SCUOLA DI ORAZIONE TERESIANA
dagli incontri di formazione con p. Enzo Caiffa ocd
trascrizione e impaginazione di Stefania De Bonis ocds
citare la fonte e gli autori
"Chi ha cominciato a fare orazione non la lasci; e chi non l’ha cominciata, io lo scongiuro per amor di Dio a non privarsi di tanto bene; se persevera io spero nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano come amico; giacché l’orazione mentale non è altro – per conto mio – che un trattare con amicizia, intrattenendosi molte volte da soli con Chi sappiamo che ci ama” (Vita 8,5).
dagli incontri di formazione con p. Enzo Caiffa ocd
trascrizione e impaginazione di Stefania De Bonis ocds
citare la fonte e gli autori
"Chi ha cominciato a fare orazione non la lasci; e chi non l’ha cominciata, io lo scongiuro per amor di Dio a non privarsi di tanto bene; se persevera io spero nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano come amico; giacché l’orazione mentale non è altro – per conto mio – che un trattare con amicizia, intrattenendosi molte volte da soli con Chi sappiamo che ci ama” (Vita 8,5).
Primi passi nell'orazione - 2
Teresa e l'orazione - 1
Teresa e l'orazione - 2
Teresa e l'orazione - 3
Teresa e l'orazione - 4
Teresa e l'orazione - 5
Teresa e l'orazione - 6
Teresa e l'orazione - 7
Teresa e l'orazione - 8
Teresa e l'orazione - 9
Teresa e l'orazione -10
Teresa e l'orazione -11
Teresa e l'orazione -12
Teresa e l'orazione -13
Teresa e l'orazione - 1
Teresa e l'orazione - 2
Teresa e l'orazione - 3
Teresa e l'orazione - 4
Teresa e l'orazione - 5
Teresa e l'orazione - 6
Teresa e l'orazione - 7
Teresa e l'orazione - 8
Teresa e l'orazione - 9
Teresa e l'orazione -10
Teresa e l'orazione -11
Teresa e l'orazione -12
Teresa e l'orazione -13
A TU PER TU CON UN AMICO:
TERESA DI GESÙ ci insegna l’orazione
ciclo di incontri tenuto dall'incaricata alla formazione
della fraternità dei SS. Teresa e Giuseppe febbraio- giugno 2012.
Teresa di Gesù è nota anche come Madre degli Spirituali o
maestra di orazione: questo vuole dire che i suoi insegnamenti spirituali sono
validi per tutta la Chiesa, per noi. Spiega il nostro padre generale che
nessuno deve “considerarsi escluso dalla
possibilità di percorrere il suo cammino e di ricevere grazie simili a quelle
che lei ha sperimentato” (p. Saverio Cannistrà). Canonizzata il 12 marzo
1622, Teresa fu proclamata Dottore della Chiesa il 27 settembre 1970 da Paolo
VI che nella sua
omelia sottolineò "È questa la luce, resa oggi più viva e penetrante che il titolo di Dottore,
conferito a Santa Teresa, riverbera sopra di noi. Il messaggio dell’orazione ! "
Anche il b. Giovanni Paolo II nel messaggio per il IV centenario della morte della santa di Avila confermò l’importanza della pedagogia teresiana.
L’originalità e la semplicità del messaggio di Teresa fa dire a Papa
Benedetto nella bellissima catechesi che le ha dedicato che questa “Santa rappresenta uno dei vertici della
spiritualità cristiana di tutti i tempi”.
Chi vuole praticare l'orazione non può fare a meno di Teresa di Gesù,
possiamo imparare direttamente da Lei a vivere un rapporto personale con il
Signore. Teresa è un’innamorata di Gesù,
già da piccola aveva un unico desiderio: Vedere il volto di Dio e nel Libro della Vita, che è l’autobiografia,
la santa manifesta il desiderio di contagiarci. “La mia intenzione è d’ingolosire le anime per un bene così elevato”
(Vita 18,8).
Ma com’è approdata a questo tipo di orazione la santa di Avila? E che cos’è
per lei l’orazione?
CHE COS’E’ L’ORAZIONE
Pregare è un bisogno intimo dell’uomo, perché Dio ci ha creato per farci
entrare in comunione con Lui e come c’insegna Teresa d’Avila la preghiera è uno
strumento di amicizia, forse il più alto, il più misterioso, il più sublime.
