26 agosto: Trasverberazione del cuore di Teresa

  Apriamo insieme il “Libro della Vita” di Teresa di Gesù, al capitolo 29. Dopo aver descritto il cammino di orazione percorso, la santa, infatti, si sofferma su grazie particolari, doni sovrannaturali che spesso il Signore le dona. Sono per lo più rivelazioni personali, non prodigi da raccontare per distogliere l’attenzione dall’essenziale (ricordiamo sempre che SOLO DIO BASTA). Ma nel racconto della vita e dei doni ricevuti da Dio, che la santa fa per obbedienza non si può sorvolare sull’episodio in cui il suo cuore è stato trafitto, durante un'estasi.  

Ecco come la santa Madre racconta quest’esperienza nella autobiografia: “Il Signore, mentre ero in tale stato, volle alcune volte favorirmi di questa visione: vedevo vicino a me, dal lato sinistro, un angelo in forma corporea, cosa che non mi accade di vedere se non per caso raro. Benché, infatti, spesso mi si presentino angeli, non li vedo materialmente, ma come nella visione di cui ho parlato in precedenza. 

In questa visione piacque al Signore che lo vedessi così: non era grande, ma piccolo e molto bello, con il volto così acceso da sembrare uno degli angeli molto elevati in gerarchia che pare che brucino tutti in ardore divino: credo che siano quelli chiamati cherubini, perché i nomi non me ridicono, ma ben vedo che nel cielo c’è tanta differenza tra angeli e angeli, e tra l’uno e l’altro di essi, che non saprei come esprimermi. Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avesse un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via, lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio.

Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere quei gemiti di cui ho parlato, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi d’altro che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto.

È un idillio così soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che mento.

 La santa ritornò ancora su questa esperienza, probabilmente ripetutasi nel corso della sua vita, nel “Castello Interiore” e nelle “Relazioni”“Altre volte mi sembra che questa ferita d’amore affiori dall’intimo dell’anima. Se ne hanno grandi effetti… Si tratta di desideri di Dio così vivi e delicati che non si riesce ad esprimerli (…) l’anima si vede impossibilitata a godere di Dio come vorrebbe”. (Rel.5, 17).

Teresa poi all’inizio e al termine delle seste dimore del Castello Interiore, (II capitolo) scrive tra l’altro: “Stavo ora pensando se per caso da questo fuoco del braciere acceso, che è il mio Dio, non si fosse staccata una scintilla e avesse colpito l’anima in modo da farle sentire l’ardore di quel fuoco, ma non essendo tanto forte da consumarla ed essendo così dolce, l’avesse lasciata con quella pena prodottale nel toccarla. Ecco, a mio avviso, il miglior paragone che son riuscita a trovare.

E anche quando dura un po’, va e viene. In conclusione, non è mai costante, e per questo non finisce mai di bruciare l’anima. Infatti, quando essa sta per accendersi, la scintilla si spegne e l’anima rimane con il desiderio di tornare a patire quel dolore amoroso che la scintilla le produce… Qui non c’è da pensare che si tratti di un effetto della stessa natura o della malinconia e nemmeno di un inganno del demonio o di illusione, perché si vede bene che è un movimento proveniente da dove abita il Signore, che è immutabile”.

Anche Giovanni della Croce commentò, come racconta Teresa Benedetta della Croce nel suo “Scientia Crucis” questa grazia, mentre la scienza dopo la morte della santa poté attestare che il suo cuore presentava delle ferite. È conservato tuttora in un reliquiario, nel monastero in cui la santa morì il 4 ottobre 1582, ad Alba de Tormes.     

L’'esperienza mistica vissuta da s. Teresa di Gesù e da lei stessa descritta nelle sue opere è ricordata dal nostro Ordine oggi, 26 agosto (Liturgia delle Ore testo proprio – per stampa A4: pdf  word)

In Italia abbiamo molte tele che rappresentano la cosiddetta “estasi di s. Teresa”, ma quella che meglio rappresenta questo momento da lei stessa raccontato è la scultura di Gian Lorenzo Bernini, conservata della Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Ecco un video che ci descrive l’opera.

Oggi ricordiamo Maria di Gesù Crocifisso, la piccola araba

 

Non serve lasciarsi incuriosire dallo straordinario e dal soprannaturale. Se qualcuno venisse e ti dicesse: ‘La beata Vergine Maria appare in un posto così’, oppure se ti dicesse ‘un’anima straordinaria si trova in questo o in quel luogo, tu non andarvi’. Se qualcuno ti dicesse ‘Ho avuto una rivelazione’, lascia perdere, perché una tale informazione non significa niente per te, non ti giova a nulla. Ciò che invece il Signore ci dice, è piuttosto: ‘tutti i vostri interessi e affetti si concentrino nella fede, nella Chiesa, nel Vangelo.

