Oggi memoria della b. Elisabetta della Trinità


Nel saggio "Il Cielo che è in te" edizioni Ancora, padre Luigi Borriello, ocd, assistente spirituale delle fraternità dell'ocds di Napoli, delinea la figura e la spiritualità della giovane carmelitana scalza di Digione che aiuta a comprendere come è possibile "realizzare la comunione con Dio nel cuore del mondo".
"La contemplazione -spiega- non significa fuga dai problemi della società, bensì un impegno costruttivo, attraverso la propria azione, in un mondo che percepisce e segue l'intimo e vitale legame che unisce l'uomo a Dio".
E così Maria Giuseppina Elisabetta Catez nata il 18 luglio 1880 nei pressi di Bourges, orfana di padre ad appena 7 anni, si ritrova nella città di Digione a vivere a pochi passi da un monastero di clausura. All'età di 11 anni, il giorno della sua cresima, incontra la Priora di quel monastero delle carmelitane scalze, che le rivela il significato del nome "Elisabetta", "casa di Dio".
Benché attratta intimamente dall'idea di consacrarsi a Dio, la giovane vive una vita nel mondo che la vede anche rincorrere il sogno di una carriera da musicista. Nel 1894 emette il voto privato di verginità e interrompe gli studi al Conservatorio. A 19 anni prende coraggio e confida alla madre di voler entrare in clausura. La mamma si oppone, poi le chiede di aspettare di compiere 21 anni. Pur sffrendo per questa decisione obbedisce e cerca di vivere la spiritualità carmelitana nella sua vita e nelle occupazioni quotidiane. Nel Diario, che aveva cominciato a scrivere nel marzo 1899, annota la propria delusione per non poter essere al Carmelo, ma anche l'intento di vivere nel silenzio (che chiede in dono al Signore) già come una carmelitana.
Ciò, come sottolinea p. Borriello, fa di lei un'autentica mistica. E per spiegarlo cita un passo di Bernardo di Chiaravalle: Dovunque sarai, entra in te stesso e prega.Se sari lontano dall'oratorio non cercare un luogo, perchè tu stesso sei il luogo. Se sarai in un letto o in un altro luogo, prega, perché lì è il tempio". 
Teresa d'Avila insegna che bisogna cercare Dio in se stessi, è nel centro dell'anima che s'incontra l'Amato, il Re del nostro cuore. Ed Elisabetta, sua degna figlia spirituale, esclama di aver trovato il cielo sulla terra.
Entrata nel Carmelo nel 1900 e ammalatasi, dopo un po', del morbo di Addins la giovane vive immersa nella Trinità i suoi sei anni di permanenza al Carmelo, nel corso dei quali scrive anche la bellissima Elevazione alla SS.Trinità.  Il 9 novembre 1906 muore.Il 25 novembre 1984 papa Giovanni Paolo II la dichiara beata.