Per celebrare la Solennità della
nostra Santa Madre Teresa di Gesù abbiamo scelto le parole del Santo Padre,
Benedetto XVI. La catechesi della serie dedicata ai Dottori della Chiesa si
tenne nell’aula Paolo VI il 2 febbraio 2011. Quando il Papa annunciò il nome
della santa di cui avrebbe parlato ci fu un grande applauso.
Questa catechesi (e il video dell’udienza
generale) fanno oggi parte delle pagine on line di questi testimoni, anzi “pionieri della fede” che ci accompagneranno nell’Anno
della Fede inaugurato l’11 ottobre scorso.
Santa Teresa
d'Avila [di Gesù]
Se
nell’adolescenza la lettura di libri profani l'aveva portata alle distrazioni
di una vita mondana, l'esperienza come alunna delle monache agostiniane di
Santa Maria delle Grazie di Avila e la frequentazione di libri spirituali,
soprattutto classici di spiritualità francescana, le insegnano il raccoglimento
e la preghiera. All’età di 20 anni, entra nel monastero carmelitano
dell'Incarnazione, sempre ad Avila; nella vita religiosa assume il nome di
Teresa di Gesù. Tre anni dopo, si ammala gravemente, tanto da restare per
quattro giorni in coma, apparentemente morta (cfr Vita 5, 9). Anche nella lotta
contro le proprie malattie la Santa vede il combattimento contro le debolezze e
le resistenze alla chiamata di Dio: “Desideravo vivere - scrive - perché capivo
bene che non stavo vivendo, ma stavo lottando con un'ombra di morte, e non
avevo nessuno che mi desse vita, e neppure io me la potevo prendere, e Colui
che poteva darmela aveva ragione di non soccorrermi, dato che tante volte mi
aveva volto verso di Lui, e io l'avevo abbandonato” (Vita 8, 2). Nel 1543 perde
la vicinanza dei famigliari: il padre muore e tutti i suoi fratelli emigrano
uno dopo l'altro in America. Nella Quaresima del 1554, a 39 anni, Teresa giunge
al culmine della lotta contro le proprie debolezze. La scoperta fortuita della
statua di “un Cristo molto piagato” segna profondamente la sua vita (cfr Vita
9). La Santa, che in quel periodo trova profonda consonanza con il
sant'Agostino delle Confessioni, così descrive la giornata decisiva della sua
esperienza mistica: “Accadde... che d'improvviso mi venne un senso della
presenza di Dio, che in nessun modo potevo dubitare che era dentro di me o che
io ero tutta assorbita in Lui” (Vita 10, 1).
Parallelamente
alla maturazione della propria interiorità, la Santa inizia a sviluppare
concretamente l'ideale di riforma dell'Ordine carmelitano: nel 1562 fonda ad
Avila, con il sostegno del Vescovo della città, don Alvaro de Mendoza, il primo
Carmelo riformato, e poco dopo riceve anche l'approvazione del Superiore
Generale dell'Ordine, Giovanni Battista Rossi. Negli anni successivi prosegue
le fondazioni di nuovi Carmeli, in totale diciassette. Fondamentale è
l'incontro con san Giovanni della Croce, col quale, nel 1568, costituisce a
Duruelo, vicino ad Avila, il primo convento di Carmelitani Scalzi. Nel 1580
ottiene da Roma l'erezione in Provincia autonoma per i suoi Carmeli riformati,
punto di partenza dell'Ordine Religioso dei Carmelitani Scalzi. Teresa termina
la sua vita terrena proprio mentre è impegnata nell'attività di fondazione. Nel
1582, infatti, dopo aver costituto il Carmelo di Burgos e mentre sta compiendo
il viaggio di ritorno verso Avila, muore la notte del 15 ottobre ad Alba de
Tormes, ripetendo umilmente due espressioni: “Alla fine, muoio da figlia della
Chiesa” e “E' ormai ora, mio Sposo, che ci vediamo”. Un’esistenza consumata
all'interno della Spagna, ma spesa per la Chiesa intera. Beatificata dal Papa
Paolo V nel 1614 e canonizzata nel 1622 da Gregorio XV, è proclamata “Dottore
della Chiesa” dal Servo di Dio Paolo VI nel 1970.
