Cominciamo l'anno chiedendo aiuto, benedizione e compagnia a Dio

 Cominciamo un anno alla Presenza del Signore, con l'aiuto di fra Lorenzo della Risurrezione, carmelitano scalzo, ottimo maestro d'orazione, nonostante la semplicità in cui è vissuto. Anzi proprio la sua modestia ci fanno comprendere che tutti possiamo riuscire a vivere alla presenza di Dio. Il piccolo frate Lorenzo desiderava una vita di silenzio e preghiera, ma per la maggior parte della giornata era immerso in faccende e distrazioni. Proprio come noi. Allora che cosa ci insegna?
 Bisogna prendere un impegno con se stessi e con Dio e cercare di essere fedele. Senza forzare l’anima, senza inquietarsi o scoraggiarsi se non sempre riusciamo ad essere fedeli. Bisogna procedere dolcemente, abituando il cuore con soavità a ricordarsi di Dio presente in lei. E' come cominciare a frequentare una persona. All'inizio ci sarà un po' di imbarazzo, non si saprà cosa dire, ma man mano che l'amicizia si instaura, si troverà sempre più spontaneo ricordarsi di Lui, invocarLo, lodarLo

Ecco un piccolo consiglio pratico: Al Carmelo si insegna alle giovani a fare la “direzione” prima di ogni lavoro, cioè ad offrire sempre a Dio quello che stiamo per fare, che sia a sua gloria, chiedendo il suo aiuto e la sua benedizione. Anche durante l’attività si può, di tanto in tanto, tornare a Lui col pensiero, anche solo per un istante. Infine, concluso quello che dovevamo fare, ringraziamo Dio, offriamo a Lui i piccoli pasticci o sbagli che ci possono essere stati, ma con pace e umiltà.

Per approfondire la sua figura con un antologia del suo pensiero clicca qui e qui lettera per il IV centenario della sua nascita

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Buon Natale!

 


 Per impregnare tutta intera la vita dell'uomo della vita divina, non è sufficiente inginocchiarsi una volta all'anno davanti alla mangiatoia e lasciarsi prendere dall'incanto della Notte Santa. Per questo, bisogna stare tutta intera la vita in quotidiano rapporto con Dio, ascoltare le parole che Egli ci ha detto e ci ha consegnato, e seguirle. ... Poniamo le nostre mani in quelle del divino Bambino, pronunciamo il nostro sì al suo Seguimi, allora siamo suoi e il cammino è libero perché la sua vita divina possa traboccare su di noi!

S. Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein

L'Omelia per la Festa di S. Giovannin della Croce e la lettera del Padre Generale a tutto l’Ordine