Analizziamo quello che scrive nella sua autobiografia al Capitolo 8
Molti
santi e buoni scrittori hanno parlato del gran bene che si ricava esercitandosi
nell’orazione, dico nell’orazione mentale. Ne sia ringraziato il Signore! Ma se
così non fosse, per poco umile che sia, non sono però così superba
d’arrischiarmi a trattarne. Posso dire soltanto quello che so per esperienza:
cioè che chi ha cominciato a fare orazione non pensi più di tralasciarla,
malgrado i peccati in cui gli avvenga di cadere. Con l’orazione potrà presto
rialzarsi, ma senza di essa sarà molto difficile. Non si faccia tentare dal
demonio a lasciarla per umiltà, come ho fatto io, e si persuada che la parola
di Dio non può mancare. Se il nostro pentimento è sincero e proponiamo di non
più offenderlo, Egli ci accoglie nell’amicizia di prima, ci fa le medesime
grazie di prima, e alle volte anche più grandi, se la sincerità del pentimento
lo merita.
“Chi l’ha cominciata
[l’orazione] non la lasci; e chi non l’ha cominciata, io lo scongiuro per amor
di Dio a non privarsi di tanto bene; se persevera io spero nella misericordia
di quel Dio che nessuno ha mai preso invano come amico; giacché l’orazione mentale non è altro – per conto
mio – che un trattare con amicizia, intrattenendosi molte volte da soli con Chi
sappiamo che ci ama” (Vita 8,5).
Nel testo
originario in lingua spagnola :
“tratar de
amistad estando muchas veces tratando a solas con quien sabemos nos ama” l’elemento fondamentale è
in quel “trattare” che vuol dire mantenere
un rapporto. La grande intuizione di Teresa di Gesù è essere riuscita,
attraverso la propria esperienza di un cammino spirituale fatto di gioie,
fragilità (e poi di immensi doni del Signore), a comunicare in modo così
semplice una grande verità: quella di un Dio vicino, accessibile che desidera
avere un rapporto con noi. Intrattenersi con noi da vero Amico.
Abituiamoci al termine orazione.
S. Teresa ci fa capire che è una cosa diversa dalla preghiera vocale
abitudinaria, recitata a memoria, anche se l’una non esclude l’altra. Anzi se
s’impara a fare orazione vera, come l’insegna Teresa, anche la preghiera
recitata a memoria impareremo a farla in modo diverso, più personale e più
intimo, più “dialogato”.
Ed è la stessa Teresa a scoprirne tutti i vantaggi: era ancora una giovane
religiosa, uscita dal monastero dell’Incarnazione per curare una misteriosa
malattia. Fermatasi nella casa di suo zio Pedro, bibliofilo, ebbe in dono un
libro del francescano Francisco de Osuna: un’opera sull’orazione. Qui Teresa
trovò ciò che ha sempre intuito cioè che rivolgersi a Dio non è una questione
di intelligenza, di memoria ma di cuore. "Preghiera
è lasciar parlare il proprio cuore a Dio. Il cuore si slancia verso Dio, sulle
ali del desiderio, sostenuto dall'amore".
Vedete per una donna che aveva scelto di consacrare a Dio la propria vita,
che considerava Gesù uno Sposo e che aveva sperimentato alcune difficoltà nella
preghiera (scrive infatti nel Castello interiore) che la vita di monastero
prevedeva protratta per ore, senza indicare come fare e che cosa succede
all’anima.
L’orazione non è un soliloquio che non ha effetti sul nostro interlocutore
che è Dio, anzi quando lei specifica che noi manteniamo un rapporto di intima
amicizia con Colui dal quale sappiamo di essere amati, ci dà un’indicazione
importante: ogni preghiera è ispirata da Dio. E in Dio Teresa ci mostra Colui
che ci ama da sempre. Per lei è
fondamentale la convinzione di essere amata (P. Tomàs Alvarez). Se pensiamo
alle nostre esperienze di amore o di amicizia profonda comprendiamo anche il
vero significato della frase usata da Teresa: “da solo a solo”.
