Oggi anniversario della morte della b. Giuseppina

Oggi il Carmelo teresiano e la Diocesi di Napoli ricordano per l'anniversario del ritorno al Cielo (14 marzo 1948) di Suor Giuseppina di Gesù Crocifisso, la carmelitana scalza che il popolo conosceva come "la monaca santa". Nel suo monastero suor M. Giuseppina si dona in molteplici modi e nella pratica di tutte le virtù, specialmente nella continua carità fraterna e spronando e dirigendo le consorelle sulle vie di Dio, particolarmente dopo la sua elezione a priora (1945). Malata di sclerosi a placche, muore per cancrena il 14 marzo 1948 e il suo corpo rimane, esposto incorrotto per quattordici giorni: ne fanno fede la testimonianza di quaranta clinici napoletani e la gran folla che accorre a vedere le sembianze della propria madre spirituale per l’ultima volta. Il 3 gennaio 1987 il S. Padre Giovanni Paolo II proclama l’eroicità delle virtù di Suor M. Giuseppina di Gesù Crocifisso. La fama di santità della Venerabile, già estesa durante la sua vita, si accresce sempre pin dal suo ritorno al Padre e la sua tomba diviene meta di molti fedeli; ella fa sentire a quanti la invocano l’efficacia della sua intercessione presso il Signore, continuando la missione affidatale da Gesù: “essere anello di congiunzione tra Dio e l’umanità sofferente”. È stata beatificata da Papa Benedetto XVI il 1 giugno 2008, con una celebrazione presieduta dal card. Crescenzio Sese, nel Duomo di Napoli.
 
Un momento dela Messa di ringraziamento nel giugno 2008

Sappiamo che un beato è patrimonio spirituale della Diocesi oltre che del suo Ordine. 
Che cosa insegna con la sua vita la b. Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso?
La ricerca costante della volontà e della gloria di Dio:
“Vivo in lui e nessuna cosa voglio che egli non voglia anche la cosa più Santa, egli non la vuole, io non la voglio. Voglio che la mia volontà sia un solo ‘im pasto con la volontà di Dio”. “Solo la gloria Dio!”: è una sua frase quotidiana.
Un profondo amore per Dio:
“Voglio amare Dio con gli ardori stessi del suo divino Spirito, con l’ardente unzione del suo amore, amarlo fino a non vivere che per lui solo e non fare più che una cosa stessa con lui. Una la volontà uno il desiderio, uno lo spirito”. “Passare sulla terra come voce di amore”.
Un vero e fattivo amore per i fratelli:
“II mio cuore pare che si dilati, si allarghi; entrano in esso le anime tutte, e tutto voglio salvare. Gesù si fa sentire al mio cuore e gotta in esso il seme del carità. Avverto il calore materno che definisco carità, perché é Dio stesso che me la dà ed è dolcissima”.