L'immagine della statua del Bernini che si può ammirare a Roma nella chiesa di Santa Maria delle Vittorie, a pochi passi dalla nostra Curia Generalizia e raffigurante la trasverberazione del cuore di Teresa di Gesù (vedi il video in questa a pagina) è stata scelta dal Papa come retro della medaglia che ricorda i suoi primi tre anni di pontificato. "Amorem Christi in animo teneamus" è la frase scelta. Il nostro P. Generale, Saverio Cannistrà, ha inviato al Santo Padre una lettera per ringraziarlo dell'omaggio fatto alla Santa Madre Teresa. Uno dei numerosi segni di apprezzamento che Papa Francesco ha diretto al Carmelo Teresiano, in questi anni.
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Esplora la tua anima davanti a Lui

mai integralmente
il suo intimo.
E' un segreto di Dio,
un segreto che
unicamente Lui
può rivelare
nella misura che vuole...
... rimani perciò... in raccoglimento
per tutto il tempo di cui ha bisogno
per trovare pace e quiete:
non sarai la sola
a esserne avvantaggiata,
perché ne beneficeranno
anche il tuo lavoro
e coloro con cui hai a che fare"
(Edith Stein_Teresa Benedetta della Croce)
Come riconoscere un membro della famiglia di Teresa?
Ognuno può essere solo con il Solo e lasciarsi amare da Lui "C'è un itinerario personale, che non può mai mancare per un membro della famiglia di Teresa, un itinerario di orazione, di incontro silenzioso con l'Amico che ci aspetta sempre, con il Maestro che è qui e vuole parlarci dal di dentro di noi stessi. Come sarebbe bello se questi giorni potessero diventare per ciascuno di voi il tempo di un re-innamoramento per la propria vocazione carmelitana, una ricarica carismatica che ci ridà entusiasmo, che cambia nel vino della gioia e della festa l'acqua delle nostre fatiche e dei nostri doveri quotidiani!"
P. Saverio Cannistrà ocd.(dal messaggio ai partecipanti all'Incontro teresiano internazionale del 10-14 agosto 2015)
Quel giorno dell'Assunta...
Siamo alla vigilia di un momento importante nella vita di Teresa di Gesù e dell'Ordine carmelitano: la fondazione di un nuovo monastero con un ritorno alle origini del carisma che era stato mitigato nel tempo. Nel libro della Vita la santa racconta un antefatto che l'aiutò nel predisporre tutto ciò che era necessario all'evento e anche al suo spirito:
In quello stesso tempo, il giorno dell’Assunta, in un convento dell’Ordine del glorioso san Domenico, stavo meditando sui molti peccati che in passato avevo lì confessato e su altre cose della mia vita miserabile, allorché fui presa da un rapimento così grande che mi trasse quasi fuori di me. Mi sedetti e mi pare di non aver neppure potuto vedere l’elevazione né seguire la Messa, tanto che poi me ne rimase lo scrupolo. Mentre ero in questo stato, mi sembrò di vedermi rivestire di una veste bianchissima e splendente e, al principio, non vidi chi me la ponesse. In seguito scorsi alla mia destra nostra Signora e alla sinistra il mio padre san Giuseppe che me la metteva indosso e capii che ero ormai purificata dei miei peccati. Vestita che fui e piena di grandissima felicità e gioia, mi parve che nostra Signora mi prendesse le mani, dicendomi che la mia devozione al glorioso san Giuseppe le faceva molto piacere, che la fondazione del monastero da me desiderata si sarebbe fatta e che in essa nostro Signore ed entrambi loro due vi sarebbero stati fedelmente serviti; che non temessi vi potesse mai essere in ciò un’incrinatura, anche se la giurisdizione sotto cui mi trovavo non fosse di mio gusto, perché essi ci avrebbero protette e che già suo Figlio ci aveva promesso di stare sempre con noi; come pegno che ciò si sarebbe avverato mi dava un gioiello. Mi parve, infatti, che mi mettesse al collo una bellissima collana d’oro, da cui pendeva una croce di grande valore. Quest’oro e queste pietre sono così diversi da quelli della terra che non si possono fare paragoni: la loro bellezza è assai lontana dal potersi qui immaginare; l’intelletto non arriva a capire la materia di cui è fatta la veste, né ad avere un’idea del candore di cui Dio la fa risplendere, di fronte al quale quello di quaggiù sembra un qualcosa di fuligginoso, per così dire.15. Anche se non potei distinguere nessuna delle