Deserto. luogo d'incontro con Dio

Siamo nel pieno del cammino quaresimale e vogliamo proporre, anche a chi legge il nostro blog, la bella esperienza vissuta dalle fraternità della Campania a Maddaloni, con il ritiro "Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore", guidato da p. Arturo Beltràn che ci ha proposto due meditazioni.
 
PROLOGO
Il titolo del ritiro che stiamo vivendo è: “Ti condurrò al deserto e parlerò al tuo cuore”, parole tratte dal libro del Profeta Osea (Perciò, ecco, la attirerò a me,
la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore
). Anche se il termine deserto ha una connotazione negativa, perché è un posto dove non c’è vita, non c’è vegetazione e la gente e gli animali tentano di allontanarsi è anche un luogo che esercita una particolare attrazione sulla persona che cercava Dio, come vedremmo in questa riflessione. Soprattutto nella spiritualità biblica, e in quella Carmelitana, il deserto ha una grande importanza. Numerose volte questa realtà è citata nelle Scritture e nelle opere di Santa Teresa e di San Giovanni della Croce.
Il deserto è stato sempre, tanto nell’Antico come nel Nuovo Testamento, una categoria presente in chi ha voluto trovarsi con Dio. La sua solitudine, il suo silenzio, l’assenza di stimoli esterni, ha fatto sì che dall’antichità le persone che cercavano Dio fossero portate a isolarsi qui. Vi si è recato Abramo in cerca di Dio (Genesi 12,1-4), è il luogo dove Dio ha parlato con Mosè, nel roveto ardente, dove si è rivelato al suo popolo, Israele, dove lo ha amato e creato come sua creatura… quindi il deserto è il luogo dove Dio “attua”.
La spiritualità carmelitana ha saputo riconoscere questi segni della tradizione spirituale biblica e li ha inseriti nella sua vita. Il Carmelo è nato propriamente nel deserto, se non propriamente in un luogo pieno di sabbia, ma in un luogo solitario quasi fatto apposta per incontrare a Dio e adorare sua Madre in tranquillità e serenità. Così i  primi pellegrini si sono radunati come eremiti nel Monte Carmelo attorno ad una cappella in onore della Madonna per vivere questa esperienza personale di contatto con Dio. Anche Santa Teresa e San Giovanni della Croce cercavano il deserto per la sua vita spirituale, tanto esteriore quanto interiore. La Santa Madre ha voluto creare dentro lo spazio ristretto dei suoi monasteri una piccola Tebaide carmelitana piena di cappelle che ricordassero il deserto del Monte Carmelo (i romitori); anche San Giovanni della Croce, secondo le tante testimonianze che abbiamo di lui, si ritirava nella montagna di Segovia nella solitudine.
Tutto questo ci dimostra paradossalmente come il deserto possa essere apertura al trascendente. Potremmo dire, come hanno scoperto e sperimentato Santa Teresa e San Giovanni della Croce, che il deserto è un luogo disabitato ma allo stesso tempo abitato da Dio. E’ uno dei tanti paradossi che troviamo nella Bibbia. 
Il desiderio di deserto e solitudine nasce in Santa Teresa dalla lettura della vita dei santi quando leggeva che si ritiravano del deserto per servire Dio, dopo con la sua evoluzione spirituale e esperienza personale si rende conto che il deserto è qualche cosa più interiore che esteriore, ed è questo che tenterà di trasmettere nel suo carisma e riflette nei suoi monasteri attraverso la vita di preghiera e la creazione di romitori nello stesso monastero. Ma l’ideale per Teresa non sarà vivere in solitudine, ma vivere da sole con Lui. È nel cuore più che nella cella più lontana dove si vive la solitudine con Gesù. Per Giovanni della Croce il vero deserto è quello della crescita umana, come l’esodo del popolo d’Israele per il deserto, è una ricerca di Dio attraverso le diverse tappe della vita spirituale. Questo cammino porterà l’uomo dalla schiavitù dei sensi alla liberta dell’incontro con Dio.
 
 
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