Due secoli prima della nascita di Teresa di Gesù, nacque Alberto
uomo di preghiera e di pace, che si formò tra i Carmelitani di Borgo Annunziata
ed entrò nell' Ordine, distinguendosi per l'ardore della predicazione e per la
fama dei prodigi. Mandato dai superiori a Messina, la liberò dalla fame causata
da un assedio,facendo passare inosservate alcune navi cariche di vettovaglie.
Alberto fu celebre
predicatore in vari luoghi dell'isola e superiore dei Carmelitani di Sicilia
per un certo tempo. Morì a Messina il 7 agosto con probabilità nel 1307. Si
narra che due angeli, discesi dal cielo, spinsero i fedeli, riuniti nella
cattedrale per la liturgia funebre, a cantare non una Messa di “Requiem”, ma di
“Gloria”. Questa leggenda è segno della venerazione che si ebbe nei confronti
di questo carmelitano, simbolo della contemplazione e della purezza. Fu tra i santi
venerati dalla santa Madre.
Nel Libro della Vita S.
Teresa parla di una visione avvenuta mentre pregava davanti al SS. Sacramento:
un santo le aveva mostrato un libro, grande, in cui lesse In avvenire quest’Ordine fiorirà e avrà molti martiri. (cap 40, 13).
“Quel Santo glorioso mi si fece vedere
più volte: mi parlò di varie cose, mi ringraziò delle preghiere che facevo per
il suo Ordine, e promise di raccomandarmi al Signore.” (Vita 40, 15) E’ stato sempre ritenuto che il santo in
questione sia sant’Alberto di Trapani e non il patriarca di Gerusalemme.
Testimone di questa devozione particolare uno degli ultimi confessori di Teresa, padre Yanguas che riferì un episodio, durante il processo
di canonizzazione. Egli raccontò che il 7 agosto 1574, giorno della festa
di S. Alberto, mentre la Santa stava nella fondazione della casa di Segovia,
dopo averla confessata e comunicata, ebbe un breve colloquio con lei. Le sentì
dire che il Signore e Sant’Alberto si erano intrattenuti con lei, a proposito del
futuro della Riforma Carmelitana, ricevette la risposta da Sant’Alberto che gli
“scalzi” avrebbero dovuto avere una gerarchia propria e distinta da quella dei
“mitigati”. S. Teresa si impegnò per far conoscere e divulgare la devozione
verso il santo carmelitano siciliano, che lei venerava “come padre e avvocato”, fino a incaricare il domenicano p. Diego de
Yanguas di scrivere un libretto, “La Vita
e i miracoli di S. Alberto”, destinata alle sue monache, da pubblicare con Il Cammino di Perfezione. Il volume
progettato poté essere pubblicato a Lisbona nel febbraio del 1583. Un anno dopo
la morte della santa Madre.
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