P. Attilio ci illustra la Lumen Fidei

Un regalo di p. Attilio Ghisleri, ocd.
Anche chi non ha avuto la possibilità di fare il corso di Esercizi spirituali con lui può beneficiare di questa traccia su cui ha sviluppatola tre i giorni di spiritualità per i carmelitani scalzi secolari della Sardegna.

                 LA LUCE DELLA FEDE




Analisi e commento della Lettera Enciclica di Papa Francesco
 di p. Attilio Ghisleri, OCD

RITIRO SPIRITUALE OCDS DELLA SARDEGNA

Oristano 27-29 settembre 2013

Introduzione

         Il Cristianesimo è soprattutto un  Incontro, un avvenimento, una storia d’amore. Per questo la fede non può non essere stupore continuo per quello che Dio opera nella nostra vita e nel mondo. Dal momento che Dio ci ha amati per primo, l’amore non è più solo un comandamento, ma una risposta al dono d’amore ricevuto, con il quale Dio ci viene incontro.
Gesù è la luce che splende nelle tenebre (Jo 1,5;8,12) e credere a Lui significa anche un “ venire alla luce” per non rimanere nelle tenebre (Jo 1,4; 11,25).
   
  • Forse è opportuno a volte un esame di coscienza per verificare lo stato di salute della nostra fede e sgombrare il terreno da tendenze che ci portano lontano da essa. Il secolarismo è sempre vicino a noi, le condizioni economiche precarie ci spingono ad abbassare lo sguardo solo sui beni e sulle cose materiali, una vita senza orizzonte di eternità sta consumando i nostri giorni.
  • Non è una ingenua visione della vita, un avere gli occhi chiusi sul presente, guardando solo verso l’eternità, anzi essa è impegno e anche lotta quotidiana: La fede può rendere bella e attraente la vita stessa, oltre che comprensibile.
  • Non è una stampella alla quale ci aggrappiamo soprattutto quando siamo assaliti da problemi e dolori. La fede deve essere celebrata, vissuta e confessata anche quando è piccola come un seme, ma ha un’energia enorme (Mt13,31).
  • Non è un tranquillante che ci scherma dalla paura quotidiana, ma l’occasione per ricordarci le opere meravigliose di Dio che ancora accadono. Sale della vita e luce del  mondo (Mt 5,13-16). La fede deve provocare, scuotere, interrogare, rompere la sordità del torpore, perché la vita con i suopi problemi e realtà continua a camminare velocemente.
  • Non è un pacchetto di verità da sapere e memorizzare, o una noiosa conoscenza astratta: essa muove la vita, la sorprende, la stimola, la converte, perché è dono di Dio alla creatura. La fede deve essere carica di umanità e di amore evangelico e sempre aperta a tutti, anche ai lontani in fuga dalla vita della chiesa.
**  Sicuramente la fede è una grazia, un dono di Dio, una virtù soprannaturale da lui infusa. Ma è anche atto umano in quanto essa coinvolge l’intelligenza e la volontà, con una risposta e in genere tutta la vita viene segnata. Noi crediamo per autorità di Dio stesso che non può ingannarsi o ingannare circa le verità rivelate (Cat. 156). E’ quindi una conoscenza allargata e non ridotta quella proposta dalla fede. Il mistero tuttavia resta tale sempre.
** Possiamo invece già anticipare che la fede è fiducia assoluta in Dio, creatore e salvatore dell’uomo. Tutto questo accade dentro una libertà piena e senza costrizioni (Cat. 160).
** Un uscire da noi stessi attratti da un amore misericordioso che sempre coinvolge e seduce. Occorre varcare la porta della fede per entrare nel raggio di Dio.
** Una relazione personale e comunionale con Dio in Cristo Gesù: un ripristino della condizione iniziale nell’Eden. Ci è consentita una vera partecipazione alla vita divina.

1.     La luce della fede e la Fede-Luce

-         Jo.12,46: “ Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre”. E’ il grande dono portato da Gesù ed è la stessa qualifica della sua persona e del suo messaggio all’umanità.
-         Una luce che guida il cuore e la mente e scandisce le azioni della vita quotidiana, quindi opera su tutto l’arco dell’esistenza delle persone. Essa fa grande e piena la vita, perché è oltre la fitta rete degli interessi, dei beni e delle cose materiali. Per questo non viene da noi, ma è dono soprannaturale che viene da Dio. Le fede arricchisce l’esistenza in tutte le sue dimensioni: determina pensieri e comportamenti, aiuta nelle scelte e difende dai pericoli. Essa ci apre il cammino e accompagna i nostri passi sulla terra e ciò dall’inizio della vita sino alla fine.
-         Nella fede, dono di Dio, riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto, che una Parola Buona ci è stata rivolta e che accogliendo entrambi lo S.Santo illumina la nostra strada verso il futuro, fa crescere le ali della speranza nel segno della gioia del vivere.
-         Il credente è trasformato dall’Amore, al quale si apre con la fede: l’io credente si sente abitato dall’Altro e vive nell’Altro e così la sua vita si allarga all’Amore.
-         Le tre virtù cardinali nel loro intreccio e dinamismo ci portano alla comunione con Dio in Cristo Gesù.
-         Ma c’è un più stretto legame tra la fede e la carità,che non vanno mai separate “Abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi” (1°Jo 4,16). Questo amore non è mai concluso e completato, ma è in cammino con ogni singola persona. L’amore è una conseguenza della fede, che diventa  a sua volta operativa nell’amore. Priorità della fede e primato della carità, come il Battesimo rispetto all’Eucarestia: sacramentum fidei e sacramentum caritatis. (Papa Benedetto).