Non ci sono parole migliori per far comprendere l'insegnamento di questa giovane carmelitana della Terra santa, "la piccola araba", figlia spirituale di Teresa di Gesù, che fondò il primo monastero teresiano a Betlemme. Myriam Baouardy è nata in alta Galilea il 5 gennaio 1846 e morta a Betlemme il 26 agosto 1878.  
Orfana in tenerissima età, fu affidata con il fratellino allo zio paterno. Cominciò a comunicarsi, di nascosto dei familiari; ma con il permesso del sacerdote. A 13 anni, lo zio trasferitosi coi ragazzi in Egitto, la promise in sposa a un giovane, ma lei rifiutò. Fu corteggiata, allora, da un turco che era al servizio dello zio e che per liberarla dalle vessazioni del suo tutore, le propose di prenderla in moglie. Mariam si negò, spiegando che il proprio diniego dipendeva anche dal fatto che non fosse cristiano. L'uomo non si diede per vinto e le propose di diventare musulmana: "Oh mai - disse la giovane - sono figlia della Chiesa cattolica, apostolica e romana. Con la grazia di Dio, spero di perseverare  fino alla morte nella mia religione, che è l'unica vera".

In preda a un moto di ira, il ragazzo turco la colpì al petto con un piede. Maria svenne e lui le si avventò addosso poi le tagliò la gola, con una scimitarra. Sembrava morta, il taglio sul collo ampio e profondo. Il suo corpo fu trascinato via e abbandonato in un luogo nascosto. 

La stessa Myriam tempo dopo raccontò di aver avuto la visione del cielo in cui aveva riconosciuto anche i genitori. Ma più prodigioso fu il suo salvataggio: era stata soccorsa da una misteriosa suora che aveva curato e suturato la ferita al collo e l'aveva accudita per circa un mese e lasciata in una chiesa maronita. Myriam era convinta che quella suora vestita di azzurro, che le predisse il futuro, fosse la Madonna. La giovane ancora non era guarita e la sua cicatrice alla gola fu vista da molti. Durante un viaggio in Terra Santa, conobbe una giovane che le parlò del voto di castità e con lei decise di offrire a Dio la propria castità, pregando nel Santo Sepolcro.

Il suo ingresso al Carmelo, con l'amica suora Veronique, avvenne nel 1867 a Pau. Qui le fu dato il nome religioso di Suor Maria di Gesù Crocifisso. La vita nel Carmelo fu ricca di doni e di pene interiori. Il 21 novembre 1876 s'inaugurò il monastero di Betlemme, sulla collina di Davide. Prima di prenderne possesso, suor Maria e le consorelle pregarono nella grotta della Natività.

Il 22 agosto del 1878, mentre trasportava due secchi d’acqua per dare da bere ai muratori che lavoravano nel giardino del monastero, cadde, inciampando su una cassetta di gerani fioriti, e si ruppe un braccio in più parti. Mentre la soccorrevano mormorò: “È finita”; il giorno dopo s’era già sviluppata la cancrena, dal braccio al collo. Morì il 26 agosto, a 33 anni.

Fu beatificata da Giovanni Paolo II e canonizzata da papa Francesco. I suoi fedeli sono in attesa della beatificazione. Intanto negli archivi del Carmelo sono allo studio 11 libri e 3000 pagine che la riguardano e che di sicuro porteranno alla luce nuovi aspetti della sua spiritualità e della personalità di questa umile suora della Terra Santa. La Chiesa la ricorda il 26 agosto, mentre noi Carmelitani Scalzi il 25 agosto, dato che l'indomani si ricorda la
Trasverberazione del cuore di Teresa di Gesù. Un fenomeno, questo, di cui fu protagonista anche Myriam Baouardy come fu verificato dalla analisi fatte sul suo cuore.

Portiamoci idealmente nel luogo in cui sono seppellite le sue spoglie: vedi qui  e a lei, figlia di Teresa e della Terra santa affidiamo la nostra preghiera per la Pace in tutti i luoghi del mondo in cui c'è la guerra e il massacro degli  innocenti.

Anniversario della proclamazione di S. Giovanni della Croce Dottore della Chiesa

Bisogna prestare attenzione alle parole che il nostro Salvatore ha pronunciato riguardo a questa via attraverso San Matteo, capitolo 7, quando disse: Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! (…) Perché il progresso (l'avanzamento) si trova solo imitando Cristo, che è la via, la verità e la vita, e nessuno viene al Padre se non per mezzo di lui, come egli stesso dice attraverso San Giovanni (14:6). E altrove (10:9) dice: Io sono la porta; se qualcuno entra attraverso di me, sarà salvato. Quindi qualsiasi spirito che voglia procedere per dolcezza e facilità e fugga dall'imitazione di Cristo, non lo considererebbe buono.”
 San Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, II, 7, 2.
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Queste parole del santo padre del Carmelo teresiano ci guidano in questa domenica e nella sua liturgia. Un giorno particolare oggi perché il 24 agosto 1926, giorno del già ricordato anniversario della Fondazione il primo monastero Teresiano e inizio della grande riforma, Giovanni della Croce, carmelitano scalzo artefice con Santa Teresa della riforma degli Scalzi, fu proclamato dottore della Chiesa da papa Pio XI. Chi aveva subito intuito la grandezza di questo piccolo frate fu Teresa di Gesù che lo aveva definito “un uomo celestiale e divino” e aveva sottolineato che “nessuno come lui capace di comunicare tanto fervore per la via del cielo”. Una grande amicizia con profonde radici in Cristo.