sue fattezze in particolare, ma solo vederne nel complesso la forma del viso, la bellezza di nostra Signora era straordinaria, così vestita di bianco, con grandissimo splendore, non abbagliante, ma soave. Non vidi, invece, altrettanto chiaramente il glorioso san Giuseppe, anche se vidi bene che stava lì, come avviene delle visioni di cui ho parlato nelle quali non si vede alcuna figura. Nostra Signora mi sembrava molto giovane. Dopo che stettero un po’ con me, procurandomi grandissima gioia e felicità come mai mi pareva d’aver provato, tanto che non avrei voluto mai staccarmene, mi sembrò di vederli salire al cielo fra una moltitudine di angeli. Rimasi molto sola, ma così confortata, elevata e raccolta in orazione e così piena di dolcezza da non potere per un po’ di tempo né muovermi né parlare, come fuori di me. Provavo un ardente desiderio di consumarmi per Dio e tutto avvenne in modo tale e con tali effetti che non potei mai dubitare, per quanto lo procurassi, che non era cosa di Dio. Mi lasciò molto confortata e in una gran pace.16. Quanto a ciò che la Regina degli angeli aveva detto circa la giurisdizione, mi dispiaceva molto non affidare il nuovo monastero all’ Ordine, ma il Signore mi aveva detto che non conveniva dargli questo potere, esponendomi anche le ragioni per cui in nessun modo sarebbe stato il caso di farlo, esortandomi ad inviare un messaggio a Roma per una certa via che m’indicò e promettendomi che da lì mi avrebbe fatto venire la risposta. E così, inviato il messaggio, seguendo la via indicatami dal Signore, mentre prima non riuscivamo a concludere mai le trattative, l’affare riuscì benissimo. Dagli avvenimenti che seguirono si vide quanto fosse stato utile darne la giurisdizione al vescovo, ma allora io non lo conoscevo e non sapevo ancora quale superiore egli fosse. Il Signore volle che fosse così buono da appoggiare questa casa come era necessario per le molte opposizioni che si levarono contro di essa – come dirò in seguito – e la portasse allo stato in cui ora si trova. Benedetto sia colui che ha disposto così ogni cosa! Amen.
Suor Cristiana Dobner spiega "La vita nel Carmelo" e il "Nada te turbe"
9 agosto 1942, Edith uccisa ad Auschwitz

In un biglietto inviato dal campo di concentramento Edith Stein scrisse: "Sono contenta di tutto. Una "Scientia Crucis" la si può acquistare solo se la croce la si sente pesare in tutta la sua gravità. Di questo sono stata convinta fin dal primo momento e ho detto di cuore: "Ave Crux, spes unica". Morì probabilmente poche ore dopo il suo arrivo, nella camera a gas e poi gettata nel forno crematorio. Di lei non fu trovano nulla.
QUESTO FU IL SUO TESTAMENTO SPIRITUALE Fin d'ora accetto con gioia la morte che Dio mi ha riservato in perfetta sottomissione alla sua santissima volontà. Chiedo al Signore che voglia accettare la mia vita e la mia morte per il suo onore e la sua esaltazione, per tutte le intenzioni dei santissimi cuori di Gesù e Maria e della santa chiesa, soprattutto per la conservazione, la santificazione ed il perfezionamento dell'Ordine del Carmelo, particolarmente dei monasteri di Colonia e di Echt, come espiazione per l'incredulità del popolo ebraico, affinché il Signore sia accolto dai suoi e il suo regno venga nella gloria, per la salvezza della Germania e per la pace del mondo; infine per i miei parenti, vivi e defunti, e per tutti coloro che Dio mi ha dato: perché nessuno di loro si perda.
Preghiera a Santa Teresa
Benedetta della Croce
O Santa Teresa Benedetta della Croce, che facesti della tua
sete di verità
una preghiera continua intuendo che chi cerca la verità
cerca Dio, ottienici di cercare sempre la Verità.
Tu che incontrasti la Verità nella Croce di Cristo fa' che
siamo illuminati anche noi dalla luce
che si sprigiona dal mistero della Croce.
Facci il dono di saper abbracciare la Croce come l'hai
abbracciata tu.
Tu che scopristi la Verità che cercavi leggendo la semplice
vita di Santa Teresina,
ottienici di scoprire nella semplicità quotidiana la
grandezza della presenza di Dio.
Tu che ti donasti pienamente all’Amore che hai incontrato, fa’ che tanti giovani
possano donarsi al Signore che chiama senza la paura di
perdere, ma con la gioia di dare.