2.     Il centro della fede

-         La fede cristiana è tutta centrata in Cristo, è confessione che Gesù è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti ( Rom.10,9): tutto il V. T. è orientato verso Cristo e la storia dei credenti dopo la sua ascesa al cielo guarda ancora a Lui. Senza questo evento fondamentale sia la croce di Cristo che le nostre sarebbero solo tragedie e assurdità.
-         Il vangelo di Giovanni mostra la fede a partire dal suo contrario: sin dagli inizi Gesù è ignorato” venne tra la sua gente, ma i suoi non lo accolsero” (1,10) Ad un certo momento alcuni non si sentirono più di seguirlo, si “ tirarono indietro e non andavano più con lui” (6,66). Gesù non cerca di trattenerli e constata “ per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal padre mio” (6,65). Cristo non ha cercato di suscitare la sequela con la persuasione, perché la fede si radica in un’altra dimensione, quella del dono del Padre, che attira (6,44). Nessuno quindi crede suo malgrado e nessuno crede senza che Dio gli doni di credere. Per questo fino all’ultima pagina del suo vangelo Jo mostra la fragilità della fede; ma nello stesso tempo la fede sorge all’improvviso e nessuno sa come: è una fiducia che si stupisce di se stessa ( Lettera da Taizé 2004).
-         L’autocomunicazione di Dio raggiunge il suo traguardo e il suo vertice in Cristo Gesù; con lui Dio ha detto tutto all’umanità e non ci sarà un’altra rivelazione. La Parola fatta carne e accolta nella fede, fa di noi coloro che ricevono tutto da Dio e tutto riportano al primato di Dio nella nostra vita. Ciò comporta come conseguenza il primato della dimensione contemplativa della vita, intesa come fedele unione al Cristo in Dio.
-         La storia di Gesù è la manifestazione piena dell’affidabilità di Dio: è il luogo dell’intervento definitivo di Dio, la suprema manifestazione dell’Amore per noi.
-         Non cercheremmo mai Gesù se non fosse venuto Lui a cercare noi; lasciarci afferrare da Lui vuol dire annullare una fede prefabbricata di stampo farisaico
-         La fede cristiana è dunque fede nell’Amore pieno, nel suo potere efficace, nella sua capacità di trasformare il mondo e di illuminare il tempo della vita. E’ la dimensione storica e sociale della fede.
-         La fede coglie nell’Amore di Dio manifestato in Gesù il fondamento su cui poggia la realtà e anche la sua destinazione ultima.
-         La prova massima dell’affidabilità dell’amore di Cristo sta nella prova del mistero pasquale: una morte per l’uomo e una vita nuova per l’uomo. L’ora della Croce è il momento culminante dello sguardo di fede sull’amore divino tutto versato e manifestato. La Risurrezione di Gesù rappresenta l’appoggio solido per la nostra fede “ se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede” (1Cor.15,17).
-         La fede cristiana è fede nell’Incarnazione del Verbo e nella sua Risurrezione nella carne: E’ fede in un Dio che si è fatto così vicino da entrare nella nostra storia come vero uomo-Dio, in Gesù di Nazareth. E’ questo il miracolo assoluto che ci viene incontro. Una realtà divina discende fino a noi e coinvolge la sua carne e la carne della storia” Verbum caro factum est” Jo prologo). Il Risorto è la stella mattutina che non tramonta.
-         Nella fede Cristo non solo sta al centro della nostra attenzione e tensione morale, ma è anche Colui al quale ci uniamo per poter credere: nella fede in Cristo siamo chiamati a porre Lui al centro del nostro cuore, come senso della nostra vita, qualificandoci essa come discepoli dell’Unico Dio rivelato in Lui, appassionati della verità del Dio vivente che libera e salva.
-         Nella fede l’io credente si espande per essere abitato da un Altro, per vivere in un Altro (21): Chi può assicurare che tutto questo non sia soltanto una bella favola, la proiezione dei nostri desideri di felicità? (24). La risposta è solo la Verità , che presuppone un evento che accade nella storia, di cui non facciamo solo memoria ripiegati sul passato, ma ci sentiamo coinvolti nel presente e aperti verso il futuro. La fede implica il tempo dell’attesa: la città degli uomini è protesa verso la città di Dio. Implica un cammino esodale continuo dall’io al noi e verso la meta finale della vita.
-         Una bella definizione di fede: essa non solo guarda Gesù, ma guarda anche con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere e valutare la realtà; può avere anche i sentimenti di Gesù, le sue reazioni ed emozioni; ne impara costantemente lo stile di vita. Credere è come ricevere Gesù in casa, ospitare colui che è venuto da Dio per abitare tra noi. Aprire a lui la porta della mente e del cuore; fare spazio a lui nel segreto dello spirito. “ Chi crede in me e.. chi accoglie me” dicono la stessa cosa (12,44). E’ necessario dunque un rapporto personale con Gesù per sviluppare la nostra fede: credere che è vero quello che dice Gesù – credere a Gesù accettando la sua Parola – credere in Gesù accogliendolo personalmente nella nostra vita.
-         Crede chi accetta di essere posseduto dall’invisibile Dio nell’ascolto obbediente della sua Parola e del suo Silenzio.
-         La figura di Cristo diventa lo specchio in cui ogni credente scopre la propria immagine realizzata. In Lui diventiamo figli del Padre, fratelli tra noi e coeredi del Regno. . Con la nostra fede in Gesù noi diventiamo anche suoi discepoli obbedienti. Credendo aumentiamo la nostra fede.

3.     La salvezza avviene mediante la fede

-         “ Chi crede nel Figlio ha la vita eterna” ( Jo 3,36)
-         Colui che crede è colui che accetta il dono della fede, che opera secondo la fede, che la custodisce e la fa aumentare progressivamente, oppure che ritorna alla fede dopo esserle andato lontano.
-         Accade una trasformazione come creatura nuova, riceve un nuovo essere interiore, un essere filiale, diventa figlio nel Figlio e può chiamare Dio con il nome di papà “Abbà, Padre”.
-         Per grazia siamo stati salvati mediante la fede e ciò non per opera nostra, ma per dono di Dio (Efes.2,8).
-         La fede scopre la Verità, che rende sicuri i nostri passi e porta alla salvezza. Senza verità non c’è salvezza, ma solo  vaghi sentimenti o luce fiabesca. E’ dunque importante la ricerca costante della verità, il suo svelamento anche parziale. Questa verità è l’Amore, non una teoria filosofica, non un pensiero nobile o un progetto ingannevole. S. Paolo ci scrive che “ con il cuore si crede”(Rom.10,190): il cuore nella Bibbia è il centro della persona, dove convivono diverse dimensioni, corpo e spirito, interiorità e vita sociale, intelletto, volontà e affettività. Ma il cuore del Vangelo è quello di Cristo, il suo Amore: Verità e amore si coinvolgono reciprocamente e non si possono separare. Non esiste quindi dal punto di vista biblico una verità fredda, impersonale o oppressiva, ma una verità che ci illumina quando siamo toccati dall’amore. Anche l’amore dunque può essere fonte di conoscenza.
-         Nella Bibbia il Dio vero è anche il Dio fedele, che mantiene le sue promesse e permette di comprendere il suo disegno nella nostra vita.