Festa per l'Ordine degli Scalzi: il 24 agosto 1562 fu l'inizio delle fondazioni di Teresa

 Ad Avila è festa. Il 24 agosto 1562 un allegro scampanellio annunciò a tutta la città di Avila la nascita di un nuovo monastero. C’ erano già 11 monasteri carmelitani in Spagna, ma questo che nasceva era il primo frutto della grande riforma teresiana: il monastero di San Giuseppe, in cui le prime 4 novizie vestirono l’abito delle carmelitane scalze che oggi tutti ricordano come il Monastero della Madre. Possiamo dire senza dubbio che è anche il nostro anniversario, come carmelitani scalzi. S, Giuseppe fu inaugurato il 24 agosto 1562 da Teresa di Gesù, con l'intento di stabilire un nuovo stile di vita ispirato alla Regola primitiva donata ai primi eremiti del monte Carmelo da Sant'Alberto di Gerusalemme e approvata nel 1247 dal Papa Innocenzo IV. La Regola che si osservava al monastero dell'Incarnazione, dov'era entrata originariamente Teresa d'Avila, era stata modificata da una Bolla di mitigazione il 15 febbraio 1432. Teresa sentiva che nel suo cuore Dio le chiedeva “di più”.

 

Pensando a quello che avrei potuto fare per Iddio - scrisse infatti nel libro della Vita, Teresa - vidi che anzitutto dovevo corrispondere ai doveri della mia vocazione religiosa, osservando la mia Regola con ogni possibile perfezione .

 


La storia di questa prima grande fondazione - a cui è stato dedicato il sito è raccontata dalla stessa Teresa di Gesù nel Libro della Vita, dal capitolo 32 al capitolo 36. Confortata dalle rivelazioni private che le donava il Signore, Teresa era così guidata nella realizzazione della sua prima fondazione. Decise di organizzare tutto con un estremo rigore, con il nascondimento, la penitenza e l’orazione. Tra le novità anche una statua di Maria e una di San Giuseppe come “custodi” delle porte del monastero: una novità rispetto agli altri monasteri (Vita 32,11). Cominciarono le persecuzioni a Teresa, nel monastero dell’Incarnazione. P. Teófanes ha ricordato che Teresa procedette in segreto per poter disporre della casa dove fondare il 24 agosto del 1562 il suo primo monastero. La santa rivelò le difficoltà che dovette superare (Vita 36,9). Furono lunghi mesi si sofferenza e silenzio. Ne parlò nella Vita con molta delicatezza l’opposizione anche di alcuni suoi confessori (Vita 33,7), la mancanza di un conforto amico, il pericolo dell’Inquisizione.

 Anche dal Cammino di perfezione si può ricostruire il clima che si respirava in questa prima comunità che rappresenta la prima scuola di spiritualità animata da Teresa; quella in cui la riformatrice del Carmelo ebbe l'opportunità di trattare con la maggior parte delle figure spirituali più importanti: San Pedro de Alcantara, Juan de la Cruz, Domingo Banez ...

Proprio nel Cammino di perfezione la santa scrisse: "Se sulla terra vi può essere il paradiso, esso è in questa casa: vita felicissima conducono infatti le anime che, disprezzando ogni propria soddisfazione, non pensano che a contentare il Signore. Ma quelle che qui cercassero altra cosa, non solo non la troverebbero, ma perderebbero tutto" (Cammino, 13,7). 

L'attuale convento de San José è nato sulle fondamenta della costruzione primitiva che fece edificare la Santa e l'11 maggio 1968 ottenne il titolo di monumento storico-artistico con un decreto. Un valore dovuto anche al museo teresiano che conserva alcune opere e diverse reliquie della santa di Avila.

Il primo novembre del 1982 il monastero fu visitato dal b. Giovanni Paolo II che disse "Qui ad Avila, con la fondazione del monastero di san Giuseppe, a cui sono seguite le sue altre 16 fondazioni, si è compiuto un disegno di Dio per la vita della Chiesa. Teresa di Gesù fu lo strumento provvidenziale, la depositaria di un nuovo carisma di vita contemplativa, che avrebbe prodotto tanti frutti."