Essere “da soli” o meglio “da solo a solo” non significa
pregare isolato dagli altri, anche se ci sono dei momenti in cui è opportuno
pregare in disparte (e lo fa anche Gesù nel corso della sua vita terrena). Ma
io e Dio, tu e Dio possiamo avere quest’esperienza di intimità anche in una
grande assemblea liturgica. Perché quel “solo a Solo” significa che per me, in
quel momento, c’è solo Lui e io non desidero altro che staccarmi da tutto ciò
che non è Lui, che mi distrae da Lui. E’ un’attitudine interiore. Molti
insegnano che nella preghiera bisogna svuotarsi di tutte le rabbie e le
preoccupazioni, deponendole ai piedi di Gesù, consegnandoli nelle sue mani. A
volte è difficile, ma possiamo fare anche di queste difficoltà l’argomento
della nostra orazione. Nell’orazione si è davanti a Dio, con la propria anima
messa a nudo, nella verità.
E’ il momento in cui possiamo dirgli tutto quello che
abbiamo nel cuore, anche la nostra incapacità di pregare.
“Trattate con
Lui come con un padre o un fratello, come con un signore, come con uno sposo;
una volta in un modo e una volta in un altro” (Cammino 28,
3)
E’ un rapporto di amicizia e di amore, in cui noi
impariamo a gustare il piacere di essere con Chi ci ama e può riempirci dei
suoi doni. Maestri di orazione, come Teresa d’Avila e come la stessa Beata
Giuseppina che ha vestito come lei l’abito carmelitano, c’insegnano come la
vita di preghiera abbia sempre effetti sull’anima. E non occorre essere
monache, monaci: tutti possiamo riuscirci.
L’orazione che insegna Teresa non
è qualcosa di statico, qualcosa che termina nel momento in cui “interrompiamo
la comunicazione con Dio” e ci affaccendiamo in altro. Quello che è avvenuto
nell’orazione lo portiamo nella nostra vita perché questo tipo di orazione è un
cammino verso la perfezione a cui Dio vuole farci arrivare. Un cammino di cui
Lui si fa compagno di viaggio.
E’ molto bella la preghiera che
troviamo nell’opera il Cammino di
perfezione, la santa Madre scrive rivolgendosi a Gesù: “Camminiamo insieme, Signore: verrò dovunque
voi andrete, e per qualunque luogo passerete passerò anch’io " (C
26,6). Un’indicazione importante anche per noi carmelitani scalzi secolari che
vogliono seguire i passi di questa grande santa e fidarsi dei suoi consigli e
della sua esperienza.
La santa fa capire che per quanto
possiamo sforzarci è solo con il sostegno e le grazie che ci dona il Signore
possiamo farcela. Non si stanca mai di sottolineare quanto ella fosse stata
fragile, incostante e perfino infedele al proposito di amare Dio, fino a
momento in cui decise con determinazione di non tralasciare mai l’orazione,
nemmeno quando si sentiva meno fervorosa. Questa determinazione l’ha aiutata a
vincersi su tanti difetti che si scopriva di se stessa.
Nel Libro della Vita in cui racconta la sua biografia e quindi la sua
vocazione Teresa dice infatti: “sono
caduta tante volte, fu soltanto per non essermi appoggiata alla forte colonna
dell’orazione (…) Posso dire che la
mia vita era delle più penose che si possano immaginare, perché non godevo di
Dio, né mi sentivo contenta del mondo.”
Con l’immagine di una forte colonna la santa con estrema semplicità la differenza fra le
devozioni e il rapporto personale con Dio: quelle non ci trasformano, mentre il
contatto personale, cuore a cuore (da solo a solo) ci aiuta a superare le
nostre difficoltà.
Teresa non si stanca mai di descrivere quanto sia
misericordioso Dio, come ci si possa avvicinare a Lui, mettendo tutto nelle sue
mani, anche la nostra incapacità di pregare. L’importante è acquisire la
consapevolezza di essere in compagnia di un Padre o di un fratello che ci ama,
che ci accetta così come siamo. E’ non interrompere mai questo dialogo.
Con Dio non posso fingere e nello stesso tempo Lui non
può tradirmi. Le mie fragilità restano “tra me e Lui”, da “solo a solo” e Lui
solo può aiutarmi a superarle.
