“Il
giorno di santa Chiara, mentre stavo per comunicarmi, mi apparve questa santa
splendente di bellezza; mi disse di sforzarmi d’andare innanzi nell’opera
intrapresa, perché ella mi avrebbe aiutata. Cominciai a nutrire per lei una
grande devozione, tanto più che le sue promesse sono risultate così veritiere
che un monastero di suore del suo Ordine, vicino al nostro, ci aiuta a
mantenerci. E la cosa più importante è che, a poco a poco, ha perfezionato a
tal punto il mio desiderio di rinuncia a tutto che la povertà osservata da
questa gloriosa santa nella sua casa si osserva anche da noi e viviamo di
elemosina. Non mi è costato poca fatica ottenere l’autorizzazione del santo
Padre a mantenerci salde in questa Regola, senza discostarcene né aver mai
rendite. Il Signore fa molto di più e lo si deve forse alle preghiere di questa
santa gloriosa perché, senza esserne richiesto, ci provvede completamente di
tutto il necessario. Sia egli benedetto per ogni cosa! Amen. (Vita 33,13)”
È dunque anche grazie
all’intercessione della santa di Assisi che Teresa di Gesù fondò il suo primo
monastero di stretta clausura, quello di San Giuseppe, inaugurato il 24 agosto
1562. Così a 800 anni dalla consacrazione della santa di Assisi ricordiamo i
450 della riforma teresiana. Due sante molto diverse, vissute in due epoche
molto diverse. Eppure dalla clarissa di San Damiano, Teresa sente non solo di poter ricevere la protezione
celeste, ma anche l’ispirazione per lo stile di vita con cui dar vita a una
nuova, piccola comunità. Così, rivolta alle consorelle del monastero di San
Giuseppe, alle quali insegna il cammino di orazione, Teresa spiega che
l’orazione non può prescindere da uno stile di vita votato all’umiltà, all’amore vicendevole e al
distacco. E parla loro di povertà:
“Ecco le armi che devono figurare sulle nostre bandiere e che dobbiamo
custodire in ogni circostanza, in casa, nel modo di vestire, nelle parole e
soprattutto nel pensiero. Finché vi atterrete a questa norma, non temete che
abbia a decadere l’osservanza della Regola in questa casa, col favore di Dio,
perché, come diceva santa Chiara, forti mura sono quelle della povertà. Di
queste mura – ella diceva – e di quelle dell’umiltà voleva veder recinti i suoi
monasteri, e certamente, se si osserva davvero questa pratica, l’onore del
monastero e tutto il resto viene salvaguardato molto meglio che non con
sontuosi edifici. Guardatevi bene dal costruirne di tali, ve ne scongiuro in
nome di Dio e del suo sangue e, se posso dirlo in tutta coscienza, mi auguro
che crollino il giorno stesso in cui siano costruiti. (Cammino di
perfezione, 2,8)”
Nel Libro della vita, nei
capitoli (32-36) in cui ripercorre la fondazione del primo monastero riformato
la santa Madre commenta “Contemplando Cristo in Croce, così povero e
nudo, non potevo sopportare di essere ricca, per cui lo supplicai con le
lacrime agli occhi di far sì che io divenissi povera come Lui” (Vita 35,3).
Forse Teresa non ha mai letto le parole di Chiara d’Assisi ad Agnese di Praga, ma la sintonia spirituale c’è ed è forte.
« In questo specchio rifulge la beata povertà,
la santa umiltà e l'ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e
vedrai tutto questo.Osserva
anzitutto l'inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi è posto in una
mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda
povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in
un presepio!Al
centro dello specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli
fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano.Alla
fine dello stesso specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli
fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla
fine dello stesso specchio potrai contemplare l'ineffabile carità per cui volle
patire sull'albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di
tutti il più umiliante. »
L’invito di entrambe è a tenere
gli occhi fissi su di Lui, sempre.
Stefania ocds