Ricostruito il volto di S. Teresa

Il volto di S. Teresa . Cliccando questo link potrete vedere la ricostruzione del volto della nostra  santa madre di cui ricorrono oggi i 510 anni dalla sua nascita ad Avila

Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino - 2

 “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”

Dalle meditazioni di p. Enzo Caiffa (II parte)

Abbiamo detto nella prima parte di questa riflessione che senza la
croce Cristo non esiste. E che dobbiamo recuperare il senso del peccato. A che cosa noi carmelitani siamo chiamati? Lasciamoci guidare dalla santa madre. Teresa di Gesù dice che tutto ciò che facciamo, compreso le penitenze devono essere orientate per il bene della Chiesa altrimenti non rispondiamo alla nostra vocazione.

Entriamo più approfonditamente nel percorso che ci propone la nostra vocazione carmelitana. l’ascesi, lo sforzo del cammino teresiano vanno interpretati in funzione della decisione della Santa madre Teresa di vivere l’osservanza “più perfetta” della regola carmelitana. Sappiamo come è nata la sua decisione, ma non fa mai male ricordarla: era nel monastero dell’Incarnazione e lì ha vissuto per vent’anni la vita di monaca carmelitana. A un certo momento quel tipo di vita è diventato pesante. Succede dopo la sua “terza conversione” (dopo il battesimo e l’entrata in monastero): nel 1504 c’è “l’incontro” con quella statuetta di Gesù piagato. Una piccola statua di 20 cm che le apre il cuore al pentimento e alla verità della sua stessa vocazione. Che cosa le pesò: uno stile di clausura troppo lontano dalla regola primitiva dalla quale invece ella attinse un sublime ideale ascetico.  Decise di lasciare quel monastero, ma non l’Ordine. Voleva vivere la pienezza della Regola di Sant’Alberto, lo spirito primitivo dell’Ordine. Bisognava, per lei, porre un rimedio un rimedio al rilassamento della vita religiosa

Dice alle sue consorelle “siamo qui per il bene della Chiesa” e io divento altare divento sacrificio per il bene della Chiesa. Questo è l’ideale apostolico del Carmelo infatti se voi notate se voi andate a leggere il Castello Interiore in cui non parla mai di apostolato, se non nella settima mansione, quando ha raggiunto la pienezza di amore verso Dio nella sua vita. Allora sì, parla di zelo apostolico ma non di azione apostolica.  È cosa ben diversa perché lo zelo fa sì che tutti possano lavorare per il bene della Chiesa, anche offrendo “soltanto” la propria sofferenza. Lo zelo apostolico per Teresa può infiammare anche un monastero di clausura, monache che vivono dietro alle grate, lontane dal mondo.

Tutta l’ascesi teresiana, integrata con l’esperienza interiore della santa e arricchita dalla lettura di composizioni carmelitane antiche, tende ad attuare con pienezza questo ideale e per individuare gli elementi essenziali che si riscontrano nella dottrina ascetica di Teresa di Gesù si può fare riferimento al Cammino di Perfezione, giustamente chiamato “manuale ascetico”. La Santa lo scrisse per la formazione spirituale delle monache di San Giuseppe (il primo monastero della riforma del Carmelo) e di tutte quelle che le avrebbero seguite nella Riforma teresiana. Grosso modo si può dire che questo libro contiene il pensiero completo della Santa, senza escludere i riferimenti al Libro della Vita e al Castello interiore.

Fin dalle prime pagine del “Cammino”, invita le monache a un impegno personale, cosciente e totale, di donarsi a Dio, con la pratica di tre “Virtù sovrane” (C 15,3) e la “ferma risoluzione” di rispondere alle divine esigenze attraverso la continua “conversione”. Una conversione individuale e comunitaria, nell’amore e nel timore di Dio, al fine di arrivare alla configurazione con Cristo e rendere alla Chiesa un servizio “orante” proteso verso la salvezza delle anime.

I consigli che vi ho dato in questo libro non hanno altro scopo che di indurvi a consacrarvi tutte al Creatore, a rimettere la vostra volontà nelle sue mani e a distaccarvi dalle creature” (Cammino 32,9).

 L’amore del prossimo, verso il quale conduce l’educazione teresiana, dev’essere libero da motivazioni naturali, il cuore non deve farsi schiavo di nessuno (Cammino 4,8) attraverso simpatie o soddisfazioni di sentirsi riamati; non deve affezionarsi per aver incontrate delle buone qualità in altre persone. Un amore aperto verso tutti, sincero e teso al bene spirituale altrui richiede la purificazione dei vizi che a esso si oppongono.

La santa ricorda dolorosamente il pericolo di amicizie troppo sensibili e particolari che peccano per preferenze ed esclusivismi nell’amare.

 DISTACCO

 La pratica di un tale amore va di pari passo con il distacco, la seconda delle “virtù sovrane”. Non si può fare a meno di “lottare contro la nostra natura” (Cammino 10,2), e nemmeno questa lotta “assai dura” condurrà alla piena liberazione spirituale. È impossibile raccogliere tutte le forze e indirizzarle esclusivamente a Dio senza l’azione della grazia. In questo senso il distacco impegna tutta la vita spirituale.

Il distacco che è tutt’uno con l’abnegazione evangelica (Cammino 10,1), appare nel sistema teresiano come il grande mezzo di “consacrarsi interamente e senza riserva a Colui che è tutto: todas al Todo sin hasernos partes” (Cammino 8,1). Il Signore vuole per sé tutto il cuore, indiviso e senza e senza riserve. Questo dono completo fatto nella rinuncia a quanto può affievolire l’amore esclusivo per Lui, è già l’attuazione piena del distacco

...più che con l’allontanamento del corpo, il distacco si ottiene unendosi generosamente a Gesù, nostro Bene e Signore: l’anima trovando il Lui ogni cosa, dimentica tutto il resto” (Cammino 9,5)

la più necessaria nei confronti degli altri mezzi elencati da Teresa: l’abnegazione della propria volontà (Cammino 10,1), il pensiero che tutto presto deve finire (Cammino 10,2), l’orientamento del pensiero verso Dio.

Anche questi mezzi, praticati da Teresa stessa, sono necessari per svincolarsi dal nostro io che fa “dentro di noi il ladro a porte chiuse” (Cammino 10,2). Siamo troppo amanti di noi stesse, costata Teresa (Cammino 10, 2), troppo “carichi di terra e di piombo”, cioè delle basse tendenze della nostra persona, per “involarci al Creatore” (Cammino 10,1) e riempire il cuore dell’amore di Dio. Solo il distacco da inclinazioni e affetti disordinati, da amicizie umane, da preoccupazioni per il corpo e per il punto d’ onore, da pensieri inutili ed egoistici, da desideri di ricevere favori celesti, trasporterà il centro di gravità della vita spirituale verso l’esperienza di Dio e della sua meravigliosa amicizia.

(segue)