L’Udienza generale del Santo Padre ha oggi inaugurato un nuovo ciclo di catechesi che ci faranno
da guida lungo l’Anno della Fede appena cominciato. E verterà, ha spiegato oggi
il Papa, sulla meditazione del Credo:
“Anche oggi abbiamo
bisogno che il Credo sia meglio conosciuto, compreso e pregato. Soprattutto è
importante che il Credo venga, per così dire, «riconosciuto». Conoscere,
infatti, potrebbe essere un’operazione soltanto intellettuale, mentre
«riconoscere» vuole significare la necessità di scoprire il legame profondo tra
le verità che professiamo nel Credo e la nostra esistenza
quotidiana, perché queste verità siano veramente e concretamente - come sempre
sono state - luce per i passi del nostro vivere, acqua che irrora le arsure del
nostro cammino, vita che vince certi deserti della vita contemporanea. Nel
Credo si innesta la vita morale del cristiano, che in esso trova il suo
fondamento e la sua giustificazione”.
Per
noi carmelitani teresiani dovrebbe essere chiaro quello che intende papa
Benedetto. Recitare il Credo
comprendendone il significato di ogni parola, di ogni concetto espresso, ci
riporta nel cuore della fede e nell’incontro con Colui al quale ci rivolgiamo
nella preghiera. Teresa di Gesù, infatti, che parla del Credo sei volte nel libro della Vita
(rivelando come fosse la preghiera che spesso si recitava poco prima di morire)
e due nel Cammino di Perfezione,
proprio in quest’opera -in cui ci spiega come recitare le preghiere vocali - scrive:
Voi siete Re, o mio Dio, Re eterno ed
immenso, e di un regno non certo datovi ad imprestito Quando nel Credo si dice
che il vostro regno non avrà fine,2 trasalisco di gioia. Sì, il vostro regno
sarà eterno, e io vi lodo e benedico! E perché allora, o mio Dio, permettete
che parlando con Voi si tenga per sufficiente farlo solo con le labbra? (C
22,1)
“Nelle catechesi di
quest’Anno della fede - ha detto Papa Benedetto - vorrei offrire un aiuto per compiere
questo cammino, per riprendere e approfondire le verità centrali della fede su
Dio, sull’uomo, sulla Chiesa, su tutta la realtà sociale e cosmica, meditando e
riflettendo sulle affermazioni del Credo. E vorrei che risultasse chiaro che
questi contenuti o verità della fede (fides quae) si collegano
direttamente al nostro vissuto; chiedono una conversione dell’esistenza, che dà
vita ad un nuovo modo di credere in Dio (fides qua). Conoscere Dio,
incontrarlo, approfondire i tratti del suo volto mette in gioco la nostra vita,
perché Egli entra nei dinamismi profondi dell’essere umano”.
Il
Papa ha fatto riferimento anche al Catechismo della Chiesa Cattolica, costruito
appunto sulla scansione del Credo. A
questa preghiera che è la nostra professione di fede (pronunciata forse
troppo velocemente nella Santa Messa,
dopo l’omelia del celebrante) nel 1967, quando era professore a Tubinga, Joseph
Ratzinger dedicò una serie di lezioni che poi raccolse in “Introduzione al Cristianesimo”,
pubblicato due anni dopo. Il libro che è divenuto un best seller è proprio la
dimostrazione di come il pensiero del Papa si sia sviluppato e approfondito,
con la grazia che oggi gli dona il suo ministero, attorno al nucleo della
verità della fede. Conoscere per credere e per dire un sì libero e consapevole. È il
percorso di tanti “pionieri” della fede, come li ha definiti proprio Benedetto
XVI all’apertura della Anno della Fede. Tra questi "pionieri" c’è sicuramente
Teresa di Gesù. Lo scopriremo ancora di più quest’anno con la lettura del
Castello Interiore in cui il cammino di fede è cammino di conoscenza di sé e di
Dio.
Stefania
D.B. ocds
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