Ricostruito il volto di S. Teresa
Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino - 2
“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”
Dalle meditazioni
di p. Enzo Caiffa (II parte)
Abbiamo detto nella prima parte
di questa riflessione che senza la
croce Cristo non esiste. E che dobbiamo
recuperare il senso del peccato. A che cosa noi carmelitani siamo chiamati? Lasciamoci
guidare dalla santa madre. Teresa di Gesù dice che tutto ciò che facciamo,
compreso le penitenze devono essere orientate per il bene della Chiesa altrimenti
non rispondiamo alla nostra vocazione.
Entriamo più approfonditamente nel
percorso che ci propone la nostra vocazione carmelitana. l’ascesi, lo sforzo
del cammino teresiano vanno interpretati in funzione della decisione della
Santa madre Teresa di vivere l’osservanza “più perfetta” della regola
carmelitana. Sappiamo come è nata la sua decisione, ma non fa mai male ricordarla:
era nel monastero dell’Incarnazione e lì ha vissuto per vent’anni la vita di
monaca carmelitana. A un certo momento quel tipo di vita è diventato pesante.
Succede dopo la sua “terza conversione” (dopo il battesimo e l’entrata in
monastero): nel 1504 c’è “l’incontro” con quella statuetta di Gesù piagato. Una
piccola statua di 20 cm che le apre il cuore al pentimento e alla verità della
sua stessa vocazione. Che cosa le pesò: uno stile di clausura troppo lontano
dalla regola primitiva dalla quale invece ella attinse un sublime ideale
ascetico. Decise di lasciare quel
monastero, ma non l’Ordine. Voleva vivere la pienezza della Regola di Sant’Alberto,
lo spirito primitivo dell’Ordine. Bisognava, per lei, porre un rimedio un
rimedio al rilassamento della vita religiosa
Tutta l’ascesi teresiana,
integrata con l’esperienza interiore della santa e arricchita dalla lettura di
composizioni carmelitane antiche, tende ad attuare con pienezza questo ideale e
per individuare gli elementi essenziali che si riscontrano nella dottrina
ascetica di Teresa di Gesù si può fare riferimento al Cammino di Perfezione,
giustamente chiamato “manuale ascetico”. La Santa lo scrisse per la formazione
spirituale delle monache di San Giuseppe (il primo monastero della riforma del
Carmelo) e di tutte quelle che le avrebbero seguite nella Riforma teresiana.
Grosso modo si può dire che questo libro contiene il pensiero completo della
Santa, senza escludere i riferimenti al Libro della Vita e al Castello
interiore.
Fin dalle prime pagine del “Cammino”,
invita le monache a un impegno personale, cosciente e totale, di donarsi a Dio,
con la pratica di tre “Virtù sovrane” (C 15,3) e la “ferma risoluzione” di
rispondere alle divine esigenze attraverso la continua “conversione”. Una
conversione individuale e comunitaria, nell’amore e nel timore di Dio, al fine
di arrivare alla configurazione con Cristo e rendere alla Chiesa un servizio
“orante” proteso verso la salvezza delle anime.
I consigli che vi ho dato in questo libro
non hanno altro scopo che di indurvi a consacrarvi tutte al Creatore, a
rimettere la vostra volontà nelle sue mani e a distaccarvi dalle creature” (Cammino 32,9).
La santa ricorda dolorosamente il pericolo
di amicizie troppo sensibili e particolari che peccano per preferenze ed
esclusivismi nell’amare.
DISTACCO
Il distacco che è tutt’uno con
l’abnegazione evangelica (Cammino 10,1), appare nel sistema teresiano come il
grande mezzo di “consacrarsi interamente e senza riserva a Colui che è tutto: todas
al Todo sin hasernos partes” (Cammino 8,1). Il Signore vuole per sé
tutto il cuore, indiviso e senza e senza riserve. Questo dono completo fatto
nella rinuncia a quanto può affievolire l’amore esclusivo per Lui, è già
l’attuazione piena del distacco
“...più che con
l’allontanamento del corpo, il distacco si ottiene unendosi generosamente a
Gesù, nostro Bene e Signore: l’anima trovando il Lui ogni cosa, dimentica tutto
il resto” (Cammino 9,5)
la più necessaria nei confronti degli altri
mezzi elencati da Teresa: l’abnegazione della propria volontà (Cammino 10,1),
il pensiero che tutto presto deve finire (Cammino 10,2), l’orientamento del
pensiero verso Dio.
Anche questi mezzi, praticati da Teresa
stessa, sono necessari per svincolarsi dal nostro io che fa “dentro di noi
il ladro a porte chiuse” (Cammino 10,2). Siamo troppo amanti di noi stesse,
costata Teresa (Cammino 10, 2), troppo “carichi di terra e di piombo”,
cioè delle basse tendenze della nostra persona, per “involarci al Creatore” (Cammino
10,1) e riempire il cuore dell’amore di Dio. Solo il distacco da inclinazioni e
affetti disordinati, da amicizie umane, da preoccupazioni per il corpo e per il
punto d’ onore, da pensieri inutili ed egoistici, da desideri di ricevere
favori celesti, trasporterà il centro di gravità della vita spirituale verso
l’esperienza di Dio e della sua meravigliosa amicizia.
(segue)