Quel 24 agosto non fu solo il punto di partenza per un piccolo gruppo di donne riunite attorno a Teresa di Gesù; fu l'inizio di un'avventura spirituale che si sarebbe diffusa in tutto il mondo. Ancora oggi è fonte di ispirazione per chi cerca Dio e, conoscendo Teresa, lo scopre vicino ed Amico.

Oggi il Carmelo ricorda le Sante Martiri della Rivoluzione.

È il primo anno che ricordiamo  come Santo ( sono state canonizzato a dicembre) le martiri di Compiégne, le monache carmelitane scalze decapitate il 17 luglio 1794, per aver rifiutato di rinnegare la propria fede.



 


Oggi per noi carmelitani è festa

Buona Solennità della B. Vergine del Carmelo a tutti 



Splendono davanti i nostri occhi la Bellezza, la mitezza e la dolcezza della Vergine Madre. In un giorno solenne come questo possiamo onorarla seguendo la liturgia, ma soprattutto seguendone l'esempio e l'abbandono alla volontà di Dio.

La lettera di P. Ramiro che abbiamo pubblicato ieri (leggila qui) ci ha ricordato Ogni volta che guardiamo lo scapolare che portiamo, ricordiamo che siamo protetti da Colei chi è la bellezza e la dolcezza del Carmelo, e allo stesso tempo Lei ci ricorda la nostra promessa di imitarla dicendo di sì alla volontà di Dio e al Suo invito di crescere nella nostra unione con Lui e di diventare nella nostra vita degli strumenti del Suo amore e della Sua misericordia.

Infatti, "mai come in questo tempo storico la Solennità della Madonna del Carmelo che festeggeremo mercoledì 16 luglio diventa per tutti noi Secolari Carmelitani un invito pressante ad affidarci a Lei, Madre e Regina non solo del Carmelo, ma del mondo intero e ad implorare la sua protezione e la sua intercessione per un mondo in cui l’amore sembra spento e sostituito dalla violenza in tutte le sue forme e dalla guerra", come ci ha ricordato il Coordinamento ocds interprovinciale.



Flos Carmeli
vitis florigera,
splendor coeli,
Virgo puerpera,
singularis.

Mater mitis,
sed viri nescia,
Carmelitis
esto propitia,
Stella maris.

Radix Iesse
germinans flosculum,
nos adesse
tecum in saeculum
patiaris.

Inter spinas
quae crescis lilium
serva puras
mentes fragilium,
tutelaris!

Armatura
fortis pugnantium
furunt bella,
tende praesidium
scapularis.

Per incerta
prudens consilium,
per adversa
iuge solatium
largiaris.

Mater dulcis
Carmeli domina,
plebem tuam
reple laetitia
qua bearis.

Paradisi
clavis et ianua,
fac nos duci
quo, Mater, gloria
coronaris.


Amen.

In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo, Madre mite


Siamo alla vigilia della Solennità della Vergine del Carmelo. L'esperienza del mistero mariano è indissolubilmente unita alla spiritualità carmelitana . Abbiamo visto che Teresa di Gesù che le si affidò appena ebbe perso la mamma altre figure carmelitane hanno dedicato a lei meditazioni e preghiere: il Beato Francesco Palau y Quer ha contemplato la Madonna come figura perfetta della Chiesa (Le mie Relazioni); Teresa di Lisieux, fu colpita dalla semplicità di Maria e del suo "cammino" attraverso gli episodi del Vangelo; S. Elisabetta della Trinità nutrì sentimenti di tenerezza verso la Vergine Maria, definendola ora "Lode di Gloria", ora "Specchio di Giustizia", oppure "Janua coeli", la porta che introduce nel mistero di Cristo e dello Spirito. Edith Stein nelle sue opere dedica splendide pagine alla Vergine, presentandola come donna, tipo perfetto della Chiesa, Madre universale nella sua cooperazione a Cristo e allo Spirito, ai piedi della Croce.