Lo scorso 14 dicembre, in occasione della memoria liturgica di San Giovanni della Croce, il padre Miguel Marquez Preposito Generale ocd, ha presieduto al Teresianum l'annuale celebrazione per le professioni solenni.  Rivolgendosi ai tre professi ha detto "Cari Athul, Szymon e Uday. Grazie per essere pronti a dire sì alla vita, alla presenza della Chiesa e del Carmelo. Nel vostro sì, anche noi diremo sì a Dio, come abbiamo fatto la prima volta. Voglio ringraziarvi per la vostra fiducia e per aver condiviso alcuni fatti della vostra vita. Ecco perché questa omelia è un po' sinodale, fatta tra noi quattro, voi ed io. Siate sempre carmelitani. Siate sempre carmelitani sinodali, cioè in ascolto e attenti a ciò che è importante nelle cose semplici della vita e in ogni persona, senza distinzione.
Prima della mia professione solenne sentii un padre carmelitano, P. Maximiliano Herráiz, dire una frase che mi è rimasta dentro e ha incendiato il mio cuore: Giovanni della Croce era un uomo di un unico amore. Che siate uomini di UN SOLO AMORE, con il cuore aperto, al servizio di tutti, veri fratelli; carmelitani sempre più innamorati ogni giorno. Szymon mi ha detto che le difficoltà e la notte portano sempre a una nuova realtà. Cercare l'unione con Dio nella vita quotidiana. Ecco perché hai scelto di chiamarti “della Croce del Salvatore”. 
- Quando si entra nel Carmelo si lascia tutto e si trova tutto, ha detto Uday, ricordando Elisabetta della Trinità. 
- Athul mi ha detto, con San Paolo, che dobbiamo essere sempre gioiosi, pregare senza sosta e rendere grazie. 
Tutti e tre sono stati segnati in modo speciale da Santa Teresa di Lisieux: la vita ordinaria, le piccole cose, la preghiera, la vita comunitaria. Ma anche da Giovanni della Croce e da Teresa di Gesù. E senza dubbio - uno di voi mi ha detto - la presenza di Maria e il rosario. Una presenza sempre miracolosa. Se Maria è presente nella vostra vita, la strada porta direttamente a Gesù. Siamo fratelli e sorelle e figli di Maria, pellegrini in cammino, sempre all'inizio. 
(...) La formazione non finisce mai. Possiate continuare a lasciarvi formare, ad essere sempre umili, a lasciarvi aiutare. Questi anni che verranno, dopo la professione, sono molto importanti. La professione, lo sapete, non è una meta, è un punto di partenza, bisogna sempre cominciare, come sapeva bene la Madre Teresa di Gesù. Anche Giovanni della Croce ha saputo cominciare sempre, non fermarsi, vivere in cammino: professò, sì, a Medina del Campo verso il 1564, ma pochi anni dopo rinnovò la sua consegna a Dio dicendo di nuovo sì a Duruelo (il 28 novembre 1568); la sua vita fu dunque un cammino, la sua vita fu sempre un dire sì: in prigione, nei diversi servizi a cui fu chiamato, nell'accompagnare le sue sorelle Carmelitane Scalze, nel momento finale della sua vita quando fu messo da parte.... Sappiamo, perché lo disse l'Angelo al profeta Elia, che il viaggio è al di sopra delle nostre forze. Ecco perché vi invito a comprendere e accettare la Parola di Dio, come nutrimento e luce adatta a voi ogni giorno. La Parola che abbiamo appena ascoltato, che abbiamo appena proclamato oggi, è anche per ognuno di noi e, in modo speciale in questo giorno della vostra professione, è per voi. Permettetemi di soffermarmi brevemente su di essa. Isaia dice oggi a ciascuno di voi: NON temere, tu mi appartieni. IO SONO IL SIGNORE TUO DIO. Tu sei prezioso ai miei occhi. Sono con te. Non avere paura. Giovanni della Croce dice che Dio ci ama con l'amore che ha per se stesso, perché ci ama dentro di sé. Egli è il cervo ferito per noi. 

Il Salmo ci ricorda la grande sapienza di Giovanni della Croce: la notte è chiara come il giorno. Nella notte delle difficoltà e della Croce viene donata la luce più intensa e la fiducia. "Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano". La lettura di San Paolo ai Romani ricorda ciò che Giovanni della Croce diceva ai frati quando li mandava in viaggio: Vivete come figli di Dio. Lo Spirito verrà in aiuto alla vostra debolezza. Che la vostra vita si muova - come disse il Santo a proposito della Vergine Maria - al ritmo dello Spirito Santo, e non per far piacere a qualcuno, né per alcuna ambizione di gloria umana, ma nella nudità e nella povertà. 
Il Vangelo di Giovanni, capitolo 17, era recitato a memoria da Giovanni della Croce lungo le strade, era uno dei suoi preferiti. Questo è ciò che chiediamo per voi: Padre, consacrali nella verità. Che siate una cosa sola, uniti. In comunione, con Dio e con tutti. Uday, Szymon e Athul, donateci un Carmelo e una Chiesa unita, fraterna, umile, in cammino. Possa il mondo credere per la gioia della vostra donazione.  Sia lodato Gesù Cristo". 