Tutto si può
sopportare con un amico così buono, con un così valoroso capitano che per primo
entrò nei patimenti. Egli aiuta e incoraggia, non viene mai meno, è un amico
fedele. (…) Cristo è sempre un buonissimo amico e ci è di grande compagnia,
perché lo vediamo uomo come noi, soggetto alle nostre medesime debolezze e
sofferenze. (…) Anche questo nostro Signore rimase senza consolazione, solo
sotto il peso dei suoi dolori. Non abbandoniamolo, ed Egli ci aiuterà a salire,
più che non potremo da noi con ogni nostra diligenza. Se poi si assenterà, sarà
perché lo vedrà opportuno, o perché vorrà spinger l’anima a uscire da se stessa. (V. 22,6 e
10-11).
Per Teresa pregare
vuol dire guardare Gesù, fargli compagnia, parlargli secondo lo stato d’animo
che abbiamo, ascoltarlo. Nel “Libro della Vita” al capitolo 13, 22 suggerisce a
chi inizia a fare orazione: “L’anima
s’immagini di trovarsi dinnanzi a Gesù Cristo, conversi spesso con Lui, cerchi
di innamorarsi della sua Umanità” (Vita 12,2) e ancora “ Se ne stia lì con Lui, in silenzio. Se si
può, occupi il pensiero nel guardare che Cristo lo guarda”(Vita 13,22).
Teresa usa spesso il verbo “guardare”: invita a guardare
Gesù e a lasciarsi guardare da Lui per comprenderne la “sacratissima
umanità”. Lo sguardo reciproco esprime
proprio l’intimità. Addirittura lei parla di innamoramento. Non fa che ripetere “Vi chiedo solo di guardarlo”
oppure “Lui non attende che questo: che
voi lo guardiate”.
IL GIARDINO DELL'ANIMA
Ecco un paragone che mi piace. Devo averlo
letto o udito, ma non so né dove né a che proposito, per difetto di memoria.
Chi comincia (l’orazione) deve far conto di tramutare in giardino di delizie
per il Signore un terreno molto ingrato, nel quale non germogliano che erbe
cattive.
Sradicare
le erbe cattive e piantarne di buone è lavoro di Dio che supponiamo già fatto fin
da quando l’anima si determina per l’orazione e comincia a praticarla. Ora a
noi, come a buoni giardinieri, incombe l’obbligo di procurare, con l’aiuto di
Dio, che quelle piante crescano: perciò innaffiarle affinché non inaridiscano,
e cercare che producano fiori di deliziosa fragranza per ricreare il Signore.
Allora Egli verrà spesso a riconfortarsi e trovare le sue delizie fra quei
fiori di virtù (…)
Entriamo
ancora un po’ più nel dettaglio: come si può innaffiare un giardino? Ciò farà
comprendere quello che dobbiamo fare, la fatica che costa, fino a quando
durarla e di quanto il lavoro sarà superato dal guadagno. Mi sembra che un
giardino si possa innaffiare in quattro modi:
1)
cavando l’acqua da un pozzo, che è il modo più faticoso.
2) portarla negli acquedotti
per mezzo di una noria, ossia col far girare una gran ruota che qualche volta
ho manovrata pur io, avendosi così più acqua con fatica minore;
3)derivarla da un fiume o
da un ruscello, che è il modo migliore perché la terra ne rimane ben imbevuta,
non occorre innaffiarla tanto spesso, e il giardiniere ha molto meno da
faticare;
4) e finalmente una buona
pioggia, nel qual caso è Dio che innaffia senza alcuna nostra fatica: sistema
migliore che supera ogni altro.
(…) Quelli
che cominciano a fare orazione sono coloro che cavano l’acqua dal pozzo: cosa
assai faticosa, come abbiam detto, perché devono faticare per raccogliere i
sensi, i quali, abituati a divagarsi, stancano assai. Bisogna che a poco
a poco prendano l’abitudine di non far più conto di nulla, sia di vedere che di
sentire, e di guardarsene affatto nel tempo dell’orazione.
I 4 modi di irrigare sono I 4
GRADI DI ORAZIONE
1. Cavare l’acqua dal
pozzo (preghiera che nasce da uno sforzo ascetico) è l’impegno ascetico per rendersi disponibili
a Dio
2. Usare la norìa
(preghiera di quiete)
3. Far deviare l’acqua di
un fiume o di un torrente (intervento di Dio)
4. La pioggia (unione con
Dio) è un continuo fluire di grazie, di doni, di parole e di visioni
E se continuo a distrarmi?