Teresa di
Gesù non aveva una formazione accademica, ma ha sempre fatto tesoro degli
insegnamenti di teologi, letterati e maestri spirituali. Come scrittrice, si è
sempre attenuta a ciò che personalmente aveva vissuto o aveva visto
nell’esperienza di altri (cfr Prologo al Cammino di Perfezione), cioè a partire
dall'esperienza. Teresa ha modo di intessere rapporti di amicizia spirituale
con molti Santi, in particolare con san Giovanni della Croce. Nello stesso
tempo, si alimenta con la lettura dei Padri della Chiesa, san Girolamo, san
Gregorio Magno, sant'Agostino. Tra le sue opere maggiori va ricordata anzitutto
l’autobiografia, intitolata Libro della vita, che ella chiama Libro delle
Misericordie del Signore. Composta nel Carmelo di Avila nel 1565, riferisce il
percorso biografico e spirituale, scritto, come afferma Teresa stessa, per
sottoporre la sua anima al discernimento del “Maestro degli spirituali”, san
Giovanni d'Avila. Lo scopo è di evidenziare la presenza e l'azione di Dio
misericordioso nella sua vita: per questo, l'opera riporta spesso il dialogo di
preghiera con il Signore. E’ una lettura che affascina, perché la Santa non
solo racconta, ma mostra di rivivere l’esperienza profonda del suo rapporto con
Dio. Nel 1566, Teresa scrive il Cammino di Perfezione, da lei chiamato
Ammonimenti e consigli che dà Teresa di Gesù alle sue monache. Destinatarie
sono le dodici novizie del Carmelo di san Giuseppe ad Avila. Α loro Teresa propone un intenso
programma di vita contemplativa al servizio della Chiesa, alla cui base vi sono
le virtù evangeliche e la preghiera. Tra i passaggi più preziosi il commento al
Padre nostro, modello di preghiera. L'opera mistica più famosa di santa Teresa
è il Castello interiore, scritto nel 1577, in piena maturità. Si tratta di una
rilettura del proprio cammino di vita spirituale e, allo stesso tempo, di una
codificazione del possibile svolgimento della vita cristiana verso la sua
pienezza, la santità, sotto l'azione dello Spirito Santo. Teresa si richiama
alla struttura di un castello con sette stanze, come immagine dell'interiorità
dell'uomo, introducendo, al tempo stesso, il simbolo del baco da seta che
rinasce in farfalla, per esprimere il passaggio dal naturale al soprannaturale.
La Santa si ispira alla Sacra Scrittura, in particolare al Cantico dei Cantici,
per il simbolo finale dei “due Sposi”, che le permette di descrivere, nella
settima stanza, il culmine della vita cristiana nei suoi quattro aspetti:
trinitario, cristologico, antropologico ed ecclesiale. Alla sua attività di
fondatrice dei Carmeli riformati, Teresa dedica il Libro delle fondazioni,
scritto tra il 1573 e il 1582, nel quale parla della vita del gruppo religioso
nascente. Come nell'autobiografia, il racconto è teso a evidenziare soprattutto
l'azione di Dio nell'opera di fondazione dei nuovi monasteri.Non è facile riassumere in poche parole la profonda e articolata spiritualità teresiana. Vorrei menzionare alcuni punti essenziali. In primo luogo, santa Teresa propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: in particolare, il distacco dai beni o povertà evangelica, e questo concerne tutti noi; l'amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l'umiltà come amore alla verità; la determinazione come frutto dell'audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva. Senza dimenticare le virtù umane: affabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura. In secondo luogo, santa Teresa propone una profonda sintonia con i grandi personaggi biblici e l'ascolto vivo della Parola di Dio. Ella si sente in consonanza soprattutto con la sposa del Cantico dei Cantici e con l'apostolo Paolo, oltre che con il Cristo della Passione e con il Gesù Eucaristico.
La Santa sottolinea poi quanto è essenziale la preghiera; pregare, dice, “significa frequentare con amicizia, poiché frequentiamo a tu per tu Colui che sappiamo che ci ama” (Vita 8, 5) . L'idea di santa Teresa coincide con la definizione che san Tommaso d'Aquino dà della carità teologale, come “amicitia quaedam hominis ad Deum”, un tipo di amicizia dell’uomo con Dio, che per primo ha offerto la sua amicizia all’uomo; l'iniziativa viene da Dio (cfr Summa Theologiae II-ΙI, 23, 1). La preghiera è vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l'interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all'unione d'amore con Cristo e con la Santissima Trinità. Ovviamente non si tratta di uno sviluppo in cui salire ai gradini più alti vuol dire lasciare il precedente tipo di preghiera, ma è piuttosto un approfondirsi graduale del rapporto con Dio che avvolge tutta la vita. Più che una pedagogia della preghiera, quella di Teresa è una vera "mistagogia": al lettore delle sue opere insegna a pregare pregando ella stessa con lui; frequentemente, infatti, interrompe il racconto o l'esposizione per prorompere in una preghiera.
Un altro tema caro alla Santa è la centralità dell'umanità di Cristo. Per Teresa, infatti, la vita cristiana è relazione personale con Gesù, che culmina nell'unione con Lui per grazia, per amore e per imitazione. Da ciò l'importanza che ella attribuisce alla meditazione della Passione e all'Eucaristia, come presenza di Cristo, nella Chiesa, per la vita di ogni credente e come cuore della liturgia. Santa Teresa vive un amore incondizionato alla Chiesa: ella manifesta un vivo “sensus Ecclesiae” di fronte agli episodi di divisione e conflitto nella Chiesa del suo tempo. Riforma l'Ordine carmelitano con l'intenzione di meglio servire e meglio difendere la “Santa Chiesa Cattolica Romana”, ed è disposta a dare la vita per essa (cfr Vita 33, 5).
Papa Benedetto XVI
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