Oggi i Carmelitani Scalzi ricordano la piccola S. Teresa di Lisieux, monaca carmelitana scalza, tornata in cielo il 30 ottobre 1897, a soli 24 anni. Sul letto di morte, alla sorella che le domandava se pensasse spesso al Signore, rispose: “Credo di non aver mai passato tre minuti senza pensare a Lui”. Le sue ultime parole furono: “Mio Dio, vi amo”. Fu proclamata dottore della Chiesa da San Giovanni Paolo II il 19 ottobre 1997.
Preghiamo così oggi con tutto il Carmelo la Liturgia delle ore
Dall'«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine
(Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957, 227-229)
Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarmi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l'occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L'Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spentp questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore é eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell'animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.
IL MIRACOLO A GALLIPOLI
Dal racconto scritto dalla priora del Monastero di Gallipoli (Lecce) alla priora di Liseux il 25 febbraio 1910.
La notte del 16 Gennaio ero molto sofferente e preoccupata da gravi difficoltà. Erano appena suonate le tre, e, spossata, mi sollevai un po' sul letto per respirare meglio e poi mi addormentai. In sogno, mi sembra, mi sentii toccare da una mano che, tirando su la coperta, mi copriva con tenerezza. Ho creduto che una delle mie consorelle fosse venuta a farmi questa carità, e, senza aprire gli occhi, le dissi: «Lasciatemi; perché sono tutta sudata e il movimento che fate mi dà troppa aria». Allora una dolce voce sconosciuta mi rispose: «No, quello che faccio è una cosa buona», e continuando a coprirmi: «Ascoltate, il buon Dio si serve degli abitanti del cielo come di quelli della terra per soccorrere i suoi servitori. Ecco 500 lire con le quali pagherete i debiti della comunità». Le dissi che il debito della comunità era solo di 300 lire. Essa rispose: «Ebbene, il resto sarà in più. Ma siccome non potete tenere questo denaro nella vostra cella, venite con me ». Ma come alzarmi, essendo tutta sudata, pensavo tra me? Allora la celestiale visione, penetrando il mio pensiero, aggiunse sorridendo: «Ci verrà in aiuto la bilocazione». E subito mi trovai fuori della cella in compagnia di una giovane suora carmelitana, il cui abito e velo lasciavano trasparire una luce paradisiaca che ci rischiarò il cammino. Essa mi condusse giù nell'appartamento (della Torriera), mi fece aprire una cassetta in legno, e vi depose 500 lire... mi chinai esclamando: «Oh, Santa Madre!». Ma essa aiutandomi a rialzarmi e carezzandomi con affetto, riprese: «Non sono la nostra Santa Madre, sono la serva di Dio, suor Teresa di Lisieux...» L'angelica suora, dopo avermi posato la mano sul velo come per accomodarmelo, e avermi fatto una fraterna carezza, si allontanò lentamente. « Aspettate, le dissi, potreste sbagliare strada!», ma essa con il suo celestiale sorriso mi rispose: «LA MIA VIA È SICURA E NON MI SONO SBAGLIATA SEGUENDOLA».
Il giorno seguente la madre trovò nella cassetta delle offerte la somma promessa dalla santa. Questo episodio è stato riconosciuto come fondamentale per procedere alla canonizzazione di santa Teresa di Gesù Bambino, avvenuta nel 1925
Per conoscerla meglio:
- Dall'Udienza generale di papa Benedetto XVI (6 aprile 2011)