Non faccia caso alla tentazione
d’interrompere l’orazione, mentre la sta recitando, ma lodi il Signore per il
desiderio che ha di farla, e creda che è questo ciò a cui aspira la sua
volontà, che ama di stare con Dio. La malinconia fa provare angoscia all’idea
di esser soggetti a una costrizione. Vostra signoria, quando si sente così
oppresso, cerchi qualche volta di andare dove possa vedere il cielo e faccia
una passeggiata, ché non per questo verrà meno l’orazione, e noi dobbiamo
sostenere la nostra debolezza in modo che non si coarti la natura. Si tratta
sempre di cercare Dio, perché per lui noi ci adoperiamo a far ricorso a tutti i
mezzi possibili, e bisogna guidare l’anima con dolcezza.
(Lettera di Teresa di
Gesù all’arcivescovo di Evora, Don Teutonio di Braganza, 3 luglio 1574)
GUIDA ALL’ORAZIONE SILENZIOSA
nella Settimana Santa
Fai lentamente il segno della croce.
E’ il gesto in cui ti metti alla presenza di Dio,
Padre Figlio e Spirito Santo. E’ come se ti lasciassi abbracciare dalla
Trinità.
Cerca di rimanere in silenzio. Sei qui per parlare con
Dio e per ascoltarlo.
Non perdere quest’occasione: è nel silenzio che il
Signore parla. Comincia la tua preghiera invocando l’aiuto dello Spirito Santo.
“Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che
cosa sia conveniente
domandare, ma lo Spirito stesso intercede con
insistenza per noi con gemiti inesprimibili e colui che scruta i cuori sa quali
sono i desideri dello Spirito poiché egli intercede per i credenti secondo i
disegni di Dio” (Rm 8, 26-27).
L’ALTARE DELLA REPOSIZIONE
L'altare della Reposizione è il luogo in cui viene riposta
e conservata l'Eucaristia al termine della celebrazione eucaristica del Giovedì
Santo.
La Reposizione dell'Eucaristia si compie per invitare
i fedeli all'adorazione del Santissimo Sacramento nella notte tra Giovedì e
Venerdì Santo, in ricordo sia dell'istituzione del Sacramento dell’Eucaristia
(Mt 26, 26-29; Mc 14, 22-25; Lc 22, 19-20) sia della veglia di preghiera di
Gesù nel Getsemani (Mt 26, 36-44; Mc 14, 32-40; Lc 22, 39-46).
Nella tradizione e nel linguaggio popolare gli altari
della Reposizione sono impropriamente chiamati “sepolcri”.
Tale terminologia è impropria perché il sepolcro sta
ad indicare un luogo di morte e invece gli altari della Reposizione conservano
l’Eucaristia che per la Chiesa cattolica è Gesù risorto.
E’ piuttosto il luogo dell’adorazione silenziosa.
A TU PER TU CON COLUI
DAL QUALE SAPPIAMO
DI ESSERE AMATI
meditare come insegna S. Teresa di Gesù*
Se hai difficoltà nel pregarlo, aiutati con una
immagine che lo raffigura e rendilo presente al tuo cuore.
Oppure leggi un brano del Vangelo, leggi le pagine
della sua Passione e rifletti: ha fatto tutto questo per te. “È cosa buona
fermarsi per un momento a meditare sul mister di Cristo legato alla colonna,
pensare alle sofferenze che ha patito, al perché le ha subite e con quale amore
lo ha fatto” (Teresa di Gesù).
Ripetilo al tuo cuore: l’ha fatto per me.
Ascoltalo.
«Il Dio della rivelazione biblica parla anche senza parole: "Come mostra
la croce di Cristo, Dio parla anche per mezzo del suo silenzio.
Il silenzio di Dio, l’esperienza della lontananza
dell’Onnipotente e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di
Dio, Parola incarnata. (…) Il silenzio di Dio prolunga le sue precedenti
parole. In questi momenti oscuri Egli parla nel mistero del suo silenzio"
(Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 30 settembre 2010, 21).
Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore
di Dio vissuto sino al dono supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane
in silenzio e nel Sabato Santo, quando "il Re dorme e il Dio fatto carne
sveglia coloro che dormono da secoli" (cfr Ufficio delle Letture del
Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore per l’umanità.
Se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo
scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio.
"Abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa
contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto
dove nasce la Parola, la Parola redentrice" (Omelia, 6 ottobre 2006)».
Da “Parola e Silenzio” del Santo Padre, Benedetto XVI
,24 gennaio 2012.
Guardalo. Santa
Teresa di Gesù, maestra di orazione, diceva “Guardiamo Lui che ci guarda”.
Proviamo a immaginare i suoi occhi nei nostri: “Immagina lo stesso Signore
vicino a te, e guarda con quale amore ti sta guardando…. Mai lo Sposo distoglie
i tuoi occhi da te …
Lo troverai nella misura in cui lo desideri … se sei
triste o in mezzo a qualche problema, guardano nell’Orto degli Ulivi … o sotto
il peso della croce.
Lui non attende che questo, che noi lo guardiamo. (…)
Facciamogli compagnia, parliamogli, sollecitiamolo,
umiliamoci”. (Teresa di Gesù)
Amalo e lasciati amare. “Non solo lo guarderete, ma anche conforterete la
vostra anima parlandogli; non dicendo preghiere precostituite, ma pronunciando
delle parole sgorgate dal vostro cuore in pena, cosa che egli apprezza
enormemente” (Teresa di Gesù).
Fagli compagnia. Dal
Vangelo secondo Matteo: “La mia anima è
triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”.
Così disse agli apostoli nell’Orto del Getsemani. Ora
che sei qui, prova a vegliare con Lui. “Mi trovavo molto bene con l’orazione
dell'orto dove gli facevo compagnia. Pensavo al sudore e all'afflizione che vi
aveva sofferto, e desideravo di potergli asciugare quel sudore così penoso. Ma
ripensando ai miei gravi peccati, ricordo bene che non ne avevo il coraggio”.
(Teresa di Gesù)
Ringrazialo.
“Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”
(Is. 53, 4)
Nell’Orto degli Ulivi, Cristo rivive in sé,
trasfigurandola, tutta la nostra tristezza.
Anche oggi la tristezza risucchia il mondo e il
Getsemani, con il Cristo agonizzante, è ancora l'unico luogo capace di vita.
Prova a ricordare il momento in cui hai avvertito,
forte, la sua presenza, il suo aiuto quand’eri triste o nell’angoscia.
Ringrazialo per tutte le volte che il tuo cuore si è
sentito consolato e digli: “So che ci sei, qui con me, anche quanto mi sembri
silenzioso e lontano”.
Ma soprattutto digli grazie per come ti ha amato fino
al sacrificio della vita.
Portalo con te. Dal
Vangelo di Giovanni : “Rimanete nel mio amore” Pregava
Teresa di Gesù: “Camminiamo insieme, Signore! Dovunque andrai, voglio venire;
dove tu passerai, anch’io voglio passare”.
La preghiera è un intimo colloquio di amicizia. Il
vantaggio di avere un amico come Gesù è che è sempre con te e puoi parlargli e
sentirlo vicino ogni volta che ne hai bisogno: “Dobbiamo ritirarci in noi
stessi, anche in mezzo al nostro lavoro, e ricordarci di tanto in tanto, sia
pure di sfuggita, dell'Ospite che abbiamo in noi, persuadendoci che per parlare
con Lui non occorre alzare la
voce”. ( Santa Teresa).
L’ORAZIONE CONTINUA NELLA VITA
“Il tuo desiderio sia di vedere Dio, il tuo timore di perderlo, il tuo dolore di non goderlo e la tua gioia ciò che potrà condurti alla vita eterna:
solo così vivrai in una gran pace”. Teresa di Gesù
* Le citazioni sono tratte dalle Opere di Teresa di
Gesù, la santa di Avila fondatrice dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, dottore della Chiesa: “Il Libro della Vita”, “Cammino
di perfezione” “Il Castello Interiore”.
Questo testo fa parte del ciclo di incontri tenuto dall'incaricata
alla formazione della fraternità da febbraio a giugno 2012.