Tu che nel campo della morte ti prodigasti con dolcezza e premura verso il tuo popolo
infondendo conforto e coraggio, ottienici in tutte le occasioni di vivere la
carità verso il prossimo.
Tu che nell’ora della morte, prima di entrare nella camera a
gas, facesti tua la preghiera di Gesù:
"Se non può passare questo calice, sia fatta la tua
Volontà", ottienici di poter chinare il capo serenamente
negli ultimi momenti della nostra vita, abbandonati
all'Amore di Dio che è fedele sempre.
Santa Teresa Benedetta della Croce, prega per noi!
Teresa Benedetta sui passi di Teresa- 9
Teresa Benedetta sui passi di Teresa - 8
Essere figli di Dio significa camminare dando la mano a Dio, fare la volontà di Dio e non la propria, riportare nelle sue mani ogni preoccupazione e speranza, non affannarsi più per sé e per il proprio futuro. Questa è la base della libertà e della gioia del figlio di Dio. Il «sia fatta la tua volontà», in tutta la sua estensione, deve essere il criterio della vita cristiana. Esso deve scandire la giornata dal mattino alla sera, il corso dell’anno e tutta la vita.
Teresa Benedetta della Croce
Teresa Benedetta sui passi di Teresa - 7
Rientrare in sé significa avvicinarsi gradualmente a Dio. Essendo spirito e immagine dello Spirito Santo, l’anima ha conoscenza non soltanto del mondo esterno, ma anche di se stessa: essa è consapevole della sua vita spirituale e può riflettere su se stessa, anche senza entrare in sé per la porta della preghieraTeresa Benedetta della Croce
Teresa Benedetta sui passi di Teresa - 6
Essere tutti di Dio, donarsi a Lui, al suo servizio, per amore, è questa la vocazione, non solo di alcuni eletti, ma di ogni cristiano; o consacrato o non consacrato, o uomo o donna…Ognuno è chiamato alla sequela di Cristo. E più ciascuno avanza su questa via, più diventerà simile a Cristo, e poiché Cristo personifica l’ideale della perfezione umana libera da ogni difetto e unilateralità, ricca dei tratti caratteristici sia maschili che femminili, libera da ogni limitazione terrena, i suoi seguaci fedeli vengono sempre più elevati al di sopra dei confini della natura. Per questo vediamo in uomini santi una bontà e una tenerezza femminile, una cura veramente materna per le anime loro affidate; e in donne sante un’audacia, una prontezza e decisione veramente maschili.
Così la sequela di Cristo porta a sviluppare in pieno l’originaria vocazione umana: essere vera immagine di Dio; immagine del Signore del creato, conservando, proteggendo e incrementando ogni creatura che si trova nel proprio ambito; immagine del Padre, generando ed educando – per paternità e maternità spirituale – figli per il regno di Dio. L’elevazione al di sopra dei limiti della natura, che è l’opera più eccelsa della grazia, non può certo venir raggiunta con una lotta individuale contro la natura o con la negazione dei suoi confini, ma solo mediante l’umile soggezione al nuovo ordine donato da Dio.
(Edith Stein, Vocazione dell’uomo e della donna secondo l’ordine della natura e della grazia)
Teresa Benedetta sui passi di Teresa - 5
Una volta che radichi la tua preghiera personale nella messa e nella preghiera delle Ore, una volta che infondi il tuo lavoro quotidiano con loro due, noterai che il tuo lavoro sta acquistando uno spirito di servizio di Dio (opus Dei). Per estensione orienti il tuo lavoro verso la lode di Dio nella Messa e nelle Ore, il tuo lavoro diventa "liturgia" le cui radici significano , dopo tutto, "lavoro per il popolo.
s. Teresa Benedetta della Croce
Teresa Benedetta sui passi di Teresa - 4
Una donna di fede è anche una donna impegnata nel mondo. Come la nostra santa Madre viaggiò per fondare i nuovi monasteri, così, prima di entrare nel monastero di Colonia, Edith Stein tiene conferenze sui Problemi dell'educazione della donna (dal 1928 al 1932), espressione del suo
impegno nel Movimento scolastico cattolico e al Movimento femminile cattolico.
Alla donna sono dedicate anche alcune lezioni tenute nell'Istituto di Pedagogia
Scientifica, uno dei suoi ultimi impegni come insegnante. Conferenze e lezioni
sono raccolte nel volume "La donna", edizioni OCD.