Negli stessi giorni il Padre Generale ha inviato una lettera, indirizzandola a frati, monache e secolari in cui riflette sia sui primi mesi trascorsi dal giorno in cui è stato eletto Superiore Generale dei Carmelitani Scalzi spiegando quali sono stati i punti di riferimento che illuminano il proprio cammino (con la speranza che possano essere d'aiuto anche a noi) sia  su alcuni aspetti della vita di Giovanni della Croce (fra cui l'amore silenzioso, l'amicizia, lo Spirito santo).   Puoi scaricarla qui

Con Elisabetta della Trinità ricordando Maria e la cugina Elisabetta

 
"La Vergine conservava queste cose nel suo cuore. Tutta la sua vita si può riassumere in queste poche parole. Viveva nel suo cuore, a tale profondità, che lo sguardo umano non la può seguire. Quando leggo nel Vangelo che Maria percorse in tutta fretta le montagne della Giudea, per andare a compiere il suo ufficio di carità presso la sua cugina Elisabetta, la vedo passare così bella, così calma e maestosa, tutta raccolta dentro di sé col Verbo di Dio".
S. Elisabetta della Trinità, carmelitana scalza

In questa quarta Domenica di Avvento entriamo idealmente in quel luogo in cui si svolse l'incontro di Elisabetta con Maria. Siamo nei pressi della sorgente che ha dato il nome al villaggio antico (Ein Karem letteramente "la Sorgente della Vigna"), noto anche come "la Sorgente di Maria", perché secondo la tradizione popolare, la Vergine si fermò proprio in quel punto per bere. 

Poco più avanti c'è la  Chiesa Francescana della Visitazione, che ricorda appunto la visita di Maria alla cugina Elisabetta. E' costruita su due livelli piani ed è in un grande cortile in cui  i pellegrini possono leggere (in 47 lingue) l'inno del Magnificat (Luca 1:46-55), il canto di lode di Maria.

Sulla facciata della chiesa, un bel mosaico riproduce Maria su un asino, scortata da angeli, sulla strada da Nazaret alla campagna ondulata della Giudea, nella quale si trova Ein Karem 
Entrando, nella cappella inferiore, osserviamo i dipinti murali che riproducono scene bibliche legate alla storia di Zaccaria,  padre di Giovanni, e sacerdote nel Tempio fino all’incontro fra Maria e Elisabetta.

Nella cappella del livello superiore, i dipinti riproducono scene storiche nelle quali la Vergine ha ricoperto un ruolo speciale, come il Concilio di Efeso quando fu dichiarata la Theotokos (Madre del Signore), o la Battaglia di Lepanto, vinta grazie alla sua intercessione.

Dentro la chiesa si trova una grotta,  tradizionalmente riconosciuta come il luogo di nascita di Giovanni. Anche qui c'è un cortile le cui mura propongono il canto di ringraziamento che Zaccaria pronunciò quando nacque Giovanni, il Benedictus (in 24 lingue) .


Conosciamo il servo di Dio p. Giovanni di Gesù Maria ocd

Durante l'Udienza concessa al Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Papa Francesco ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti, tra l'altro, le virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni di Gesù Maria (al secolo: Giovanni de San Pedro y Ustarroz), Sacerdote professo dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi; nato il 27 gennaio 1564 a Calahorra (Spagna). Teologo mistico fu a Genova, poi a Roma maestro di novizî nel convento di S. Maria della Scala, e scrisse opere pedagogiche molto diffuse nell'ordine (Instructio novitiorum, 1605; Instructio magistri novitiorum, 1608). Fu eletto nel 1611 Padre Generale dei carmelitani scalzi, si ritirò a Monte Compatri nel 1614, dove morì il 28 maggio 1615 . Tra le sue numerose opere, che rivelano un ingegno acutissimo e una vasta cultura, importante la Theologia mystica (1607), su cui ha molta influenza l'insegnamento di s. Teresa; in forma di catechismo scrisse la Schola orationis ... (1610) Durante il suo generalato fu istituito il "Seminario delle missioni" dapprima presso la piccola Chiesa di San Paolo negli orti sallustiani di Roma (oggi Santa Maria della Vittoria), trasferito in seguito presso la Basilica di San Pancrazio fuori le mura. Grazie ai frutti di questo Seminario i Carmelitani Scalzi poterono aprire case a Ormutz, nel Golfo Persico, a Tatta, sulla foce dell'Indo, a Goa, in Inghilterra (1614), a Parigi, Lovanio, Leopoli (nel 1613, con lo scopo di favorire la riconciliazione dei Ruteni a Roma), Colonia, Milano (1622). Bologna.