4.     La fede è ascolto e visione

-         Seguendo il pensiero di S. Paolo “ la fede viene dall’ascolto” (Rom.10,17): conoscere la parola è operazione personale, un riconoscere una voce che continua a parlare e a interpellare, entrare liberamente dentro i molti significati di essa e apprenderli anche dentro un cammino di sequela. La luce della pèarola è la luce di un Volto personale. Per questo il Vangelo “ è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede “ (Rom. 1,16).
-         Per il quarto Vangelo credere è ascoltare e allo stesso tempo vedere: così si distingue la voce del Pastore delle pecore:  i primi discepoli “ sentendolo parlare così seguirono Gesù (Jo 1,37). Giovanni Evangelista si propone come il testimone convincente, perché annuncia “ ciò che veduto e riconosciuto e creduto ( 1,14;2,11;20,29; 1 Jo 4,16) perché anche altri credano e abbiano anche loro il dono divino della vita (Jo20,31).  A volte la visione dei segni miracolosi di Gesù precede la fede ( dopo la risurrezione di Lazzaro, alla vita di ciò che aveva compiuto i giudei credettero in Lui: Jo 11,45). Altre volte è una fede che porta ad una visione più profonda “ se crederai, vedrai la gloria di Dio” (Jo 11,40). Alla fine  credere e vedere s’intrecciano “ chi crede in me, crede in Colui che mi ha mandato”(Jo12,44). Grazie all’unione tra ascoltare e vedere si sviluppa la sequela di Cristo e la fede appare come un cammino dello sguardo, in cui gli occhi si abituano a vedere in profondità. Il mattino di Pasqua Jo vide e credette (Jo20,8). Anche la Maddalena dice “ Ho visto il Signore” (Jo 20,18).
-         Chi crede vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo Risorto, stella mattutina che non tramonta (L.F.1).
-         Insieme all’ascoltare e al vedere, la fede è per Giovanni anche un toccare (1 Jo1,1). Con la sua venuta tra noi Gesù ci ha toccato, ha assunto concretamente la nostra umanità, di cui rimane l’esempio più alto e luminoso e attraverso i sacramenti anche oggi ci tocca. Con la fede possiamo toccarlo e ricevere la potenza della sua grazia. S. Agostino” toccare con il cuore, questo è credere”.
-         Quando manca la luce tutto diventa confuso. La fede non può essere associata al buio o intesa come salto nel vuoto per mancanza di chiarore (3). Attraverso le tenebre del male e del mondo portando la luce della speranza e dell’amore.

5.     La fede nei Vangeli

-         Tra le molte figure presentate dai vangeli ne selezioniamo 3 da Giovanni:  A. Nicodemo ( una fede notturna): colui che va di notte da Gesù. Desidera conoscere e cercare la verità: viene sorpreso dal progetto di rinascita spirituale e mostra tutto lo stupore per ciò che gli viene detto. (Jo 3,1-15). B. Giovanni ( una fede amorosa): il discepolo amato: il suo è un cammino progressivo verso un amore sempre più potente e profondo per il Signore. (Jo 20,1-10). Propone tre passi per la fede: Credere a Gesù, prestando fede alle sue parole (5,47) e alle sue opere; credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio: nel volto dell’uomo Gesù riconoscere il volto rivelato di Dio (1,18); credere nel Cristo: mandato nel mondo per la salvezza del mondo (11,42) accogliere quindi la sua missione che è una donazione d’amore (3,16). “ chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete (6,35). C. Tommaso ( una fede dubbiosa): il suo dubbio tenace e l’invito a credere senza vedere, come beatitudine per la vita ( anche nostra) (Jo.20,19-29). Sono tre storie differenti che approdano allo stesso risultato finale.
-         I miracoli o segni che Gesù faceva per confermare la sua missione nel mondo, sono legati strettamente alla chiamata alla fede: essa è dunque condizione e nello stesso tempo frutto del miracolo: Beata Colei che ha creduto- Tutto è possibile a Dio - Uomo di poca fede, perché hai dubitato? – La tua fede ti ha guarito…
-         La chiamata alla fede si ripete molte volte nei vangeli: Giairo: non temere( per tuo figlio), continua solo ad avere fede (Mc 5,36); Marta prima della risurrezione del fratello Lazzaro: credi tu questo? – Si, Signore, io credo (Jo 11,25-27). A Nazareth Gesù non compì molti miracoli, ma solo qualche guarigione, a causa della incredulità di quei conterranei (Mc 6,5-6). Pietro viene rimproverato da Gesù: uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt.14,29-31). La donna cananea invece viene lodata da Gesù: donna davvero grande è la tua fede ( Mt 15,21-28). In generale possiamo dire che quando Gesù vede la fede degli interessati al miracolo ,oppure dei vicini compie sempre i miracoli.( paralitico calato dal tetto a Cafarnao….(Mc 2,5: Mt 9,2; Luca 5,20…). Il miracolo esprime la potenza e l’amore di Dio per la persona, perciò è sempre una chiamata alla fede in Lui.
-         Ci sono tuttavia anche momenti difficili da accettare e che provocano una reazione contraria: es. al primo annuncio del mistero dell’eucarestia molti non capiscono e non credono possibile quanto Gesù dice: da allora molti suoi discepoli si tirarono indietro e non andarono più con Lui. Tale linguaggio viene ritenuto troppo duro ( Jo 6,66-69).
-         La fine del vangelo di Giovanni racchiude una raccomandazione importante: Gesù fece molti altri segni e miracoli in presenza dei suoi discepoli e non sono tutti stati registrati…. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché credendo abbiate la vita nel suo amore. (Jo.20,30-31). Qui viene enunciato lo scopo per cui Jo ha redatto il suo vangelo. Si è come invitati continuamente a fissare lo sguardo su quel Gesù che rivive nelle parole riferite e nelle opere ricordate, accogliendo il mistero che in lui si è fatto carne e dono di vita eterna.
-         Dall’Annuncio dell’Angelo a Maria in poi il Vangelo ci dice che Dio va oltre la possibilità dell’uomo e anche di immaginare quello che può fare: Nulla è impossibile a Dio : non è impossibile farsi piccolo e nascere da una giovane donna; rendere fecondo un utero sterile e morto; cingersi il grembiule e lavare i piedi, dare la propria vita nell’umiliazione della croce, risorgere il terzo giorno, cambiare il cuore e il destino delle persone.