Non aspettiamoci da
Edith Stein rivendicazioni infuocate, non è nel suo stile. La parità è nei diritti
ma la differenza sostanziale tra uomo e donna determina i compiti a cui sono
destinati. Non esistono professioni maschili o femminili, ma professioni in cui
la donna può fare meglio dell’uomo e viceversa.
Edith Stein insiste
sulla necessità di un’adeguata educazione delle ragazze a livello scientifico e
a livello spirituale, convinta della necessità di un rinnovamento del maschile,
contemporaneo alla presa di coscienza delle donne. Le sue conferenze, desinate
soprattutto alle educatrici sono un piccolo programma di formazione per le
generazioni che seguiranno.
L'arresto di Edith e Rosa


Le Stein (a destra qualche tempo prima dell'arresto) sono deportate nel campo di concentramento di Ammersfort, poi in quello di Westerbork e infine il 7 agosto è trasferita in quello di Auschwitz.
L'Importanza della Domenica per Edith Stein
Teresa Benedetta sui passi di Teresa - 3
(…) colui che non tiene salde in mano le redini di tutto se stesso, non è affatto all’altezza di determinarsi in modo realmente libero: anzi, si lascerà sempre influenzare. L’uomo è chiamato a vivere nel suo intimo, prendendo in mano la regìa di tutto se stesso, per quanto è possibile operando da questo punto. Soltanto prendendo le mosse da qui è attuabile poi l’esatto confronto col mondo: soltanto movendo da qui l’uomo può trovare nel mondo il posto assegnatogli.Edith Stein
Festa del perdono
Domani, 2 agosto, Festa del Perdono di Assisi.
Qui potete seguire le celebrazioni di una festa che solo inizialmente è stata una festa francescana, ma presto è diventata festa della Chiesa che invita a immergersi per ritrovare la grazia dell'Amicizia con Dio, come direbbe la nostra s. madre Teresa
Qui di seguito potete leggere una parte di una bellissima spiegazione che ne diede il papa Emerito Benedetto XVI, quando era ancora cardinale:Qui potete seguire le celebrazioni di una festa che solo inizialmente è stata una festa francescana, ma presto è diventata festa della Chiesa che invita a immergersi per ritrovare la grazia dell'Amicizia con Dio, come direbbe la nostra s. madre Teresa
Arrivando ad Assisi da sud, nella piana si incontra la maestosa Basilica di Santa Maria degli Angeli, ma quel che cerchiamo, lo troviamo al centro della Basilica: una cappella medievale in cui degli antichi affreschi ci raccontano episodi della storia della salvezza e della vita di san Francesco, che proprio in questo luogo visse importanti esperienze. In quello spazio basso e poco illuminato possiamo percepire qualcosa del raccoglimento e della commozione che vengono dalla fede dei secoli, che qui ha trovato un luogo di riparo e di orientamento. Al tempo di san Francesco il territorio circostante era coperto di boschi, paludoso e disabitato.
Nel terzo anno dalla sua conversione Francesco si imbatté in questa piccola chiesa, ormai del tutto cadente, la chiesetta della Porziuncola dedicata a Santa Maria degli Angeli, in cui egli venerava la Madre di ogni bontà. Lo stato di abbandono in cui si trovava dovette parergli un triste segno della condizione della Chiesa stessa; egli ancora non sapeva che, restaurando quegli edifici, si stava preparando a rinnovare la Chiesa vivente. Ma proprio in questa cappella gli si fece incontro la chiamata definitiva, che diede alla sua missione la sua vera forma e permise la nascita dell’Ordine dei Frati Minori, all’inizio pensato come un movimento di evangelizzazione che doveva raccogliere di nuovo il popolo di Dio per il ritorno del Signore.
La Porziuncola era divenuta per Francesco il luogo dove finalmente aveva compreso il Vangelo. Si era infatti accorto che non si trattava di parole del passato, ma di un appello che si rivolgeva direttamente ed esplicitamente a lui come persona.
