Preghiera e verità

La mia opinione è sempre stata, come sempre lo sarà, che ogni cristiano cerchi possibilmente di trattare con chi ne sia ben fornito, e quanto più, tanto meglio; quelli che seguono il cammino dell’orazione ne hanno maggior bisogno degli altri, e più spirituali essi sono, più aumenta tale necessità
(Vita, 13,17)

Oggi la Chiesa ricorda San Domenico (per una descrizione del santo cliccare qui o leggere le due catechesi del Santo Padre Benedetto XVI sulla sua figura di dottore della Chiesa e sulla sua capacità di pregare). Con l'Ordine da lui fondato Teresa di Gesù ebbe contatti soprattutto per quello che riguardò la propria esperienza di orazione. Nelle Relazioni spirituali (Cap. 4, 2-5) troviamo una bellissima testimonia di ricerca della verità. Poco prima della fondazione del suo primo monastero di carmelitane scalze, Teresa cominciò a vivere, nell'orazione, momenti particolarissimi (locuzioni interiori, visioni, rivelazioni) e temeva d'ingannarsi. Per avere la ceretezza di non illudersi, di non essere impazzita o ingannata dal diavolo, si rivolse ai più dotti confessori: Cominciò con i Gesuiti, incontrò fra Pietro d'Alcantara "da cui ebbe grandi aiuti", ma i dubbi non furono del tutto fugati: Teresa voleva avere la certezza che quello che provava fosse conforme alla Sacra Scrittura. Scrive p. Ibaňes

Così cominciò con i Padri di S. Domenico, dai quali si era spesso confessata anche prima che le avvenissero queste cose. Trattò con i seguenti:


fra Vincenzo Barron, che la confessò per un anno e mezzo in Toledo quando ella vi si recò per fondare, gran teologo e consultore dell'Inquisizione. La rassicurò molto ripetendole quello che tutti le dicevano: cioè, se non offendeva Iddio e riconosceva la propria miseria, non doveva temere;
Maestro fra Domenico Baňez, attuale consultore del Sant' Ufficio di Valladolid, da cui si confessò per sei anni e a cui si rivolge ancora per lettera quando le succede qualche cosa di nuovo;
Maestro Chaves.
Quando trattava con P. Baňez conferiva pure con fra Pietro Ibaňez, lettore ad Avila e grandissimo teologo.
Ebbe un altro domenicano di nome fr. García de Toledo.
Poi il Maestro fra Bartolomeo de Medina, professore a Salamanca, assai prevenuto a suo carico per quello che gli era stato detto delle visioni che aveva. Ella lo sapeva, e cercò apposta di confessarsi da lui nella speranza che, se fosse in inganno, egli glielo avrebbe detto meglio di ogni altro. Ciò avvenne poco più di due anni fa, durante il suo soggiorno a Salamanca: gli fece una lunga relazione della sua vita, dandogli pure a leggere quanto aveva scritto per meglio farsi intendere. Ed egli la rassicurò più di ogni altro, e le rimase molto affezionato.
Si confessò pure per qualche tempo dal P. Maestro fra Filippo de Meneses, quando andò a fondare a Valladolid, dove quel Padre era priore e rettore del collegio di S. Gregorio. Egli, avendo sentito parlare di queste cose, e volendo sapere se fosse veramente un'illusa e avessero ragione di tanto criticarla, andò a trovarla in Avila, la trattò con grande carità e ne rimase molto soddisfatto.
Trattò pure, e molto dettagliatamente, con un Provinciale domenicano chiamato Salinas, uomo assai spirituale e gran servo di Dio; poi con un altro, religioso di grande ingegno, attualmente a Segovia, lettore di teologia, chiamato fra Diego de Yanguas. (R 4, 5)

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