6.     La Chiesa Madre e nutrice della fede ( Io credo, Noi crediamo)

-         La Chiesa è storia e mistero, ma soprattutto prolungamento del mistero di Cristo, suo capo e fondatore. La salvezza viene solo da Dio, ma poiché riceviamo la vita della fede attraverso la Chiesa, questa è nostra Madre. Crediamo la Chiesa come Madre della nostra nuova nascita” (Cat.169)
-         Ha ricevuto il mandato di andare, predicare la Buona Notizia.di dispensare la misericordia, prolungando nei secoli il ministero pastorale di Cristo Signore. Custodisce la memoria delle parole di Cristo..la confessione di fede degli Apostoli…ci insegna il linguaggio della fede.(171)
-         Attraverso il Battesimo e gli altri Sacramenti amministrati dalla Chiesa e nella Chiesa troviamo tutti coloro che credono in un unico Dio, Padre Figlio e S. Santo. Tutti siamo un popolo di credenti in Cristo che cammina verso la meta finale.
-         La Chiesa legge, spiega e medita la Parola e la predica per sollecitare la fede dei credenti. E’ serva obbediente della Parola e non si tanca mai di annunciarla.. Essa nasce e vive della parola e da essa trae ispirazione ogni momento per il suo cammino.
-         La fede si trasmette nella forma del contatto tra le persone, nella comunicazione diretta come un passa-parola, attraverso una catena di testimonianze che ci portano al volto di Gesù. Tutti viviamo una relazione interpersonale e non possiamo nulla da soli e ci arricchiamo nell’integrazione con gli altri. La Chiesa raccoglie nella sua memoria attiva tutti coloro che nei secoli hanno testimoniato con la parola e con la vita quell’unica realtà misteriosa e storica che è la vita di Gesù e il suo messaggio ( Tradizione). Noi possiamo quindi dirci contemporanei di Gesù, perché la sua presenza e la forza della sua parola restano intatti nel tempo e non sono soggetti ai mutamenti storici.
-         E’ impossibile credere da soli: pur partendo da una interiorità del credente la fede ci apre al tu divino e al noi ecclesiale, nella forma della comunione di persone. Questa molla comunitaria, assieme a quella della famiglia, dei padrini e/o madrine fa si che la fede si diffonda, invitando altri ad entrare nel contatto personale con Cristo Redentore dell’uomo. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare agli altri della nostra fede
-         Nel Credo che recitiamo insieme nella Messa  siamo invitati ad entrare nel mistero che professiamo e a lasciarci trasformare da esso. Credo: vuol dire: Io aderisco a ciò che noi crediamo e diciamo (185) Tutto il Simbolo parla di Dio e se si parla dell’uomo e del mondo, lo fa in rapporto a Dio. Gli articoli del Credo dipendono tutti dal primo: Io creo in Dio, (199)
-         Nella preghiera del Padre Nostro impariamo a condividere la stessa esperienza spirituale di Cristo: è l’unica che Lui ci ha insegnato e diventa anche una sintesi luminosa della sua vita e un paradigma per il nostro bisogno di Dio e del pane quotidiano, passando per la lode, la petizione  e il ringraziamento.
-         L’unità della Chiesa si collega all’unità della fede: un solo copro e un solo spirito e una sola fede (Ef. 4,4) : è proprio nell’amore che possiamo avere un comune denominatore per la vita di tutti e una visione comune. La fede è una perche uno è Dio conosciuto e confessato e si rivolge all’unico Signore, alla vita di Gesù, alla sua storia concreta che condivide con noi. Tutta la Chiesa condivide la stessa fede, professata nella sua purezza e integrità, secondo la tradizione e il magistero ufficiale della Chiesa. Perciò essa diventa anche cattolica o universale, atta ad illuminare tutto il cosmo e la storia.
-         Nell’appartenenza alla Chiesa si scoprono i forti vincoli tra le persone che credono, quando Dio si rende presente in mezzo ad essi.


