prime cose a cui Elisabetta presta attenzione e che le fanno scoprire la presenza di Dio nella sua vita sono il significato del suo nome - Casa di Dio - e due date - quella della nascita di Domenica e quella del Battesimo che la mette sotto la protezione di Maria Maddalena. Ne approfondisce  interiormente il significato. Un anno prima di morire scriverà a un sacerdote: «Domani è la festa di S. Maddalena, della quale l’Eterna Verità disse: «Ella ha molto amato». È festa anche per la mia anima, perché celebro l’anniversario del mio Battesimo… Le chiedo davvero di consacrarmi a Lui domani nella Santa Messa,… affinché io non viva che per amarLo con una passione sempre crescente, fino a quella felice unità alla quale Dio ci ha predestinati nel suo volere eterno, immutabile» (L 204).
Il suo sogno: essere la sposa di Cristo. Ce ne parla p. Emilio Martinez.






Ci ha lasciato una preghiera bellissima che è un po' la sintesi della vocazione carmelitana:

Mio Dio, Trinità che adoro, aiutatemi a dimenticarmi interamente, per fissarmi in voi, immobile e quieta come se la mia anima fosse già nell’eternità; che nulla possa turbare la mia pace o farmi uscire da voi, mio immutabile Bene, ma che ogni istante mi porti più addentro nella profondità del vostro mistero.
Pacificate la mia anima,
fatene il vostro cielo, la vostra dimora preferita e il luogo del riposo;
che io non vi lasci mai solo, ma sia là tutta quanta, tutta desta nella mia fede,
tutta in adorazione, tutta abbandonata alla vostra azione creatrice.
O mio amato Cristo, crocifisso per amore,vorrei essere una sposa del vostro Cuore; vorrei coprirvi di gloria e vi chiedo di rivestirmi di Voi stesso, di immedesimare la mia anima con tutti i movimenti della vostra Anima, di sommergermi, d’invadermi, di sostituirvi a me, affinché la mia vita non sia che un’irradiazione della vostra vita. Venite nella mia anima come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore.
 O Verbo Eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarvi; voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da voi. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissare sempre Voi e restare sotto la vostra grande luce. 
 O mio Astro amato, incantatemi, perché non possa più uscire dallo splendore dei vostri raggi.
 O Fuoco consumatore, Spirito d’amore, scendete sopra di me, affinché si faccia della mia anima come un’incarnazione del Verbo, ed io sia per Lui un’aggiunta d’umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo mistero. E Voi, o Padre, chinatevi sulla vostra piccola creatura, copritela con la vostra ombra, e non guardate in lei che il Diletto nel quale avete riposto tutte le vostre compiacenze.
 O miei TRE, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo, mi consegno a Voi come una preda. Seppellitevi in me, perché io mi seppellisca in Voi, in attesa di venire a contemplare, nella vostra luce, l’abisso delle vostre grandezze.

Elisabetta della Trinità

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