Triduo in preparazione della festa di S. Elisabetta della Trinità

 


Lettera 217: Alla signora Angles – [Novembre 1905]

 Carissima signora e sorella,

ho tanto gradito i suoi auguri e la ringrazio delle preghiere che ha fatto per la sua piccola amica del Carmelo. Da parte sua, le assicuro che essa le serba il ricordo più fedele in colui che è il vincolo indissolubile. Se sapesse quanto la mia anima è attaccata alla sua, oserei perfino dire quanta ambizione ho per lei! La vorrei totalmente data a Dio, pienamente unita a lui che l’ama di un amore così grande. Sì, cara signora, credo che il segreto della pace e della felicità sia quello di dimenticarsi, di disinteressarsi di se stessi. Questo non significa non sentire più le proprie miserie fisiche e morali. I santi stessi sono passati attraverso situazioni così crocifiggenti, ma non ne erano schiavi e sapevano liberarsene ad ogni istante. (…)

Per quanto riguarda il morale, non si lasci mai abbattere dal pensiero delle sue miserie. Il grande S. Paolo dice: «Dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia» [Rm 5,20]. Mi sembra che l’anima più debole, perfino più colpevole, sia quella che ha più margine di speranza e l’atto che essa compie per dimenticarsi e gettarsi nelle braccia di Dio, lo glorifichi e lo riempia di gioia più che tutti i ripiegamenti su se stessa ed ogni altro tentativo di scrutare le proprie infermità. Essa infatti possiede e porta in se stessa un Salvatore che la vuole purificare ad ogni momento. (…)

 Nulla deve sembrarle un ostacolo per andare a lui. Non dia troppo importanza al fatto di essere infiammata o scoraggiata. Passare da uno stato all’altro, è la legge dell’esilio. Quello che conta è che lui non cambia mai, che nella sua bontà è sempre piegato su di lei per unirla stabilmente a sé. Nonostante tutto il vuoto e la tristezza opprimenti, unisca la sua agonia a quella del Maestro nell’orto degli ulivi quando diceva al Padre. «Se è possibile, passi da me questo calice» [Mt 26,39]. 

Cara signora, forse le sembrerà difficile dimenticarsi. Invece è tanto semplice da non meritare alcuna preoccupazione. Le dirò il mio «segreto». Basta pensare a Dio che abita in noi come nel suo tempio. È San Paolo che lo dice [2Cor 6,16] e possiamo crederlo. A

 poco a poco l’anima si abitua a vivere nella dolce compagnia dell’ospite divino, comprende di essere un piccolo cielo in cui il Dio d’amore ha stabilito la sua dimora. Allora essa respira in un’atmosfera divina, direi perfino che non c’è più che il suo corpo sulla terra, e l’anima vive al di là di ogni nube e di ogni velo, in colui che non muta mai. (…)

 Non è guardando alla nostra miseria che saremo purificati, ma guardando a colui che è tutto purezza e santità. S. Paolo dice che Dio ci ha scelto per essere conformi alla sua immagine [Rm 8,29]. Nei momenti più dolorosi, si ricordi che il Divino Artista, per rendere più bella l’opera sua, si serve dello scalpello, e rimanga in pace sotto la mano che lavora.

Quel grande Apostolo che è S. Paolo, dopo essere stato rapito al terzo cielo, sentiva la propria infermità, e se ne lamentava con Dio che gli rispondeva: «Ti basti la mia grazia, perché la forza si perfeziona con la debolezza» [2or 12,9]. Non le sembra che tutto questo sia tanto consolante?…

 

Coraggio dunque, cara signora e sorella, l’affido in modo particolare ad una certa piccola carmelitana morta a 24 anni in odore di santità, che si chiamava Teresa del Bambino Gesù. Essa diceva prima di morire, che avrebbe passato il suo cielo a fare del bene sulla terra. La sua grazia è quella di dilatare le anime, di lanciarle sulle onde dell’amore, della confidenza, dell’abbandono. Diceva di aver trovato la felicità dopo aver incominciato a dimenticarsi. La invochi con me ogni giorno perché le ottenga quella scienza che fa i santi e che dà all’anima tanta pace e felicità!

A Dio, cara signora, questa settimana, essendo l’ultima prima della solitudine dell’Avvento, vedrò la mamma, Margherita e le bambine e non mancherò di salutarle tanto da parte sua. Le nipotine son proprio graziose e formano la gioia della loro cara nonna. Anche i piccoli di M. Luisa devono essere la sua gioia. Dica per favore alla buona M. Luisa che prego per lei e non dimentico i bei momenti di Labastide.

I miei ossequi alla signora Maurel. Per lei, cara signora, creda al mio profondo affetto e alla mia unione in colui di cui S. Giovanni dice che è l’amore [1Gv 4,16].

La sua sorellina e amica

M. Elisabetta della Trinità r.c.i.

 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.