La devozione allo scapolare della madonna del Carmelo si lega alla figura che oggi l'Ordine ricorda, S. Simone Stock, al quale la Vergine donò questa parte dell'abito monastico. Si trova traccia di questo indumento già nella regola di San Benedetto: era indossato durante il lavoro per proteggere l'abito monastico, ma nel Carmelo i religiosi e le religiose lo hanno indossato come parte fondamentale dell'abito. In un periodo difficile della storia dell'Ordine Simone Stock molto devoto alla santa Vergine, affidò alla protezione della Vergine tutto l'Ordine, pregandola del dono di qualche privilegio e compose per lei la sequenza che ancor oggi intoniamo e consideriamo l'inno ufficiale dell'Ordine: il Flos Carmeli.
Si racconta in un Santorale dell'Ordine di una speciale visione avuta da Stock dopo questa richiesta: la Vergine, contornata di angeli, si china verso di lui per vestirlo con lo scapolare, ancor oggi segno di appartenenza alla famiglia carmelitana.
Oggi, invece, vorremmo richiamare l'attenzione sulle dolcissime parole con cui Simone Stock pregava la Vergine, definendola "fiore del Carmelo", "vite fiorente", "Stella del mare" e soprattutto "Madre mite". Questa è l'immagine di Maria che, agli inizi del suo cammino nel Carmelo, ha la nostra santa Madre Teresa. E in queste parole, noi dobbiamo trovare il senso del nostro sentirci parte di questa famiglia che si è consacrata alla Vergine Maria. E' lei, la forte armatura dei combattenti, con la sua granitica fiducia nel Signore. E' lei il giglio che cresce fra le spine, la purezza che il male non riesce a ferire. In lei la gioia della fede, il senso di protezione. Maria è nostra madre; è lei che c'insegna il senso della maternità, dell'aver cura dell'altro. Ecco il senso della nostra consacrazione alla Vergine, dell'indossare l'abito o l'abitino (lo scapolare): sforzarci di vivere come ha vissuto lei la gioia di abbandonarsi alla volontà di Dio.

Stasera recitiamo i Primi Vespri della Solennità


In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo. Sui passi di Maria

 Con Maria per un cammino nello Spirito
secondo il carisma carmelitano

(da una catechesi di p. Alzinir  Debastiani ocd)


Possiamo essere certi, della presenza materna e orante di Maria nella Chiesa e nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, finché come lei, ci doniamo al servizio del Regno.

Edith Stein nella sua riflessione sulla preghiera della Chiesa, così scrisse:

Riunita intorno alla silente Vergine orante, la Chiesa che stava formandosi, attendeva la nuova effusione promessa dello Spirito, che doveva vivificarla nella più intima chiarezza e nell’operosità esterna fruttuosa (Edith Stein, La preghiera della Chiesa).

 

E il magistero attuale della Chiesa ci presenta lo stile mariano dell’attività della Chiesa, che è in consonanza con la Regola del TOC (n. 34) e le Costituzioni dell’OCDS (n. 31).

“Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1, 52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia. È anche colei che conserva premurosamente «tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria sa riconoscere le orme dello Spirito di Dio nei grandi avvenimenti ed anche in quelli che sembrano impercettibili. È contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. È la donna orante e lavoratrice a Nazaret, ed è anche nostra Signora della premura, colei che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri «senza indugio» (Lc 1,39. Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione”.(EG 288).

 

Parafrasando la Fratelli tutti, la quale dice che

“… come Maria, la Madre di Gesù, «vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione». (FT 276).

E più avanti aggiunge il compito di vivere la fraternità aperta e inclusiva, secondo quanto lui presenta nell’enciclica, che per i cristiani questo:

“… cammino di fraternità ha anche una Madre, di nome Maria. Ella ha ricevuto sotto la Croce questa maternità universale (cfr. Gv 19,26) e la sua attenzione è rivolta non solo a Gesù ma anche al «resto della sua discendenza» (Ap 12,17). Con la potenza del Risorto, vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace.

 

Quindi accogliamo l’invito di Elisabetta della Trinità carmelitana scalza:

avviciniamoci alla Vergine tutta pura, tutta luminosa, affinché ci introduca in colui che essa penetra così profondamente, e la nostra vita divenga così una continua comunione, tutta un moto spontaneo verso Dio”. (Elisabetta della Trinità).

Accogliamo anche il pressante invito del B. Tito Bradsma carmelitano:

Noi dobbiamo cercare di somigliare a Maria, soprattutto perché riconosciamo la sua perfezione come la più alta che una creatura per grazia di Dio ha mai potuto raggiungere… la nostra devozione a Maria deve tendere a fare di noi quasi delle altre ‘Madri di Dio’, di modo che Dio sia concepito anche in noi e generato da noi”. (B. Tito Bradsma).

Infine e per concludere, accogliamo questa esortazione della Santa Madre Teresa di Gesù:

"Imitate Maria e considerate quale debba essere la grandezza di questa Signora e il beneficio di averla per Patrona" (Castello interiore, III, 1,3).

 

Salve, Madre della luce: Vergine che hai generato il Cristo e sei divenuta l'immagine della Chiesa madre. Fa che contemplando la tua bellezza con gli occhi del tuo Amatissimo Figlio, ti teniamo come modello e Madre; forma in noi in quella docilità alla grazia, finché scopriamo che anche noi siamo dei figli amati, templi viventi dello Spirito Santo, rigenerati a vita nuova nel Battesimo e chiamati alla libertà dell’amore che si dona nel servizio del Regno. AMEN.

 


In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo. Il S. Rosario recitato da Teresa di Los Andes

 Nel Diario di Santa Teresa di Los Andes la carmelitana scalza cilena morta  soli vent'anni che ricordiamo oggi, 13 luglio, descrisse il nonno materno che, ogni giorno, scorreva, pregando, la corona del suo Rosario e annotò che all'età di 7 anni il fratello le insegnò a  recitare il Rosario:  "Tutti i giorni Luigi mi invitava recitare il rosario e insieme facemmo la promessa di recitarlo tutta la vita. Ciò che ho fatto finora". 