La Porziuncola - lo abbiamo visto - è anzitutto un luogo, ma grazie a Francesco d’Assisi è divenuto una realtà dello spirito e della fede, che proprio qui si fa sensibile e diventa un luogo concreto in cui possiamo entrare, ma grazie al quale possiamo anche accedere alla storia della fede e alla sua forza sempre efficace. Che poi la Porziuncola non ci ricordi solo grandi storie di conversione del passato, non rappresenti solo una semplice idea, ma riesca ancora ad accostarci al legame vivente di penitenza e di grazia, ciò dipende dal cosiddetto “Perdono d’Assisi”, che più propriamente dovremmo chiamare “Perdono della Porziuncola”. Qual è il suo vero significato? Secondo una tradizione che sicuramente risale almeno alla fine del secolo XIII, Francesco nel luglio del 1216 avrebbe fatto visita nella vicina Perugia al papa Onorio III, subito dopo la sua elezione, e gli avrebbe sottoposto una richiesta inusuale: chiese al pontefice di concedere l’Indulgenza plenaria per tutta la loro vita precedente a tutti coloro che si fossero recati nella chiesetta della Porziuncola, confessandosi e facendo penitenza dei propri peccati.
Il cristiano di oggi si chiederà che cosa possa significare un tale Perdono.
Al tempo di san Francesco come forma principale di penitenza imposta dalla Chiesa, in stretto rapporto con il Perdono dei peccati, era invalso l’uso di intraprendere un grande pellegrinaggio, a Santiago, a Roma e, soprattutto a Gerusalemme. Il lungo, pericoloso e difficile viaggio a Gerusalemme poteva davvero diventare per molti pellegrini un viaggio interiore; tuttavia un aspetto molto concreto era anche il fatto che in Terra Santa le offerte che esso portava con sé erano divenute la fonte più importante per il mantenimento della Chiesa locale. In proposito non si dovrebbe storcere troppo facilmente il naso: in tal modo la penitenza acquistava anche una valenza sociale.
Se dunque - come vuole la tradizione - Francesco aveva avanzato la richiesta che tutto questo potesse essere ottenuto con la visita orante al santo luogo della Porziuncola, ciò era legato davvero a qualcosa di nuovo: una Indulgenza, che doveva cambiare l’intera prassi penitenziale. Si può senz’altro comprendere che i cardinali fossero scontenti della concessione di questo privilegio da parte del papa e temessero per il sostentamento economico della Terra Santa, tanto che il Perdono della Porziuncola fu inizialmente ridotto a un solo giorno all’anno, quello della dedicazione della Chiesa, il 2 agosto.
A questo punto, però, ci si domanda se il papa potesse far questo così semplicemente. Può un papa dispensare da un processo esistenziale, quale era quello previsto dalla grande prassi penitenziale della Chiesa? Ovviamente, no. Quel che è un’esigenza interiore dell’esistenza umana, non può essere reso superfluo mediante un atto giuridico. Ma non si trattava affatto di questo. Francesco, che aveva scoperto i poveri e la povertà, nella sua richiesta era spinto dalla sollecitudine per quelle persone a cui mancavano i mezzi o le forze per un pellegrinaggio in Terra Santa; coloro che non potevano dare nulla, se non la loro fede, la loro preghiera, la loro disponibilità a vivere secondo il Vangelo la propria condizione di povertà. In questo senso l’Indulgenza della Porziuncola e la penitenza di coloro che sono tribolati, che la vita stessa carica già di una penitenza sufficiente. Senza dubbio a ciò si legava anche un’interiorizzazione del concetto stesso di penitenza, sebbene non mancasse certamente la necessaria espressione sensibile dal momento che implicava comunque il pellegrinaggio al semplice e umile luogo della Porziuncola, che allo stesso tempo doveva essere un incontro con la radicalità del Vangelo, come Francesco l’aveva appresa proprio in quel posto.
Dopo la concessione di questa particolare Indulgenza si arrivò ben presto a un passo ulteriore. Proprio le persone umili e di fede semplice finirono per chiedersi: perché solo per me stesso? Non posso forse comunicare anche ad altri quel che mi è stato dato in ambito spirituale, come avviene in ambito materiale? Il pensiero si rivolgeva soprattutto alle povere anime, a coloro che nella vita erano stati loro vicini, che li avevano preceduti nell’altro mondo e il cui destino non poteva essere loro indifferente. Si sapeva degli errori e delle debolezze delle persone che erano state care o dalle quali si erano forse ricevuti anche dei dispiaceri. Perché non ci si poteva preoccupare di loro? Perché non cercare di fare loro del bene anche al di là della tomba, di accorrere in loro aiuto, laddove possibile, nel difficile viaggio delle anime? “Se viviamo, viviamo per il Signore; se moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, noi siamo del Signore”, dice Paolo (Rm 14,8). Questo significa: il vero limite non è più la morte, ma l’appartenere o il non appartenere al Signore. Se gli apparteniamo, allora siamo vicini gli uni agli altri per mezzo di lui e in lui. Per questo - era la conseguenza logica - c’è un amore che va al di là dei limiti della morte.