7.     Rapporto tra fede e ragione
 
- la fede non viene dalla ragione e non si dice che la fede abbia ragione: significa però che ha una sua parola da dire, che può offrire spiegazioni: non è quindi muta e neppure cieca; ha un suo progetto interpretativo dell’essere e dell’esistere. In pratica la fede ha le sue ragioni, che non sono assurde o infantili e ci porta su sentieri d’altura: Dio non è solo trascendente e ineffabile, ma affidabile, reperibile. In quanto apertura ad una verità più grande di noi stessi è in grado di aprire lo sguardo sul futuro, dando un senso allo scorrere del tempo e della storia.
-         Nessun contrasto o divaricazione tra fede e ragione, ma dialogo fecondo per comprendere e attuare il vero senso della vita delle persone, in un rafforzamento reciproco. Ogni uomo viene alla luce grazie all’amore ed è chiamato ad amare per rimanere nella luce della verità.
-         Ogni cosa creata riflette la bontà di Dio Creatore e il Bene: vengono anche illuminati gli interrogativi del nostro tempo sulla verità comune a tutti gli uomini. La fede non è mai intransigente o arrogante, perché la verità la fa umile, sapendo che è essa che ci abbraccia e ci possiede, più che il contrario.
-         La sicurezza della fede ci mette sempre in un cammino continuo e rende possibile il dialogo nel rispetto di tutti. L’immagine dei Magi guidati dalla stella fino a Betlemme è molto eloquente. Il credente è sempre disposto a lasciarsi sorprendere da Dio. Chi si mette in cammino per praticare il bene si avvicina già a Dio.
-          La luce della fede tocca l’anima e il corpo, è sempre incarnata e procede dalla vita luminosa di Cristo. La scienza dunque e la ragione ricevono beneficio dalla fede, sono stimolate ad aprire gli orizzonti della ricerca e così possono illuminare meglio il mondo nel quale viviamo. La fede non è quindi salto nel buio e non abita il buio, ma lo attraversa quando si presenta e lo vince con la luminosità dei suoi contenuti fondanti.
-         La fede si pone al servizio concreto della giustizia e della pace ed è in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane e il bene comune; essa accompagna tutte le situazioni della vita: la famiglia, i giovani, i malati, i delusi dalla vita, di disperati: sempre dispensa coraggio, fiducia e speranza. Essa ci ricorda sempre che Dio in Gesù si prende cura di ciascuno di noi, non ci abbandona, ci attende con pazienza. Magari non tutte le tenebre sono dissipate, ma  è sempre lampada che guida i passi nella notte.
-         Persino la morte viene illuminata dalla fede: può essere vissuta come ultima chiamata della fede, l’ultimo Esci dalla tua terra (Gen.12,1)
      -   La scienza e la fede alla fine aiutano la persona a ritagliarsi uno spazio di dignità  tra le vicende altalenanti della vita.


8.     Abramo nostro padre nella fede (Genesi capp. 12-25)

-         La sua è una storia affascinante e piena di chiaroscuri: Dio incontra Abramo a Sichem, riceve la promessa che i suoi discendenti sarebbero entrati nella terra di Canaan, Dio stabilisce con lui un patto di alleanza ( 15), Dio gli appare al querceto di Mamre sotto le vesti di tre viandanti che gli chiedono ospitalità e promettendogli la nascita di un figlio e avvertendolo dell’imminente distruzione di Sodoma e Gomorra (18); più importante l’episodio in cui Dio lo mette alla prova chiedendogli il sacrificio di Isacco(22)
-         .Dio prende l’iniziative e gli rivolge la parola con un “tu”, si rivela come un Dio che parla, che chiama per nome. Quindi la fede è ascolto: non vede Dio, ma Abramo ne sente la voce: lui risponde “ Eccomi”: una sola parola impegnativa.
-         E’ già avanti negli anni ( 75) ( 12,4) Gli viene chiesto di affidarsi a questa Parola anche quando egli viene messo alla prova della fede. “Vattene” è detto una volta sola, mentre le benedizioni sono 5.: si tratta di un ordine da parte di Dio “ vattene”, cui consegue un risultato positivo.
-         E’ una chiamata a uscire dalla propria terra (un invito ad aprirsi a una vita nuova), a iniziare un esodo che lo incammina verso un futuro inatteso( indica dove andare solo dopo che Abramo è partito): camminando scopre man mano cosa vuole Dio da lui. Lui è un uomo qualunque, la sua è una famiglia di pastori nomadi idolatri, ma obbedendo a Dio diventa benedizione per tutte le genti. Nella risposta alla chiamata sono normali esitazioni e tentennamenti o le domande ( Mosé, Geremia..): la Bibbia riconosce quindi  a chi è chiamato da Dio il diritto di esitare e di interrogare, ma Abramo obbedisce e parte. ( E’ camminando lungo la strada che il credente vede chiarire la meta).
-         E’ anche una promessa: la sua discendenza sarà numerosa e sarà padre di un grande popolo (Gen. 13,16;15,5; 22,17).: ma la moglie è sterile e quindi come si può avere una discendenza? La terra di Canaan è già abitata, come potrà diventare possesso di Abramo?. E’ proprio nella fede che la debolezza e piccolezza dell’uomo e dei suoi ragionamenti sono completamente sovvertiti dalla potenza di Dio. Anche Abramo tuttavia ha cercato almeno due volte di risolvere i problemi della vita da solo, sembrandogli che Dio rimanesse muto: ha nominato Eliezer suo erede e accoglierà anche l’invito di Sara ad avere un figlio dalla sua schiava Agar ( 16,15-16). Anche nei tentennamenti di Abramo Dio non muta il suo piano.
-         La pagina più impressionante è tuttavia legata alla richiesta di Dio del sacrificio di Isacco, figlio unico del miracolo della vita, operato nella sterile Sara: è una prova incredibilmente forte non solo per motivi affettivi, ma anche perché è come una promessa che prima viene realizzata e poi tolta: una vera follia. Abramo resta muto e senza parola, come paralizzato di fronte all’inaudita richiesta di Dio. E’ un racconto visivo di squisita bellezza letteraria, fatto in scene a sequenza continuata, in cui non mancano due brevissime annotazioni psicologiche; l’amore per il figlio e il timore per il Signore “ poiché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza s’impadronirà delle città dei nemici” (Genesi 22, 11-19).
-         La prova è il mistero di Dio che si rivela, non che si nasconde per vedere se l’uomo va a cercarlo: l’assenza ci fa capire che la sua presenza non è come noi la vorremmo. Abramo non si è mai pentito di essere partito, ha utilizzato una fede difficile e ostinata, seppur con qualche piccolo cedimento, ma che non è mai venuta meno: muore a 175 anni “ in felice canizie e sazio di giorni e si riunì ai suoi padri” (25,7-8): non vide la terra promessa e non aveva ancora una numerosa discendenza. Ma resta fiducioso che Dio porterà a termine la sua opera. E’ rimasto l’uomo dell’inizio e non del compimento. ( commento di Paolo Ebr. 11,8-13). Nell’acquistare un terreno a Macpela per seppellire Sara ( 23), inizia il possesso di un pezzo di quella terra che gli è stata ripetutamente promessa.
-         In sintesi un valore anche per noi: La fede è una chiamata-dono del Signore ed esige una risposta – E’ cammino senza sosta, una esplorazione della volontà di Dio, quasi un pellegrinaggio dentro e oltre la storia – La fede è obbedienza a Dio – la fede è sempre messa alla prova, altrimenti non sarebbe fede – la fede genera figli di Dio e alimenta un’autentica vita spirituale, sconvolgendo i piani personali e producendo effetti straordinari – la fede è incontro personale con Dio: lasciarci cioè  visitare da Lui e ospitare.
-         L’itinerario della nostra fede ha le seguenti tappe: Conoscere Dio in Cristo, Amare Dio – Seguire Cristo – Godere Dio.