Ciò che S. Teresa di Los Andes c'insegna non è una semplice devozione, ma l'affidare se stessa a Maria, ogni giorno, meditando, anzi interiorizzando la parola di Dio, come faceva lei.

Dopo la recita delle Lodi, dei Vespri e, se possibile della Compieta, previsti dalla nostra Promessa, potremmo imparare a fare la nostra mezz'ora di meditazione contemplando i misteri del S. Rosario.

 

In preparazione alla Solennità della B. Vergine del Carmelo. Accogliere Dio, come Maria

 Dio irrompe nella nostra vita, nella nostra quotidianità. E' successo a Maria. A proposito dell'ingresso di Dio nella vita di Maria leggiamo un passaggio tratto dai "Pensieri dell'Amor di Dio" di S. Teresa:

Oh, segreti di Dio! Qui non v’è altro da fare che piegare la testa e pensare che il nostro intelletto non è minimamente all’altezza di penetrare le grandezze divine. Ora viene a proposito ricordarci come si comportò la Vergine nostra Signora, la quale, pur così piena di senno, domandò all’angelo: Come avverrà questo? Egli, rispondendole: Lo Spirito santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo, troncò ogni argomentazione. Maria, nella sua grande fede e saggezza, capì subito che, di fronte a questi due interventi, non c’era altro da chiedere né alcun motivo di dubbio. Non si comportano così certi teologi (che non sono guidati dal Signore per questa via dell’orazione né hanno idea di cose spirituali) i quali vogliono sottomettere queste cose al loro giudizio e interpretarle secondo le loro vedute fino quasi a far credere di voler abbracciare tutte le grandezze di Dio con la loro scienza. Se imparassero qualcosa dall’umiltà della santissima Vergine! (6,7)
Umiltà significa accettare la volontà di Dio, senza pensare di essere meritevole dei suoi doni.
Ripensiamo in questi giorni all'ingresso di Dio nella nostra vita. Lo abbiamo soffocato con mille occupazioni diverse, con mille scuse o ci siamo lasciati guidare, come Maria?


OGGI RICORDIAMO ANCHE I CONIUGI MARTIN,
Luigi Martin (1823-1894) e Zelia Guérin (1831-1877), sposi e genitori di nove figli, tra cui Santa Teresa di Gesù Bambino. Sono stati beatificati nel 2008 e canonizzati da Papa Francesco nel 2015.

In preparazione alla Solennità della B. Vergine del Carmelo. Ti seguiremo ovunque ci condurrai, Maria

 "Ti seguiremo ovunque ci condurrai, Vergine Maria"

Una delle cose più difficili in ogni cammino di fede è entrare nelle strade di Dio, nei suoi progetti su di noi. Ci spaventiamo. Vorremmo cambiare strada, rintanarci, scegliere la via più facile. A volte ci proviamo, ma dentro di noi cresce l'inquietudine, l'insoddisfazione.

Proviamo a guardare la mano di Maria che si tende verso di noi. Stavolta non ci porge il Rosario; non ci dona lo Scapolare. Aspetta che mettiamo la nostra mano nella Sua, per rialzarci e ricominciare a scoprire con Lei i doni di Dio nella nostra vita e a camminare umilmente, accettando tutte le nostre imperfezioni. Ce lo dice Maria: è l'Onnipotente che ha fatto in lei grandi cose. Scopriamo che cosa ha riservato per noi. Proviamoci.


In preparazione alla Solennità della B. Vergine del Carmelo. In comunione con Lei

FATE QUELLO CHE VI DIRA'
disse Maria ai servi dello sposalizio di Cana
E lo ripete anche a noi, sempre.
  
 "I grandi mistici carmelitani hanno inteso l’esperienza di Dio nella propria vita come un “cammino di perfezione”  (S. Teresa di Gesù) , come una “salita del Monte Carmelo”  (S. Giovanni della Croce) . In questo itinerario è presente Maria. Ella  - invocata dai carmelitani come Madre, Patrona e Sorella - diviene, in quanto Vergine purissima, modello del contemplativi, sensibili all’ascolto e alla meditazione della Parola di Dio e obbediente alla volontà del Padre per mezzo di Cristo nello Spirito santo. Per questo nel Carmelo, e in ogni anima profondamente carmelitana, fiorisce una vita d’intensa comunione e familiarità con la Vergine Maria, quale “nuova maniera” di vivere per Dio e di continuare qui in terra l’amore del Figlio Gesù a sua Madre Maria...."