Nei ricordi della mia giovinezza il giorno del Perdono d’Assisi è rimasto come un giorno di grande interiorità, come un giorno in cui si ricevevano i sacramenti in un clima di raccoglimento personale, come un giorno di preghiera. Nella piazza antistante la nostra chiesa parrocchiale in quel giorno regnava un silenzio particolarmente solenne. Entravano e uscivano in continuazione persone dalla chiesa. Si sentiva che il cristianesimo è grazia e che questa si dischiude nella preghiera. Indipendentemente da ogni teoria sull’Indulgenza, era quello un giorno di fede e di silenziosa speranza, di una preghiera che si sapeva certamente esaudita e che valeva soprattutto per i defunti.
Nel corso del tempo, tuttavia, a tutto questo si aggiunse un’altra idea: nell’ambito spirituale tutto appartiene a tutti. Non c’è nessuna proprietà privata. Il bene di un altro diventa il mio e il mio diventa suo. Tutto viene da Cristo, ma poiché noi gli apparteniamo, anche ciò che è nostro diventa suo ed è investito di forza salvifica. È questo ciò che si intende con le espressioni “tesoro della Chiesa” o “meriti” dei santi.
Chiedere l’Indulgenza significa entrare in questa comunione di beni spirituali e mettersi a propria volta a sua disposizione. La svolta nell’idea di penitenza, che ha avuto inizio alla Porziuncola, ha conseguentemente portato a questo punto: anche spiritualmente nessuno vive per se stesso. E solo allora la preoccupazione per la salvezza della propria anima si libera dall’ansia e dall’egoismo, proprio perché diventa preoccupazione per la salvezza degli altri.
Così la Porziuncola e l’Indulgenza che da lì ha avuto origine diventa un compito, un invito a mettere la salvezza degli altri al di sopra della mia e, proprio in questo modo, a trovare anche me stesso. Si tratta di non chiedere più: sarò salvato? Ma: che cosa vuole Dio da me perché altri siano salvati?
L’Indulgenza rinvia alla comunione dei santi, al mistero della sostituzione vicaria, alla preghiera come via per diventare una cosa sola con Cristo e con il suo volere. Egli ci invita a partecipare alla tessitura dell’abito bianco della nuova umanità, che proprio nella sua semplicità è la vera bellezza.
L’Indulgenza in fondo è un po’ come la chiesa della Porziuncola: come bisogna percorrere gli spazi piuttosto freddi ed estranei del grande edificio per trovare al suo centro l’umile chiesetta che tocca il nostro cuore, così occorre attraversare il complesso intreccio della storia e delle idee teologiche per giungere a ciò che è davvero semplice: alla preghiera, con cui ci lasciamo cadere nella comunione dei santi, per cooperare con essi alla vittoria del bene sull’apparente onnipotenza del male, sapendo che alla fine tutto e grazia.
card. Joseph Ratzinger
Teresa Benedetta sui passi di Teresa - 2
Anche Teresa Benedetta della Croce contempla il mistero della Passione di Cristo, e come la santa Madre si sofferma sull'orazione di Gesù nell'Orto. ecco che cosa scrive:
"Ogni anima umana è un tempio
di Dio: Questo ci apre una prospettiva vasta e veramente nuova. La vita di
preghiera di Gesù è la chiave per capire la preghiera della Chiesa. Vediamo che
Cristo ha partecipato al servizio divino, alla liturgia del suo popolo...; ha
portato la liturgia dell'antica alleanza a compiersi in quella della nuova
alleanza. Tuttavia, Gesù non ha
semplicemente preso parte al servizio divino pubblico prescritto dalla Legge.

Nell'ora del monte degli Ulivi, si è preparato ad andare fino al Golgota. Il
grido che ha rivolto al Padre nell'ora più penosa della sua vita ci è svelato
da alcune brevi parole che brillano come stelle anche nelle nostre ore sul
monte degli Ulivi. «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non
sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). Sono come un lampo che illumina
per noi, in un istante, la vita più intima dell'anima di Gesù, il mistero
insondabile del suo essere uomo-Dio e del suo dialogo col Padre. Questo dialogo
è durato certamente per tutta la sua vita, senza mai interrompersi".
Santa Teresa
Benedetta della Croce
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