9.     Maria, Colei che ha creduto


-         Maria è l’erede della fede di Israele al Sinai: Il patto tra Dio e il popolo di Israele (Es.19-24) è come il Vangelo dell’A.T. e trova come portavoce Mosé, il quale spiega ai fratelli e alle sorelle il contenuto del messaggio di Dio, con le relative esigenze: Dio infatti propone e non impone. Dopo aver capito tutto il popolo rispose coralmente “ quanto il Signore ha detto noi lo faremo (Es 19,8° 4e 24 3.7). Queste parole furono come il “si” col quale Israele accettava di unirsi a Dio. Questa professione di fede  incondizionata piacque al Signore.
-         M. è l’icona dell’intero mistero cristiano e figura della fede della Chiesa. Questa donna concreta e giovane è stata il luogo dell’avvento di Dio nella carne del mondo, senza perdere nulla della sua femminilità. E’ la credente che nella fede ascolta, accoglie e acconsente: in lei splende la bellezza del disegno di Dio sulla creatura.
-         Nell’ Annunciazione ( Luc 1,26-38) troviamo alcune analogie con il passato: il mediatore che parla a nome di Dio ora è sostituito da un angelo mandato da Dio; Viene rivelato a Maria il progetto di Dio su di lei: “ hai trovato grazia presso Dio… Ecco concepirai un figlio”. A questa donna del suo popolo Dio chiede di diventare madre del Figlio suo, il quale ereditando le promesse fatte a Davide (2 Sam., 7) regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, che è la chiesa.
-         Dio per mezzo dell’angelo parla tre volte a Maria: Esulta (28)… Non temere (30-33)..  Lo S.Santo scenderà su di te (35-37). Per tre volte è descritta la reazione di Maria: prima rimane turbata e si interroga sul senso del saluto (29), poi muove un’obiezione “ come potrà diventare madre se non consoce uomo? (34) e dopo che l’angelo l’ha rassicurata chiede come potrà avverarsi l’incredibile “ lo S.S. scenderà su di te”? Alla fine si consegna a Dio dicendo “ Eccomi, io sono la serva del Signore, avvenga secondo la tua parola” (38a ). Nel dialogo di Maria  con l’angelo rivivono le domande ai vari mediatori e le risposte del popolo di Israele per vincolarsi al patto”: quanto il Signore ha detto noi lo faremo – noi serviremo il Signore (Gs 24,24) – faremo come tu dici (Esd. 10,12; Ne5,12; 1Mac 13,9). La fede di Israele matura definitivamente sulle labbra di Maria. Alla fine l’angelo se ne va (38b) quasi per portare la risposta a Dio, come fece Mosé al Sinai (Es 19,8b).
-         “Redemptoris Mater” Encl. Giovanni Paolo II°: “ A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede per la quale l’uomo di abbandona a Dio tutto intero e liberamente (DV 5). Questa descrizione della fede trova un perfetta attuazione in Maria. Nell’Annunciazione Maria ha risposto con tutto il suo io umano, femminile con una perfetta disponibilità all’azione dello S.S., il quale perfeziona continuamente la fede mediante i suoi doni (DV5). Maria ha pronunciato il suo fiat mediante la fede, consacrando tutta se stessa a Dio senza riserve comne ancella del Signore”.
-         A Cana di Galilea (Jo 2,1) l’inciso “ il terzo giorno” si inquadra nell’alleanza sinaitica: al terzo giorno Jawé rivelò la sua gloria, dando la legge dell’alleanza, affinché il popolo credesse ( Es. 19,10); a Cana Gesù il terzo giorno rivelò la sua gloria dando il vino nuovo, simbolo del suo vangelo, che è la legge della nuova alleanza e i discepoli cedettero in lui (Jo 2,1-11). Maria ai servi delle nozze dice “ quanto egli vi dirà, fatelo” (5), in perfetta sintonia  con la fede emessa da Israele: Gesù compiendo il miracolo vede nella sua mamma l’incarnazione ideale dell’antico Israele giunto alla pienezza dei tempi.
-         Molte altre analogie tra l’arca dell’alleanza e l’esperienza prodigiosa di Maria circa la maternità divina.
-         Nel vangelo di Luca Maria conservava nel cuore integro e buono tutto ciò che ascoltava e vedeva, in modo che la Parola e la vista portassero frutto nella sua vita.. Questa era la spiritualità di Israele, fatta di memoria viva di fatti prodigiosi operati da Dio, di cui quello privilegiato restava sempre l’esodo dall’Egitto, vero archetipo di tutte le successive liberazioni di Israele.
-         Ella è dunque icona perfetta della fede. “ Beata Colei che ha creduto” (Elisabetta ha detto di lei): conserva e vive nel suo cuore anche le parole ancora non capite al momento..
-         Ella stessa ha compiuto come noi il pellegrinaggio della fede, seguendo il Figlio suo di cui è madre e discepola nello stesso tempo. Ella ha consentito con la sua maternità di dare al Figlio di Dio una vera storia umana, una vera carne nella quale morirà sulla croce e risorgerà dai morti. Tutto questo accettando e obbedendo alla Parola che le è stata rivolta da Dio. Per questo Maria è presente fino accanto a lui sulla croce.
-         Ancora obbediente a Gesù sulla croce accetta di essere madre di tutti i discepoli del suo Figlio (Jo 19,26).
-         La fede di Maria è anche beatitudine e gioia diffusa e riverberante: es. visita a S. Elisabetta, e tutte le generazioni la chiameranno beata.
-         Maria aiuta in ciascuno di noi il compimento del progetto di Dio: questa è la sua bellezza.