S. Giovanni Paolo II



 

In preparazione alla Solennità della b. Vergine Maria del Carmelo. Maria madre e sorella

Teresa di Gesù, la nostra santa madre fondatrice dell'Ordine, sottolinea anche nei confronti della Vergine il valore attribuito all’intimità nella preghiera. Ed è un rapporto che scoprì da adolescente, in momento molto difficile della sua vita:

Ricordo che quando morì mia madre avevo poco meno di dodici anni. Non appena cominciai a capire ciò che avevo perduto, mi recai angosciata davanti a un’immagine di Nostra Signora e la supplicai con molte lacrime di farmi da madre, mi sembra che questa preghiera, anche se fatta con semplicità, mi abbia giovato, perché in modo evidente ho trovato ascolto in questa Vergine sovrana ogni volta che mi sono raccomandata a lei e, alla fine, mi ha richiamata a sé." (Vita 1,7).

 Le nostre Costituzioni (V 29-31) ci indicano come vivere “Con Maria, madre di Gesù”,  che è Madre e Sorella, modello di sequela anche per i tempi che viviamo oggi. Il testo fa anche riferimento a un documento del Magistero della Chiesa, la Marialis Cultus, in cui s’invita a “scoprire come Maria possa essere considerata modello di quelle realtà che costituiscono l'aspettativa degli uomini del nostro tempo” e  come Ella sia “testimone operoso dell'amore che edifica Cristo nei cuori”. (MC,37).


 

In preparazione alla Solennità della B. Vergine del Carmelo. Combattiamo il frastuono dentro di noi

Il legame del carmelitano secolare con la Madonna del Carmelo nasce da un forte richiamo alla vita interiore, che è in modo tutto speciale la vita di Maria. La Madonna ci vuole simili a lei molto più nel cuore e nello spirito che nell’abito esteriore. Se penetriamo nell'anima di Maria vediamo che la grazia è fiorita in lei in una ricchezza immensa di vita interiore: vita di raccoglimento, di preghiera, di ininterrotta donazione a Dio, di con­tatto continuo, di unione intima con lui. L’anima di Maria è un santuario riservato a Dio solo, dove nessuna creatura umana ha mai impresso la sua orma, dove regna l’amore e lo zelo per la gloria di Dio e per la sal­vezza degli uomini.





Coloro che vogliono vivere in pieno la devozione alla Madonna del Carmelo devono seguire Maria nelle profondi­tà della sua vita interiore. Il Carmelo è il simbolo della vita contemplativa, vita tutta dedicata alla ricerca di Dio, tutta protesa verso l’intimità divina; e Colei che meglio realizza questo idea­le altissimo è proprio la Madonna. Regina Decor Carmeli.
La parola “Carmelo” significa “giardi­no”. L’anima di Maria è un vero giardin­o: oasi di silenzio, di pace, in cui regna la giustizia, l’equità, oasi tutta av­volta dall’ombra di Dio, piena di Dio. Ogni anima di vita interiore, pur vi­vendo nel frastuono degli impegni quotidiani, può arrivare a questa pace, a questo silenzio interiore che rendono possibile il contatto conti­nuo con Dio. È il frastuono che è den­tro di noi ad impedire il dialogo con il Signore, non tanto l’attività  esterio­re. Possiamo rendere il nostro cuore un giardino solitario, silenzioso dove il Signore può riposare e passeg­giare. Chiediamo oggi alla Madonna questo dono, riconoscendola come nostra maestra di vita interiore.
Gabriele di S. Maria Maddalena OCD

In preparazione alla Solennità della B. Vergine del Carmelo, nostro modello di meditazione e di preghiera

 

Oggi comincia per noi carmelitani  la novena per la preparazione della Solennità della Beata Vergine del Monte Carmelo. Tanti sono devoti a Maria, ma è fondamentale intendere bene che cosa significhi per noi carmelitani questa devozione.  P. Aloysius Deeney ci fa capire che è un po' più che una devozione:
La nostra vocazione infatti nasce sotto la protezione di Nostra Signora del Monte Carmelo Non è una devozione qualsiasi a  Maria ciò che definisce chi si sente chiamato all'Ordine Secolare. Ci sono molti cristiani devotissimi a Maria che hanno un tratto mariano molto sviluppato nella loro vita cristiana ... Ci sono tanti cattolici che indossano lo scapolare con tutte le migliori intenzioni, e hanno una sincera devozione a Maria, ma non si sentono chiamati a essere carmelitani secolari. Ci sono alcuni che sono giunti all'Ordine Secolare proprio per la loro devozione mariana per lo scapolare e Rosario ma non hanno la vocazione a essere membri del Carmelo secolare.