10.   Qualità della nostra fede

-         Piena e senza riserve: completa, non frammentata, non occasionale, anche se i dubbi non mancano. E’ un atto personale quello di rispondere all’iniziativa di Dio che si rivela. (Cat. 166). “ voi non credete perché non siete mie pecore…Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco ed esse mi seguono” (Jo 10,26). La fede è un lasciarci guidare da Lui, consegnarsi a Lui, ascoltarlo e seguirlo.
-         Libera nell’adesione personale al mistero di Cristo e al suo  Vangelo; senza costrizioni o passività. Zaccheo ha un approccio di sola curiosità verso Gesù e poi se lo trova ospite a casa sua. Pur essendo un dono di grazia di Dio, la fede è una libera decisione dell’uomo, un libero affidarsi, un libero aprire la mente e il cuore, un libero dire si, un libero attivarsi verso questo confine soprannaturale della vita.
-         Certa: è una luce rassicurante per la vita, in quanto s’imparenta con la verità: solo Dio può dirci chi siamo, dove andiamo e come dobbiamo agire. Il credente ha ricevuto la fede da altri e agli altri deve trasmetterla… Ogni credente è come un anello nella grande catena di persone che trasmettono la fede (Cat.166).
-         Forte: va curata, custodita e aumentata, va difesa nelle difficoltà e ostilità della vita: può anche essere persa durante il cammino. “ Pietro, ho pregato perché la tua fede non venga meno”.
-         Umile: mai presuntuosa o arrogante o in violazione della libertà della persona: è una consapevolezza del nostro limite accettato e trainato verso un bisogno di Dio. “ Ha guardato all’umiltà della sua serva”, “ ha innalzato gli umili”. Il pubblicano resta in fondo alla porta del tempio, perché si sente indegno. Così pure il centurione che chiede un miracolo per il suo servo malato e non si sente degno di ricevere Gesù a casa sua.
-         Operosa: la fede si deve tradurre nella testimonianza della vita quotidiana, come effetto anche della carità evangelica. Una fede senza opere è come un albero senza frutto (Papa Benedetto).
-         Gioiosa: porta pace e serenità allo spirito. Ci conforta e ci dà sicurezza quando siamo tutti aggrappati a Dio. Il “si” della fede segna l’inizio di una luminosa storia di amicizia con il Signore, che riempie e dà senso a tutta la vita. Dio vuole attirarci a sé, trasformarci profondamente. Egli vuol vivere in noi. (Papa Benedetto)

11.   Chi è il credente?

-         Forse è difficile dare una definizione. Forse è un ateo che ogni giorno si sforza di credere, a entrare nella porta della fede che è sempre aperta.
-         Una sintesi descrittiva è possibile: uno che non si stanca di bussare al cuore di Dio –che non ha paura di Dio e si affida a lui – che l’amore di Dio è più grande del peccato dell’uomo – che dubita spesso della sua fede e chiede al Signore di aumentarla – che impara ogni giorno a camminare con il Signore nel cuore – che conosce la fine del suo pellegrinaggio nella vita – che Dio conduce la vita di ciascuno e scrive la storia del mondo.
-         Il credere assomiglia sempre di più ad un esodo senza ritorno verso la libertà vera: liberi da noi stessi, dalle seduzioni del possesso, dalla ricerca ossessionante delle scurezze umane. Il credente è sempre prigioniero dell’Altro. Non credere è vivere  il lacerante dolore dell’assenza., una specie di orfananza.
-         Credere è anche uno scandalo e un rischio, perché vengono come sfidati: confessare l’amore di Dio anche quando non è evidente e sembra addirittura inesistente, sperare contro ogni speranza, crocifiggere le proprie attese sulla croce di Cristo. Credere alla sua presenza nella “ voce del tenue silenzio”.
-         Nulla è più lontano dalla vita della fede che un atteggiamento di trionfalismo o di cedimento di fronte alla seduzione del potere e del possesso dei beni.
-         Il credente scivola nell’incredulità: quando crede di più in se stesso – accoglie la fede come tranquillo possesso senza impegni –quando vede il solo lato umano del Dio incarnato – rifiuta la croce di Cristo – confonde la fede con la collaborazione alle attività della chiesa – perde contatto con la Parola  di vita – mette in contrasto Cristo con la sua chiesa – non partecipa ai sacramenti e li vede quasi come talismani in certi momenti – dimentica la sua formazione cristiana e non sa più pregare – stacca la fede dalla speranza e dalla carità – pensa che i dubbi e le domande cessino con la fede – razionalizza anche la religione – quando prova indifferenza per la pratica religiosa non conoscendo più il dono che gli è stato fatto. A questo punto ci si chiede: si tratta  di un credente o di un ateo praticante ?
-         Salmo 116: Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice (v.10): nell’ora della prova la fede ci illumina e proprio nella sofferenza e nella debolezza non predichiamo noi stessi, ma Cristo Signore (2 Cor.4,5). Il cristiano sa che la sofferenza non può essere eliminata, ma può ricevere un senso, può diventare atto d’amore, un affidamento alle mani di Dio… ed essere una tappa di crescita della fede e dell’amore. (L.F. 56).

12.    S. Madre Teresa ( sintesi )

-         Dio è il fondamento unico della sua vita spirituale
-         Vive profondamente la fede della Chiesa e le verità della Scrittura
-         La fede teologale è la via alla relazione e all’incontro con Cristo e le Divine Persone
-         Diventa testimone della sua fede cristiana attraverso le molte esperienze umane e soprannaturali.
Tappe
  1. la ricerca di Dio: Dio si apre alla persona ed essa può osare di aprirsi a Lui. Il desiderio di Dio sta scritto nel cuore dell’uomo e Dio non smette mai di attirarlo. In Dio si trova la verità della vita e del  mondo. La persona è come un cristallo che è capace di ricevere la luce di Dio. Questo incontro accade nell’intimo della persona. Teresa ode le parole “ cercati in me”.
  2. I misteri della salvezza: domina l’Amore eterno del Padre, che si specifica nella Redenzione attuata dal Figlio. La salvezza si attua nella Chiesa madre di tutti i credenti ( che sono anche amici di Dio e tra di loro) “ muoio come figlia della chiesa. La Trinità è presente nell’anima che ama Dio più di tutto.
  3. Il dinamismo della fede: il suo è un credo vissuto nella quotidianità. Obbediente sempre all’azione di Dio, alle parole che le dice, alla sua volontà. Una luce di fede dà senso alla sua vita e alle opere che le sono chieste e anche ai momenti difficili e contrastati che deve affrontare dentro e fuori il Carmelo. La forza della Scrittura diventa conoscenza formativa ed esperienza personale. La maturazione della fede, la sua purificazioni sono continue attraverso l’orazione: fede e orazione sono vincolate tra loro, perché si tratta di una relazione personale con Dio vivo e verace, uno stare con Lui, un entrare in comunione con Lui. La fede di Teresa dà vivacità alla sua vita concreta, la permea continuamente, la condiziona e l’aiuta a superare tutti gli ostacoli, ad accettare anche le umiliazioni e il tentativo di fermare la rifondazione del Carmelo.

CONCLUSIONE

-     Ancora noi oggi, dopo molti secoli, siamo mossi dalle stesse ragioni e dagli     stessi occhi di coloro che hanno incontrato Gesù. Ne sentiamo quindi la presenza, che abita dentro ciascuno.
-         L’incontro dell’andare umano e del venire divino, l’alleanza tra esodo e avvento è la fede. Essa è anche lotta o agonia, non riposo di una certezza posseduta. Chi pensa di avere fede senza lottare, rischia di non credere in nulla.
-         Dio è altro da noi, ecco perché il dubbio abiterà sempre la fede: es del Battista che alla fine della vita è assalito dal dubbio e manda a dire a Gesù “ sei tu colui che deve venire, oppure dobbiamo attenderne un altro?” (Mt11,3).
-         La fede è anche prova e scandalo: es. S. Teresina: “ Gesù mi ha fatto sentire che  esistono davvero anime senza fede. Ha permesso che l’anima mia fosse invasa dalla tenebre più fitte, che il pensiero del cielo dolcissimo per me non fosse più che lotta e tormento… Bisogna aver viaggiato in questa tenebra pere capire cosa essa è”. ( es.  S. Giovanni della + con la “ noche oscura”). Cristo non è la risposta alle nostre domande, ma addirittura la sovversione di esse.
-         Bisogna essere contrari a una fede negligente, indolente, statica, abitudinaria, fatta di intolleranza verso gli altri, comoda e sempre in autodifesa. A non accontentarsi dell’orizzonte penultimo, che spegne ogni desiderio.
-         Bisogna essere favorevoli a una fede  che interroga continuamente, dubbiosa, capace di ricominciare ogni giorno a consegnarsi all’Altro; che cerca il Volto nascosto, il Silenzio racchiuso nella Parola e la Parola crocifissa.
-         Essa ci impedisce di essere come trascinati dalla storia contemporanea e sordi nel torpore di una sicurezza precaria. Deve come caricarci di umanità e di amore evangelico, capace di annientare la subcultura dei mass media. Deve aiutare a rendere contemporaneo il senso di Dio, accostando anche i lontani e coloro che sono in fuga dalla vita della Chiesa: Gesù sulla strada di Emmaus oggi incontrerebbe discepoli postmoderni, portando loro luce e muovendo i loro cuori.
-         La nostra società ha messo tra parentesi il significato teologico e religioso delle feste e ne ha esaltato il carattere consumistico ed esteriore, vanificando di fatto il vero significato principale. La testimonianza della fede a partire dalla famiglia può operare molto in questo risveglio della religiosità anche popolare. Anche la nostra Italia è genericamente cristiana e non più cattolica; diffusa la frattura tra i fedeli e l’insegnamento della chiesa; la secolarizzazione negli ultimi 20 anni ha subito una forte accelerazione, quindi scende la percentuale dei bimbi battezzati e dei matrimoni in chiesa.
-         La fede toglie il veleno che l’antico serpente continua a riversare nel mondo: è l’occhio interiore, gemello a quello fisico, che aiuta il discernimento dei valori e delle realtà che viviamo.
-         Con il battesimo siamo diventati  di nuovo una fiamma accesa. Siamo accesi da Lui, con la sua fiamma, con il suo amore, con il suo Spirito. Per tutta la vita cerchiamo di ascoltare la vita del soffio che scorre dentro di noi, che ci richiama al primo soffio della vita creata.
-         Ogni sera la nostra fede ci insegna  da un lato una specie di congedo dal mondo, dalle persone, dal lavoro e dall’altro un affidamento fiducioso alle mani del Signore, ai suoi angeli, alla santissima Madre.

 p. Attilio Ghisleri ocd

BIBLIOGRAFIA

-         Lumen Fidei: di Papa Francesco
-         Catechismo della Chiesa Cattolica
-         Dei Verbum del Vaticano II°
-         Bruno Forte: l’essenza del Cristianesimo
-         Karl Rahner: Corso fondamentale sulla fede
-         Nuovo Dizionario di Teologia Biblica
-         H.U.Von Balhasar: Nella pienezza della fede.
-         Opere di S. Teresa d’Avila: Diccionario Teresiano ( Thomas Alvarez)