Le parole di padre Aloysius possono sembrare severe. Ma sono soltanto chiare e mettono in risalto l'importanza di una vocazione, la nostra. E non dimentichiamo che ogni vocazione è un dono di Dio,

In questo primo giorno in cui ci prepariamo alla Solennità del 16 luglio, spieghiamo il motivo per cui  diciamo che la nostra è un po' più di una devozione a Maria. Spiega p. Aloysius nel libro "Benvenuti nell'ordine secolare di carmelitani scalzi" che la nostra:

è una inclinazione a serbare le cose nel cuore, come dice due volte San Luca nel suo Vangelo per descrivere l'atteggiamento di Maria nei confronti di suo figlio. Certo tutti gli altri aspetti della vita di devozione mariana possono essere presenti, come lo scapolare il Rosario, ma sono secondarie rispetto a questo particolare aspetto della devozione mariana. Maria è il nostro modello di preghiera e di meditazione Questo desiderio di imparare a meditare e l'inclinazione a meditare sono le caratteristiche fondamentali di ogni membro OCDS. Probabilmente le più basilari .

Allora in questi giorni cerchiamo di meditare i brani del Vangelo che ci parlano di Maria e nello stesso tempo cerchiamo di vedere come le altre figure carmelitane hanno parlato di lei. Possono essere per noi uno strumento di meditazione ma anche un suggerimento di preghiera.

Attiraci, Maria fino alla cima del Carmelo, che è Cristo, vita del cielo.
 Attiraci a te, Vergine Immacolata; correremo dietro il profumo delle tue virtù
Ti seguiremo ovunque ci condurrai, Vergine Maria.

Un libro importante per la nostra vocazione


Il libro di p. Aloysius Deeney presentato recentemente è la traduzione di un testo inglese che aveva raccolto le conferenze tenute in tutto il mondo dal padre carmelitano. Qualcuno vi ritroverà la concretezza di padre Aloysius e la profonda conoscenza di tutte le realtà dell'Ordine Secolare teresiano. Ecco perché è un libro prezioso.

A introdurre la racconto di otto conferenze è Angela Pillai della comunità di San Giuseppe che spiega l'importanza della pubblicazione e anche quante comunità in tutto il mondo abbiano utilizzato questo testo come riferimento, non soltanto per la formazione ma proprio per comprendere l'identità del carmelitano scalzo secolare.

Otto capitoli in cui scorrono i temi cari a padre Aloysius ( il discernimento vocazionale, la nuova legislazione dell'Ocds, la rinnovata visione dell'apostolato del carmelitano scalzo secolare, il Carmelo e il rinnovamento secondo la volontà di Dio, Identità e l'origine dell'Ordine secolare, la Promessa (di castità, povertà e obbedienza e di vivere secondo le beatitudini), il ruolo dello studio e la finzione del Consiglio di fraternità.
Soprattutto il padre sottolineò con fermezza l'importanza dell'autonomia del secolare, che non è indipendenza totale dall'Ordine a cui con la Promessa si è legato in maniera indissolubile e ha preso un impegno di portare nel mondo quella ricchezza della propria secolarità intrisa della spiritualità carmelitana per far conoscere Dio e il Carmelo alle persone con cui ogni secolare è in contatto ogni giorno non si tratta di arruolare nessuno si tratta soltanto di trasmettere quella ricchezza interiore che dà il rapporto con Cristo: a tu per tu come ci insegna la nostra fondatrice Teresa d'Avila. E' una ricchezza che il secolare porta apporta anche al proprio Ordine.
Ben consapevole che nonostante alcuni obblighi (in primis la meditazione/orazione mezz'ora al giorno)  il carmelitano secolare debba adattarli al proprio ritmo di vita, senza scimmiottare le monache o i frati. In sintesi emerge soprattutto che "La meditazione è il modo di relazionarsi con Dio specifico del Carmelo, e nei nostri impegni quotidiani richiede 30 minuti della nostra giornata (che possiamo suddividere in base alle nostre esigenze quotidiane), ci sono poi le Lodi mattutine i Vespri e se possibile la Compieta. La Liturgia delle Ore è importante perché non è una preghiera scelta secondo i propri gusti ma è la preghiera della Chiesa, la preghiera che mentre tu la reciti sai che già l'ha recitata il Santo Padre e che in qualche altra parte del mondo c'è qualcuno che la sta recitando come se fosse al tuo fianco. Poi c'è la Messa e c'è la figura di Maria perché il nostro è un ordine Mariano. Infine, ma non meno importane, c'è l'incontro della comunità dove si fa formazione, informazione e si cresce insieme secondo lo spirito carmelitano.
Altri spunti per i formatori e per i nostri incontri li troverete in questo testo acquistabile, per chi non lo ha ancora, presso le edizioni Ocd a questo link


Prosegue il cammino formativo con le schede su S. Teresina


 E' stata pubblicata la settima scheda del percorso che stiamo facendo su S. Teresina. Analizza la lettera che S. Teresa di Gesù Bambino indirizza il 18 luglio 1897 a don Maurizio Bellière sacerdote ventitreenne che durante la sua vita “attraversò molte tempeste” e che le fu affidato dalla Priora.